Capitolo trentadue

 

La mattina andai a trovare John Osborne. Non gli facevo visita a casa di suo fratello da quando era tornato e gli avevo anche proibito di venirmi a trovare a casa di mia zia finchè Martin fosse rimasto senza sepoltura e la zia fosse stata sul suo letto di morte. Rimasi fuori casa e pensai a quanto tempo era passato da quando Caroline era rientrata prima del previsto e per poco non aveva trovato me e John insieme nella camera degli ospiti. John stesso era come un filo dorato che collegava il mio passato e il mio presente.

‘Alice.’ Sentire Caroline che pronunciava il mio vecchio nome mi fece trasalire. Avevo quasi dimenticato di essere Alice. ‘Come sei pallida, mia cara.’ Caroline circondò la mia vita con un braccio e mi portò in salotto. Il suo volto era aperto e gentile come sempre ma percepivo delle riserve nel suo modo di trattarmi. Forse era reticente di fronte ad una donna che era da poco diventata vedova, ma sentivo che si trattava di più di questo. ‘Temo che non troverai gli uomini a casa.’ Mi lanciò una rapida occhiata quasi per valutare la mia reazione a questa notizia.

‘Davvero?’ Sperai che la mia faccia non tradisse la mia delusione.

‘Sono andati a vedere la nuova nave di John, la Victoria, che si dice sia quasi pronta per il viaggio.’ Si chinò in avanti. ‘A dirti la verità, penso che sia un bene che John torni presto in mare.’

‘Perchè?’

‘Sembra più tranquillo dopo il suo incidente. Eppure a volte ride e fischia come un uomo posseduto. Ora che ha recuperato la sua salute, cosa può fare di utile a terra?’ Si piegò in avanti. ‘A volte mi chiedo se non abbia qualche donna di cui è innamorato in qualche porto lontano e che desideri ardentemente. Non sarebbe romantico?’ Il suo sguardo su di me era penetrante.

‘Molto.’ Come avrei desiderato dirle che ero io la donna che lui amava e desiderava ardentemente. Ma ero davvero io? Il mare era la sua prima amante. Come potevo essere sicura che io non ero che una sostituta, solo una distrazione quando sbarcava?

‘Quali sono i tuoi progetti ora, Alice? Intendo dire, cosa farai adesso che il funerale è stato fatto e quando tua zia si riprenderà?’

‘La zia non guarirà mai. I medici hanno detto che è questione di giorni, al massimo una settimana e poi la morte la reclamerà.’

‘Mi dispiace. È la tua unica parente, vero?’

Come spiegarle che avevo conosciuto Ada, e che mia madre era in vita? Chinai il capo, quasi a confermare che Caroline aveva ragione.

‘Quindi cosa farai, mia cara?’

‘Pensavo di fare la governante o di insegnare in un’Accademia per giovinette.’ Poteva aver ragione. John poteva non avere intenzioni serie verso di me. Dovevo pensare ad un futuro da sola.

‘Oh cara!’ Le sue sopracciglia sembrarono quasi volare sulla sommità della testa.

‘Penso che mi piacerebbe la vita di un’insegnante. Ho insegnato un po’ prima del mio matrimonio, sai.’

Scosse la testa. ‘Ora sei abituata a gestire la tua casa, sarebbe un triste cambiamento per te diventare una dipendente.’

Ma non erano anche le mogli delle dipendenti? Come poteva, lavorare per qualcun altro, essere peggio che vivere con Martin? ‘O potrei provare a scrivere per vivere.’ Avrei scritto un racconto sull’incendio che per metà mi aveva terrorizzato e per metà mi era piaciuto.

‘Scrivere? Letteratura astratta e ideologica, intendi?’

‘Romanzi realistici.’

‘Le donne riescono a trovare degli editori?’ Sospirò. ‘Sembra tutto così difficile. Forse … ma non devo lasciarmi trascinare dalla mia immaginazione.’

‘Prego?’

‘Forse ti risposerai, Alice.’ Sorrise. ‘Mi perdonerai per aver detto questo in un momento simile, ma sei bella, mia cara. Ed anche così ricca di talento. Chissà quali opportunità ti si presenteranno…?’

Non riuscii a rispondere.

‘E, forse non dovrei dirtelo, ma lo farò.’ Mi si avvicinò. ‘Siamo molto spiacenti per il povero signor Clarke, ma Marion ed io abbiamo sempre pensato che non ti trattasse bene.’

Lasciai cadere la mia testa di nuovo.

‘Tu meriti di essere felice. Dopo un adeguato periodo di lutto, naturalmente. Fra un anno o due potresti giustamente risposarti.’

Me ne andai. Caroline fu sorpresa del fatto che intendevo tornare a piedi all’appartamento della zia. Disse che le vedove non dovevano farsi vedere in luoghi pubblici così presto dopo un lutto. Secondo lei sarei dovuta stare nel salotto della zia con le tende mezze chiuse per un anno, ricevendo visite solo femminili. Essere sepolta viva nella bara di Martin sarebbe stato forse meno soffocante…

Sulla strada del ritorno feci una piccola deviazione per comprare provviste a Marylebone High Street. Risalii a fatica le scale che portavano alla stanza della zia, ricordandomi della promessa che avevo fatto nella brughiera del Middlesex. Non avrei lasciato che l’oscurità prendesse il sopravvento. Non avrei voluto non aver mai incontrato il greco che mi aveva dato il pacchetto o non aver incontrato Ada. La mia vita precedente era stata avvolta da colori grigi e tenui, le tonalità della mia vita attuale erano il bianco e il nero. Proprio ora il nero sembrava particolarmente dominante. Non avevo nulla che mi riportasse ai miei genitori naturali, ora che il pacchetto del greco era stato distrutto dal fuoco. E mia madre era scomparsa di nuovo, proprio quando credevo di averla trovata.

Quanto allo stesso John, non osavo riporre troppe speranze in lui. Se solo avesse potuto portarmi via sulla sua nuova nave! Forse, però, Caroline aveva ragione; magari una donna in qualche porto stava contando i giorni che mancavano al suo ritorno. Se anche lei avesse avuto ragione e John fosse scomparso, lasciandomi sola, promisi a me stessa che non sarei stata sopraffatta dal dolore. ‘Ricordati dei viaggiatori per la strada,’ mi dissi. ‘Con i loro vestiti strappati e i piedi nudi. Come osi provare pietà per te stessa quando gli altri soffrono così tanto…’

Mi sarei buttata sul divano e avrei dormito per qualche ora. Il riposo mi avrebbe ritemprata. Dovevo essere forte per mia zia che aveva bisogno di me.

Provai a girare la chiave nella serratura, ma la porta dell’appartamento era già aperta. La spinsi. Per un attimo non capii. Quando riuscii a realizzare ciò che vedevo, rimasi senza fiato.