– Squadra mobile.
– Bramard, devo parlare con Arcadipane.
– Il commissario in questo momento è occupato.
– È urgente.
– Non vuole essere disturbato, può lasciar detto.
– Chi c’è lì? Buozzi? Pedrelli?
Esitazione
– Pedrelli.
– Passamelo.
Silenzio.
– Pronto?
– Pedrelli, sono Bramard, passami Arcadipane.
– Certo, commissario.
Cornetta appoggiata. Chiamata girata ad altro interno.
– Arcadipane.
– Sono Corso, puoi parlare?
– Un momento.
Mano premuta sul microfono. “Portameli dopo.” Passi, la porta che si apre, rumori d’ufficio, la porta si chiude.
– Allora, cazzo vuoi?
– Devi fare una cosa per me.
– Ma va’?
– Ho bisogno che mandi una persona al Cottolengo.
– Col cazzo! Quella suora mi ha fatto un culo così!
– Da quando hai paura delle suore?
– Suore una minchia! Quella ha chiamato la curia, che ha chiamato il questore, che ha chiamato me.
– Non si tratta della Pontremoli.
– Ah no? Vuoi fare volontariato?
– No, devi mandarci uno bravo.
– Ho giusto un sacco di gente in gamba qui seduta a far niente.
– Non ci vorrà molto.
– Cioè?
– Mezz’ora laggiù e forse un paio in ufficio, se è sveglio.
Porta che si apre. Mano sul microfono. “Sì, sì, dopo!” Porta che si chiude.
Pietra dell’accendino. Una lunga boccata.
– Ok, fammi ridere, dai, che oggi mi annoiavo.