Capitolo venticinque
La mia schiena pulsava. Strinsi i denti e mi girai su un fianco. Le percosse di Martin erano state violente. Aveva scelto il suo strumento con cura: una cintura che sembrava morbida al tatto ma che si attaccava alla mia pelle ad ogni colpo. Feci scivolare le gambe sul tappetino sul pavimento e riuscii a tirarmi su senza che la mia schiena sfiorasse il materasso. Fui cauta nel vestirmi e indossai il corpetto per la prima volta dopo essere stata picchiata.
La mattina dopo la punizione Emily aveva raccolto la mia camicia da notte insanguinata dal pavimento esclamando a gran voce: ‘Oh signora Clarke! Questo è troppo!’
‘Per favore non angosciarti Emily.’
Scosse la testa. ‘Vado a prendere un po’ di pomata per le ferite.’ Bagnò e curò la mia pelle lacerata, scusandosi ogni volta che mi sentiva sussultare.
Questa mattina mi guardava e sembrava volermi dire qualcosa mentre faceva il letto e mi aiutava a sistemare i capelli. ‘Dimmi cosa stai pensando, Emily.’
‘Stavo pensando che lei dovrebbe raccontarlo alla vecchia signora, se non vuole che lo faccia io. Lei potrebbe farlo smettere.’
Si riferiva alla zia. Ci pensai. La zia sarebbe stata senza dubbio d’accordo con Martin sul fatto che una moglie che era scomparsa per cinque ore nel bel mezzo della notte e rifiutava di dire esattamente dove era stata doveva essere messa in riga. Ma a parte quella volta in Francia in cui ero scappata, non aveva mai preso un bastone per colpire le mie palme o i miei polpacci. Mi aveva tenuta chiusa a chiave nella mia stanza privandomi della cena, questo sì. Mi aveva fatto copiare centinaia di versi delle Scritture fino a che non mi pulsavano le dita, anche questo. Ma non mi aveva picchiata.
Qualcuno bussò alla porta. Sentii Emily aprire. Venne al piano di sopra a portarmi un messaggio. ‘Un ragazzo ha portato questo per voi, signora.’
Molly aveva scritto: ‘Il capitano Osborne sta bene. Oggi pomeriggio si è seduto e ha bevuto del brodo di carne. Ha avvertito suo fratello e loro verranno a prenderlo per portarlo a casa quando sarà in condizione di muoversi.’
Provai una fitta di gelosia verso Molly che poteva prestare assistenza a John. Perchè non potevo essere io a stare seduta al suo fianco? E quando si sarebbe trasferito a Dorset Square Caroline avrebbe assunto il ruolo di infermiera. Non avrebbe ritenuto opportuno consentire ad una semplice conoscente come me di fare visita a suo cognato mentre era ancora a letto malato. Sarebbero passate intere settimane prima che avremmo potuto avere di nuovo la possibilità di restare insieme da soli.
Mi inginocchiai per inserire il messaggio nella griglia del camino – era troppo pericoloso lasciarlo in giro perchè Martin avrebbe potuto trovarlo – e feci una smorfia di dolore nel muovere i muscoli della schiena. Le percosse erano diventate sempre più forti; uno di questi giorni Martin mi avrebbe uccisa. Forse la zia era la persona migliore a cui potessi ricorrere. Recuperai il mio mantello e riuscii a scendere le scale. Camminare su una superficie piana rappresentava un’enorme sfida per me. Sarei riuscita a raggiungere la casa della zia a Wimpole Street ma non sapevo affatto cosa le avrei detto quando sarei arrivata lì. Trovai la mia camicia insanguinata in una cesta vicino ai gradini del seminterrato, messa lì in attesa che Emily la portasse in lavanderia. Presi la cesta da cui tolsi gli altri indumenti. Forse sarebbe stata più eloquente di me.
Camminai senza fretta. Per una volta sembrava che non ci fosse nessuno da cui dovessi guardarmi. La donna italiana era ormai certamente sulla strada del ritorno in Italia con il denaro.
Avrei potuto incontrare Ada nella sua carrozza durante il percorso. No, no, per amor del cielo! Cosa avrei mai detto alla mia sorellastra se mi avesse chiesto cos’era quell’indumento che avevo nella cesta? Mi sarei vergognata di raccontarle ciò che mi aveva fatto Martin. Ada si sarebbe sicuramente chiesta che tipo di donna potesse generare un simile odio in un marito. In verità a volte me lo chiedevo anch’io.
I passanti mi guardavano; ero vestita in modo dignitoso ma portavo, stringendola, una cesta della lavanderia. Dovevo essere uno spettacolo piuttosto strano. Ero ormai davanti alla casa dove alloggiava la zia: bianca, rispettabile. Suonai il campanello. La cameriera mi condusse su per le scale e mi pregò di aspettare sul pianerottolo mentre controllava se la signora Chisholm era in casa.
Mi colpì il fatto di non essere trattata affatto come una persona di famiglia. Di solito non si lasciano aspettare i propri cari sul pianerottolo mentre si decide se è o meno il caso di riceverli. Se fosse stato Martin a far visita, la ragazza lo avrebbe condotto immediatamente dentro? Ne ero quasi certa.
La cameriera riapparve. ‘Può entrare, signora Clarke.’
Aprii la porta e la vidi seduta accanto al camino, con la Bibbia aperta sulle ginocchia, la postura rigida come se fosse tenuta su da bulloni di ferro. ‘Alice! Che sorpresa!’
Non sembrava si trattasse di una sorpresa piacevole.
‘Preferirei che tu usassi il mio vero nome.’
Posò la Bibbia sul tavolino basso accanto a lei. ‘E quale sarebbe, scusa, il tuo vero nome?’
‘Allegra.’ Osservai la sua reazione. Era solo la mia immaginazione, o le sue pupille dietro gli occhiali da lettura si contrassero per un istante? ‘Il nome che mi è stato attribuito al mio battesimo nella chiesa di St. Giles. Clara Allegra.’
‘Martin mi ha mandato a dire che hai esagerato. Mi ha detto che una notte non sei rientrata a casa, che hai fatto visita a delle persone che lavorano nel teatro nel West End. Senza essere accompagnata. Hai rifiutato di dirgli chi è questa gente.’ Non sarebbe potuta apparire più sprezzante se fossi scesa nell’Ade e avessi pranzato con Belzebù.
Tirai la camicia da notte fuori dalla cesta rovesciandola sul tappeto persiano. ‘Ha trovato un modo per farmi calmare. Guarda le macchie di sangue, zia. Guarda come mi tratta.’
Mi fissò. Questa volta credo che fosse scioccata, nonostante fosse esperta nel nascondere le emozioni. ‘Non starai sostenendo che Martin sia stato responsabile di questo?’ Diede un calcio alla camicia da notte con i suoi stivali e prese di nuovo la sua Bibbia, come se questa dovesse suggerirle una risposta.
‘È stata la sua punizione per una mia uscita, una visita al capezzale di un ammalato, posso chiarirti. Solo oggi sono stata in grado di camminare per venire da te a portarti le prove.’
Scosse la testa. ‘Diventa sempre più nervoso. I suoi problemi di respirazione lo rendono iritabile. Parlerò con lui. Non deve accadere.’ La mia zia normalmente contenuta stava farfugliando. Vedere quella camicia da notte in fondo l’aveva scossa.
Mi avvicinai a lei un po’di più. ‘Sapevi che era fatto così quando me lo hai fatto sposare, non è vero?’
Continuò a fissare la Bibbia.
‘Giura su quelle parole sante che non avevi idea che Martin fosse pericoloso. Giurami che pensavi che fosse un uomo come tutti gli altri, che avrebbe amato sua moglie, che avrebbe adorato il suo corpo come è riportato nel Cantico dei Cantici.’ Non disse nulla. ‘Io invece lo sapevo.’ Aggiunsi. Mi inginocchiai davanti a lei, facendo delle smorfie di dolore poichè muovendomi mi facevano male le ferite. ‘Mi hai nascosto molte cose, zia. E la vera natura di mio marito ne è solo una.’
Alzò gli occhi e aggrottò la fronte. ‘Che vuoi dire?’ Ma nella sua voce non riconoscevo la solita fermezza.
‘Mi hai tenuta nascosta la mia origine. Ora però so tutto.’
‘Cosa sai?’ Il suo volto era pallido. ‘Che cosa è questa storia, Alice?’
‘Io sono Allegra. Mio padre era Lord Byron, e mia madre Claire Clairmont. So che mio padre mi aveva messa nel convento in Italia. Tu mi hai presa da lì durante un’epidemia di tifo e hai fatto in modo che credessero che io fossi morta.’
Scoppiò a ridere. ‘È ridicolo. Perchè mai tuo padre dovrebbe essere Lord Byron? Hai lavorato di fantasia, Alice.’
‘Sua figlia, la contessa di Lovelace, sembra credere alla mia fantasia come la definisci tu. È stata lei a dirmi tutto questo.’
‘L’hai incontrata? Sembrò colpita, ma solo per poco. ‘Be’, anche lei si illude. Pensa, quando Allegra è morta, non ne hanno seppellito il corpo? Credi che abbiano interrato una bara vuota?’
‘Se questo era il tuo unico ostacolo non era impossibile da risolvere. I bambini muoiono ovunque. Forse hai comprato il corpo di una bambina. Forse l’hai rubato.’
Aprì la bocca ma non parlò.
‘Ricordi la storia di Burke e Hare che mi hai raccontato quando vivevamo ad Edinburgo? Ricordi come hanno disseppellito i corpi dal cimitero? Forse hai fatto qualcosa di simile.’
Scosse la testa. ‘Che stai dicendo, che ho molestato i morti?’ Sulle sue guance comparvero delle macchioline rosse e la sua bocca tremava. L’indignazione sembrava autentica. ‘Come osi insinuare una cosa del genere?’
La ignorai. ‘Mi hai riportata in Gran Bretagna e mi hai fatta passare per una tua parente, Dio sa perchè. Si potrebbe pensare che tu volessi calore umano, ma questo calore io non l’ho mai avuto da te. Hai trascorso la maggior parte della mia infanzia cercando di rendermi infelice.’
Fece un cenno con la mano per smentire. ‘Molte persone sostengono di aver avuto un’infanzia infelice. Non sempre ricordano bene. Tu hai avuto un letto caldo, un sacco di cibo e bei vestiti. Ti ho guidata con la stessa fermezza di qualsiasi genitore autorevole.’
‘Neghi di avermi rubata ai miei amorevoli genitori?’
‘Non ti ho rubata. Ti ho salvata.’
‘Quanto amore mi hai dimostrato?’ le rinfacciai.
‘Le persone che badavano a te prima di metterti in convento ti hanno dato poco amore vero. Non potevano occuparsi di te. Vidi una bambina che potevo salvare.’
‘Salvare? E per cosa poi? Per farla sposare con un mostro?’
‘Martin non è un mostro.’ Tuttavia non riusciva a guardarmi negli occhi. ‘Ti ha dato una casa, una vita comoda. Le donne con un passato come il tuo fanno una brutta fine. Non hai visto quelle creature truccate in modo appariscente agli angoli delle strade, Alice?’
Pronunciò le parole con tale freddezza da farmi venire i brividi. Una bastarda, che viveva fuori dai limiti della legittimità e della decenza. Immeritevole di essere amata. Come potevo essermi illusa e aver creduto che John Osborne potesse amare una come me? ‘Quindi stai dicendo che lo hai fatto per salvarmi da una fine terribile? Ma come fai a essere sicura che la mia sorte sarebbe stata così terribile?’
‘È mai venuto qualcuno a trovarti quando eri in convento, Alice?’
Un ricordo improvviso mi inondò di tristezza. Avevo cinque anni, scrivevo una lettera con grande attenzione e vi disegnavo le calendule del giardino del convento. Sigillai la lettera e la diedi a suor Perpetua, pregandola di inviarla ai miei genitori, perchè ero convinta che dovessero essere ancora in vita. Suor Perpetua mi aveva dato un bacio sulla fronte e mi aveva distratta portandomi a vedere il gatto del convento e i suoi micetti.
Questa donna di fronte a me mi aveva sottratta a suor Perpetua che mi aveva amata.
‘Anche altre persone mi amavano. Le suore nel convento. Tu mi hai rubata a loro. Mi hai presa con te ma non mi hai amata. Questo è imperdonabile.’
Cominciò a tremare quando le lanciai l’accusa.
‘Cosa mi puoi raccontare dei miei genitori naturali?’
‘Non molto. Tua madre è morta quando sei nata. Credo che tuo padre fosse già morto prima di allora. Chiunque fosse, era sicuramente più rispettabile di Lord Byron, puoi rallegrarti di questa notizia. Byron viveva nel vizio.’
‘Quindi entrambi i miei genitori sono morti, quanto è utile questo per te, se è vero!’
‘Certo che è vero.’
‘Cosa eri venuta a fare in Italia?’ Cambiai discorso. ‘E come sei venuta a sapere di me?’
‘Mio marito una volta mi ha portata nel continente. In Svizzera e in Romagna. Siamo stati anche ad una cena a cui ha preso parte Lord Byron.’
La mia mascella stava per cadere sul tappeto persiano. ‘Di cosa avete parlato?’
‘Oh, non ho parlato molto con lui.’ Sorrise. ‘Di cosa avrei potuto parlare con uno come lui?’ La sua espressione era più dolce ora. ‘Ma lo ascoltai.’
‘Sembri …’ Non sapevo come esprimere ciò che stavo pensando adesso.
‘Continua, come sembro?’
‘Quando hai parlato di Lord Byron poco fa non sei stata affatto lusinghiera. E tuttavia non sembra che tu abbia trovato sgradevole la sua compagnia.’
‘Sgradevole?’ Si strinse nelle spalle. ‘Come si potrebbe?’
‘Lo hai descritto come il Signore delle mosche.’
‘Sapeva come esercitare il suo fascino, gli uomini come lui sanno sempre farlo.’ L’espressione dolce restò sul suo viso per alcuni secondi. Si alzò. ‘Va’ ora, mi stai tormentando. Vai a casa e pensa a ciò che hai: sei una persona rispettabile, hai una casa, sei sana. Pensa come avresti potuto essere, Alice.’
Mi alzai, stringendo i denti perchè la mia schiena protestava. ‘Mio padre deve aver pianto per la mia morte, anche mia madre.’
‘Come ti ho detto, stai attenta a chi consideri tuo padre e tua madre.’ Mi guardò dritto negli occhi.
‘Fai sempre queste insinuazioni ma non parli mai chiaramente.’
‘C’era più di un poeta in Italia con Claire Clairmont quell’anno. E lei non era l’unica donna della zona che apriva la porta della sua stanza da letto a chiunque vi bussasse.’
Mi ricordai di ciò che Ada mi aveva detto su Maria Prodi e sulle sue affermazioni. La zia mi stava guardando. Aveva colto una debolezza in me?
‘Stai attenta a ciò che scoprirai, Alice.’ Pronunciò il nome con enfasi. ‘Affermare di essere la figlia di un poeta può portare delle conseguenze che non immagini. Sii grata a quei genitori che sono morti in modo sicuro e rispettabile, se pur sconosciuti al mondo letterario di cui desideri far parte.’
Presi la mia camicia da notte. ‘La porterò con me. La farò lavare in una locanda. Emily mi farà avere il resto dei miei abiti.’
‘Dove vuoi andare?’ Sembrava poco interessata.
‘A cercare mia madre. Forse è a Dresda, lavora lì come governante in una famiglia.’
‘Te l’ho detto, non è tua madre.’
Ma questo non era quello che credeva Ada. Sembrava più che sicura che io fossi la sua sorellastra.
‘E come farai a pagare per questo viaggio?’ Aprì le labbra e fece quel ghigno così familiare.
‘Venderò i miei vestiti, se sarà necessario. E se avrò bisogno di soldi troverò un lavoro come governante io stessa. O come sarta.’ Forse Molly sarebbe riuscita a trovarmi un lavoro presso la sua costumista.
Si morse il labbro. ‘Te lo dico chiaramente, Alice, il tuo è un piano marcio.’ Pronunciò il mio vecchio nome con un’enfasi ancora maggiore. ‘Quando avrai lasciato Martin, non potrai più avere l’aiuto delle persone rispettabili. Nessuno ti prenderà come governante per le proprie figlie. Ti ritroverai di nuovo in una scuola come quella vicino Peebles. Aspetta un po’.’
‘Perchè dovrei aspettare? Aspettare cosa? Altre bugie? Altre crudeltà di Martin?’
‘Aspetta che il gas funzioni, aspetta che le case siano completate e che i nuovi proprietari ne prendano possesso. Aspetta fino a quando Martin avrà pagato i nuovi creditori.’
Lui non mi aveva mai parlato di creditori. Forse la zia si era resa conto di aver rivelato informazioni destinate a rimanere segrete, il dubbio le balenò sul viso. Ma era brava a riprendere i ragionamenti.
‘Ti guarderà con occhio più indulgente se aspetterai fino a quando sarà finito il progetto,’ continuò. ‘Forse ti sarà possibile lasciare il suo tetto senza scandali.’ Nel frattempo seguiva col dito le parole dorate sulla rilegatura di cuoio della Bibbia. ‘Potremmo dire che hai una malattia che richiede che tu vada via di casa. Se invece te ne vai adesso, non dormirà finchè non avrà infangato il tuo nome in ogni salotto di Londra. Non potrai ritornare mai più.’
Pensai a John Osborne nelle stanze di Molly lungo Shaftesbury Avenue. Come potevo lasciare Londra ora che lui era ancora così debole? ‘Resterò.’ Aprii la porta del salotto. ‘Ma non per il motivo che pensi tu.’ Sapere che avevo questo amore segreto mi dava un tale piacere selvaggio ... ‘Di’ a tuo nipote di smettere di picchiarmi con la cintura. Sarebbe imbarazzante per lui se dovessi andare dai Curtis o dagli Osborne a lamentarmi dei maltrattamenti. Gli investitori non amano gli scandali. E mentre resterò con Martin cercherò di capire dove si trova mia madre.’
Guardai questa donna che avevo chiamato zia per tanto tempo con un atteggiamento di sfida. Nessuna meraviglia per il fatto che non l’avevo mai amata. Non era una mia vera parente.
‘Ti dirò tutto quello che so sulle tue origini quando gli affari di Martin a Londra saranno conclusi.’ Aprì la Bibbia. ‘Adesso lasciami sola.’
Sbattei la porta volontariamente mentre uscivo.