Capitolo dieci
La zia mi aveva sempre detto che il Sabbath era il giorno più bello della settimana, un giorno di riposo, di riflessione sulle Scritture. Ed un giorno dedicato alla partecipazione alla Kirk, come gli Scozzesi chiamavano la Chiesa. Ero una bambina ben abituata alle chiese, sia che si trattasse dell’infernale cappella papista al convento, che degli istituti calvinisti, dottrinalmente puri, a nord del confine scozzese. La frequenza forzata di questi ultimi aveva scolpito nella mia coscienza l’idea della religione come sofferenza, piuttosto che come consolazione. Quante ore – giorni, addirittura – della mia infanzia erano stati misurati in salmi e minacce di dannazione?
Quando mi ero sposata con Martin quasi due anni prima e mi ero stabilita a Londra, la zia aveva deciso di trasferirsi al sud. La sua frequentazione di una chiesa presbiteriana nel West End le aveva procurato l’amicizia con la moglie di un ministro e l’alloggio nella casa elegante di Wimpole Street. Martin, però, era del parere che la frequenza di una chiesa presbiteriana non avrebbe favorito lo status sociale da lui desiderato a Londra. Solo gli Anglicani avevano successo in Inghilterra, diceva. Così ci proclamammo entrambi sostenitori dei 42 Articoli e iniziammo a frequentare un istituto della Chiesa d’Inghilterra a Marylebone.
Il culto qui era in ogni caso quello della Low Church in quanto nella funzione del mattino includeva lunghe prediche sulla dannazione, ma era abbastanza alla moda perchè Martin potesse incontrare i suoi conoscenti influenti e perchè io potessi indossare un cappellino elegante a beneficio di coloro le cui opinioni contavano. La zia non apprezzava l’istituto di Marylebone ma era d’accordo con Martin che egli dovesse lodare Dio nel posto più vantaggioso per lui.
‘Assicurati che tua moglie sia elegante ma sobria,’ aggiunse. ‘Niente di troppo brillante. Non ha bisogno di molti ornamenti.’ Non ero sicura se quest’ultima affermazione era un tributo al mio aspetto o una riflessione sulla mia poca importanza.
Il nostro Dio serviva e il mio nuovo cappello di paglia doveva essere notato dalle mogli di coloro su cui Martin desiderava fare colpo. Ritornammo a casa, dopo aver recuperato la zia per la strada. Con il bel tempo andavamo a piedi, col cattivo tempo prendevamo una carrozza. Indipendentemente dalla modalità di trasporto la conversazione seguiva sempre il solito schema: la zia mi faceva domande sul sermone e sui versi citati. Non interrogava mai Martin; a lui era permesso meditare su qualsiasi cosa lo stesse impegnando al momento: i prezzi del legname, le tariffe di lavoro, o il numero di abitazioni che avrebbe potuto inserire in una schiera.
‘Quali versi in Samuele seguono quelli che hai citato?’ mi chiese la zia.
‘I figli di Belial saranno tutti gettati via come spine.’ Avrei tanto voluto gettare via la zia e Martin.
Annuì. ‘E hai detto alla cuoca quanto tempo il montone deve restare in forno?’
‘Non le ho dato istruzioni. Mi ha detto che non lo avrebbe lasciato nel forno caldo per più di un’ora e tre quarti, altrimenti si sarebbe asciugato troppo.’
‘Sa come provare la cottura?’
‘Ha uno spiedino.’
‘Le fai pesare la carne davanti a te dopo che è stata fatta a pezzi sulla tavola, prima che lei la riporti in cucina?’
‘Perchè?’
La zia mi guardò accigliata. ‘Tua moglie deve prestare maggiore attenzione all’amministrazione della casa, Martin.’
Martin batté le palpebre. ‘In che senso?’
‘La tua cuoca potrebbe rubarti alla grande, tagliando la carne dall’osso e portandosela a casa. Oppure vendendola.’
‘La signora Wheatley non mi ingannerebbe in tal modo.’ Mi piaceva la cuoca e i suoi conti erano sempre stati precisi.
‘La zia fa bene a prestare attenzione a questi dettagli.’ Ma parlava meccanicamente. Sapevo che la sua mente era occupata da qualche progetto, che stava per partorire qualche idea grandiosa. Mi chiedevo se sarebbe esplosa mentre mangiavamo il nostro arrosto. O forse avrebbe aspettato fino all’arrivo della torta di mele. Lui continuò a gettare sguardi furtivi alla zia, mordendosi le labbra e girandosi di nuovo. Soldi. Aveva quasi certamente intenzione di chiederle soldi. Avevamo raggiunto Park Crescent. Martin si fermò quando eravamo quasi fuori al Diorama e puntò verso l’alto con il suo bastone da passeggio. ‘Vedi queste luci a gas, zia? È splendido il modo in cui hanno trasformato la città buia, vero?’
‘Il vizio fiorisce nelle tenebre,’ concordò la zia.
‘Condividi il mio parere, e cioè che dovunque c’è luce c’è il bene?’
‘E luce sia, come dice la Genesi,’ non potei fare a meno di aggiungere.
La zia mi guardò di traverso, non essendo abituata a sentirmi pronunciare parole delle Scritture ma si rivolse a mio marito. ‘Stai parlando metaforicamente, Martin, o c’è qualcosa di concreto che vuoi?’
Così come detestavo il nostro vecchio bagaglio avvizzito, mi piaceva il fatto che lei non tollerasse il modo vigliacco di Martin di chiedere denaro, perchè di denaro si trattava sempre.
Stavamo per attraversare The Road da Paddington. ‘Ne parleremo durante il pranzo, zia. Ho una proposta da farti.’ Martin prese il mio braccio.
‘Non sto più investendo denaro nelle case.’ La zia si appoggiò al suo braccio libero. ‘Non si stanno vendendo bene, nipote mio.’ Sembrava conoscere ogni dettaglio della sua attività. Forse Douglas si era recato al cantiere a prendere appunti per lei. ‘E ci sono altri affari di cui ho bisogno di discutere con te.’ Lei gli lanciò uno sguardo che riconobbi. La parola affari si riferiva a qualcosa che la zia non voleva che io ascoltassi. Martin mi avrebbe suggerito di andare a riposare dopo pranzo e loro si sarebbero seduti in salotto a cospirare.
Stavamo risalendo Albany Street ormai, con il parco alla nostra sinistra. Era aperto quel giorno. Avrei voluto liberarmi dalla mano di Martin sul mio braccio e vi sarei voluta correre dentro, trascorrendo la giornata tra i fiori e i boccioli di primavera, lontano dalle prediche della zia e dai discorsi monotoni di Martin sugli operai irlandesi inetti e sull’aumento del costo dell’intonaco e dei mattoni. Riuscivo a distinguere il rosso delle peonie: gocce di sangue di gigante contro il verde di cespugli ed erba. Avrei voluto toccare i loro petali e ammirarne il colore vivido. ‘Dovremmo fare una passeggiata ad Hampstead o ad Highgate ora che il clima è più caldo,’ dissi.
‘Alice pensa di essere una ricca signora oziosa con un marito che può permettersi queste gite.’ Martin si rivolse nuovamente alla zia. ‘Ne parleremo dopo pranzo.’
Albany Street era affollata a quell’ora, i pedoni ritornavano dalla chiesa passeggiando o si recavano al parco. Ero stata distratta dai fiori e dalla generale giocondità della scena, altrimenti avrei notato prima ciò che vedevo ora. La donna in nero si trovava sul lato opposto della strada e conversava con Douglas. Guardai la zia e Martin, ma nessuno di loro sembrava aver visto il domestico e la sua compagna. ‘Attraversiamo?’ suggerii. Volevo vedere la loro reazione nello scoprire la coppia insieme. Avrebbero mostrato di riconoscere la donna?
‘Resteremo da questo lato,’ esclamò mia zia. ‘C'è troppo sole laggiù. Fa male alla tua carnagione, Alice.’ Se la zia mi avesse veramente amato sarei stata commossa da questa sua preoccupazione. Invece sentivo che stava solo proteggendo il valore di un investimento; una moglie abbronzata per Martin sarebbe stata socialmente meno utile. Guardai su verso le nuvole grigie e mi chiesi quanti raggi sarebbero mai potuti penetrare attraverso la foschia.
Douglas e la donna in nero si stavano lasciando, quest’ultima infatti girò in una strada laterale e si incamminò verso est, mentre Douglas si diresse verso il centro della città, camminando a grandi passi con le sue lunghe gambe. Nessuno di loro sembrò averci visto. Ero l'unica in questa città di milioni di persone che notava i volti tra la folla? A volte guardavo i passanti mentre camminavano lungo i marciapiedi e mi meravigliavo di come i loro volti fossero completamente privi di interesse verso i loro concittadini, come se riuscissero a pensare solo alla prossima commissione, al successivo impegno d’affari, alla prossima sterlina guadagnata.
Mentre procedevamo verso nord cercai di tirarmi su al pensiero che almeno oggi avremmo potuto mangiare senza ascoltare continuamente colpi e martellamenti. La quiete era l’unico vantaggio del Sabbath. Oggi non si sarebbe posata polvere sul nostro cibo e sui nostri abiti, non avrei sofferto di mal di testa perchè non si sarebbe formato un cerchio intorno alle mie tempie, nessun capomastro avrebbe bussato alla porta per chiedere a Martin più tempo o più soldi. Non appena girammo l’angolo e svoltammo nella strada, Martin rallentò. ‘Vedrai i progressi che abbiamo fatto, zia.’
‘Vedo case. Non vedo segni di abitazione. Vedo pochi progressi.’ Fece una smorfia di fronte al cadavere gonfio di un topo sul marciapiede. ‘Il posto è sporco, Martin. Trascurato.’
Non ero sempre d’accordo con le sue valutazioni; questa volta eravamo della stessa idea.
‘La compagnia del gas non ascolterà ragioni.’ Martin sembrava stizzoso, come se la compagnia intendesse deliberatamente farlo irritare con il loro rifiuto.
‘Perchè continui a parlare di gas, Martin? Il gas non pulirà questa strada. Sei schiavo delle tue ossessioni.’
‘Credimi, zia. So quel che dico.’ Il suo tono rivelava ora un certo fastidio. ‘Proprio questa settimana Alice è stata aggredita nel crepuscolo, come ben sai.’
‘È vero.’ Gli occhi della zia si volsero verso di me. Non mi chiese se mi ero ripresa dallo spavento. ‘Hai denunciato il furto degli oggetti di valore?’
Naturalmente loro consideravano gli oggetti rubati l'aspetto più importante del crimine. Pensai di nuovo al duca sciocco e alla sua duchessa nell’operetta, e mi si formò un groppo in gola. Non potevo davvero invidiare personaggi fittizi di un’operetta di seconda categoria!
Avevamo raggiunto la porta di casa. L’odore della carne arrosto si diffuse intorno a noi mentre entravamo. Almeno il pranzo sarebbe stato buono. La signora Wheatley, che viveva fuori e veniva ogni giorno a casa a preparare il pasto principale della giornata, raramente sbagliava nel suo lavoro. La raffinata nuova era, inaugurata con l’ascesa al trono della giovane regina, cominciava a richiedere alle donne di mostrare poco desiderio di cibo in pubblico, ma io ancora apprezzavo ogni boccone dei miei pasti. Infatti l’unica occasione in cui ciò non era accaduto, in base a quanto ricordavo, era stata quella cena con John Osborne durante la quale una strana emozione mi aveva chiuso la gola al punto tale che la deglutizione del cibo era quasi dolorosa.
Salii al piano di sopra per togliermi il cappello e per lavarmi le mani, conscia del fatto che Martin non vedeva l’ora di chiedere alla zia altri soldi o nuove garanzie per i prestiti dai banchieri della City. Non avevo voglia di assistere alla loro riunione, Martin che lusingava e allungava i palmi delle mani come un ragazzo che vende mele al mercato, la zia che contraeva le sue labbra sottili e incrociava le braccia.
Dalla finestra guardai fuori verso la nuova schiera di case. Gli operai avrebbero messo le tegole sul tetto questa settimana e la settimana prossima. Forse le case sarebbero state meno traballanti quando avrebbero indossato i loro cappelli. Le assi di legno giacevano nella grondaia come bastoncini da Shangai buttati dal figlio di un gigante. I mattoni erano ammucchiati nell’angolo, sormontati da una pila di lastre di ardesia. McManus aveva chiesto a Martin di permettere agli uomini di riordinare il sito una mattina, ma Martin gli aveva risposto che dare questo permesso sarebbe stato troppo costoso per lui. Guardai al di là delle costruzioni e delle impalcature, ai campi e agli appezzamenti di terreno che ancora si estendevano ad est e a sud verso la vecchia fattoria. Martin possedeva un’altra parte di questa terra e aspettava solo altri fondi per poter cominciare a scavarci. Alcuni alberi da frutta erano ancora aggrappati tra loro accanto alla nuova schiera di case, resti di un vecchio frutteto. I boccioli stavano iniziando a sbocciare dai rami, come per salutare una sposa invisibile che veniva fuori dal portone di una chiesa sotto il braccio dello sposo.
Al mio matrimonio c’erano stati pochi fiori e pochi spettatori a lanciare riso e boccioli. Douglas e la padrona di casa erano stati i miei unici testimoni e gli unici invitati della zia. Avevo indossato la mia lana merino grigia e avevo avuto i brividi nella fredda primavera di Edinburgo. La cravatta di Martin era stata allacciata troppo stretta e la sua faccia era diventata rossa durante la funzione, la sua mano era scivolosa per il sudore mentre mi metteva l’anello al dito. Douglas aveva fissato Martin intensamente, quasi per metterlo in guardia.
Perchè avevo accettato che la zia mi costringesse a farmi sposare? Avrei dovuto rifiutare, offrirmi come governante presso qualche famiglia di commercianti di Edinburgo. Mi aveva tormentata fino a sfinirmi. Ero ben educata, parlavo quattro lingue ed ero brava al pianoforte. Nella mia Accademia femminile avevo studiato anche matematica e logica, cosa insolita per una ragazza, perchè la preside era una donna di larghe vedute e pensava che mi sarebbe piaciuto.
Non potevo più stare lontana da loro due; i miei capelli erano in ordine, le mie mani erano diventate rosa dopo averle lavate e strofinate. Mi avviai verso il piano di sotto, cercando di impiegare più tempo che potevo per scendere ogni gradino.
‘È una sciocchezza,’ la zia stava dicendo. ‘Rimani fedele ai tuoi principi iniziali, Martin. Questa storia del gas è un fenomeno da baraccone.’
‘Dal punto di vista commerciale ha senso, zia. Guarda.’ Una piantina era srotolata sulla tavola. Erano già seduti, pronti a mangiare. Certo che stavano proprio aspettando la padrona di casa prima di iniziare a mangiare! Che sciocca che ero stata ad immaginare di godere di una qualche considerazione! Martin alzò lo sguardo. ‘Ci hai messo un bel po’ di tempo!’
La signora Wheatley aveva lasciato l’arrosto di montone sulla credenza. Tagliai una fetta di carne e vi aggiunsi carote e patate.
‘Quanto di questo gas puoi vendere agli altri distretti?’
Martin puntò la forchetta sulla carta. ‘Ci sono delle lacune nella fornitura qui e qui.’
‘Quelli sono campi, Martin.’
‘Ma non lo saranno per molto.’ Si ficcò una forchettata di patate arrosto in bocca. ‘Altri desiderano costruire sul terreno. Non sono l’unico a prevedere una vasta espansione della città. Qualche collega ha scritto sul The Times solo la settimana scorsa che migliaia di persone arrivano nella capitale ogni settimana per trovare lavoro. Hanno tutti bisogno di case.’
Immaginai Londra come un mostro da cui si sviluppavano tentacoli e che divorava chilometri e chilometri di campi e di legna. Già si diceva che vivevamo nella più grande metropoli del mondo.
‘Pensaci, zia. È perfetto. Forniremo il combustibile per le nostre lampade e per quelle dei nostri vicini.’ I suoi occhi ardevano come se fossero stati alimentati dal gas stesso. Notai che il suo petto si alzava e si abbassava; questa agitazione faceva male alla sua respirazione.
‘Ma tu non dovresti fornire il gas, dovresti semplicemente conservarlo?’ Gli occhi della zia erano socchiusi. Riuscivo quasi ad udire il ronzio degli ingranaggi nel suo cervello.
‘Lo comprerei da una compagnia del gas, forse dall’azienda di Regent’s Park.’
‘I gasdotti dovrebbero estendersi per un lungo tratto. E ci sarebbe il canale da attraversare.’
‘Ci sono altri fornitori più ad est, se quest’idea si rivela inadatta.’
‘In che modo ti pagherebbero?’
‘Prenderei delle commissioni per ogni nuovo cliente. Ed una tassa per la fornitura in corso.’
‘Correresti un rischio enorme.’
‘Gli affari non sono affari se non comportano rischi. E poi, cosa mai potrebbe accadere? I clienti vogliono le luci a gas dentro e fuori le loro case. Non vogliono pagare un accompagnatore che li scorti a casa dopo un divertimento serale perchè temono per la propria incolumità nel buio.’ Racimolò l’ultimo pezzo di carne di montone dal piatto. ‘Il gas è il futuro. Il gas farà di me un uomo ricco. Ed anche i miei investitori ne trarranno vantaggio.’
‘E costruiresti i gasometri nei campi laggiù?’ La zia indicò con la cuffietta grigia, che non toglieva mai, il campo dove si ergevano gli alberi di ciliegio.
‘Esattamente.’
Immaginai i gasometri che si stagliavano su di noi come mostri, e mi vennero i brividi.
‘Passami le patate, Alice.’ Gli occhi della zia erano serrati per la concentrazione. Potevo quasi vedere le sterline, gli scellini e i pence che tintinnavano nella sua mente. In un’altra vita la zia sarebbe stata una buona negoziante. In un momento di spontaneità mi aveva detto che suo padre era stato un commerciante, ovviamente molto rispettabile, che vendeva tè. I prezzi, i margini e i profitti li aveva nel sangue. Era stata sprecata come membro rispettabile della borghesia femminile, non lavorando. Sprecata, e probabilmente annoiata.
Al momento in cui mangiavamo la crostata di mele la zia e Martin avevano calcolato il guadagno su ogni sterlina richiesta e come questo si rapportava alla probabile commissione della compagnia del gas per ogni cliente fornito.
‘Che profitto prevedi in due anni secondo questo schema?’ chiese la zia.
Martin scarabocchiò una somma sul lato della cartina. Io guardai le sue cifre e calcolai la risposta a mente. ‘Mille sterline l’anno.’ Sembrava un sacco.
Mi guardò accigliato. ‘Non ho ancora finito.’ Lo vidi scrivere £1,000 alla fine della sua colonna.
‘Una mente acuta quando si tratta di numeri.’ La zia indicò me.
‘Ti ho raccontato di quei tizi che ho incontrato al teatro, Richards e Stroud. Sono stati molto entusiasti, zia. Mi hanno detto che mi avrebbero presentato anche ad un altro potenziale finanziatore, un certo Curtis.’ Lei alzò gli occhi dal pezzo di dolce e lo guardò. Credo che Martin fosse la persona che la zia amava di più. Tuttavia non avrebbe impegnato soldi se non fosse riuscita a capire quale sarebbe stato il guadagno per lei.
‘Parlerò con il mio banchiere in mattinata.’
Lui sorrise e allungò il braccio davanti a me per prendere la brocca con la panna in modo da potervi affogare la torta di mele.
Dal momento che avevamo già fatto la nostra passeggiata sapevo che era inutile chiedere se potevo fare un giro a Regent’s Park. Se avessi avuto un pianoforte avrei potuto suonare e interrompere la monotonia del lungo pomeriggio. La zia prese la Bibbia dalla sua cesta e si sedette ponendosela in grembo. I suoi occhi erano però fissi sul muro ed io sapevo che stava calcolando i guadagni sugli investimenti e i probabili dividendi. Martin sedette con i suoi progetti e le sue mappe, infrangendo allo stesso modo la regola che vieta il lavoro il Sabbath. Io tirai fuori il ricamo dalla mia scatola del cucito e ricamai le ali sulle api che avevo precedentemente applicato ad un tovagliolo.
‘Se avessimo uno strumento musicale potrei suonare degli inni per voi.’ Cercai di apparire disinvolta, ma io stessa riuscivo a sentire la malinconia nella mia voce.
‘E ogni sorta di altra musica infernale,’ fu la replica di Martin. Intendeva i pezzi di Schubert che avevo amato così tanto ad Edinburgo, dove la zia mi aveva permesso di usare il suo piano?
‘Mi addolora vederti fare quel lavoro di cucito.’ La zia fece un rumore con la lingua per mostrare la sua disapprovazione.
Finii le ali di un’ape e mi alzai.
‘Dove vai?’
‘A prendere il mio libro.’
‘Che libro è?’ chiese la zia.
‘Un romanzo.’
‘Sul Sabbath? Temo di no.’
Mi sedetti di nuovo. ‘Dimmi di questi gasometri, Martin. Come li costruiscono?’
Alzò la testa dalle carte. ‘Perchè vuoi saperlo?’
Alzai le spalle. ‘Saranno i miei migliori amici. Mi interessa sapere cosa devo aspettarmi.’
‘Hanno delle strutture circolari in ferro, ed il gas è immagazzinato in un cilindro nel ferro.’ Fece una smorfia di disprezzo. ‘Non sei in grado di comprendere il meccanismo con cui si produce il gas.’
‘I generatori riscaldano il carbone, vero? E questo fa sprigionare il gas.’
Battè le palpebre. ‘Sì.’ Era preoccupato che io gli chiedessi qualcosa a cui non sapeva rispondere.
‘Non è pericoloso immagazzinare il gas così vicino alle case?’
‘Solo le donne potrebbero pensarla così.’
‘Queste donne non potrebbero convincere i loro mariti del fatto che la loro opinione è giusta? E questo non potrebbe renderli meno interessati alle tue case?’
Lo sguardo tagliente della zia era su di me. Mi preparai a subire una ramanzina, ma non mi fu fatta. Forse aspettava di vedere come Martin avrebbe confutato questo punto.
‘I loro mariti non si faranno condizionare da argomentazioni mal motivate. Apprezzeranno i risultati del progresso quando li vedranno.’
Il progresso veniva spesso citato come un obiettivo auspicabile, ma le prove che portasse alla felicità dell’uomo erano molto poche. Mentre facevo le mie passeggiate quotidiane scrutavo i volti delle persone che passavano. Non potevo dire che apparivano più allegre di quelle che vedevo durante la mia infanzia, quando facevo le mie passeggiate ad Edinburgo. Molti di loro si piegavano contro un vento immaginario, i tratti del viso tesi per la concentrazione, come se Londra fosse un avversario fisico che richiedesse continua attenzione. A Regent’s Park gli uomini e le donne sembravano più felici, forse perchè erano lontani dallo sferragliare delle carrozze e dalle urla dei venditori ambulanti. O perchè erano circondati da fiori e piante, le pecore pascolavano nei campi e l’erba arricchiva di profumo la brezza.
Non potendo leggere pensai di prendere un po’ d’aria. Il cortile dietro casa nostra non poteva certo essere chiamato un giardino, ma un lillà, una reliquia di un’esistenza più agreste, aveva emesso il suo fiore e il profumo. Almeno per il momento l’odore della latrina era stato coperto. Mi godevo la fragranza del lillà mentre andavo ad esaminare il mio letto di tulipani. Erano fioriti quest’anno, a differenza del mughetto, schiacciato dagli stivali di qualcuno. Mio marito non era mai troppo attento a cosa calpestava. Mi chinai per vedere se la pianta poteva essere salvata.
Non mi ero accorta del fatto che la zia mi aveva seguita mentre andavo fuori. Alzandomi la colsi alla sprovvista. Era vicino al lillà, un bocciolo aveva emanato la sua fragranza e lei la inspirava. La sua solita espressione guardinga e austera era scomparsa e per un attimo ebbi un’idea di come poteva essere stata da giovane. Vide che la guardavo e lasciò perdere il profumo.
‘In questo giardino continua ad esserci più fango che spazio coltivato,’ disse.
‘Martin mi ha promesso di riservare una zona per piantarvi dei semi ed avere un prato.’
‘Lui lavora sodo per le case.’ Respingeva qualsiasi rimprovero io potessi fare a mio marito per il fatto che non lavorava in giardino.
‘Prendiamo il tè?’
La zia prese l’orologio dalla tasca. ‘Non sono ancora le quattro.’
Tornammo in salotto. Le lancette dell'orologio sembravano bloccate questo pomeriggio; ogni minuto impiegava una vita a passare. Un rumore alla nostra porta mi ridestò. Emily aveva la domenica pomeriggio libera e quindi io fui inviata ad aprirla. Il domestico di Caroline era sulle assi di legno, guardando giù dal suo lungo naso. ‘La signora Osborne è estremamente spiacente di doverla disturbare di domenica e mi chiede di darle questo.’
Beata Caroline, che poteva avere rapporti sociali ogni volta che voleva. Presi il biglietto e ringraziai il domestico. Gli occhi della zia e di Martin erano fissi su di me mentre lo aprivo. ‘La signora Osborne desidera che io accompagni lei e suo cognato alle banchine dell’East India Company domani. Il capitano Osborne vuole mostrarle il molo e la sua nave. La signora Osborne si scusa per la partenza di primo mattino, ma devo essere pronta alle sei e mezza.’
Mi divertii ad osservare il volto travagliato di Martin. Avrebbe voluto dirmi che non potevo andare, ma aveva bisogno delle conoscenze di Joseph Osborne in città. E ieri sera John Osborne lo aveva presentato a persone molto utili che avrebbero potuto investire nel progetto del gas. ‘Molto bene.’ Le sue parole furono pronunciate con riluttanza, ma che importava? Cercai di impedire che un sorriso mi si stampasse sul volto e annuii in un modo che speravo fosse discreto.
Accompagnai fuori il domestico. Mentre gli aprivo la porta notai che Douglas era appostato dall’altra parte della strada. Appena mi vide si allontanò. Volevo chiedergli della sua amica, ma Martin era uscito dal salotto. ‘Meglio che io vada a controllare che sia tutto chiuso a chiave.’
Fui tentata di avvertirlo del peccato che si commette lavorando di domenica. Invece indietreggiai per lasciarlo passare. Raggiunse Douglas dall’altra parte della strada e insieme entrarono in una delle case in costruzione.
Udii un fruscio. La zia era accanto a me sulla porta, gli occhi corrugati, e osservava la coppia. Quando mi accorsi di lei notai che era rossa in viso.
‘Douglas è una parte essenziale della vita di Martin.’ La osservai per vedere come reagiva, se per caso mostrava di sapere che Douglas aveva strane amicizie.
La sua espressione divenne gelida. ‘Si conoscono da molti anni. Una moglie dovrebbe rallegrarsi del fatto che suo marito ha un compagno fidato.’
Tornò in salotto, ma io rimasi sulla soglia a guardare la porta chiusa della casa dall'altra parte della strada in cui i due uomini erano entrati.