Capitolo ventisei

 

Andai, naturalmente, a casa di Molly, che per me era come un altare per i devoti. La trovai fuori la porta di casa, in abiti da lavoro. ‘Sei stata fortunata a trovarmi, ho fatto un salto qui per controllare il paziente. La vecchia mi rivuole però al piano di sotto, abbiamo una commissione per una nuova commedia e dobbiamo realizzare una dozzina di costumi. A stento riusciamo a trovare il tempo di mangiare e bere e dobbiamo poi subito riprendere a cucire.’

‘Mi occuperò io di lui.’ Presi la chiave. ‘Scusami se te lo chiedo, ma hai bisogno di soldi per qualcosa, Molly?’

‘Il capitano ha dei soldi con sè.’ Fece una pausa. ‘Suo fratello è venuto già a fargli visita e ci ha dato il denaro necessario per il cibo e il carbone per il fuoco. Lo riporteranno a casa con loro domani.’

Un altro giorno.

Mi guardò. ‘Non ho detto nulla della tua visita.’

Quanto era discreta Molly.

‘E c’è dell’altro.’ Abbassò la voce. ‘Mi sono giunte notizie dall’Irlanda. Mia madre dice che il padrone di casa sta morendo.’ I suoi occhi rivelavano la tempesta di emozioni che provava. ‘Amy, la mia … amica, avrà bisogno di me. Non so quanto tempo resisterò a starle lontano.’

‘E lo scandalo?’

Sospirò. ‘Chissà…’

Tornò giù al negozio ed io entrai. John giaceva ancora sul divano, ma si era tenuto su con i cuscini ed era sveglio. Il mio cuore batteva. Chiusi la porta. ‘Buon giorno a voi, capitano Osborne.’

Girò la testa e lasciò cadere le palpebre sugli occhi con quel movimento familiare e languido. ‘Buon giorno a voi, signora Clarke.’

Pensai di dirgli di Allegra, della mia vera identità, ma decisi che l’avrei fatto un altro giorno. ‘Come stai?’ Parlavamo come se fossimo stati conoscenti che si erano incrociati a Rotten Row.

Sorrise. ‘Ancora debole come un gattino ma più forte dell’ultima volta che ci siamo incontrati, grazie a te e ai tuoi amici.’

Sul pavimento accanto a lui c’erano una bacinella d’acqua e un panno. ‘Come vedi, stavo cercando di rendermi presentabile stamattina. Molly mi ha portato un rasoio. Sono riuscito a radermi, ma temo che lo sforzo mi abbia piuttosto stancato. Non sono adatto alla compagnia raffinata. Dio solo sa cosa farà di me Caroline.’

‘L’ultima volta che ci siamo incontrati a Dorset Square non è stato in circostanze del tutto raffinate.’ Feci riferimento a quell’occasione per mostrargli che non mi ero vergognata un secondo di quello che era accaduto tra di noi. ‘Ma è stato piacevole, molto.’

Le sue palpebre si abbassarono di nuovo. ‘Anch’io ho apprezzato l’incontro, signora Clarke, e sono stato più che dispiaciuto per la brusca interruzione.’ Si tirò un po’ più su per stare seduto meglio. ‘In realtà non c’è stato un giorno, quando ero in mare, che non mi sia soffermato sui dettagli.’

Il calore inondava ogni centimetro di me. Mi chinai verso la bacinella. ‘Ora ti lavo.’ La mia voce tremava leggermente.

Non disse nulla. Gli slacciai la camicia e la tirai sulla sua testa per togliergliela. Il lenzuolo lo copriva dalla vita in giù. La pelle che avevo scoperto era calda, ma non bollente, ed era ancora abbronzata dal sole. Immersi il panno nella bacinella e lo strizzai, ricordandomi di quella volta che aveva utilizzato la spugna per rimuovere il sangue dal mio vestito. Mi guardò per tutto il tempo, senza dire una parola, ma dicendomi tutto ciò che avevo bisogno di sapere.

Avevo finito con il torace. La mia mano si mosse in direzione delle lenzuola. La sua la fermò. ‘Alice, Non sto … bene, tu sai quanto sono stato male.’

Misi il dito sulle sue labbra e tolsi il lenzuolo. Sotto non indossava nulla, la sua lunga camicia era stata l’unico indumento a lui necessario durante la malattia. Avevo assistito Martin in diverse occasioni e mi ero sforzata di non mostrare quanto fossi nauseata dagli odori che avvolgono un uomo costretto a stare a letto. Ma il corpo di John odorava di metallo rovente, di nient’altro, come se la febbre avesse bruciato tutti i cattivi odori, purificando i suoi tessuti. 

Il mio panno scese ancora più giù lungo il suo corpo. Versai dell’acqua fresca nella bacinella e non trascurai nessun centimetro della sua persona. Colsi l’espressione dei suoi occhi, era per metà divertito, per metà triste. Era ancora un uomo molto malato; non potevo, potevo?

Potevo. Le mie labbra seguirono il percorso tracciato dal panno umido. Sentii che si eccitava. Preoccupata di star approfittando della sua debolezza, sollevai la testa. ‘Penso che tu mi stia curando meglio di mille medici,’ sussurrò. ‘Continua, ti prego.’

‘Ti sto privando della forza di cui hai bisogno per recuperare energie.’

‘No.’ Mise la mano sulla mia testa e mi spinse di nuovo verso il basso. La mia lingua sondava e si muoveva con movimenti circolari, le mie labbra si schiudevano, lui emise un sospiro. Dopo un minuto mi tirò su. ‘Completiamo le cose, Alice, mia cara, amore mio, prima che tu mi faccia impazzire. Tu sei mia, non è vero?’

‘Completamente.’

‘E tuo marito …?’

‘Ah lui non rappresenta nulla per me.’ Fui tentata di nuovo di spiegargli tutto quello che mi era accaduto, di parlargli della scoperta della mia vera identità, ma avevo al momento esigenze più urgenti.

Con una mano sollevò le mie gonne, con l’altra mi esplorava. Il mio corpo pulsava nell’attesa, come se qualcuno mi avesse versato un barattolo di melassa calda sulle cosce. Anche le fitte delle mie ferite sembravano più leggere.

Qualcuno risaliva le scale con passo pesante. Tirai giù le gonne e John si ricoprì velocemente con le lenzuola.

‘Sei qui!’ Daniel era fermo sulla porta. ‘Sono tornato più presto dal porto, non c’è molto lavoro oggi. Pensavo di poter stare con il capitano. Gli invalidi conducono una vita tranquilla.’

‘È vero.’ John Osborne chiuse gli occhi e sospirò. ‘Daniel, c’è del denaro nella mia borsa sul tavolo. Mi compreresti un quotidiano? Sono disperatamente in attesa di avere notizie del mio equipaggio. Alcuni di loro potrebbero essere sopravvissuti.’

‘Certo.’ Il ragazzo prese le monete, fischiettando.

‘Temo che dovrai attraversare uno o due isolati per trovarne uno. Compra anche un mazzolino di fiori o una torta per tua sorella. E quella pipa che continui a cercare di fumare ha bisogno di tabacco fresco.’

‘Ci impiegherò solo dieci minuti, capitano.’ E uscì.

Mi sentii in colpa solo per un attimo prima di sprofondare di nuovo nel divano, le mani impazienti di liberarsi di lenzuola, camicie e ogni altro impedimento.

‘Solo dieci minuti,’ John Osborne si lamentò. ‘Accidenti alle gambe veloci di quel ragazzo. Forse è meglio così, aspettare più a lungo probabilmente mi farebbe morire.’ Passò una mano sulla mia schiena e i suoi occhi si spalancarono, sia per la smorfia sul mio volto che per i segni delle ferite che aveva avvertito sotto le dita. ‘Che diavolo è mai questo?’ Mi spostò spingendomi in modo da potermi guardare più da vicino. ‘Chi ti ha fatto questo?’ Le sue parole erano fredde come l’acciaio. Distolsi lo sguardo. ‘Quel mostro di tuo marito.’ Si mise a sedere. ‘Spero di riuscire a non ucciderlo.’

Lo spinsi di nuovo giù. ‘Non sprechiamo i nostri minuti preziosi parlando di Martin.’