Rio 2016: la mia gioia (e un po’ di show) sul traguardo della gara a squadre.
Con Luca Mazzone (più a sinistra) e Vittorio Podestà, l’uomo che mi ha fatto conoscere l’handbike. Qui cantiamo insieme l’inno dopo il successo ai Mondiali 2015.
Mentre spingo a tutta durante la cronometro dei Giochi paralimpici 2016 in Brasile: alla fine ho conquistato l’oro con soli due secondi e mezzo di vantaggio.
Il pianto sul podio di Rio dopo la vittoria nella crono: non sono lacrime di commozione, ma lo sfogo di tutta la tensione accumulata in una stagione dura.
Nell’autunno 2001, i primi assaggi con le protesi insieme al mio nuovo “ingegnere di macchina” Franco Ferri. Con lui il lavoro si è trasformato velocemente in una profonda amicizia.
Ritorno al volante (e che volante, complicatissimo…): i primi giri con la Bmw ad Adria nel 2003, sotto lo sguardo attento del mio amico Roberto “Cipo” Trevisan.
Il podio della prima vittoria, nel Mondiale turismo a Oschersleben nel 2005, dopo il mio ritorno alle gare. Andy Priaulx (a sinistra) e Jörg Muller (a destra) sono felici quanto me.
a denti stretti nel finale della Maratona di New York 2007, il mio esordio con la handbike.
sanguinante sul traguardo della Maratona di Padova del 2008, dopo un gran volo contro un muro con la Lupella (che infatti è tutta storta…).
Insieme a Mario Valentini: commissario tecnico della Nazionale di paraciclismo, figura quasi paterna e ottimo compagno di gioco a carte (quando non bara…).
Una sera d’inverno a ricominciare con il ciclomulino (con ancora qualche cotechino da smaltire dopo le feste) nel capannino che ho in giardino dove tengo tutte le bici e in cui elaboro tutte le mie “trovate” tecniche.
La prima medaglia non si scorda mai: lanciato verso l’oro, sull’amata pista di Brands Hatch, nella cronometro della Paralimpiade di Londra 2012.
Al Quirinale l’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, controlla con cura le medaglie che ho conquistato ai Giochi londinesi.
L’immagine simbolo dell’Olimpiade di Londra 2012: a distanza di tempo ricordo quei giorni bellissimi con una gioia e una dolcezza molto intense.
Ma quanto parlo sempre? Chissà qui cosa stavo spiegando, dopo aver terminato una prova effettuata alla vigilia dell’Ironman di Kona alle Hawaii nel 2014.
Il paesaggio lunare e il vento contrario, molto ben visibili in questa foto, hanno reso la frazione in bici dell’Ironman di quell’anno una specie di agonia.
L’arrivo sul traguardo a Kona dopo aver nuotato, pedalato e corso con la carrozzina: alla fine sono riuscito a rimanere sotto le 10 ore, come si legge sul display.
Con i miei compagni Bruno Spengler (a sinistra) e Timo Glock: si discute di questioni tecniche dopo una sessione di prove della 24 Ore di Spa 2015, che ha aperto la strada a una bella amicizia.
Un pit stop, durante la stessa corsa. Aver diviso l’abitacolo con due piloti normodotati e velocissimi mi ha regalato un’enorme soddisfazione.
Insieme a Simona Ercolani, ideatrice del programma tv Sfide che mi ha chiamato a condurre dal 2012. Ha avuto un bel coraggio…
Filippo, il mio amico del cuore, pesca il jolly in una sfida a carte immersi nel mare delle Maldive. Non è che posso sempre guidare o pedalare, no?
I pettorali con i numeri di alcune gare disputate con la handbike, appesi alla porta del capannino del giardino di casa.