Lo specchio e le fiamme

C’era un profondo silenzio in tutto l’edificio. Lei chiuse il quaderno di carta di riso, si passò le dita sugli occhi, che bruciavano un po’. Rimase immobile a lungo. Poi si alzò dalla sedia e la sua testa uscì dal piccolo cerchio di luce della lampada. Teneva il quaderno all’altezza del fianco, mentre usciva dalla guardiola e imboccava il corridoio.

Accese una sola luce. Cominciò a camminare avanti e indietro. Non si sentiva neppure il rumore della patina d’acqua che vibrava nelle conchiglie degli orinatoi. Nella penombra sembrava che, invece di scendere dall’alto, l’acqua al contrario salisse senza soluzione di continuità dal basso verso l’alto levandosi dalla polla che si allargava alla base di ogni conchiglia. Neppure la luce emetteva il minimo rumore mentre la corrente continuava a fuggire lungo le vie silenziose del nuovo impianto elettrico.

Girato l’angolo e oltrepassata di nuovo la guardiola, lei si fermò un istante, entrò in uno degli stanzini, si sporse a guardare nello scarico, appoggiandosi a una parete per un’improvvisa sensazione di vertigine: il fiocco di capelli era ancora lì, sembrava essersi allargato e disteso ancora di più, e adesso la schiuma d’acqua si era dissolta tutt’intorno.

Con una guancia contro il muro, lei rimase a guardarlo per un po’ prima di chinarsi. Allungò un braccio nello scarico e, a mano a mano che lo sollevava, il fiocco sembrava aumentare progressivamente di peso. Tenne per un po’ i capelli sul palmo della mano. Erano così lucidi che mandavano riflessi nello stanzino semibuio. Poi si mosse. Con un gesto improvviso li avvolse in una striscia di carta igienica ripiegata più volte, li fece cadere di nuovo nello scarico, fece scorrere l’acqua e pochi istanti dopo erano scomparsi.

Uscì dallo stanzino, camminò ancora a lungo nel corridoio. Quando ricominciò a vedere era di fronte alla linea di goccioline decrescenti di sperma, le stava già cancellando energicamente con un foglio di giornale bagnato e lo specchio lucido d’acqua brillava adesso nella penombra.

Si staccò per un istante, si girò verso l’affresco del bacio impresso sulla parete di fronte. “A quello penseranno gli imbianchini!” si disse.

Si accostò di nuovo al lavabo, cercando qualcosa nella tasca della gonna. Un istante dopo fece scattare un accendino e, mentre la piccola lingua di fuoco cominciava a lambire uno spigolo del quaderno di carta di riso, allargandosi rapidamente a raggiera, fissava il proprio volto nello specchio, immobile dietro il riflesso della fiamma.

Adesso l’intero quaderno aveva preso fuoco. Lei lo teneva con la punta di due dita, rigirandolo piano perché tutte le pagine si staccassero bene e bruciassero completamente, una per una. E intanto si meravigliava che lo specchio riflettesse nello stesso tempo il fuoco e l’acqua, che scorreva ancora gocciolando sulla sua superficie, e non si capiva se era il fuoco a scorrere sull’acqua o l’acqua sul fuoco.

Sollevò il quaderno ancora un po’ di più mentre si accartocciava, perché il calore del fuoco non macchiasse le pareti interne del lavabo.

Poi vide che le fiamme avevano invaso tutto lo specchio.