Londra
10 marzo 1813
«Sposarmi?» Roman Gilchrist, appena diventato decimo Conte di Rochdale, fissò il suo procuratore legale e padrino Thaddeus Chalmers come se questi gli avesse appena proposto di tagliarsi il braccio destro.
Erano nel suo ufficio. Thaddeus, un uomo mite della stessa età del patrigno di Roman, sedeva dietro un'enorme scrivania di mogano, mentre Roman non aveva ancora preso posto sulla sedia che gli era stata offerta. Gettò invece sulla scrivania i pezzi di carta con la firma scarabocchiata del suo predecessore, il nono Conte di Rochdale.
«Sono venuto da voi con una pila di note di debito di gioco che non credo di dover pagare, e l'unico suggerimento che avete per me è che dovrei sposarmi?»
«Vedete un'altra soluzione?» ribatté Thaddeus. Era molto rispettato nei circoli più esclusivi dell'alta società, e in genere Roman apprezzava le sue opinioni, ma in quel momento ebbe il timore che il suo padrino cominciasse a perdere colpi.
«Potreste dirmi che non sono tenuto a pagarle» rispose Roman. «Mio zio aveva debiti con tutti, ma ora è morto. Se rivolevano indietro i loro soldi, avrebbero dovuto esigerli prima che crepasse, non aspettare di consegnarmi questi fogli nel mio primo giorno alla Camera dei Lord. Tutti hanno potuto sentire quello che Erzy e Malcolm mi dicevano. Avrei voluto cancellare a schiaffi il loro sogghigno.»
Thaddeus spinse via il registro contabile su cui stava scrivendo prima che il figlioccio facesse irruzione nel suo studio. «A quanto ammontano i debiti?» Poi dispose le note sulla scrivania per poterle leggere al di sopra degli occhiali.
«A poco meno di diecimila sterline.»
«Consegnartele in pubblico è stato davvero maleducato» convenne.
«A dir poco.»
«Dovrai pagare.»
Roman batté il pugno sulla scrivania. «No. Io non c'entro niente. I debiti di un uomo dovrebbero morire insieme a lui.»
«Sì, se i debiti riguardassero il tabaccaio o il calzolaio, e se nella tenuta non ci fossero soldi...»
«Non ci sono soldi nella tenuta dei Rochdale. Voi lo sapete meglio di chiunque altro.»
«Lo so, Roman, lo so... ma queste note rappresentano qualcosa di più di una giacca, un paio di stivali o un tozzo di pane. Questi sono debiti d'onore, e come Conte di Rochdale sei tenuto a saldarli.»
«Non sono stato io a...»
«Il nome Rochdale compare su ogni nota, e ora quel titolo ti appartiene.»
«Non sono il responsabile, però.»
«Sono d'accordo con te, e la maggior parte degli uomini non pretenderebbe che fossi tu a pagarli, ma purtroppo Erzy e Malcolm sono giocatori incalliti che pensano solo a se stessi.»
«Se non sono uomini d'onore, non vedo perché dovrei onorare debiti che non ho contratto di persona.» Per Roman il ragionamento non faceva una grinza. «Soprattutto considerato che non ho soldi neanche per riparare le perdite nel tetto di Bonhomie, o per comprarmi un paio di stivali» aggiunse. Bonhomie era la tenuta nel Somerset che aveva appena ereditato, la prima vera casa che lui e la sua famiglia avessero mai avuto.
«Appunto!» proclamò Thaddeus trionfante, impilando le note di debito. «È proprio per questo che ti suggerisco di sposarti. Potresti vendere una parte della terra, visto che l'ultimo conte non l'ha vincolata e...»
«Assolutamente no» lo interruppe Roman. «Non venderò la terra.» La scoperta che Bonhomie comprendeva seicento acri di foreste e campi che poteva trasformare in qualcosa di significativo l'aveva entusiasmato.
«Molto bene, allora.» Thaddeus prese una caraffa da un vassoio su un tavolo situato dietro la scrivania, tolse il tappo e versò due generose porzioni di ottimo whisky. «Siediti» disse a Roman. «Sii ragionevole e ascoltami.»
«Non ho alcun desiderio di sposarmi.»
«Hai bisogno di un erede, altrimenti cosa ne sarà dei tuoi piani per la tenuta?» replicò il padrino. «Vuoi che tutto il tuo lavoro vada a un nipote che non conosci nemmeno, proprio come è successo a tuo zio? Inoltre un uomo ha bisogno di qualcosa da toccare, di notte. Se non lo fa regolarmente, i suoi attributi rischiano di avvizzire.»
«Dubito che le cose stiano così.»
Thaddeus gli puntò contro un dito. «Come fai a saperlo?» ribatté. «Mi stai dicendo che non hai più niente da toccare, Roman?»
Lui si strinse nelle spalle. «Le occasioni non mi mancano.» Non era un monaco, ma nemmeno un libertino.
«Lo immaginavo!» Thaddeus ridacchiò. «Tutti gli anni passati nell'esercito ti hanno di certo reso un uomo di mondo.»
Roman sedette e prese il bicchiere di whisky. «Esatto, ma ho dei requisiti molto elevati.»
«Allora sposa una donna che li soddisfi, perché, ragazzo, da come sono messe le cose...» L'uomo batté le dita sulla pila di debiti di gioco, «... potresti perdere tutto quello che hai ereditato con il titolo. Erzy e Malcolm potrebbero costringerti a vendere, e il tabaccaio e il calzolaio del vecchio conte seguirebbero a ruota. Non conviene mai agitare le acque.»
Aveva ragione, ma...
«Quale ereditiera che non sia orrenda o zoppa sceglierebbe un marito spiantato come me?» ritorse Roman. «O mi state dicendo che non ha importanza? Che dovrei sposarmi e poi vivere separato da mia moglie?»
«Be', può essere una soluzione.»
«Alla faccia degli eredi!» borbottò Roman.
Thaddeus scoppiò in una risata rauca. «Pensavo fossi realista.»
«Lo sono» gli assicurò Roman. «Per questo so che qualsiasi ereditiera degna di questo nome può attirare un uomo in grado di offrire qualcosa di più delle sue tasche vuote e di una tenuta in rovina.»
«Ci sono sempre le ereditiere zitelle. Sono giovani, in età da marito, molto attraenti e ricchissime.»
«Perché allora sono zitelle?»
«Perché i loro padri sono molto esigenti, proprio come te. Non farebbero neanche avvicinare alle loro figlie un capitano Gilchrist, un Barone di Gilchrist, un Sir Roman, ma quello di Rochdale è uno dei titoli più antichi d'Inghilterra. Prima degli ultimi tre detentori del titolo, tutti giocatori incalliti, i Rochdale erano statisti rispettati, di quelli che gli storici lodano e il mondo non dimentica. Voglio che tu sia quel tipo di conte, Roman. Voglio essere fiero di te» dichiarò Thaddeus.
«Ci proverò... se prima non finirò in prigione per debiti.»
«Ecco perché penso che dovresti tirarti a lucido e far visita a una delle zitelle. I loro padri non disdegneranno affatto l'idea che una delle figlie diventi Contessa di Rochdale, posso garantirtelo.»
«E come potete esserne così sicuro?»
«Perché questa è la loro terza Stagione.» Thaddeus si riferiva al periodo fitto di eventi mondani, balli e ricevimenti in cui le giovani donne andavano alla caccia di un marito adatto. «Stanno diventando un tantino... vecchie. Se non trovano presto un pretendente, i padri dovranno ridurre le loro pretese. Una si era quasi assicurata un duca, ma poi lui è scappato con un'attrice. Un pessimo affare, ma un pettegolezzo succulento.»
Thaddeus si versò un'altra dose di whisky e offrì la caraffa a Roman, il quale rifiutò con un cenno del capo. Doveva mantenersi lucido, e non amava alzare troppo il gomito.
Il piano del suo padrino, però, lo incuriosiva. «Cos'hanno che non va?» domandò appoggiandosi allo schienale della sedia. Doveva esserci un dettaglio nascosto.
«Sono tutte giovani signore perbene» gli assicurò Thaddeus sistemando il tappo sulla caraffa.
«Perbene?»
«Nella tua posizione non puoi permetterti di essere schizzinoso.»
«Lo so, ma se una è zoppa e le altre hanno i segni del vaiolo, preferirei saperlo in anticipo.»
«Non sono delle megere, nonostante le tre Stagioni andate a vuoto» lo rassicurò Thaddeus. «Anzi, direi che sono molto graziose.»
«Graziose, ricche e ancora nubili?» sbottò Roman, perplesso. «Avanti, Thaddeus, è il caso che mi raccontiate tutto.»
«Be', in realtà sono quasi inaccettabili. Nessuna di loro è stata ammessa da Almack's, ma il problema riguarda soprattutto le famiglie. Per esempio, il nonno di Cassandra Holwell ha fatto i soldi con le miniere. Ha cominciato come minatore e a forza di duro lavoro ha finito per possederne una. Il padre è un membro della Camera dei Comuni.»
«Non mi sembra così terribile.»
«Già, ma le sue maniere sono atroci. Mangia come un toro lasciato a soffrire la fame per giorni e schizza il cibo tutt'intorno.»
«E la figlia si comporta allo stesso modo?»
«Non l'ho mai vista a tavola, ma non ho mai sentito critiche al riguardo. Ha i capelli biondi, le guance rosee, e a quanto ho sentito dire è molto colta. Ama i libri, come te.»
«Un'intellettuale?» Roman amava leggere, ma non discutere.
«È un tipo schietto, il che non è poi così terribile per un uomo nelle tue condizioni, con il bisogno che hai di una fortuna come quella degli Holwell. Certo, se l'uomo ha una possibilità di scelta e una madre che tiene al lignaggio, forse Miss Holwell e i suoi antenati minatori non fanno al caso tuo. È anche piuttosto alta. Questo non è un problema, per te, visto che superi i sei piedi.»
«È così alta?»
«Non credo.»
«Un'amazzone intellettuale, dunque.»
«Non esagerare. L'ultima volta che l'ho vista riuscivo a pensare solo al suo seno, che era proprio all'altezza dei miei occhi.»
Thaddeus era basso, e astuto. Roman conosceva la sua preferenza per il seno delle donne, il particolare che più notava in loro.
«Dunque le alte sfere del ton non apprezzano Miss Holwell perché è la nipote di un minatore, è troppo alta e le piace leggere» riassunse Roman.
«Questo è il succo del discorso» confermò Thaddeus. «Le famiglie con dei figli che il padre approverebbe sono convinte di poter trovare di meglio, oppure i loro figli sono alti come me... e così lei langue senza trovare marito.»
Roman posò sulla scrivania il bicchiere vuoto. «E le altre?»
«Miss Reverly è la più graziosa e la più ricca delle tre, ma è anche molto minuta.»
Roman fece spallucce. «Mi piacciono le donne minute.»
«Lei però è proprio minuscola, anche se ben formata. Le madri di figli che potrebbero essere adatti temono che non sia in grado di avere bambini e, visto che per quelle famiglie un erede è importante, come lo è per te, Miss Reverly non è la loro prima scelta. Bada bene, entrambe troverebbero subito marito se i loro padri accettassero titoli minori, o gentiluomini rispettabili. Quelli come me non hanno alcuna possibilità. Reverly ha detto chiaro e tondo che non si accontenterà di niente di meno di un duca o di un marchese per sua figlia.»
«Dunque io sono escluso.»
«Be', volevo comunque parlartene.»
«Capisco. E la terza?»
«È quella che ritengo possa interessarti. Suo padre fa parte della Compagnia delle Indie Orientali, anche se a quanto ne so non è astuto e di successo come il nonno. Il denaro viene dalla famiglia. Desidera che la figlia sposi un nobile con un titolo antico e illustre perché, dopo aver servito la Corona per generazioni, al massimo la famiglia può ottenere un cavalierato, che non si può lasciare in eredità. Il Conte di Rochdale farebbe proprio al caso suo.»
Roman fece una smorfia. «I nababbi non mi piacciono.»
«Però la figlia ti piacerà. C'è qualcosa di straordinario e diverso, in Miss Charnock, che le voci sulla sua eredità siano vere o meno...»
«Charnock? Qual è il suo nome di battesimo?»
«Leonie. Leonie Charnock. Il suo bisnonno era uno degli uomini più importanti dell'India.»
Roman si raddrizzò, colpito dal nome che aveva cercato di dimenticare negli ultimi sei anni. Oh, sì, Leonie Charnock era bella... ed era anche la donna che aveva distrutto la sua carriera militare.
«Che succede?» Thaddeus lo fissò, perplesso. «Hai una strana espressione. Ho forse detto qualcosa che non va?»
Roman guardò il padrino. Doveva raccontargli tutto? Non aveva parlato con nessuno dell'incidente. Era legato dal suo codice d'onore, che non aveva nulla a che fare con questioni frivole come i debiti di gioco.
Decise di rompere almeno in parte il silenzio. Male non poteva fare.
«Non mi avete mai chiesto come mai la mia carriera militare sia finita. Non eravate curioso?»
Thaddeus si appoggiò allo schienale della sedia e distolse lo sguardo da Roman. «Non volevo sembrare invadente. Ho capito dalle tue lettere che eri rimasto deluso.»
Un eufemismo, a dir poco. Roman scoppiò in una risata amara. «Leonie Charnock ha distrutto la mia carriera. Se non fosse stato per lei, avrei potuto lasciare il servizio in India e combattere Napoleone, e a quest'ora sarei colonnello.»
Invece era caduto in disgrazia. Era stato ignorato per le promozioni e mandato a combattere i maratti e i pirati nel tipo di missioni pericolose che nessuno voleva. Ogni volta che partiva, sapeva che non si aspettavano che tornasse.
«Santo cielo!» Thaddeus si sporse verso di lui. «Sapevo che doveva essere successo qualcosa. Ti conosco, ragazzo. Sei un bravo ufficiale e non meritavi il modo in cui ti hanno trattato.»
«Se non fosse stato per la morte di Rochdale e la mancanza di altri eredi maschi...» La voce di Roman si spense. La vita di un militare sembrava poetica a chi non aveva idea di quanto poco valesse, sul campo di battaglia, soprattutto quando non potevi fidarti degli uomini alle tue spalle.
«Sei stato fortunato.»
«Sì.»
«E ovviamente Miss Charnock non è la moglie adatta a te...»
Colpito da un nuovo pensiero, Roman lo fermò alzando una mano. «Quanto è ricca?»
«Ricchissima. Charnock non ha altri figli. Le case e gli interessi d'affari andranno tutti a suo marito.»
Roman si raffigurò Leonie com'era stata la prima volta che l'aveva vista, tanti anni prima: vivace, bionda, piena di vita e sensuale. Perfino a diciassette anni induceva un uomo a pensare a lenzuola spiegazzate e bagordi mattutini. Gli occhi scuri parevano sapere cose che avrebbero dovuto ignorare, le labbra tumide e imbronciate imploravano i baci, e il seno... Dio santo, evitare di fissarlo era una vera impresa!
E grazie a tutti quegli attributi lui era stato così sciocco da darsi la zappa sui piedi. «Come mai non è riuscita a trovare marito?» Gli veniva in mente una valida ragione, ma, viste le misure prese dai genitori per proteggerla, sarebbe stata una vera ironia se il ton avesse saputo la verità.
«È diversa.»
«In che senso?»
«Ha un'aria esotica.»
In effetti Leonie non assomigliava alle tipiche fanciulle inglesi.
«I suoi occhi sono così scuri da sembrare quasi neri» aggiunse Thaddeus.
Roman sapeva che non erano neri, ma avevano delle macchioline dorate.
«Inoltre ha qualcosa di raffinato ed elegante» continuò Thaddeus.
Era vero. «E questo è un male?»
«Oh, no, ma il padre non le assomiglia affatto. È un tipo spavaldo e tiene molto alla figlia, o almeno così sostiene. La madre è un'altra storia: bionda e chiara di carnagione, pare non sia molto vicina al marito e che non si comporti sempre in modo...»
«... discreto?»
«Già. Gira voce che fosse così anche in India.»
Anche quello era vero. Mrs. Charnock aveva avuto una predilezione per i giovani ufficiali, soprattutto per quelli appena arrivati a Calcutta. Aveva dato la caccia anche a Roman, ma una volta conosciuta la figlia, lui aveva perso ogni interesse per i giochetti della madre. Leonie andava ancora a scuola, ma le era permesso partecipare ai balli organizzati in quella che passava per la buona società della colonia inglese.
«State suggerendo che secondo alcuni Charnock non è il padre di Leonie?» In effetti a Calcutta non ci credeva nessuno.
«Sì» confermò Thaddeus con aria sollevata. «Girano voci a cui non do molto credito, ma si parla anche di uno scandalo, di un duello combattuto per lei...» Si interruppe, come se stesse mettendo insieme varie informazioni. «Tu ne sai qualcosa?»
Oh, certo, il duello.
«Ho sparato a un tenente per via di Leonie Charnock» ammise lui, amaro.
«Hai combattuto in un duello, Roman?» Thaddeus era inorridito. «Pensavo avessi più buonsenso.»
«E invece pare proprio di no.»
Seguì un momento di silenzio. Thaddeus riprese la caraffa di whisky e si riempì il bicchiere. Stavolta Roman accettò l'offerta di imitarlo.
«L'anno scorso Miss Charnock ha quasi sposato un duca» raccontò il padrino. «Pareva che Baynton non avesse problemi con le sue origini e i pettegolezzi, ma alla fine non se ne è fatto niente.»
Roman abbassò lo sguardo sul liquido ambrato nel bicchiere. L'idea che Leonie sposasse un altro uomo lo turbava, e la cosa non gli piaceva affatto. «Cos'è successo?» chiese.
«Ti avevo parlato di un duca che è scappato con un'attrice, no? Be', era lui.»
Roman scoppiò in un'altra risata amara. Povera Leonie! Così graziosa e così sfortunata. D'altra parte cadeva spesso vittima dei suoi stessi intrighi.
Eppure era speciale, unica... Roman avvertì un'incontenibile ondata di energia, unita al desiderio di rivederla. «Come faccio a incontrare queste ereditiere?» domandò.
Thaddeus parve sorpreso di averlo convinto. «Stasera prenderanno parte al ricevimento del Marchese di Devon. Ho un invito, e puoi venire anche tu. Ci saranno tutti.»
«Compresi Erzy e Malcolm?»
«Senza dubbio.»
«Bene, così forse potrò spaccare la faccia a uno dei due. Non temente, mi comporterò bene» aggiunse davanti al gemito sgomento di Thaddeus. «Non voglio scandali.»
«Perché ho l'impressione che tu ne abbia già conosciuto uno?» chiese il padrino raccogliendo le note che contenevano i debiti di gioco.
Roman si limitò a sorridere e a prendere la pila di carte. «Sarò da voi alle sette. Va bene?»
«Sì, certo.»
Uscì dallo studio del padrino animato da una nuova determinazione, merito di Leonie Charnock. Pregustava già una resa dei conti attesa da tempo. L'unica cosa che l'avrebbe salvata era la sua dote.
Gli doveva almeno quello.