1 Marco Giunio Silano, nipote di Giulia Minore, nacque nel 14 d.C. (Plinio, Storia naturale, VII, 58); per le parole di Augusto su Galba, cfr. Svetonio, Vita di Galba, IV, 1; Cassio Dione, Storia romana, LXVI, I, 1; cfr. però Tacito, Annali, VI, 20.

2 Come osservava Marco Favonio, amico di Catone: «χεῖρον εἶναι μοναρχίας παρανόμου πόλεμον ἐμφύλιον» [«una monarchia fondata sull’illegalità è da preferirsi a una guerra civile»] (Plutarco, Vita di Bruto, 12).

3 Nei Cesari di Giuliano [p. 309 A (ed. F. C. Hertlein, Leipzig 1875-76)], Sileno chiama Augusto «camaleonte»: Apollo si oppone e pretende di definirlo uno stoico.

4 Tacito nel breve resoconto dell’ascesa di Augusto (Annali, I, 2) non accenna per niente alla «restaurazione della repubblica» del 28 e 27 a.C. Le osservazioni di Gibbon, [The History of the Decline and Fall of the Roman Empire (Storia del declino e della caduta dell’Impero romano), 1976-89] cap. III, incipit, sono di interessante e proficua lettura.

5 Il periodo triumvirale è intricato, caotico, odioso. Ma non rimetterlo in discussione e prendere agevolmente le mosse da subito dopo Azio o dal 27 a.C. è un’offesa alla natura della storia ed è la causa prima di molte pertinaci illusioni sul principato di Augusto. D’altra parte il periodo augusteo non è cosí lineare né cosí ben conosciuto come sembrano ritenere gli autori di biografie.

6 Plutarco, Vita di Antonio, 56: «ἔδει γὰρ εἰς Καίσαρα πάντα περιελθεῖν» [«era fatale, infatti, che il governo di tutto il mondo cadesse nelle mani di Cesare»].

7 Poiché l’opera di Pollione è andata perduta, si possono utilizzare Tacito e Sallustio per compensare la lacuna. Ad esempio, i frammenti della prefazione alle Storie di Sallustio, combinati con Tacito (Storie, I, 1-3) dànno un’idea dell’introduzione di Pollione alla sua opera sulle guerre civili. Cfr. supra e infra, note 19 e 20.

8 Ne sono valida testimonianza le tre lettere di Pollione a Cicerone (Epistole agli amici, X, XXXI-XXXIII), specialmente la prima in cui scrive (ibid., XXXI, 2 sg.): «natura autem mea et studia trahunt me ad pacis et libertatis cupiditatem. itaque illud initium civilis belli saepe deflevi; cum vero non liceret mihi nullius partis esse, quia utrubique magnos inimicos habebam, ea castra fugi, in quibus plane tutum me ab insidiis inimici sciebam non futurum; compulsus eo, quo minime volebam, ne in extremis essem, plane pericula non dubitanter adii. Caesarem vero, quod me in tanta fortuna modo cognitum vetustissimorum familiarium loco habuit, dilexi summa cum pietate et fide».

9 Orazio, Odi, II, I, 6 sgg.: «periculosae plenum opus aleae | tractas et incedis per ignis | suppositos cineri doloso».

10 Svetonio, Vita di Claudio, XLI, 2.

11 La piú esauriente discussione sulle Storie di Pollione e le tracce che esse hanno lasciato in opere successive, in Ernst Kornemann, Die historische Schriftstellerei des C. Asinius Pollio, in «Jahrbücher für klassische Philologie. Supplementband», XXII (1896), pp. 557 sgg.

12 Anche Tacito, scrivendo la storia dell’impero secondo lo spirito e le categorie della repubblica, inizia i suoi Annali con le parole «urbem Romam».

13 Plutarco, Vita di Cesare, 13; Id., Vita di Pompeo, 47.

14 Orazio, Odi, II, I, 1 sgg.

15 Livio, Riassunti, CIII; Lucano, Farsaglia, I, 84 sgg.; Floro, Epitome di storia romana, II, XIII, 8 sgg.; Velleio Patercolo, Storia romana, II, XLIV, 1.

16 Appiano, Guerre civili, I, II, 7: «δυναστεῖαί τε ἦσαν ἤδη κατὰ πολλὰ καὶ στασίαρχοι μοναρχικοί» [«nascevano ormai di frequente signorie e capiparte che ambivano al regno»].

17 Tacito, Storie, II, 38.

18 Id., Annali, I, 1; Id., Storie, II, 38.

19 Sallustio, Storie, I, XVIII M: «et relatus inconditae olim vitae mos, ut omne ius in viribus esset»; Tacito, Annali, III, 28: «exim continua per viginti annos discordia, non mos, non ius».

20 Tacito, Storie, I, 3: «non esse curae deis securitatem nostram, esse ultionem». Cfr. Lucano, Farsaglia, IV, 207; VII, 455.

21 Appiano, Guerre civili, I, VI, 24: «ὧδε μὲν ἐκ στάσεων ποικίλων ἡ πολιτεία Ῥωμαίοις ἐς ὁμόνοιαν καὶ μοναρχίαν περιέστη» [«cosí lo stato romano da lotte civili di ogni genere passò alla concordia e alla monarchia»].

22 Lucano, Farsaglia, I, 670.