Capitolo 23
Il silenzio della prateria era interrotto solo dal crepitare del falò, ogni tanto Bower sbuffava e lui, accosciato accanto al fuoco, fissava il cielo stellato su quella pianura immensa. Per la seconda notte si trovava lì, sotto la luna piena, a poche miglia da casa. Stare lontano da Hope qualche giorno era stato un buon modo per sbollire la rabbia e lasciare che le acque tra loro si quietassero.
Era stata di nuovo sua.
Il solo pensiero accese il sangue nelle vene e portò sulla pelle il ricordo di brividi che mai aveva sperato di riprovare. Gli si era data senza riserve, come chi non aveva nulla da perdere a parte la speranza.
Per l’ennesima volta, però, lui aveva distrutto tutto.
Gettò lo sterco di bisonte nel fuoco e lo osservò incendiarsi.
Immaginò che Hope si stesse domandando dove fosse, perché era andato via senza dire nulla. Aveva sellato Bower, preso qualche provvista ed era partito senza ben sapere per dove e per quanto. Per un istante aveva quasi pensato di fuggire lontano e non fare più ritorno, così da sottrarsi al tormento di averla accanto ogni giorno, ma poi aveva riflettuto e deciso che, se non la poteva dimenticare, non poteva nemmeno perderla. Doveva solo trovare la
forza di tornare e affrontare un percorso che si preannunciava tortuoso.
Si alzò, consapevole che era tempo di agire. Rovesciò l’acqua sul fuoco e saltò in sella spronando il morello al galoppo in direzione di Cheyenne.
Quando giunse al Prairie flower, Rachel lo accolse senza celare il disappunto. Era arrivato molto tardi di proposito, così da evitare di dover sedere al tavolo da gioco; non si sentiva particolarmente in vena di truffare il prossimo quella sera. Lo faceva da tutta la vita, ma alla fine aveva l’impressione di aver truffato solo se stesso.
«Dove ti eri cacciato?»
«Avevo bisogno di pensare.» Lasciò vagare lo sguardo per la sala ormai vuota. I clienti se n’erano andati e le ragazze stavano salendo le scale nelle loro vesti succinte.
«Spero tu l’abbia fatto bene, questa volta.»
‹‹Dov’è Hope?›› chiese, accigliandosi. L’idea che se ne fosse andata gli fece tremare il cuore.
‹‹È di là, con Thomas Carter.›› Rachel aveva parlato fissando gli occhi pungenti nei suoi. «Il cognac pare piacerle parecchio da quando le hai spezzato il cuore per la seconda volta, e Carter non ha tenuto le mani a posto nemmeno per un attimo.»
«Carter?» ringhiò, incurante di ciò che l’amica avrebbe pensato. Era geloso e non gli importava di nasconderlo, infatti un attimo dopo stava già spalancando l’uscio della stanzetta adiacente, con il petto invaso dal bruciore della più letale gelosia.
Fasciata in un abito scarlatto, Hope se ne stava seduta sulle ginocchia del ricco cliente, le guance imporporate dai
troppi cognac e lo sguardo sgomento nel vedergli fare irruzione nella stanza. Lo stesso con il quale lo aveva osservato dare di matto nel vagone letto del treno.
Nick strinse i pugni nel tentativo di riacquistare la calma e avanzò fino al loro tavolo.
‹‹Stiamo chiudendo, Thomas.›› Il tono era stato brusco, ma rimediò con un sorriso cordiale. ‹‹È molto tardi e per tutti noi è ora di riposare, soprattutto per chi ha bevuto qualche bicchierino di troppo. La nostra
Hope, ultimamente, sembra piuttosto incline a lasciarsi andare, non trovate anche voi?›› Nel dirlo la afferrò per un braccio facendola alzare.
‹‹Non ho bevuto troppo!›› protestò lei, mentre tentava di liberarsi dalla sua presa.
‹‹A guardarti non si direbbe.›› Le rivolse uno sguardo contrariato, prima di rivolgersi ancora a Carter. ‹‹Grazie per essere stato da noi, Thomas, e buonanotte›› concluse, e intanto la sospingeva già verso la porta.
‹‹Mi stai facendo fare una figuraccia, Nick. Per favore, smettila.››
Non le rispose, si limitò a trascinarla fuori dalla stanza, impaziente di vederla lontana da Carter. Passarono accanto a una compiaciuta Rachel e sollevò Hope di peso quando lei rifiutò di salire le scale, caparbia e furiosa come una gatta selvatica. Il contatto con il suo corpo accese ricordi lussuriosi, tra gli insulti e i pugni con i quali lei gli colpiva la schiena, poi raggiunse la camera nella quale entrò chiudendo fuori il resto del mondo.
Adesso erano soli e ciò mandò il cuore in subbuglio.
Aveva agito d’impulso e non ne era pentito, pensò con
rabbia mentre la buttava sul letto e le si allontanava per paura di non riuscire a soffocare il bisogno di baciarla e sentirla ancora sua come due notti addietro. Non era quello il momento di pensare a certe cose, ora era tempo di mettere una pietra sul passato e salvare ciò che di buono era rimasto tra loro.
‹‹Ma cosa ti è preso? Sei impazzito?›› gridò Hope rimettendosi in piedi. ‹‹Come ti sei permesso, dopo quello che hai fatto!›› La voce s’incrinò nel pianto e quando le lacrime presero a bagnarle le guance, lui si sentì morire. ‹‹Ti detesto, Nick! Detesto te, questo posto, Thomas e quelli come lui, che vengono qui e mi trattano come un oggetto… come hai fatto tu!››
‹‹Non sei mai stata un oggetto per me.››
‹‹Oh, certo!›› Emise una breve, stridula risata e asciugò il pianto con dita tremanti. ‹‹Sei ancora più falso di quel che ricordavo.›› Gli voltò le spalle e andò accanto al fuoco acceso nel camino, come se d’un tratto la stanza fosse oppressa da una morsa gelata.
Lo stesso gelo che avvertiva anche lui.
Nel silenzio che seguì, Nick rimase immobile dov’era, nel cono d’ombra che la luce del fuoco non riusciva a raggiungere. Fu proprio perché si sentiva protetto da quel buio che confessò parole per troppo tempo soffocate: ‹‹Quel giorno ho creduto di morire.›› La vide voltarsi appena, lo sguardo stupito, le lacrime che rilucevano al bagliore del fuoco. ‹‹Quando ti ho vista con lui, in quel vagone… ho creduto che il cuore mi si fosse spaccato in due.››
‹‹Sei stato tu a buttarmi su quel vagone, tu e il rifiuto di
dare alla nostra storia la serietà che meritava… che io meritavo!››
‹‹Non hai aspettato nemmeno un giorno, Hope!›› le urlò di rimando, uscendo alla luce fino a raggiungerla per guardarla negli occhi. ‹‹Da quanto eri la sua amante? Da quanto mi tradivi con quel vecchio? Lo facevi per soldi o perché avevi già pianificato tutto?››
‹‹Non ero la sua amante, io amavo te, maledetto bastardo! Amavo te e non ti avrei mai tradito!›› lo disse singhiozzando di dolore, ma fu rapida a riassumere il controllo capace di farle riprendere il discorso. ‹‹Non ti avrei mai lasciato se tu mi avessi dimostrato un briciolo di amore in più. Invece nella tua vita c’era spazio per me solo tra le lenzuola. Nemmeno immagini quanto sia stato difficile andare via, fare la valigia e salire su quel treno.»
«Ma ti sei infilata subito nel suo letto!»
«Ho ceduto a Andrew molto tempo dopo, quando ormai eravamo a New York, e l’ho fatto perché non mi restava altro nella vita che la speranza di non morire di stenti!››
Il pensiero di lei e Andrew insieme spazzò via la calma in un istante. Sentiva la gelosia avvelenare la mente e non fece nulla per nasconderla.
‹‹Era quello che hai sempre desiderato: una vera casa, dei bei vestiti, una vita agiata e per averle ti sei venduta come una puttana… ma forse è quello che sei sempre stata, anche mentre ti davi a me.››
‹‹E in cambio di cosa mi sarei data a te? Di una vita passata a montare e smontare una tenda che chiamavamo casa?›› Lo guardò come divertita per l’assurdità di quanto appena udito. ‹‹Ho accettato la vita accanto a Andrew
perché desideravo un po’ di tranquillità, addormentarmi con un vero tetto sulla testa, davanti a un camino acceso, con delle vere pareti a ripararmi dal freddo e dalla pioggia! Desideravo non morire di colera o per mano degli indiani! E ti ho lasciato perché volevo dei figli, Nick, e non potevo averli in mezzo al fango e allo sporco nel quale vivevamo!››
‹‹E li hai avuti i tuoi figli?›› le domandò in tono tagliente.
‹‹No, non li ho avuti.›› Rimase a guardarlo, negli occhi un’espressione difficile da decifrare. Era rabbia o dolore? ‹‹Ho perso tuo figlio al mio arrivo a New York.››
A Nick parve di aver smesso di respirare. Doveva aver capito male, non c’era altra spiegazione, ma Hope lo fissava con occhi colmi di rabbioso dolore, dentro ai quali non gli fu difficile leggere una verità impossibile da accettare.
‹‹Mio figlio?›› mormorò, con l’impressione che la stanza gli si stesse chiudendo addosso.
‹‹Proprio così.›› La malinconia pesava su quelle parole quasi quanto le lacrime che di nuovo le rigavano il viso. ‹‹Succede sai, quando si fa l’amore!››
‹‹Perché non me l’hai detto? Perché me ne parli solo ora?››
«Tu non volevi problemi, né una famiglia. Quando ho provato a dirtelo sei stato molto chiaro: “Sei cresciuta in un bordello, sono certo che saprai come evitare questo genere di complicazioni.”
Mi è rimasto impresso a fuoco nella mente. Come potevo restare e costringerti a prenderti le tue responsabilità? Per questo sono partita,
perché ho sperato che lontano dalla desolazione nella quale vivevamo sarei riuscita a mettere al mondo il mio bambino, garantendogli una vita migliore di quella che altrimenti avrebbe avuto accanto a un padre che non lo voleva.››
‹‹Io… io non avevo capito, Hope, altrimenti mi sarei preso cura di te e di nostro figlio! Tu invece sei andata via e l’hai portato con te, senza dirmi nulla!››
‹‹Non sarebbe nato nemmeno se fossi rimasta. Ti ho solo portato via un’illusione... la mia illusione.››
Nick si passò una mano tra i capelli, scostandoli dal viso. Si sentiva frastornato. Non sapeva se urlare di rabbia contro Hope o se stesso, per questo le voltò le spalle e lasciò la stanza, abbandonandola nel pianto.
*
‹‹Vorrei non aver mai varcato la soglia di quella camera.›› borbottò più tardi, mezzo sdraiato nel letto di Rachel. Era confuso, la camicia sbottonata sul petto glabro e lo spirito di chi ha appena subito l’ennesima sconfitta.
‹‹Vi amate, Nick... per questo l’ho fatta venire qui, pensavo vi sareste riappacificati dopo la morte di Scott, ma ho sbagliato e ti chiedo perdono. Se stare vicini vi fa così male, troverò un modo per restituirle il denaro e lasciarla libera di andarsene.››
Lasciarla andare, al momento, era fuori discussione per Nick. Non una seconda volta, non più, adesso che l’aveva ritrovata. La folle paura di perderla ancora lo trapassò come una lama, levandogli il respiro. Il cuore che batteva
impazzito, mentre si alzava dal letto e raggiungeva la porta, sordo alle domande dell’amica.
‹‹Nick! Cosa pensi di fare? Nick!›› Ma lui era già nel corridoio, pronto a spalancare la porta di Hope, restando sulla soglia impigliato negli occhi che lei gli aveva puntato addosso con stupore. Poi il suo sguardo scivolò sul letto e sul bagaglio che stava preparando, e si sentì morire.
‹‹Cosa stai facendo?›› Il cuore in gola, le mani che tremavano, mentre le si avvicinava e spingeva via la valigia in cui lei aveva messo tutto, tranne il dolore che le colmava lo sguardo. ‹‹Non ti lascerò partire.››
‹‹No?›› domandò in un sussurro.
‹‹Non posso perderti ancora›› aveva parlato con dolcezza, cingendola in un abbraccio capace di infrangere tutte le barriere tra loro. ‹‹Resta, ti prego. Non mi lasciare.»
«Ci abbiamo già provato, Nick...»
La scostò da sé per guardarla in volto. Mai le era parsa tanto bella quanto in quel momento.
«Questa volta è diverso, io sono diverso.» Le dita asciugavano lacrime che mai più avrebbe voluto scorgere su quel viso. «Se vuoi ancora quella famiglia, l’avremo. Ti darò tutto quello che vorrai pur di vedere ancora un sorriso illuminarti gli occhi.»
«Cos’è cambiato da un anno fa? Forse che adesso hai messo radici in un posto? Questo non basta, lo sai.»
«Non ho più paura, ecco cos’è cambiato. Ho smesso di credere di non meritare l’amore di una famiglia, di non essere abbastanza per te e per i figli che avremo.» Non era da lui buttare sul tavolo tutte le carte, ma non avrebbe più
barato con Hope. Meglio giocare subito gli assi, piuttosto che rischiare di perdere la partita più importante della sua vita. «Due notti fa hai detto di amarmi ancora e sai che è lo stesso per me. È sempre stato così, ma ero un vigliacco incapace di scendere a compromessi con la vita. Ho vissuto alla giornata per timore di rimanere ferito ancora e non è facile dirti queste cose, ma diamine... sai che non ti sto mentendo.››
«Davvero sei pronto, Nick? Pronto a costruire un futuro con me e a dimenticare quanto accaduto?»
«Sono pronto a scommettere che andrà tutto bene... e questa volta la posta in gioco è troppo alta perché io possa perdere.»
Per un istante rimasero stretti l’uno all’altra, il viso di Hope appoggiato a quel petto che aveva baciato infinite volte, il profumo di Nick a invaderle i sensi, la sua voce ad accarezzarla.
Quando sollevò il viso verso di lui, si trovò a un soffio dalla sua bocca e il cuore le esplose nel petto mentre le loro labbra si fondevano in un bacio rovente, carico di quella stessa passione che li aveva uniti in passato e li avrebbe uniti nel futuro, un futuro costruito su promesse che sarebbero state mantenute.