John Hinckley, che sparò al presidente per far colpo su Jodie Foster

Intere generazioni di uomini si sono “innamorate” di attrici. Ogni epoca ha avuto la sua icona: da Marylin Monroe a Ingrid Bergman, e poi ancora Silvana Mangano, Brigitte Bardot, Sophia Loren, Kim Novak, Anita Ekberg, Ursula Andress, fino a Sharon Stone, Nicole Kidman e Charlize Theron.

L’elenco potrebbe essere sterminato come lo è il numero di uomini che ha sognato di avere una storia d’amore con le dive più belle. Ma c’è anche chi ha deciso che il sogno non poteva restare tale e che un giorno l’immaginazione doveva trasformarsi in realtà.

Come John Hinckley, un giovanotto che aveva completamente perso la testa per Jodie Foster: era rimasto folgorato quando l’aveva vista recitare in Taxi driver, il film di Martin Scorsese con Robert De Niro protagonista. Piccolo dettaglio: all’epoca la Foster aveva quattordici anni.

Hinckley fece l’impossibile per ottenere l’attenzione dalla giovanissima attrice, ma di fronte al suo prevedibile disinteresse decise che per fare colpo doveva compiere un’enorme impresa: uccidere il presidente degli Stati Uniti.

John è un ragazzo fortunato. Nato nel 1955 in Oklahoma, appartiene a una dinastia di ricchi industriali che hanno fatto i soldi col petrolio. Per lui i genitori – John senior e Ann Moore – non badano a spese. E lui ripaga impegnandosi negli studi con apprezzabile profitto. Dopo aver frequentato la Highland Park High School di Dallas, si iscrive alla Texas Tech University; non è proprio convinto di volersi laureare, distratto com’è da un’aspirazione di tutt’altro genere: vuole diventare un cantautore. Mamma e papà lo assecondano e nel 1975 si trasferisce a Los Angeles, un luogo ideale per chi intende coltivare ambizioni artistiche. Purtroppo, però, i suoi sforzi non danno i risultati sperati e la delusione azzera tutto l’entusiasmo che lo ha animato fino allo sbarco in California.

Nonostante non abbia assolutamente ingranato come cantautore, i genitori non lo abbandonano e continuano a mandargli dei soldi affinché mantenga un tenore di vita degno del suo cognome.

Lo sconsolato tran tran quotidiano di John viene scosso alle fondamenta un pomeriggio del 1976 quando va al cinema a vedere Taxi driver, un film diretto dal regista Martin Scorsese che racconta la storia di un reduce dalla guerra del Vietnam. Il protagonista è uno strepitoso Robert De Niro, accanto al quale recita, tra gli altri, pure una graziosa ragazzina che si chiama Jodie Foster: ha appena quattordici anni e interpreta il ruolo di una prostituta adolescente.

Per John è un colpo di fulmine: s’innamora di Jodie, che all’epoca è una bellezza acerba dai capelli biondi e dagli occhi azzurri. Se ne invaghisce perdutamente tant’è vero che qualche anno dopo, quando lei si iscrive alla Università di Yale, lui si trasferisce nel Connecticut per starle il più vicino possibile.

Le invia lettere d’amore – alcune le infila persino sotto la porta di casa – fiori, poesie, messaggi dolci. In un paio di occasioni la chiama anche al telefono, ma lei naturalmente riattacca.

La Foster non gli dà proprio retta, anzi ne ha quasi paura perché si tratta chiaramente di un soggetto dall’oscillante equilibrio psicologico. Un uomo che sta pericolosamente confondendo l’ossessione con l’amore: è convinto di amare Jodie Foster, in realtà ne è solo ossessionato.

Nonostante il silenzio di lei, lui non si perde d’animo e insiste con lettere, fiori e poesie. Fantastica addirittura un futuro insieme. Ma non uno qualsiasi: si vede mano nella mano con Jodie alla Casa Bianca, come il neo eletto presidente Ronald Reagan e la moglie Nancy. E un giorno la Foster si vede recapitare una cartolina con sopra la foto di Reagan e la consorte, dietro la quale si legge:

Cara Jodie, non sono una coppia affascinante? Nancy è assolutamente sexy. Un giorno tu e io saremo alla Casa Bianca e i bifolchi sbaveranno dall’invidia. Fino ad allora fai il possibile per rimanere vergine. Sei ancora vergine, non è vero?

(Massimo Picozzi, Mente criminale, La nave di Teseo, 2017)

Dunque, nella sua testa si fa strada la possibilità che l’attrice si tenga illibata per lui. Sarà anche squilibrato però non è stupido, per cui a un certo punto si rende conto che l’insistente corteggiamento è solo un umiliante spreco di tempo e di energie: la ragazza che ha rapito il suo cuore non se lo fila neppure di striscio. E allora si convince che per attirare l’attenzione deve inventarsi qualcosa che sia molto, ma molto più persuasivo di una poesia o di un mazzo di rose rosse. E una soluzione per conquistare la bella Jodie la trova: purtroppo non è una serenata o un invito a una cena in un ristorante di lusso. John Hinckley, oramai non più padrone della proprie azioni, si spinge oltre la più delirante immaginazione: per farsi notare dall’attrice che lo ignora ucciderà il presidente Reagan. Il 30 marzo del 1981 scrive l’ultima lettera (mai recapitata) nella quale annuncia il suo estremo gesto:

Cara Jodie, c’è una concreta possibilità che io possa essere ucciso nel mio attentato a Reagan. È proprio per questo motivo che ti scrivo questa lettera ora. Come ormai ben sai ti amo tantissimo. Negli ultimi sette mesi ti ho lasciato dozzine di poesie, lettere e messaggi d’amore nella vaga speranza che tu potessi sviluppare un interesse per me. Anche se abbiamo parlato al telefono un paio di volte, non ho mai avuto il coraggio di avvicinarmi semplicemente a te e presentarmi. A parte la mia timidezza, sinceramente non volevo disturbarti con la mia presenza costante. So che i molti messaggi lasciati alla tua porta e nella tua casella di posta erano una seccatura, ma ho sentito che era il modo più indolore per me di esprimere il mio amore per te. Mi sento molto bene per il fatto che almeno tu conosca il mio nome e cosa provo per te. E gironzolando per il tuo campus, ho capito che sono l’argomento di più di una semplice conversazione, per quanto ridicolo possa essere. Almeno sai che ti amerò sempre. Jodie, abbandonerei l’idea di colpire Reagan in un secondo se solo potessi conquistare il tuo cuore e vivere il resto della mia vita con te, che sia nella totale oscurità o altro.

Il motivo per cui vado avanti con questo tentativo ora è perché non posso aspettare oltre per impressionarti. Devo fare qualcosa adesso per farti capire, senza mezzi termini, che sto facendo tutto questo per te. Sacrificando la mia libertà e forse la mia vita, spero di farti cambiare idea su di me. Questa lettera viene scritta solo un’ora prima della mia partenza per l’Hotel Hilton. Jodie, ti chiedo per favore di guardare nel tuo cuore e darmi almeno la possibilità, con questo atto storico, di ottenere il tuo rispetto e il tuo amore.

Ti amerò per sempre. John Hinckley

Poche ore dopo aver firmato questa lettera, il “fidanzato” mancato della Foster è davanti all’Hilton Hotel di Washington. Il presidente Ronald Reagan ha partecipato a una manifestazione e prima o poi uscirà dall’edificio. Lui è lì fuori, in tasca ha una pistola calibro 22.

Quando Reagan lascia l’Hilton deve compiere solo pochi metri per raggiungere la limousine del suo corteo blindato. Ma prima che possa farlo si scatena il finimondo:

John Hinckley ci mise meno di due secondi a sparare tutti e sei i colpi della sua calibro 22 contro il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan. […] C’era una piccola folla nei pressi della limousine, e Reagan era circondato da un folto gruppo di persone, tra cui il portavoce Jim Brady e alcuni agenti di polizia e del Secret Service (agenzia federale che si occupa, tra le altre cose, della protezione del presidente e della sua famiglia). Hinckley inizialmente non aveva linea di tiro per colpire Reagan. Il primo colpo che sparò raggiunse Brady alla testa: si salvò ma rimase gravemente menomato. Il secondo colpo fu intercettato da un agente di polizia che si era messo in mezzo tra Hinckley e Reagan. Nella frazione di secondo in cui Hinckley si apprestava a premere il grilletto per la terza volta, la linea di tiro su Reagan si liberò, ma al momento dello sparo una serie di eventi in rapida successione salvò la vita al presidente.

(www.ilpost.it/2021/03/30/attentato-ronald-reagan)

Il presidente non viene direttamente colpito da Hinckley. Una pallottola rimbalza sulla limousine e penetra nel polmone di Reagan dopo aver trapassato l’ascella: altri due centimetri e avrebbe raggiunto il cuore. Un agente della scorta, Jerry Parr, scaraventa il capo della Casa Bianca nella limousine che parte a tutta velocità. A fargli da scudo è l’agente Tim McCarthy, colpito all’addome e al fegato. Nell’imboscata resta ferito pure il collega Thomas Delahanty, raggiunto alla nuca.

John Hinckley viene bloccato e malmenato dalla folla. Pochi istanti dopo è già in manette. Non è andata proprio come avrebbe voluto, anche se si è conquistato non solo l’attenzione dell’attrice ma di tutto il mondo. Jodie Foster resta sotto shock quando apprende ciò che è accaduto, medita finanche di abbandonare il cinema.

Il bilancio del “gesto d’amore” del cantautore fallito è comunque terribile: il portavoce Jim Brady resta paralizzato, trascorrerà gli anni a venire sulla sedia a rotelle. Morirà nell’agosto del 2014, a settantatré anni.

Jodie Foster non ha mai parlato volentieri della vicenda che ha rischiato di schiacciarla. Ventuno mesi dopo la sparatoria davanti all’Hilton, ha affrontato il trauma in un articolo per il mensile «Esquire» dal titolo “Perché io?”:

Un uomo può comprare un poster, appenderlo nel suo armadietto e immaginare i dettagli più minuziosi di un’attricetta sfacciata. La conoscerà fino in fondo. […] Quindi, ovviamente, Hinckley mi “conosceva”. […] Mi dispiace per le persone che confondono l’amore con l’ossessione. […] L’ossessione è [provare] dolore e desiderio per qualcosa che non esiste. Il più grande crimine di John Hinckley è stato fare confusione tra amore e ossessione. La banalizzazione dell’amore è ciò che non gli perdonerò mai. […] L’amore è gioia. L’ossessione è pietosa, autoindulgente. Questa è la lezione che ho imparato. Diffiderò sempre delle persone che proclamano il loro amore per me.

(«Esquire», 1 dicembre 1982)

Il processo dura due mesi e si conclude con una sentenza che l’opinione pubblica gradisce poco: l’innamorato pazzo di Jodie Foster viene dichiarato incapace di intendere e di volere dopo che una TAC ha rilevato un’anomalia cerebrale. La “condanna” consiste quindi nel trascorrere un lungo periodo in un manicomio criminale fino a quando non risulterà guarito dalle sue ossessioni.

Nel settembre del 2016 John Hinckley torna a essere un libero cittadino:

In luglio un giudice federale ha stabilito che Hinckley ha concluso il suo percorso di riabilitazione. L’uomo, oggi sessantunenne, andrà a vivere con la madre novantenne a Williamsburg, in Virginia, dove già aveva il diritto di trascorrere 17 giorni al mese. Non potrà parlare con i giornalisti e non potrà allontanarsi a più di 50 km da casa. Dovrà lavorare almeno tre giorni a settimana e continuare a farsi vedere da uno psichiatra almeno due volte al mese. Gli è stato offerto un impiego in una chiesa dove già collaborava come volontario e i suoi fratelli si sono impegnati a occuparsi di lui.

(«la Repubblica», 10 settembre 2016)

John Hinckley è sparito, fortunatamente, dalla vita di Jodie Foster (che nel frattempo è diventata una delle attrici più brave in assoluto), ma non si è del tutto eclissato.

Nonostante lo scempio di cui è stato protagonista, non ha voluto rinunciare a un altro vecchio amore: la musica. Ha infatti aperto un canale Youtube sul quale lo si può vedere mentre suona e canta brani scritti da lui o si cimenta in cover di artisti come Bob Dylan o Elvis Presley. Inizialmente il canale era in forma anonima, il suo nome non compariva da nessuna parte; ma le visualizzazioni erano numericamente assai modeste e così si è rivolto al giudice per ottenere l’assenso a utilizzare il suo nome, come qualsiasi altro libero cittadino.

Negli Stati Uniti la legge prevede che le persone non possano trarre profitti dai crimini commessi, ma il giudice ha stabilito che Hinckley – che è stato dichiarato infermo di mente – può esporre pubblicamente, sotto il proprio nome e senza restrizioni, i suoi cimeli, scritti, dipinti, fotografie, opere d’arte o musica.

La presenza su Youtube non è solo un modo per dare sfogo alla sua creatività ma pure un tentativo di monetizzare la sua passione:

Creo cose che penso siano buone e come qualsiasi altro artista vorrei trarne profitto e contribuire di più alla mia famiglia. Sento che potrei aiutare mia madre e mio fratello. Potrei fare soldi con la mia arte.

(www.fox19.com/2021/06/02/man-who-shot-reagan-is-posting-love-songs-on-youtube/)

Dunque, può tranquillamente strimpellare su Youtube. Ciò che non potrà più fare è, invece, avere una pistola, contattare i figli di Reagan, altre vittime o le loro famiglie; non potrà mai più entrare in contatto con Jodie Foster. Le restrizioni imposte dal tribunale includono anche il monitoraggio delle password del suo computer.