16.

La lama del rasoio sulla pelle tesa dalla leggera torsione del collo. Un tragitto buio e pieno di intuito. Il rumore setoso di ciò che viene lacerato, come di uno stelo reciso lungo il canale della linfa. Un rallentamento per preparare il cambio di inclinazione, prima dell’allungo fino allo zigomo. Poi qualcuno bussò.

Jean-Claude eliminò le ultime tracce di schiuma dal viso. Valutò il lavoro. Ne fu soddisfatto.

Uscì dal bagno e, aggirando i bagagli che lo attendevano ai piedi del letto, arrivò alla porta dove si chinò a raccogliere il foglio che qualcuno aveva infilato.

Lo lesse, andò al telefono e chiamò la reception.

– Monticelli – disse. – Annulli il mio volo e mi faccia portare in camera un caffè d’orzo, del pane di farro e una cartina dei dintorni della città.

In quel momento nella camera si azionò il riscaldamento guidato dal termostato. Jean-Claude appoggiò su una delle due camicie ripiegate la cravatta che aveva lasciato sul letto.

– No, non c’è fretta, grazie.