Capitolo ventitre

 

Riuscivo a vedere dalla soglia le gocce di sudore sulla sua fronte e il corpo scosso dalle convulsioni. Mi precipitai verso di lui, togliendomi il mantello e il cappellino.

‘Avvelenamento del sangue.’ Daniel indicò l’addome di John.

‘Avete chiamato un dottore?’ Accarezzai i suoi capelli. ‘Ora ci sono io qui, mio caro. Mi prenderò cura di te.’

Daniel e Molly si guardarono. Naturalmente. Non avevano soldi per i medici. Meno male che avevo portato con me del denaro.

John gemette e disse qualcosa. Daniel prese un bicchiere d'acqua dal tavolo e lo portò alle sue labbra. ‘Mi aiuta a sollevargli la testa? Ha bisogno di bere.’ Gliene versammo qualche goccia in bocca.

‘Fatemi vedere la ferita.’

Molly arrotolò la sua camicia. Era una ferita aperta sopra l’ombelico, aveva i bordi gialli e emanava un cattivo odore.

‘È sceso dalla nave ed è crollato sulla banchina. Era buio e quelli che lo hanno trovato non sapevano chi fosse. È stata una fortuna che Daniel si trovasse al porto e lo abbia riconosciuto.’

‘Grazie.’ Presi la sua mano e gliela strinsi. ‘Anche per avermi detto che era qui. Dio ti benedica. Lo potremmo mandare a casa di suo fratello, sono benestanti e conosceranno dei buoni medici.’

Molly mi afferrò il braccio. ‘Alice, credo davvero che sia troppo tardi per qualsiasi medico.’

‘Chiamami Allegra,’ dissi. ‘Lo preferisco. Ti spiegherò più tardi.’ Se non potevo essere me stessa con queste persone, in questo momento, quando avrei potuto esserlo? Se Molly era stata sorpresa dalla mia richiesta, lo nascondeva bene. Sembrava sorprendersi di pochissime cose.

Doveva sicuramente esserci qualcuno in grado di aiutarci. Mi ricordai del dottor Macpherson come di un uomo con grande fiducia nelle proprie capacità. La robusta struttura della zia, sostenuta dalla fede calvinista, aveva avuto bisogno di poche cure mediche, in effetti. Era stato gentile ogni volta che mi aveva visitato quando avevo perso il bambino che portavo in grembo. Ma se mi avesse vista qui, con John Osborne, come avrei potuto chiedergli di mantenere la cosa segreta?

Guardai quel corpo che si contorceva sul divano e dubitai che avremmo potuto spostare John senza ucciderlo. Mi ricordai di Ada, quello sguardo nei suoi occhi quando aveva parlato della sua vita, del suo interesse per la matematica, e della sua frustrazione causata dalla routine domestica. Ada aveva degli amici medici? Uno che si sarebbe degnato di venire qui? Quale era il suo indirizzo di Londra – St James’s Square, vero? ‘Molly, conosci Lady Lovelace?’ Pensai che Ada potesse essere il tipo che amava il teatro. Molly lavorava in una sartoria teatrale, avrebbe potuto conoscere il pubblico alla moda.

‘La contessa? Le piacciono le commedie. Anche l’opera. L’ho notata varie volte lasciare il teatro di notte.’

‘Abita a St James’s Square.’ Presi la mia borsa. ‘Va a chiamare una vettura. Chiedi al conducente di portarti da lei. Se non sa dov’è casa sua, fallo fermare e chiedete a qualcuno in piazza. La contessa deve essere molto conosciuta lì. Dille che ti ha mandato la signora Clarke e chiedile di mandare un medico a questo indirizzo. Lo farà.’ La mia presunzione era grande, ma non troppo, speravo.

Sembrava che Molly avesse un centinaio di domande pronte a scoppiare dalle sue labbra, ma prese il mantello dal gancio dell’attaccapanni dietro la porta.

‘E se è fuori a cena, chiedi l’indirizzo e raggiungila.’ Molly uscì. Andai al camino e riempii la pentola con l’acqua della brocca. ‘Vado a bollire altra acqua. Dobbiamo togliere un po’ di pus da questa ferita. Hai del miele, Daniel?’

Si avvicinò allo scaffale accanto al fuoco dove Molly conservava una piccola quantità di cibo. ‘Non ne vedo.’

‘Conosci qualcuno che potrebbe averne?’

‘C’è una signora greca nell’appartamento sopra.’

‘Chiedi a lei.’

Mi guardò perplesso ma aprì la porta e salì al piano di sopra. Miele? Da dove mi era venuta questa idea? Mi era balzata in mente con tanta chiarezza. Ora ricordavo. Suor Perpetua aveva una volta ricoperto una ferita in suppurazione sul mio dito con del miele. Mi ero tagliata con la lama di un coltello arrugginito, disobbedendo quando mi aveva detto di non giocarci. Mi aveva fasciato il dito e lo aveva lasciato così coperto per tre giorni. Quando aveva tolto la benda, la ferita era pulita ed emanava un profumo dolce. Ora la situazione critica aveva fatto sì che la memoria liberasse la conoscenza.

Dalla pentola che ribolliva l’ acqua schizzava nel fuoco. Presi lo straccio che Molly usava per prendere gli oggetti caldi e la tolsi dal fuoco, poi versai dell’acqua in una ciotola. Sulla tavola c’era un rotolo di garza di mussola bianca che profumava di fresco. ‘Questo farà male, tesoro.’ Strappai la garza in pezzi e ne immersi un po’ nell’acqua quasi bollente, sussultando mentre mi scottavo le dita senza battere ciglio. Misi il panno fumante sulla ferita e asciugai il liquido giallo. Lui gemette ma era troppo debole per respingermi.

Tolsi tutto il pus che potevo e coprii la ferita con una striscia di mussola. Se il veleno era già nel suo sangue, questi sforzi sarebbero stati inutili. Mi sciacquai le mani con il resto dell’acqua bollita che si stava raffreddando e riempii di nuovo la pentola per far bollire altra acqua. John disse qualcosa. Mi voltai verso di lui. ‘Non ho sentito.’

‘Te lo avevo detto che era solo un à bientôt, non un addio.’

Baciai la sua fronte che sapeva di sale e di latte acido. ‘E così è stato. Vuoi che chiami tuo fratello?’

‘No. Aspetta fino a domani mattina. Non c’è motivo di disturbarli adesso. Non voglio spaventarli.’ Parlare lo aveva stancato. Si abbandonò sui cuscini. ‘Non voglio morire.’ I suoi occhi ardevano guardandomi dalle orbite infossate. ‘Non lasciarmi morire.’ Una delle sue mani mi afferrò con una presa graffiante. La raccolsi tra le mie, cercando di nascondere il mio smarrimento per il suo forte calore.

‘Non lo farò.’

Daniel spalancò la porta e fece entrare una donna di mezza età, vestita di nero come una vedova, che stringeva un vasetto di terracotta. ‘Avete bisogno di miele?’ Parlava con una forte intonazione e con una voce profonda, i suoi occhi erano del colore delle olive nere ed erano gli occhi svegli di chi ha visto tutto il male del mondo.

‘Una brutta infezione.’

Si avvicinò a John e sollevò la striscia di mussola scuotendo la testa. ‘Temo che sia troppo tardi. Ma ci provo. Avete un coltello, signò?’

Spalancai gli occhi. Stava progettando di tagliare i tessuti cattivi della ferita?

Scosse la testa. ‘Solo per stendere il miele.’

Ne trovai uno tra i pochi oggetti di uso domestico di Molly. Coprì la ferita con il miele, denso e dorato, le sue dita si muovevano agevolmente.

‘D’estate le api greche si nutrono di timo. Anche il timo è buono per le ferite. Nella guerra contro i Turchi i nostri uomini usavano questo miele.’ L’immagine dell’uomo greco assassinato balenò nella mia mente. ‘Avete un panno fresco?’

Strappai una striscia dal rotolo di garza di mussola ed ebbi un pezzo di tela stretta da legare intorno al suo torace. ‘Le sono così grata, signora …?’

‘Zenos.’

Sussultai. ‘Era suo marito quello che è stato ammazzato nel parco?’

Sbarrò gli occhi. ‘L’ha letto sul giornale?’

‘Ero lì. Seduta accanto a lui.’ Sembrava non ci fosse nulla da perdere ad ammetterlo in questo momento.

‘L’ha visto?’ Impallidì.

‘Solo una figura indistinta. Non sono riuscita a vedere il volto. Ho detto alla polizia ciò che ricordavo.’ Non potevo parlare di questa cosa mentre John stava morendo, non potevo lesinargli le mie attenzioni. Ma ricordai a me stessa che questa donna doveva aver provato per il marito quello che io provavo per John. Mi fece cenno di aiutarla a sollevare John in modo che potesse passargli la mussola intorno alla schiena e tirarla strettamente sulla ferita.

Annodò con decisione il tessuto e rimise il coperchio sul vasetto di miele. ‘Sospettavo che i Turchi avessero ucciso Zenos. Ma ora penso che sia stato fatto per affari.’

‘Affari?’

John si era steso e sembrava trovare il dolore più sopportabile. Mi sforzai di concentrarmi sulla vedova greca.

Lei chiese: ‘Conosce l’operetta, The Absent Duke?’

‘La abbiamo vista la scorsa primavera.’

‘Mio marito scriveva i testi delle canzoni. Ne aveva avute alcune da un suo amico, un inglese. Un altro greco, un uomo perfido, molto perfido, diceva che le parole erano sue, che mio marito lo aveva derubato.’ I suoi occhi si indurirono. ‘Tutte bugie, solo bugie. Minacciò di uccidere mio marito. Ridemmo di lui, ma alla fine ha fatto sul serio ciò che minacciava di fare.’

‘Lo ha detto alla polizia?’

Sembrava avesse voluto sputare. ‘Non sono interessati. È solo un povero greco, non vale molto.’

Le presi la mano. ‘Le prometto che appena potrò la aiuterò a consegnare quest’uomo alla giustizia. Ho un’amica che potrebbe essere interessata al caso.’ Sicuramente Ada avrebbe voluto aiutare la vedova di un amico di nostro padre. ‘Stava per dirmi qualcosa solo pochi attimi prima che la pistola sparasse.’

John mormorò qualche parola che non riuscii a capire e tutta la mia attenzione fu di nuovo per lui. Dov’era Ada? La nebbia aveva impedito a Molly di cercarla? I vetturini a volte non erano disposti a rischiare in una notte come questa.

Le labbra della vedova si disposero a formare un mezzo sorriso. ‘Tornerò domani. Fate in modo che il dottore non tocchi la ferita.’

Non appena sparì al piano superiore una carrozza si fermò. Si udirono passi di due persone diverse affrettarsi su per le scale. ‘Sono qui con il soccorso,’ Molly gridò. ‘Il maggiordomo di Lady Lovelace sapeva dove mandarmi. Lei non era in casa.’

Il medico, un uomo giovane, vestito in borghese, mi fece un rapido cenno col capo e si chinò a visitare John.

‘La viscosità è il miele,’ gli dissi. ‘Nel Mediterraneo è noto come –’

‘Un rimedio contro le infezioni.’ Sorrise. ‘Ed è anche un rimedio molto efficace.’

‘Lei ha viaggiato molto?’ chiesi.

‘Prima di stabilirmi a Londra.’ Il dottor Gerard chiese che gli portassimo la sua borsa e ne tirò fuori un piccolo oggetto di legno simile ad una trombetta. Ne mise un’estremità vicino al suo orecchio e piegò l’altra in modo da appoggiarla sul petto di John.

‘Che cos’è?’ 

‘Uno stetoscopio. Si tratta di un nuovo strumento, creato in Francia. I medici lo usano per ascoltare i suoni dei polmoni e del cuore. Ho la fortuna di essere un allievo del Dottor Hope.’

Devo essere sembrata inespressiva. Lui continuò: ‘È un medico famoso dell’ospedale St. George.’ Utilizzò di nuovo lo strumento. ‘Il suo cuore è forte ma batte veloce. I polmoni sembrano puliti.’ Il dottor Gerard si alzò e mise a posto lo stetoscopio. ‘Le lascio un po’ di tintura di iodio, nel caso in cui il miele non funzioni.’

‘Iodio?’ Lo presi.

‘Un trattamento scoperto da poco, un medico americano di mia conoscenza giura che farà faville. Macchierà la sua pelle di giallo ma non vi preoccupate.’ Riguardò la figura sul divano, ora immobile. ‘Capisce però che se il suo sangue è avvelenato …?’

‘Sì.’ Nulla può aiutare un uomo con le vene già piene di veleno. Solo la sua costituzione. E le preghiere dei suoi amici.

‘La signorina mi ha detto che il paziente è un capitano di mare. La sua costituzione sarà forte. Questo conta molto.’

‘Grazie.’ Mi ricordai di una cosa. ‘Mi manda il conto per i suoi servizi?’ Sarebbe dovuto arrivare a questo indirizzo. Dopo questa sera Martin avrebbe potuto decidere di non lasciarmi più uscire di casa, con o senza Emily. O avrebbe potuto proibirmi di rientrare di nuovo in casa. Mi avrebbe buttata fuori, mi avrebbe rinnegata, avrebbe detto al mondo che ero una moglie infedele. Che lo facesse pure. Ce l’avrei fatta – in qualche modo – con l’amore di John.

Andò via, lasciandomi con Molly e Daniel. ‘Sediamoci,’ disse Daniel. ‘è stata una lunga notte.’

‘Devi avvertire tuo marito,’ disse Molly.

‘Può aspettare.’

‘Sei una signora rispettabile che si trova ad ora tarda fuori casa con persone che a malapena conosce.’ Molly parlò con fermezza. ‘Non ti puoi permettere uno scandalo.’

Sentii il mio sospiro riempire la stanza. ‘Forse sarebbe meglio.’

‘Credimi, non è così. Gli scandali fanno male.’ I suoi occhi verdi brillavano mentre mi guardava. ‘Io dovrei saperlo.’

Naturalmente, lei si era innamorata di un uomo sposato.

‘Hai carta e penna, Molly?’

Me li portò.

Caro Martin, una situazione di emergenza mi ha costretta ad uscire. Per piacere non ti preoccupare per me, sono in buona salute e perfettamente al sicuro e sto aiutando un’amica malata. Tornerò appena possibile, probabilmente per la colazione. Tua moglie, Alice.’ Scrivendo quel nome mi accorgevo che già lo sentivo estraneo. Sapevo che ciò che avevo scritto non diceva a Martin niente di nuovo rispetto a ciò che avrebbe voluto sapere.

‘Troverò un monello che vuole guadagnare qualche soldo.’ Molly prese la carta.

‘A quest’ora?’ Era l’una di notte.

‘Alcuni dei ragazzini di strada non mettono la testa sul cuscino fino all’alba, è troppo pericoloso per loro.’ Era andata via solo da pochi minuti e presumibilmente aveva trovato quasi immediatamente un messaggero.

‘Tutto a posto,’ disse, tornando dentro e togliendosi il mantello. ‘Non possiamo fare niente di più per lui al momento. Daniel, hai bisogno di dormire, devi lavorare domani mattina.’ Suo fratello andò via senza obiezioni. Chiaramente era Molly che gestiva questo piccolo nucleo familiare. 

Quando si fu steso su una coperta in un angolo della stanza, Molly si sedette accanto a me sull’altro letto. ‘Dimmi, Alice, scusami … Allegra, perchè sembri una pecorella smarrita, perchè i tuoi occhi sono così tristi. Il tuo dolore ha radici più profonde della preoccupazione per il capitano Osborne, non è vero?’