DISEGNARE è un processo singolare ed è così intimamente legato al vedere da esserne inseparabile. Saper disegnare bene dipende dal saper vedere nel modo in cui vede l’artista, e questo modo di vedere arricchisce straordinariamente la nostra vita.

Per molti aspetti, insegnare a disegnare è come insegnare ad andare in bicicletta. Anzitutto è molto difficile da spiegare a parole. Quando si cerca di insegnare a una persona ad andare in bicicletta si dice, per esempio:

«Devi salire, spingere sui pedali, mantenerti in equilibrio, ed ecco che ti trovi ad andare».

Naturalmente, questa non è affatto una spiegazione e probabilmente si finirà col dire: «Aspetta, ora salgo io in bicicletta e ti faccio vedere: guarda come faccio».

Così è per il disegno. Molti insegnanti e molti libri didattici esortano il principiante a «guardare le cose in modo nuovo», a «imparare a vedere». Purtroppo, spiegare in che cosa consista questo diverso modo di vedere è difficile come spiegare a stare in equilibrio sulla bicicletta, e spesso l’insegnante finisce col dire: «Guarda questi esempi e continua a provare: se farai molto esercizio, prima o poi riuscirai». Eppure, mentre quasi tutti imparano ad andare in bicicletta, la maggior parte della gente non arriva mai a superare le proprie difficoltà nel disegnare. Per essere più precisi: non impara a vedere sufficientemente bene per poter disegnare.

Disegnare è una capacità magica?

Poiché sono poche le persone che sembrano possedere la capacità di vedere e di disegnare, spesso si pensa che siano persone dotate di un raro talento naturale. A molti il processo del disegno appare misterioso, come se trascendesse l’umana capacità di comprensione.

Spesso gli stessi artisti fanno poco per dissipare quest’aura di mistero che li circonda. Se chiedete a un artista – cioè a un individuo che sa disegnare bene o per essersi sottoposto a un lungo tirocinio o per la scoperta casuale del modo di vedere dell’artista – come faccia a riprodurre graficamente, ad esempio, un volto o un paesaggio in modo che sembri vero, vi sentirete probabilmente rispondere: «Suppongo che si tratti di una capacità innata», oppure: «Non so; io mi metto a disegnare, poi le cose vengono da sé, man mano che procedo», o ancora: «Mi limito a guardare la persona (o il paesaggio) e a disegnare ciò che vedo». Quest’ultima può sembrare una risposta logica e schietta, ma a pensarci bene essa non spiega affatto il processo del disegnare e non elimina l’impressione che si tratti di una capacità vagamente magica (fig. 1-1).

Fig. 1-1. Bisonte che muggisce. Pittura rupestre del Paleolitico, da Altamira, Spagna. Disegno di Brevil. Probabilmente nella preistoria si riteneva che gli artisti avessero poteri magici.

Se questo atteggiamento di ammirato stupore fa sì che la gente apprezzi gli artisti e il loro lavoro, esso non incoraggia certo a cercare di imparare a propria volta, né aiuta gli insegnanti a spiegare il processo del disegno ai loro allievi. Spesso, addirittura, la gente crede di non poter iscriversi a un corso di disegno se non sa già disegnare. È come rinunciare a seguire un

corso di francese perché non si parla già questa lingua, o pensare di non poter frequentare un corso per carpentieri perché non si sa già costruire una casa.

Roger N. Shepard, professore di psicologia alla Stanford University, ha così descritto il processo del proprio pensiero creativo, che dava origine a idee, nell’ambito delle sue ricerche, sotto forma di soluzioni non verbalizzate ed essenzialmente complete:

«Il fatto che in tutte queste illuminazioni improvvise le mie idee sorgessero in una forma prevalentemente visivo-spaziale, senza che vi fosse – per quanto io possa ricostruire – alcun intervento verbale, si accorda con quella che è da sempre la modalità di pensiero da me preferita... Fin dall’infanzia ho trascorso le mie ore più felici concentrato a disegnare, a riparare qualche marchingegno o assorto in esercizi di visualizzazione puramente mentale».

ROGER N. SHEPARD

Visual Learning, Thinking, and Communication, 1978

Si può imparare a disegnare

Presto scoprirete che la capacità di disegnare può essere acquisita da qualsiasi persona normale con una vista mediamente buona e una discreta coordinazione tra funzione visiva e funzione motoria: per fare un esempio, da chi è in grado di infilare un ago o di afferrare al volo una palla senza grandi difficoltà. Contrariamente a quanto si pensa di solito, l’abilità manuale non è un fattore primario nel disegno. Se avete una calligrafia leggibile o se sapete scrivere a stampatello in modo chiaro, possedete tutta la destrezza necessaria per disegnare bene.

Riguardo all’aspetto manuale abbiamo detto quanto basta, ma circa la «funzione degli occhi» non insisteremo mai a sufficienza sulla sua importanza. Imparare a disegnare è qualcosa di più che acquisire una tecnica; usando questo libro imparerete a vedere, cioè a elaborare le informazioni visive in quel modo particolare che è proprio dell’artista. Si tratta di un tipo di elaborazione diverso da quello comune, che sembra richiedere un uso del cervello differente da quello cui siamo abituati.

Perciò questo libro accennerà brevemente al modo in cui il nostro cervello elabora le informazioni visive. Grazie alle più recenti ricerche scientifiche, oggi una nuova luce illumina quel complesso miracolo di risorse che è il cervello umano, e uno degli aspetti che sempre più si va rivelando è come le particolari proprietà del nostro cervello ci permettano di tradurre in immagini ciò che percepiamo.

«Imparare a disegnare è in realtà imparare a vedere, a vedere nel modo giusto, che è molto più che guardare semplicemente con gli occhi.»

KIMON NICOLAIDES

The Natural Way to Draw, 1941

Disegnare e vedere

Il magico mistero che circonda chi sa disegnare bene sembra da attribuire, almeno in parte, alla capacità di queste persone di ricorrere a una diversa modalità visivo-percettiva. Quando si vedono le cose in quel modo particolare in cui le vede l’artista, allora si sa disegnare. Con ciò non voglio dire che i disegni di grandi artisti come Leonardo da Vinci o Rembrandt debbano perdere le loro qualità meravigliose per il semplice fatto che oggi conosciamo un poco i processi cerebrali che determinarono l’attività creativa dei loro autori; al contrario, la ricerca scientifica fa apparire ancora più straordinarie le opere dei sommi maestri, poiché sappiamo come esse provochino anche in chi le ammira quel passaggio al modo di percepire dell’artista. Ma anche la capacità di disegnare è accessibile, a livello essenziale, a chiunque sappia compiere quel passaggio e vedere come vede l’artista.

Gertrude Stein chiese al pittore francese Henri Matisse se, quando mangiava un pomodoro, lo guardasse come lo guarderebbe un artista. Matisse rispose:

«No, quando mangio un pomodoro lo guardo come lo guardano tutti. Ma quando dipingo un pomodoro, allora lo vedo in modo diverso».

GERTRUDE STEIN

Picasso, 1938

Il modo di vedere dell’artista: un duplice processo

Disegnare non è in realtà molto difficile: il problema è vedere o, per essere più precisi, passare a un particolare modo di vedere. Forse in questo momento voi non mi credete, forse pensate che il vostro modo di vedere vada bene e che il difficile sia disegnare. Ma è vero il contrario, e gli esercizi che troverete in questo libro hanno lo scopo di aiutarvi a compiere quel passaggio mentale, con due vantaggi: il primo, quello di entrare in contatto, mediante un atto di volontà cosciente, con la funzione visivo-percettiva del pensiero; il secondo, quello di vedere le cose in un modo diverso. Solo sviluppando queste due capacità imparerete a disegnare.

Molti artisti hanno riferito di vedere le cose in modo diverso mentre disegnano e hanno spesso accennato al fatto che l’essere concentrati su un disegno altera un poco il loro stato di consapevolezza. In quel particolare stato soggettivo, gli artisti parlano di sentirsi trasportare, di sentirsi «un tutt’uno con l’opera» e di accorgersi di percepire una serie di relazioni che di solito non sono in grado di cogliere. Non ci si rende conto del trascorrere del tempo e il mondo delle parole si ritrae dalla coscienza. Chi conosce questa condizione dice di sentirsi presente e vigile, ma nello stesso tempo, rilassato e privo di ansia, con la mente attiva e in una condizione piacevole, quasi mistica.

«Il pittore non disegna con le mani, ma con gli occhi. Qualsiasi cosa veda, se la vede chiara può metterla sulla carta. Questo gli richiede forse più attenzione e più lavoro, ma non più agilità muscolare che per scrivere il proprio nome. Vedere chiaro è la cosa importante.»

MAURICE GROSSER

The Painter’s Eye, 1951

«È per vedere più chiaramente, per vedere ancor più in profondità, ancor più intensamente, ed essere quindi pienamente consapevole e vivo, che disegno ciò che i cinesi chiamano ‘le diecimila cose’ che ci circondano. Il disegno è la disciplina per mezzo della quale riscopro costantemente il mondo.

«Ho imparato che le cose che non ho disegnato non le ho mai viste veramente, e che quando mi metto a disegnare una cosa qualsiasi essa mi si rivela straordinaria, un puro miracolo.»

FREDERICK FRANCK

The Zen of Seeing, 1973

Riflettiamo sugli stati di coscienza

Quello stato di coscienza lievemente alterato, che viene interpretato come un sentirsi trasportare e che molti artisti sperimentano mentre disegnano, dipingono, scolpiscono o svolgono altre attività creative, probabilmente non vi è del tutto sconosciuto. Forse avete osservato in voi stessi lievi mutamenti nello stato di coscienza mentre eravate concentrati in attività anche più comuni di quelle citate.

Per esempio, molte persone sanno di uscire di tanto in tanto dal normale stato di veglia per entrare in quello stato di coscienza un poco alterato che è il sogno a occhi aperti. Per fare un altro esempio, molti dicono che quando sono assorti nella lettura escono «da se stessi». Altre attività che sembrano produrre un simile mutamento nello stato di coscienza sono la meditazione, il jogging, il cucito, il battere a macchina, l’ascolto della musica e, naturalmente, il disegno stesso.

Io credo, tra l’altro, che anche guidare – soprattutto in autostrada – provochi un lieve stato di alterazione simile a quello che si verifica disegnando. Dopo tutto, quando guidiamo abbiamo a che fare con immagini visive, ci troviamo a elaborare informazioni relazionali e spaziali, poiché dobbiamo renderci conto del complesso tessuto del traffico nella sua globalità. Molte persone svolgono un’intensa attività di pensiero creativo proprio mentre guidano l’automobile, perdendo spesso il senso del tempo e provando una piacevole sensazione di mancanza d’ansia. A volte, infatti, quello che stiamo facendo mette in moto operazioni mentali che fanno capo alle stesse funzioni cerebrali che presiedono all’attività del disegnare. È ovvio che se stiamo guidando in condizioni difficili, se siamo in ritardo o se abbiamo accanto qualcuno che ci parla, il passaggio a quella condizione lievemente alterata non avviene, per ragioni che vedremo nel capitolo 3.

La chiave per imparare a disegnare consiste quindi nel creare le condizioni favorevoli al passaggio della mente a un diverso modo di elaborare le informazioni (lo stato di coscienza lievemente alterato) che consente di vedere nel giusto modo. Sfruttando queste funzioni che presiedono al disegno, sarete in grado di disegnare ciò che percepite, anche se non avete compiuto dei veri e propri studi artistici. Una volta che tali funzioni vi siano divenute familiari, potrete controllare a livello cosciente il passaggio mentale.

«Quando una data attività, per esempio la pittura, diventa il nostro abituale modo di esprimerci, il solo prendere in mano i pennelli può avere un potere di suggestione tale da innalzarci immediatamente al più alto stato.»

ROBERT HENRI

The Art Spirit, 1923

Come accostarsi al proprio io creativo

Io vi vedo come individui dotati di un potenziale creativo e della possibilità di esprimervi nel disegno. Il mio obiettivo è di fornirvi gli strumenti per liberare quel potenziale e per accedere, in maniera cosciente, alle vostre facoltà inventive, intuitive e immaginative che forse finora sono state represse dalla nostra cultura verbale e tecnologica, nonché dal nostro sistema educativo. Vi insegnerò a disegnare; ma disegnare è soltanto un mezzo, non il fine. Disegnando svilupperete le particolari capacità che sono appropriate per disegnare, imparerete a vedere in modo diverso e a fare di voi stessi (come dice poeticamente Auguste Rodin) dei «confidenti della natura», a dischiudere i vostri occhi al meraviglioso linguaggio delle forme e a usare quel linguaggio per esprimervi.

I miei studenti mi hanno detto spesso che imparare a disegnare li faceva sentire più creativi. Ovviamente, molte strade portano a un tale risultato: disegnare è soltanto una di queste. Howard Gardner, professore di psicologia ed educazione a Harvard, riferisce:

«Per una curiosa coincidenza, le parole arte e creatività sono divenute strettamente correlate nella nostra società».

Dal libro di GARDNER, Creating Minds, 1993

Disegnando imparerete a conoscere profondamente una parte della vostra mente troppo spesso soffocata dalle mille piccole cose della vita quotidiana. Con questa esperienza svilupperete la capacità di percepire le cose in modo nuovo, vedendole nella loro globalità, cogliendone l’intima struttura e scoprendo nuove possibili associazioni. Potrete trovare soluzioni creative a problemi sia privati sia professionali, usando nuovi processi di pensiero e sfruttando le potenzialità di tutto il cervello.

Una volta Samuel Goldwyn disse:

«Non prestate attenzione alle critiche. Ma non ignoratele».

Citato in Being Digital di NICOLAS NEGROPONTE, 1995

Il disegno, per quanto piacevole e gratificante, non è che una chiave che dà accesso ad altri obiettivi. La mia speranza è che questo libro possa aiutarvi a sviluppare le vostre facoltà attraverso una maggiore consapevolezza della vostra mente e del suo funzionamento. Uno degli scopi degli esercizi è di rendervi più sicuri di fronte a decisioni da prendere e a problemi da risolvere. Le potenzialità della parte creativa e immaginativa del cervello umano sono pressoché illimitate: imparando a disegnare potrete conoscerle e renderle manifeste agli altri. Disegnando, voi vi manifesterete. Come disse l’artista tedesco Albrecht Dürer: «Così, il tesoro segretamente accumulato nel proprio cuore diviene manifesto attraverso il lavoro creativo».

Senza perdere di vista il vero obiettivo, cominciamo ora la ricerca della soluzione.

«Lo scuotersi dall’abitudine fossilizzata della percezione comune, il poter vedere per qualche interminabile ora il mondo esterno e quello interiore, non come appaiono a un animale ossessionato dalle parole e dai concetti, ma come li afferra l’Intelletto in Genere – direttamente e senza condizionamenti – è un’esperienza di valore inestimabile per chiunque.»

ALDOUS HUXLEY

Le porte della percezione, 1954

L’approccio di questo libro: una via alla creatività

Le indicazioni e gli esercizi contenuti in questo libro sono rivolti soprattutto a chi non sa disegnare per nulla, a chi forse pensa di avere poco talento o di non averne affatto, a chi dubita di poter mai imparare a disegnare, ma che, tutto sommato, avrebbe voglia di provare. L’approccio di questo libro si differenzia da quello di altri testi simili in quanto i suoi esercizi mirano a far emergere una capacità che già esiste in voi e che attende semplicemente di essere liberata.

Il nostro metodo gioverà anche a chi svolge attività creative diverse dalla pittura e dal disegno e desideri acquisire un maggior controllo delle proprie capacità e superare certi blocchi nella sua creatività. Inoltre, insegnanti e genitori, impegnati ad aiutare i bambini nello sviluppare il proprio potenziale creativo, troveranno utili sia la teoria sia gli esercizi di questo testo. Alla fine del volume è stato aggiunto un breve poscritto con alcuni suggerimenti generali sull’adattamento di questo metodo e dei relativi materiali all’insegnamento dei bambini. Un altro paragrafo è dedicato invece a chi frequenta una scuola d’arte.

Il libro si basa su un corso di cinque giorni che da circa quindici anni svolgo con allievi di ogni età e professione. Quasi tutti cominciano il corso con scarse capacità e molta apprensione circa il proprio potenziale, e nella quasi totalità dei casi raggiungono livelli piuttosto alti e un grado di sicurezza ampiamente sufficiente a continuare lo sviluppo delle loro capacità espressive in altri corsi di disegno o con il semplice esercizio.

Un aspetto interessante dei progressi spesso notevoli compiuti dalla maggioranza dei miei allievi è la loro rapidità. Sono convinta che se una persona senza aver studiato disegno è in grado di vedere nel modo in cui vede l’artista – cioè sfrutta le facoltà dell’emisfero cerebrale destro –, allora è anche in grado di disegnare senza ulteriore insegnamento. In altre parole: voi sapete già disegnare, ma il vecchio modo di vedere interferisce con quella capacità e la inibisce. Gli esercizi che eseguirete hanno il preciso scopo di eliminare l’interferenza e liberare le vostre capacità.

Non è detto che chi usa questo libro sia interessato a diventare un artista di professione a tempo pieno, ma in ogni caso potrà familiarizzarsi con il funzionamento della mente umana o, meglio, delle due menti dell’uomo, vedendo come esse operino singolarmente, in cooperazione o l’una contro l’altra. E mi auguro che alla fine voi diciate, come molti dei miei allievi, che la vostra vita è diventata più ricca, poiché vedete meglio e vedete di più. È utile ricordare che non si insegna a leggere e a scrivere soltanto per produrre poeti e scrittori, ma piuttosto per migliorare le facoltà razionali.

«Indipendentemente dal lavoro che svolge, qualsiasi persona in cui si nasconda un artista diventa una creatura piena di inventiva, di spirito di ricerca e di audacia, che esprime se stessa. Diventa interessante per gli altri, porta turbamento e scompiglio, illumina e apre nuove vie per una più profonda comprensione delle cose. Dove il non-artista chiuderebbe il libro, questa persona invece lo apre e dimostra che possono esservi altre pagine.»

ROBERT HENRI

The Art Spirit, 1923

Il realismo: un mezzo per raggiungere un fine

Perché fare ritratti?

Numerosi esercizi e spiegazioni di questo libro hanno lo scopo di insegnarvi a eseguire ritratti somiglianti. Voglio spiegarvi perché penso che la ritrattistica sia un tema prezioso per chi comincia a disegnare. In genere, escludendo il grado di complessità, tutti i soggetti si equivalgono, vale a dire che non esistono soggetti più difficili di altri. Una natura morta, un paesaggio, una figura, un oggetto qualsiasi, un soggetto di fantasia e un ritratto richiedono la stessa capacità e lo stesso modo di vedere. Il processo è sempre il medesimo: si tratta di guardare l’oggetto (quello di fantasia lo «vedete» con gli occhi della mente) e di disegnare ciò che si vede.

Perché, allora, ho scelto proprio il ritratto come tema di molti esercizi? Anzitutto perché i principianti spesso credono che un viso umano sia la cosa più difficile da disegnare. Così, quando si sa di essere capaci di fare un ritratto, ci si sente automaticamente più sicuri, e la sicurezza consente di fare altri passi avanti. Il secondo motivo (e anche il più importante) è che il processo attraverso il quale riconosciamo un viso appartiene alle funzioni specifiche dell’emisfero cerebrale destro. Poiché ci interessa proprio familiarizzarci con questo emisfero, sembra logico dedicarci a un tema che esso già conosce. Il terzo motivo è, semplicemente, che i visi umani sono interessanti! Dopo aver ritratto una persona potrete dire di avere veramente visto il suo volto. Come ha affermato un mio allievo: «Credo di non aver mai veramente guardato la faccia di una persona finché non ho cominciato a disegnare. E adesso la cosa più curiosa è che tutti mi sembrano belli».

«...quando mi consigliasti di diventare pittore pensai che fosse impossibile e non avrei più voluto sentirne parlare. Ma quando lessi un libro sulla prospettiva, Guida all’ABC del disegno di Cassange, tornai sui miei passi, e una settimana più tardi disegnai l’interno di una cucina con la stufa, una sedia, un tavolo e una finestra – così com’erano –, mentre prima mi era sembrato che dare profondità e la giusta prospettiva in un disegno fosse opera di magia o puro caso.»

VINCENT VAN GOGH

in una lettera al fratello Theo che gli aveva suggerito di diventare pittore

Tiriamo le somme

In questo capitolo ho accennato al principio su cui si basa il presente libro: la capacità di disegnare può essere insegnata e quindi appresa. Due sono i vantaggi che trarrete dal saper disegnare. In primo luogo, abituandovi a usare quella parte del cervello che è sede del pensiero creativo e intuitivo, acquisirete una capacità di fondamentale importanza nelle arti figurative, quella di mettere su carta ciò che i vostri occhi vedono; in secondo luogo, imparando a disegnare con il metodo qui presentato, accrescerete la vostra capacità di adottare un approccio più creativo anche in altri settori della vostra vita.

L’ulteriore sviluppo delle vostre capacità, una volta terminato questo corso, dipenderà poi da altri fattori, quali l’energia e la curiosità. Ma andiamo con ordine: ciò che abbiamo detto fin qui è che voi possedete già il potenziale. A volte è necessario ricordare che anche Shakespeare dovette a un certo punto della sua vita imparare a scrivere in prosa, Beethoven dovette studiare le scale musicali e Van Gogh (come si evince dalla citazione a margine) dovette imparare a disegnare.