Capitolo undici
Alla prima banchina l’odore di tabacco si impresse così tanto su di noi che Caroline scherzò sul fatto che lei ed io eravamo ora entrambe fumatrici. Non appena mi fui abituata a quell’aroma, i vapori dei superalcolici – credo si trattasse di rum – si diffusero su di noi, facendomi lacrimare gli occhi. John Osborne ci guardava tossire e scuoteva la testa mostrando una finta tristezza. ‘Vedere due signore assumere tanto alcol mi addolora.’ Offrì un braccio ad ognuna di noi. Sentivo il calore del suo corpo e me lo godevo; il sole del mattino non aveva ancora riscaldato l’aria.
L’odore successivo mi disgustò: credo che dovesse provenire dalla concia delle pelli di cuoio, e portava con sé l’olezzo di morte e di escrementi. Ci spostammo il più rapidamente possibile attraverso la massa di lavoratori portuali e marinai finchè non arrivammo ad una banchina dove il caffè e le spezie ci fecero dimenticare i nostri fazzoletti.
‘Questo sì che mi piace.’ Caroline respirò profondamente. Anche a me piaceva, e mi sembrava di essere andata via dalla vecchia e grigia Londra e di essere stata magicamente trasportata ai tropici con il loro colore e la loro vivacità.
Non sapevo dove guardare prima. Intorno a me sciamavano marinai in tuniche vorticose e pantaloni bianchi, con fez e berretti di forme che non avevo mai visto prima, Africani, Indiani, uomini di pelle scura provenienti da luoghi anche più ad est, forse dalle stesse Isole delle Spezie. E lì c’erano anche tipi di esseri umani più familiari, nativi di questo paese pronti a partire per lunghi viaggi, che stringevano borse, fagotti e scatole, e con i bambini incollati a loro.
Indietreggiammo per consentire a due uomini di passare. Ognuno di loro portava con sè vassoi di vimini ricolmi di frutta: ananas, arance, uva, melograni e altra frutta di cui non conoscevo il nome. Ne inspirai il profumo, dolce e penetrante.
‘Sete e tinture per ottenere il color indaco in quel magazzino, tappeti e tappetini in quello accanto.’ John li stava indicando. ‘E quello, dicono, conserva oro, rubini e diamanti, anche se potrebbero essere solo favole.’
Il collo iniziò a farmi male per il fatto che giravo continuamente la testa da una parte e dall’altra.
‘’Scusatemi, signore.’ Facemmo subito spazio ad un uomo che portava una trave sulle spalle con una gabbia di pappagalli verdi da entrambi i lati. Desideravo un pappagallo come animale domestico, anche se ero un po’ dispiaciuta per questi uccelli che avrebbero dovuto volare tra gli alberi, in qualche lontana foresta soleggiata. Non c'era comunque tempo per provare pietà per i pappagalli, o per la gabbia di scimmie dalla faccia triste che li seguiva; il suono o la scena o il profumo successivo mi catturavano e mi lasciavano attonita.
John Osborne stava dicendo qualcosa, ‘Vedete quegli uomini in fila ai cancelli?’ Li indicò. ‘Questo è l’unico posto a Londra dove trovano lavoro senza raccomandazioni o referenze.’ Si scorgeva una scintilla negli occhi degli uomini quando i capisquadra facevano loro un cenno attraverso i cancelli. Lavoro per una giornata. Vitto e alloggio per una giornata, nessuna domanda. Anche quando i capisquadra si erano procurati un numero sufficiente di braccia, altri uomini indugiavano all’esterno, con le mani infilate nelle tasche grigie, a testa bassa, ma ancora con un barlume di speranza nel volto. ‘Sperano di ottenere una mezza giornata a quattro pence fra un’ora,’ spiegò John. ‘C’è la possibilità di trasportare del carbone. Molte delle navi trasportano carbone.’
‘Quattro pence? Cosa si può comprare con così poco?’ Caroline mise una mano davanti alla bocca e sbadigliò. Sembrava che John avesse altre cose da dirle, ma si limitò a scuotere la testa. ‘Che ore sono adesso?’ chiese.
‘Sono appena passate le otto. Molto presto per voi, che non siete avvezze alla vita in mare, ma volevo che assistesse all’assunzione degli uomini. Mi piace l'espressione dei loro volti quando sanno che hanno ottenuto il lavoro per la giornata.’ Si fermò e il suo volto divenne serio.
‘Anche se non posso fare a meno di dispiacermi per quelli che non vengono scelti. Cosa diranno alle loro mogli e ai figli quando torneranno a casa la sera senza denaro?’ Scosse la testa. ‘Basta però con questa tristezza, signore mie, siamo quasi arrivati alla Thomasina.’ La Thomasina era la sua nave e c’era una nota nella sua voce quando ne menzionò il nome che quasi mi fece ingelosire.
Indietreggiai di nuovo per consentire ad un uomo, che portava una cassa da cui proveniva un profumo dolce, di passare. ‘È così ogni mattina?’ Prima di venire qui non avrei mai immaginato che esistesse tanta gente in tutto l’universo. Fui costretta ad urlare per ripetere la mia domanda perchè un gruppo di allegri marinai tedeschi ci oltrepassò intonando canti natalizi e alzando il berretto verso di noi.
‘Sempre, a meno che il vento soffi da est,’ fu la risposta.
‘Cosa intendi?’ Caroline aggrottò la fronte.
Io le fornii la spiegazione. ‘Le navi non possono risalire il Tamigi con i venti dominanti.’
Annuì. ‘E ci sono anche picchi stagionali nell’attività. In tarda primavera quando arrivano le navi americane. A dicembre o all’inizio di gennaio quando arrivano gli uomini dell’East India Company. Le variazioni dei venti e delle correnti in tutto il mondo determinano i loro arrivi.’
‘Ma non siete appena sbarcati venendo da est?’ feci notare.
‘Siamo stati trattenuti da lavori di riparazione al largo della costa africana. La mia povera vecchia bellezza inizia a mostrare la sua età.’
Mi voltai a guardare le facce trionfanti di quelli che erano stati scelti per lavorare e le figure curve di quelli che si allontanavano e pensai al Giorno del Giudizio e alle pecore e alle capre, una storia che conoscevo bene dalla mia infanzia. Una di quelle persone che sostavano ai cancelli non era però un uomo, notai, ma una donna, alta e dritta. Avrei riconosciuto quella figura ovunque.
Molly Gough.
Stava salutando una delle pecore scelte. Girai la testa e vidi un giovane che rispondeva al suo saluto. Chi avrebbe mai potuto immaginare di rivederla qui! Si allontanò prima che potessi chiamarla. Chi era l'uomo: suo marito? Il suo fidanzato?
‘Spero che tu ci possa offrire il caffè a bordo.’ Il volto di Caroline mostrava segni di stanchezza. Avrei potuto continuare a camminare fino all’eternità attraverso scene come questa. E a malapena avevo avuto il tempo di guardare le navi stesse: le loro forme giganti ferme vicino alle banchine che gettavano enormi ombre su di noi. Ognuna era avvolta dal suo profumo: di catrame, di legno e di tela, a volte mescolato ad un agrodolce che mi ricordava il modo in cui dovevano essere asserragliati strettamente i passeggeri durante i viaggi, sia che si trattasse di esseri umani che di animali.
‘Offrirvi il caffè? Direi di sì. Ecco il mio negozio.’ Indicò con la mano nella direzione da cui venivamo. ‘Ho accesso al miglior caffè del mondo. E al miglior pane e alla migliore frutta. Vi servirò una colazione che non dimenticherete facilmente.’ Si fermò. ‘Eccola.’ E mentre guardava la sua nave, il suo viso era intenerito come se stesse guardando la sua innamorata. Di nuovo provai una piccola fitta di gelosia.
La Thomasina si ergeva alta sulla banchina. Una passerella provvisoria si alzò dal luogo in cui eravamo, formando un angolo acuto. ‘Fate attenzione, signore. Io sarò dietro di voi e Mohammed vi condurrà su.’ Fece un cenno ad un uomo dalla pelle scura sul ponte, che indossava lunghi abiti bianchi e che avanzò inchinandosi.
‘Vi prego di venire su, signore.’
Caroline sollevò la sua gonna e le sottovesti. Ero contenta di aver indossato un abito dal taglio più semplice. La beniamina di John Osborne emanava profumi d’Oriente. Non sarei in grado di elencare tutte le spezie di cui sentii il profumo e infatti rinunciai a provarci dopo aver identificato la cannella, la noce moscata e il pimento, il mio naso quasi rapito. ‘Cosa riporterete in Oriente con voi?’ chiesi, sollevando le gonne. ‘Non riesco ad immaginare cosa potremmo mandare in questi luoghi lontani che sia magico come ciò che loro mandano a noi.’
‘Nel prossimo viaggio porteremo arnesi di metallo provenienti dalle fabbriche di Birmingham, cotone, e prodotti di lana dei mulini del nord-ovest. In linea di massima trasportiamo tutte le merci che le nostre fabbriche sanno fare meglio di qualsiasi altro paese del mondo.’
Avevamo raggiunto il ponte e ci soffermammo ad ammirare la scena sotto di noi. Sospirai. ‘'Cotone e lana. Oggetti importanti e di valore, senza dubbio. Ma meno poetici.’
‘Agli acquirenti piacciono molto. Il carbone della Gran Bretagna alimenta le fornaci del mondo. E il mondo guarda alle nostre fabbriche e si meraviglia dei prodigi delle nostre industrie. Anche se il carbone e il ferro non hanno lo stesso accattivante profumo delle spezie.’ Sorrise e ammiccò verso di me, mostrando di aver capito quello che volevo dire. ‘Voi siete una romantica, signora Clarke.’
‘Io credo nella dignità del lavoro e nel diritto alla libertà,’ dissi. ‘Mi preoccupo quando sento storie di bambini piccoli che lavorano nelle fabbriche e di intere comunità rurali trapiantate nelle città del nord dove sono ammassate in squallidi alloggi, prive di aria fresca e di cibo sano.’
‘Mia cara, sembri un pamphlet politico. Quante cose trovi di cui preoccuparti!’ Caroline scosse la testa. ‘Io non ho mai un momento per me, la casa, i figli e Joseph richiedono tutti la mia costante attenzione.’
‘Io ho solo Martin.’ E non aveva mai assorbito molta della mia energia emotiva. ‘Forse è per questo che ho il tempo di preoccuparmi di ciò che vedo per le strade.’
Lei mise una mano sulla mia. ‘Sono stata indelicata. Perdonami.’ La sua espressione era aperta e gentile come sempre. Capivo che mi commiserava per il fatto che non avevo figli.
‘Non c’è niente da perdonare.’ Strinsi le sue dita guantate. ‘Tu ti dedichi alla tua famiglia come deve fare ogni buona moglie e madre. E loro ti adorano per questo.’ L’avevo vista con i suoi bambini, avevo visto loro sorriderle e gridare di gioia, agitando le piccole braccia tornite verso di lei.
‘Sei molto più intelligente della maggior parte delle donne, questo è certo. Se tu fossi stata un uomo saresti stata un membro del Parlamento o qualcosa del genere.’
John Osborne annuì. ‘Vedo la signora Clarke in Parlamento, con quegli occhi fiammeggianti di fronte a qualche ingiustizia. Sareste adatta ad un posto del genere.’
‘Una donna in Parlamento.’ Scoppiai a ridere. ‘Sarebbe la stessa cosa che dire che quella scimmia laggiù sulle spalle del marinaio possa occupare il posto di Lord Chancellor.’ Indicai la coppia, godendomi la scena: la zona brulicava di portuali che urlavano, cantavano, imprecavano, era impregnata di profumi.
‘È più che uno spettacolo, non è vero?’ John Osborne era vicino a me. ‘Ritengo che sia una delle meraviglie del mondo. Ma forse io sono condizionato. Amo tutto ciò che a che fare con il mare.’
Forse lo amava più di quanto potesse mai amare una persona. ‘Non dimenticherò mai questa mattinata.’ La mia voce probabilmente mi tradì.
‘Davvero?’ La sua voce fu quasi un sussurro.
‘Uno spettacolo meraviglioso.’ Caroline picchiò sul corrimano. ‘Ma tu mi hai promesso il caffè e il caffè devo avere, John. Altrimenti tra poco sarò di cattivo umore.’
‘Tremo di fronte al dispiacere della mia signora.’ Fece un cenno al cameriere.
Mohammed ci condusse attraverso il ponte verso una porta che conduceva ad una scala stretta. ‘Per favore fate attenzione agli scalini, signore.’
Scendemmo le scale strette, Caroline ostacolata dalle sue gonne, ed entrammo in una cabina, di piccole dimensioni, ma con pannelli di quercia confortevoli, scaffali di libri, strumenti nautici e un tavolo con le sedie. John Osborne sospirò. Mi resi conto che lui considerava questa la sua vera casa e che provava lo stesso piacere che provavano un re tornando al suo palazzo o un operaio tornando alla sua piccola dimora. Lo immaginai seduto qui ogni sera con le sue carte nautiche, impegnato e felice. Provai qualcosa di molto simile all’invidia. Che bello potersi lanciare in un’impresa che si è scelta, immergersi in essa senza che qualcuno ti chieda a gran voce di sbrigare qualche faccenda domestica o altro.
‘Prego, accomodatevi, signore.’ La tavola era apparecchiata con una tovaglia di lino bianco e tovaglioli.
‘Mi sento un ammiraglio.’ Sedetti.
‘E sarete l’ammiraglio Clarke.’ Si guardò intorno nella cabina. ‘Mohammed ha fatto un magnifico lavoro qui. Povera vecchia Thomasina. Ha visto giorni migliori. Non so quanti altri viaggi vedrà.’
‘Ha un bell’aspetto.’
‘La mia nave non sarà nella sua prima giovinezza ma è sempre uno spettacolo guardarla.’
Mohammed portò un vassoio di caffè, una pagnotta di farina bianca, una noce di burro accompagnata da un vasetto di marmellata, e un piatto di datteri e fichi. Fu la colazione più deliziosa che io avessi mai fatto. Caroline ed io mangiammo come se non avessimo toccato cibo da giorni. Solo dopo aver finito ricordai che a nessun uomo piace vedere una donna avida. John Osborne mi sorrise. ‘Non riesco proprio a sopportare le donne che scartano le delicatezze,’ disse.
‘E tuttavia vi piace quando siamo sottili ed eleganti, caro fratello.’ Caroline sospirò mentre posava la tazza di caffè.
‘È vero.’ Intuivo il suo sguardo su di me.
Mohammed sparecchiò la tavola. Caroline guardò l'orologio. ‘Cielo! La mattinata è volata via. Devo tornare a casa. Joseph ha ospiti a pranzo e devo organizzare il menù con la cuoca. Poi devo mettermi a tavolino con l’infermiera e decidere come gestire l’infiammazione cutanea di Tommy.’
‘Il lavoro di una moglie e di una madre non finisce mai.’ John Osborne finì di bere il suo caffè e si alzò.
Ci alzammo anche noi. ‘Vi chiamerò una carrozza.’ Tolse il cappello dal gancio sulla porta. ‘Non vorrete ripercorrere le banchine da sole.’
‘Potremmo essere vendute al mercato come scimmie,’ disse Caroline. ‘Comunque non menzionerei le scimmie perchè hanno rattristato la povera Alice.’
‘Davvero?’ Mi guardò.
‘Ho visto il suo volto rabbuiarsi mentre le guardava,’ disse Caroline.
‘Odio vedere gli animali in gabbia. Anche nei giardini zoologici. Vorrei poterli liberare tutti.’
‘Però hai riso vedendo la scimmia sulle spalle del marinaio.’
‘Tuttavia temo anche per lei. Se il marinaio si stanca di tenerla con sè? Se viene venduta a qualcuno che non se ne occupa come si deve?’
‘Sei una sognatrice, Alice.’ Caroline scosse la testa guardandomi. ‘Un’idealista. Ti preoccupi di creature che non sono degne della tua preoccupazione.’
‘So quello che prova la signora Clarke, l’ho provato anch’io quando mi sono trovato di fronte ad animali in gabbia. Dio mi aiuti, io provo pietà perfino per i ladri che a volte devo rinchiudere a bordo per ubriachezza o per furto.’ Il suo sguardo rivelava che comprendeva il mio odio della prigionia.
Sentii una stretta al cuore nel lasciare la piccola cabina con la sua fila ordinata di libri, gli strumenti nautici e lo strano senso di pace che vi regnava, mentre un migliaio di uomini si affollava sulle banchine portando sacchi sulle spalle, urlando, ridendo, scherzando.
Forse anche Caroline si dispiaceva di andar via, o era già stanca dall’inizio. Rimase in silenzio mentre la carrozza ci portava ad ovest attraverso Limehouse e lungo la Commercial Road. Fu solo quando entrammo nella City che si mise a sedere e guardò fuori dal finestrino la folla che passeggiava lungo le strade strette. Naturalmente si trattava del posto di lavoro del marito. Forse guardava fuori per cercare di individuare Joseph. Se lo avesse visto avrebbe insistito per far fermare la carrozza in modo da poterlo salutare. Forse lui l’avrebbe convinta ad abbandonare i suoi doveri domestici e ci avrebbe portato in un caffè a mangiare delle costolette, o su nell’ufficio dove lavorava e ci avrebbe presentato il suo impiegato. Al contrario, se io avessi visto Martin avrei distolto lo sguardo e avrei pregato che lui non mi avesse vista. L’interrogatorio di questa sera sulla gita alle banchine sarebbe stato abbastanza duro.
Caroline mi indicò vari luoghi di interesse. Non avrei mai immaginato che un’area di due chilometri e mezzo potesse essere così piena di chiese e istituti finanziari, e ospitasse la banca stessa, una solida presenza in Threadneedle Street. E ciò prima ancora che avessimo raggiunto St Paul’s. ‘Potrei restare seduta in questa carrozza a guardare fuori dalla finestra tutto il giorno,’ dissi. ‘O meglio ancora, camminerei per le strade e sbircerei nei negozi, nelle taverne e nelle aziende.’
‘Il signor Clarke non ti ha mai portata in giro per la City quando sei arrivata al sud appena sposata?’ Aggrottò la fronte. ‘Non ti ha mai fatto conoscere Londra, mia cara?’
‘Conosce a malapena il posto lui stesso. Ed è sempre stato così occupato con le case.’
‘Ah, le case.’ Non riuscii a vedere l’espressione sul suo viso e mi chiesi se il progetto di costruzione di Martin fosse oggetto di conversazione tra lei e Joseph.
‘Ho cercato di impadronirmi della città da sola, camminando.’
‘Tu e le tue passeggiate.’ Fece una pausa. ‘Devi stare attenta, mia cara. Il tuo incidente un paio di notti fa, …spaventoso! Ma almeno eri vicina alla porta di casa tua. Pensa cosa sarebbe successo se fossi stata aggredita qualche chilometro lontano da casa.’
Quindi John Osborne non le aveva confidato il mio segreto. Non sapeva che ero stata al Rookery.
‘Devo camminare.’ Mi sforzai di spiegarle il perchè. ‘Mi sento più viva quando mi muovo.’
‘Ti affaticherai.’
‘E' quando resto seduta a casa tutto il giorno che mi sento esausta. Camminare mi risveglia.’
‘Sarà come dici, mia cara. Ma fa’ attenzione. I tempi stanno cambiando. Mia madre era solita raccontarmi della sua vita da giovane.’ Sospirò. ‘Si era liberi di andare in giro e di fare visita a chi si voleva. In questi giorni sembra che a Londra le donne, le donne rispettabili, cioè, debbano restare confinate nei loro salotti. Non parlo per me, il mio Joseph è un agnellino e i miei figli sono quanto di più dolce esista nella Cristianità. Ma alcune donne devono trovare difficile sentirsi così vincolate.’
‘Senza dubbio.’ Pregai che non confidasse le sue preoccupazioni a mio marito. Martin non doveva sapere delle mie passeggiate così lontano da casa. Mi avrebbe chiusa di nuovo a chiave in camera da letto se lo avesse scoperto. Nel migliore dei casi mi avrebbe dato il permesso di uscire per un'ora o giù di lì, una o due volte alla settimana, accompagnata da Emily. Come era possibile che un essere umano avesse tali diritti su un altro in conseguenza di una sottile fascia d’oro intorno a un dito? Ma, naturalmente, la mia fede d’oro non l’avevo più, mi era stata rubata. Martin la aveva sostituita con un anello che diceva che era anch’esso d’oro. In realtà era leggero e irritava la pelle del mio dito.
La carrozza ci condusse attraverso il groviglio di strade tra Holborn e Tottenham Court Road. Arrivammo vicino all’acquedotto, ormai solo a pochi minuti di distanza dalla casa. Questo viaggio di ritorno stava passando troppo in fretta.
‘John è un bravo ragazzo, ma mi piacerebbe che si sistemasse e trovasse una casa sulla terraferma,’ disse Caroline guardandomi. ‘È in quella fase della vita in cui dovrebbe cercarsi una moglie.’
Mi chiedevo se aveva notato gli sguardi che ci eravamo scambiati. Mi stava distogliendo dal pensare a suo cognato? Giustamente, direbbe chiunque.
Il giorno che sposai Martin il mio cuore mi diceva che mi sarei pentita. In verità, il mio cuore si era già pentito mentre stavo accanto a lui in chiesa. La zia mi aveva detto che non avevo scelta e che la maggior parte delle donne non si sarebbe fatta scappare un marito con delle prospettive e con amicizie rispettabili. Sapevo che mi stavo negando qualcosa senza cui non potevo vivere. Ero una stupida. Sarei dovuta scappar via e avrei dovuto accettare qualsiasi impiego fossi riuscita a trovare, per quanto umile. Non potevo vivere senza amore. Come quella duchessa stupida nell’operetta, mi sarei spenta senza amore. La vita mi aveva privata dell’amore di un padre e di una madre e ora sembrava che non avrei mai conosciuto neanche l’amore di un uomo.
In breve tempo i piaceri del mattino avevano lasciato posto alla malinconia.