Una parete tutta d’oro

[...]

Aprì gli occhi e si guardò attorno. “Da quanto tempo sono qui dentro?” si disse. “Devo essermi addormentato.”

Era seduto su uno sgabello di legno, con la schiena contro la parete di un gabinetto pubblico dove non era mai stato prima.

Rimase per un po’ in ascolto. “Non possono non essersene accorti!” si disse. “Il muro è vecchio, polveroso e pieno di crepe e il pennello ha fatto rumore, anche se ho cercato di stare attento...”

Per sicurezza spostò lo sgabello, ci salì sopra coi piedi aggrappandosi alla sommità della porta, che era tagliata un po’ più in basso del soffitto. Si tirò su con le braccia, facendo sporgere lentamente la testa: non c’era nessuno in corridoio e la vecchia custode stava dormendo della grossa nella sua guardiola. Allora ritirò la testa, ma un istante dopo la spinse di nuovo molto in fuori per riuscire a vedere oltre l’angolo del corridoio. “Non c’è dubbio... sono proprio riuscito a far perdere le mie tracce!” pensò.

Scese piano, posando i piedi sullo sgabello, si avvicinò alla parete dipinta, dietro l’avvallamento della turca, e la sfiorò con la mano. Era ormai quasi asciutta. “Ho dormito davvero a lungo” si disse. “Oppure è questo muro che assorbe molto in fretta.” Infatti non era riuscito a far bastare la vernice, si era dovuto fermare un po’ prima della linea del soffitto, tracciando una piccola lunetta dorata.

Spostò lo sgabello e si sedette di nuovo. “Mi fermo ancora un momento” si disse. Ma, un istante dopo, un rumore d’acqua lo allarmò. “Ecco, lo sapevo, prima o poi doveva succedere: si stanno ritirando le terre!” Scosse la testa. “Adesso chissà quanto tempo dovrò aspettare qui dentro, prima che riemergano ancora!”

Doveva avere chiuso gli occhi di nuovo perché una luce intensa gli attraversò di colpo le palpebre.

“Una visita!” capì all’improvviso. “Questa volta non l’aspettavo proprio... Accidenti, neanche il tempo di prepararsi!”

Quando riaprì gli occhi vide, contro la parete dorata, l’immagine luminosa di una donna sottile girata di schiena, a braccia alzate contro le prime luci dell’alba.

«Ti riconosco!» le disse. «Sei la donna che contempla l’alba dipinta da Friedrich!»

Guardava la sua figura immobile contro il luminoso declinare delle colline, le sue minuscole orecchie rese trasparenti dalla luce.

«Perché non ti volti?» le chiese.

Ci fu un lungo silenzio. Poi, da una vibrazione sottile, lui capì che, dall’altra parte, la bocca della donna aveva sorriso.

«E come potrei?» rispose finalmente la sua voce.

«Avrei desiderato vedere il tuo viso» si giustificò lui.

Doveva venire una brezza leggera dai fianchi delle colline e i minuscoli orecchini della donna dovevano essere molto leggeri perché uno dei due si era mosso appena, impercettibilmente.

Capì che, dall’altra parte, la donna stava sorridendo di nuovo.

Allora ebbe un improvviso sospetto.

«Sei tu che mi segui?» le chiese.

La donna non rispose subito. I raggi metallici che spuntavano dalla sua crocchia erano assolutamente immobili contro gli strati luminosi dell’alba.

«Io non posso seguirti» sussurrò infine. «Posso solo precederti.»

Un istante dopo scomparve.

Lui rimase a fissare a lungo la parete dorata, poi si preparò a uscire. Mentre stava per aprire la porta si ricordò di nuovo delle acque. “Conviene controllare prima dall’alto...” si disse, spingendo di nuovo lo sgabello contro la porta. Ci salì sopra, si aggrappò, si tirò su a forza di braccia e spuntò fuori con la testa: il corridoio era perfettamente asciutto e deserto, non veniva da quella parte alcun rumore.

“Che strano...” pensava “si vede che le acque si sono ritirate di nuovo!”

Poco dopo, mentre camminava lungo il corridoio, non gli sembrava vero che i suoi piedi si muovessero tanto leggeri sulla linea del pavimento, senza affondare.

Passò di fronte alla guardiola della custode, che dormiva a bocca aperta su una vecchia poltrona sfondata.

Ma, nell’attimo stesso in cui l’oltrepassava, si accorse che uno dei suoi vecchi piedi, seminascosto dal bordo del grembiule, vibrava furiosamente all’interno di una grande ciabatta scalcagnata.