Nota dell’editore
Una mattina di parecchi mesi fa arriva in casa editrice un piccolo pacco postale dall’India da parte di un’amica e collaboratrice della Fazi, Lucia Olivieri. Dentro, alcuni libri che Lucia aveva in lettura e un fascicoletto di fogli legati con un elastico. Aspettavo questo invio già da qualche tempo, da quando Lucia aveva iniziato a scrivermi alcune e-mail dall’India. In esse mi raccontava del suo viaggio e dell’India, dove aveva deciso di trascorrere un periodo sufficientemente lungo per avere la distanza necessaria a capire quanto aveva bisogno di capire. Ma, soprattutto, mi scriveva di un incontro che l’aveva toccata profondamente, istantaneamente, con un uomo italiano che si trovava a Poona di passaggio e che le aveva lasciato i suoi scritti.
Non so adesso se fosse per la curiosità ispiratami dalla capacità di Lucia di trasmettermi l’entusiasmo e la passione suscitati da quell’incontro o piuttosto perché ne volevo sapere di più di quell’uomo scappato dall’Italia insieme a molte domande dal quale la mia amica era tanto affascinata: di fatto accettai volentieri di leggere alcune pagine di lui. Da quel momento, Lucia ha continuato a farmi avere altre pagine, lettere, prose, poesie di Tommaso Orsini fin quando non ho avuto abbastanza materiale per pensare di farne un libro.
Insieme alla redazione abbiamo discusso a lungo sulla forma in cui le lettere e le poesie di Tommaso Orsini dovessero essere ordinate. Alla fine siamo stati concordi soltanto sul fatto che l’opera meritasse di essere comunque pubblicata. Così ho ritenuto giusto mantenere la struttura “sporca” e forse involontaria di prosimetro che, presumo, doveva essere quella originaria.
Ho cercato, tramite Lucia, di contattare l’autore, ma mi sono presto arreso di fronte all’evidenza che questi non volesse essere raggiunto.
Quintodecimo è un’opera impossibile da classificare, è una riflessione sulla ricerca della poesia e sull’inutilità di questa ricerca, ma è anche un diario lirico in versi e in prosa e la storia di un risveglio spirituale, la cronaca di una quest intorno al proprio essere, intorno a una gioia perduta e mai riconquistata.
Intorno a questa ricerca, Tommaso Orsini tesse la storia di John Keats: la parabola della poesia di uno dei più grandi autori di lingua inglese dell’Ottocento assume, nel libro, il valore metaforico e necessario di un destino.
Lucia e Tommaso non si sono più incontrati. So che Lucia è rimasta in India, e che sta bene. Di Tommaso Orsini non ho più avuto nessuna notizia.
SIMONE CALTABELLOTA
Roma, aprile 2002