Andiamo a cena a Casa Bird portandoci dietro piatti e posate. Nella borsa della mamma c’è un flaconcino di igienizzante per le mani.
Ci viene ad aprire la zia Teddi. «Non avrei mai immaginato Casa Bird in queste condizioni» bisbiglia.
«Abbiamo fatto quello che abbiamo potuto» risponde la mamma.
«Sì, sì, certo, è solo che sono rimasta scioccata.» La zia Teddi ci fa accomodare al tavolo della sala da pranzo. Mi accorgo che la mamma è sollevata nel vedere che ha coperto le sedute delle seggiole con degli asciugamani. La nonna e io ci sediamo insieme.
«E allora, mamma, che cos’hai fatto di bello oggi?» le chiede papà.
La nonna guarda la zia Teddi. «Diglielo tu.»
«Be’, abbiamo fatto un sonnellino» risponde la zia Teddi. «Poi abbiamo girato per casa a guardare un po’ le cose. Abbiamo trovato anche il guantone da baseball di Tim, dico bene?»
La nonna annuisce. «Era nascosto da qualche parte, ma lo abbiamo trovato.»
«E poi abbiamo trovato il mio diploma delle superiori, un guanto da forno a forma di ippopotamo e l’orsetto di Tim» continua Teddi. «E dopo siamo uscite in veranda a guardare i tuoi nidi.»
«Mi piacciono i miei nidi.»
Arriva il ragazzo delle pizze. La zia Teddi lo paga e porta i cartoni sul tavolo. Papà recita la preghiera e poi ci tuffiamo sul cibo.
«Mi piace la tua pettinatura» osserva la mamma.
«È comoda da tenere in ordine» sorride la zia Teddi.
Mangiando ci aggiorniamo sulle nostre vite. Raccontiamo di come papà ha conosciuto la mamma e di come la zia Teddi ha conosciuto Wilf. I ricordi di una sorella molto più grande e di un fratello molto più piccolo. Lo fanno sembrare divertente.
«E tu che cosa ti ricordi, mamma?» chiede papà.
«Quando avevo dieci anni mi si è incollata la lingua a un idrante antincendio.»
Quando abbiamo finito di mangiare, porto di sotto l’album di papà e della zia Teddi da bambini. Vediamo le loro visite estive a Casa Bird: la zia Teddi sul prato davanti, sui dodici anni, che culla papà neonato, poi che lo spinge in un carretto quando è un po’ più grande. E poi vediamo papà alle elementari, che gioca con gli amichetti estivi mentre la zia Teddi, agli ultimi anni delle superiori, siede composta sul dondolo in veranda con la nonna.
La nonna indica una foto dopo l’altra, annuendo e sorridendo.
Avete visto, zia Teddi, mamma e papà? Questa è la casa della nonna. La sua vita. È qui che deve rimanere.
La nonna comincia ad assopirsi. «Zoe, puoi accompagnarmi a letto?»
«Ma certo.»
Ci alziamo. L’aiuto a lavarsi i denti e la convinco a infilarsi la camicia da notte e a togliersi le scarpe.
«Me la canti una ninna nanna?» mi chiede dopo che l’ho fatta mettere sotto le coperte.
Le canto quella che mi cantava quando ero bambina. La nonna si inserisce nei punti in cui dimentico qualche parola. Le do un bacio sulla fronte. «Ci vediamo domani, nonna.»
«Va bene, pulce.»
Sto scendendo la scala quando sento il mio nome.
«Zoe è proprio una brava ragazza» sta dicendo la zia Teddi. «L’ho osservata con la mamma.»
«Lei e Zoe sono proprio una bella coppia, non è vero?»
«Non sono molte le ragazzine che saprebbero aiutare una nonna a cambiare il pannolone. L’avete tirata su bene» dice la zia Teddi.
«Lei, ehm… noi, ehm…» dice la mamma, confusa e contenta.
«Ha cambiato il pannolone alla mamma?» chiede papà come se parlassimo di un miracolo.
«E le ha fatto anche il bagno» aggiunge la zia Teddi.
«Oh, Signore! Le inservienti alla casa di riposo hanno un mucchio di problemi con il bagno.»
Teddi scoppia a ridere. «Be’, lei ha il tocco magico. Come ho detto, avete allevato una figlia meravigliosa.»
Sì, va be’, adesso sono davvero in imbarazzo. Cioè, è come se fossi la donna che sussurrava alla nonna o qualcosa del genere. Scendo le scale rumorosamente in modo che mi sentano arrivare.
«Oh, eccoti qua» dice la mamma quando entro in sala da pranzo. «Tua zia Teddi sta dicendo cose splendide su di te.»
«Oh, grazie!» arrossisco.
«Figurati.»
La mamma si alza. «Be’, ora dovremmo proprio andare. E grazie ancora per Zoe e per Grace e per stasera.»
«Oh, no, grazie a voi.» Teddi ci accompagna sorridendo alla porta. «Tornare a casa non è stato per niente come me lo aspettavo. Mi avete fatto sentire la benvenuta. E, Tim, è davvero bello vederti adulto.»
Papà si agita un po’ imbarazzato. «E a me ha fatto piacere vedere te. Non doveva passare così tanto tempo. Mi sento davvero in colpa.»
«Perché? Tu non c’entravi niente.»
«Quando ti sei messa in contatto con me avrei dovuto dirlo alla mamma.»
«Non volevo che lo facessi.»
«Avrei dovuto farlo comunque. Tutta la situazione… Avevo paura di quello che avrebbe pensato la gente.»
«Ma adesso siamo insieme» gli dice dolcemente la zia Teddi. Papà annuisce. «Sono davvero felice che tu sia qui.»
«Anch’io.»
Per un attimo si guardano senza sapere che cosa fare. E poi, all’improvviso, si abbracciano. Si abbracciano stretti stretti.