«La mia vista è perfetta, signore», disse Mossie. «E la mia voce forte. Mi si sente in tutta la nave. Ascolta...» Emise uno strillo acuto che sarebbe riuscito a sovrastare il barrito di un elefante, spingendo Hal, in piedi accanto a lui, a fare una smorfia e tapparsi le orecchie.
Il ragazzo sorrise, trionfante. «Quindi vedi, comandante, sarei un’ottima vedetta.»
Hal scosse mestamente il capo. Doveva ammetterlo, Mossie non mancava certo di tenacia. La Golden Bough era appena fuggita da Quelimane quando il bambino aveva cominciato a dargli il tormento, supplicando di poter diventare la nuova vedetta. Lui aveva risposto di no, affermando che era fuori questione ed elencando tutta una serie di motivi per cui era impossibile assecondare quella richiesta: Mossie era troppo giovane, troppo basso, non sapeva arrampicarsi sulle sartie, non sarebbe riuscito a distinguere un tipo di nave dall’altro né a gridare abbastanza forte per farsi sentire sul cassero. Tali obiezioni erano state demolite sistematicamente, una dopo l’altra, e nell’atmosfera festosa che regnava sulla Bough mentre sfrecciava verso quello che tutti gli uomini a bordo sapevano sarebbe stato il più mirabolante giorno di paga che chiunque di loro avesse mai assaporato o potesse mai assaporare in futuro, il conflitto fra il membro dell’equipaggio di più alto grado e quello di rango inferiore era ormai l’argomento quotidiano di conversazione e congetture. Erano state fatte numerose scommesse sull’eventualità che il comandante si arrendesse a quello scricciolo di ragazzino e, in tal caso, su quando l’avrebbe fatto.
«Posso garantirvi, amici miei, che non succederà mai», aveva assicurato Big Daniel a un gruppo di gabbieri di maestra che, un pomeriggio, aveva trovato impegnati in un acceso dibattito. «E vi spiego perché. Al mondo esiste soltanto una persona capace di indurre il comandante a fare quello che gli si dice, e lui sa benissimo che lei gli farà tagliare i gioielli di famiglia per gettarli in pasto agli squali, se vedrà il suo beniamino arrampicato su un albero.»
«Già», aveva convenuto uno degli uomini, «nessun uomo vorrebbe mai far arrabbiare una donna come la signora del comandante. Ho visto cosa sa fare con quella spada.»
Quello stesso pensiero stava agitando la mente di Hal che, esaurite le altre carte da giocare, decise di usare l’ultimo asso rimastogli. «Pensa a Judith», disse, sapendo che la devozione di Mossie verso la donna era sconfinata, come quella di Judith per lui. «Se tu cadessi dall’albero, lassù...» Indicò la formaggetta dell’albero di maestra, per dare maggiore enfasi alla frase. «... e piombassi fin quaggiù sul ponte – bam! –, moriresti e lei sarebbe molto triste. E tu non vuoi rattristare Judith, vero, ragazzo?»
Mossie rifletté debitamente sulla questione, poi sul volto gli si aprì un enorme sorriso mentre escogitava la replica ideale. «Ma io non cadrò, comandante Courteney! Nel mio villaggio ero quello che mandavano ad arrampicarsi sulle scogliere per prendere le uova di gabbiano. Potrei arrampicarmi fin sulla luna, se mi dai una cima bella lunga.»
Hal rise. «Aboli», chiamò, rivolto al ponte di coperta, sotto di loro, dove l’africano stava valutando il lavoro degli amadoda sulla stoppa per calafatare, con i guerrieri impegnati a disfare le vecchie cime incatramate. «Secondo te dovrei permettere al ragazzo di arrampicarsi sulla maestra?»
«Sarà meglio per te, se non cadrai», asserì Ned Tyler. «Non voglio che sporchi il mio bel ponte lucido come uno specchio.»
«Tutti abbiamo dovuto fare la nostra prima arrampicata, comandante!» gridò un giovane addetto all’albero di gabbia, come se fosse un veterano, benché non avesse più di diciotto anni.
Aboli sorrise e mosse le grandi braccia su e giù. «Il ragazzo è un passerotto, Gundwane!» esclamò. «Se cade batterà le alucce. Inoltre tu avevi la sua età, forse addirittura meno, quando ti sei arrampicato per la prima volta sull’albero di maestra. Per quanto, se ben rammento, in quel momento tuo padre si trovasse nella sua cabina, addormentato.»
Hal sorrise, al ricordo. Rammentò Aboli che gli sibilava: «Non guardare giù, Gundwane. Resisti alla tentazione di guardare giù». Gli erano tremate le gambe e aveva sentito il cuore martellargli nel petto, ma aveva raggiunto la testa dell’albero e vi si era seduto sentendosi un re, mentre oscillava come un pendolo, al ritmo del beccheggio della nave.
«Quell’albero non era alto come questo, Aboli», sottolineò.
«No, infatti», ammise il suo amico, poi indicò Mossie. «Ma se lui cade lo prenderò al volo, proprio come avrei fatto con te.»
Hal abbassò lo sguardo su Mossie, su quegli occhi risoluti, e si rese conto che lo rispettava, ammirava il coraggio che il ragazzo serbava dentro di sé dopo tutto quello che aveva passato, prima per mano dei mercanti di schiavi e poi con il rapimento di Judith da parte dell’Avvoltoio.
«E se per qualche motivo non lo prendo, puliremo le macchie prima che la signora scopra cosa è successo», aggiunse Aboli, assumendo la sua espressione più seria, anche se gli ridevano gli occhi. Mossie non si lasciò scoraggiare affatto da quelle parole.
«Prima che la tua signora scopra cosa?» chiese una voce femminile che fendette il frastuono del dibattito, tagliente come la spada della proprietaria.
«Oh, niente, mia cara», replicò Hal, in un goffo tentativo di sviare la curiosità di Judith.
Ma ogni sua speranza di farla franca venne spazzata via quando Mossie annunciò, con voce flautata: «Il comandante ha detto che potevo arrampicarmi sull’albero di maestra...»
«Non ho detto niente del genere!» puntualizzò Hal, furioso.
«E se cado il signor Aboli mi prenderà al volo.»
«È vero?» domandò Judith; occhi più esperti di quelli di Hal sul comportamento femminile avrebbero forse notato che lei faticava a soffocare un sorriso.
«È sicuramente vero che questo monello sfrontato stava cercando di convincermi a lasciarlo arrampicare su quell’albero, ma non è affatto vero che l’abbia autorizzato a farlo. Puoi starne certa.»
«Il comandante ha ragione, mia signora», intervenne Ned Tyler. «Non avrebbe permesso al ragazzo di arrampicarsi. Impossibile!»
«Davvero?» chiese Judith, e stavolta fu lei ad assumere un’espressione di totale innocenza. «E perché mai? Io sono favorevole all’assegnare sfide ai ragazzi. Come possono diventare uomini grandi, forti e coraggiosi, se non si concede loro l’occasione di mettersi alla prova?»
«Ma pensavo... insomma, hai detto che...» Hal cercò invano le parole adatte per dire quanto si sentisse offeso da quella palese ingiustizia. Judith aveva detto a chiare lettere che non voleva che Mossie corresse alcun pericolo, e lo sapeva.
Lei si rese conto di aver spinto la cosa troppo in là, così raggiunse il suo uomo, gli afferrò un braccio, lo guardò con aria adorante, assicurandosi che tutto l’equipaggio la vedesse, e disse: «So che volevi assecondare i miei desideri, e perciò ti ringrazio. Ma questa è la tua nave e spetta a te, non a me, decidere queste cose. Se pensi che Mossie sia pronto per arrampicarsi sulla maestra, io non posso certo oppormi».
«Ti prego, comandante! Ti prego, ti prego, ti prego!» intervenne Mossie.
Hal sapeva ammettere la sconfitta e, in fondo, sapeva che Aboli e Judith avevano ragione. Lui aveva affrontato quell’impresa da ragazzo, ed essa aveva contribuito a fare di lui un uomo. Andò dritto al punto. «D’accordo, allora. Mossie, ragazzo mio, ascoltami attentamente. Una volta che inizi ad arrampicarti non guardare mai giù, finché non sei al sicuro in cima.»
«No, signore», disse Mossie. Il sorriso sul suo volto era radioso come il sole pomeridiano, e i suoi piedini ballarono una giga sul posto. «Quando sarò lassù con i gabbiani gli dirò chi sono. Gli dirò anche chi sei tu, comandante.»
«Glielo dirò io, ragazzo», replicò Hal, «perché verrò lassù con te.»
«Cosa?» boccheggiò Judith, colta totalmente alla sprovvista.
«Non ho certo bisogno di dirti, mio caro generale, qual è la prima regola di un bravo comandante: non chiedere mai a un uomo – o a un ragazzino – di fare qualcosa che tu stesso non faresti.»
Fra i marinai fiorirono i sorrisi e qualche risatina soffocata. Quello era proprio il loro Hal Courteney, non c’erano dubbi.
«Dannazione, a volte mi ricorda suo padre», disse Ned Tyler a Big Daniel, mentre osservavano la scena.
«Sì, scommetto che il vecchio Franky sta guardando tutto questo dall’alto e se la gode», ribatté il nostromo.
Hal si tolse la camicia, restando a torso nudo e scalzo, simile a tutti gli altri marinai della Bough, il suo torace, come il loro, che esibiva muscoli faticosamente conquistati e le cicatrici di innumerevoli battaglie. C’erano anche cicatrici di altro tipo, e quando Mossie le vide sgranò gli occhi e rimase a bocca aperta, pur non proferendo parola.
«Anch’io ho vissuto da schiavo, Mossie», gli spiegò Hal, sapendo quanto apparissero terrificanti i segni delle frustate che gli rigavano schiena e fianchi.
«Devi essere stato molto disobbediente, mio signore», commentò lui con un sorriso.
Hal scoppiò a ridere. «Sì... persino più di te, ragazzo.» Sfilò il laccio di pelle che gli legava i capelli ormai lunghi e lo riannodò in modo che la folta coda di cavallo scura gli ricadesse in mezzo alle scapole.
«Vogliamo andare?» chiese, indicando l’albero di maestra con un gesto con cui avrebbe potuto invitare una dama a fare una passeggiata al tramonto.
«Vediamo se il comandante ha ancora le gambe per farlo!» gridò uno degli uomini.
«Sì, scommetto uno scellino che il ragazzo arriva in cima prima di lui.»
«Ah! Tu non hai nemmeno l’ombra di uno scellino, Evans», sottolineò Stanley.
«Nooo! Il giovane Courteney è nato fra le sartie. Salirà lassù rapido come la mano del re sotto le gonne di Nell Gwyn!» gridò un altro uomo, citando la celebre attrice e amante di Carlo II.
«Vinci, mio caro, vinci per me», sussurrò sottovoce Judith. Vedere il suo uomo, così giovane, vigoroso e virile, le fece desiderare di trascinarlo in cabina. Ma, non potendo fare altro che aspettare, voleva che lui dimostrasse il proprio valore, vincesse e si guadagnasse inequivocabilmente la carica di maschio dominante nel branco della Golden Bough.
«Voi tornate al lavoro, razza di sfaticati!» gridò Hal all’equipaggio in ozio, pur sapendo che ogni uomo a bordo sarebbe rimasto a guardare con quanta agilità si arrampicava.
Aboli si incaricò di dare il via. «Siete pronti?» chiese, alzando una mano. Entrambi i concorrenti annuirono, il corpo teso dalla voglia di cominciare.
«Via!» gridò lui, e Mossie partì così veloce da dare l’impressione che avesse cominciato ad arrampicarsi sull’albero mentre Aboli stava ancora parlando.
Hal imprecò e si lanciò all’inseguimento del giovane avversario. Faceva caldo e il sudore gli rigava copiosamente il viso, pizzicandogli gli occhi e colando su schiena e petto. Tentò di mantenere l’albero fra sé e il sole per non restarne abbacinato mentre saliva, ma la priorità era tenere il passo con il ragazzo.
«Ha un talento innato, come addetto all’albero di maestra», sottolineò Ned Tyler, come un mercante che valuti le condizioni di un puledro, benché fosse costretto a urlare per farsi sentire, con le acclamazioni e le grida di incoraggiamento lanciate dagli uomini intorno a lui.
«Sì, ma il comandante si arrampica ancora come una scimmia con il fuoco attaccato alle calcagna», replicò con orgoglio Big Daniel.
Hal non sentì le loro parole, perché ormai si trovava ben al di sopra del ponte, impegnato a inseguire il ragazzo. Poi Mossie guardò giù.
«Su gli occhi, ragazzo», gli disse lui, ma era troppo tardi e Mossie rimase paralizzato, aggrappato alle sartie, tremando da capo a piedi.
«Non riesco a muovermi, comandante!»
«Fai un bel respiro. È tutto a posto. Continua a salire.» Avrebbe potuto dirgli che poteva scendere, che era salito già abbastanza in alto, ma sapeva che, se non raggiungeva la testa d’albero adesso, rischiava di perdersi d’animo per sempre.
Sotto di loro, gli uomini si erano zittiti. Tutti avevano dovuto affrontare la prima arrampicata e dominare la paura, quindi capivano benissimo cosa stesse passando Mossie. La gara era terminata, ma la sfida che lui si trovava di fronte era cruciale.
«Le gambe, comandante. Mi tradiscono, signore.»
«Faranno quello che gli dici di fare. Ora sali lassù.»
«Non riesco a muovermi», ripeté Mossie con un tono umiliato e quasi lacrimoso. Le sue piccole ginocchia ossute stavano per cedere. Hal riuscì a contargli le costole mentre la pancia del ragazzo si incavava e gonfiava come un mantice.
«Salirai fino alla testa d’albero, altrimenti ti farò sbarcare nel primo porto e ti metterò in vendita al mercato degli schiavi», disse. Era una minaccia crudele, lo sapeva, ma doveva dare a Mossie qualcosa da temere più dell’altezza. Come previsto, benché in lacrime, il ragazzo si allungò verso l’alto e afferrò la grisella seguente.
«Così, bravo. Ormai non manca molto», aggiunse Hal.
«Sì, signore», replicò Mossie. Riprese a salire, le gambe ancora tremanti ma con le piante dei piedi chiare che si arcuavano sopra le griselle. Arrivò in cima, infilandosi nella crocetta.
«Faremo di te un addetto all’albero di gabbia, ragazzo», annunciò Hal, scavalcando il bordo della crocetta per sederglisi accanto mentre sotto di loro risuonavano tonanti acclamazioni.
Ma Mossie era triste.
«Sei stato bravo», gli disse Hal, soddisfatto anche di sé, perché sapeva di essere stato veloce e agile. Il ritmo del suo respiro stava già rallentando, tornando alla normalità. «L’intero equipaggio ti ha visto arrampicarti e ti sei guadagnato il suo rispetto. Ascolta, ti stanno applaudendo.»
«Ma non... non riuscivo a muovermi.»
«Hai guardato giù», spiegò Hal. «Ti avevo detto di non farlo.»
Il ragazzo sembrava in preda alla vergogna, ma lui non intendeva consolarlo troppo. «Quindi ti abbiamo visto arrampicarti. Com’è la tua vista?» Indicò, a sud, una nave che stava costeggiando la terraferma lungo una rotta parallela alla loro, ma con molte più vele, procedendo alla massima velocità alla quale il comandante poteva spingerla.
Quello è un uomo che va di fretta, pensò. Il profilo del veliero aveva qualcosa di familiare, ma lui non riusciva a capire cosa. Maledizione! Gli occhi cominciano già a tradirmi?
«Che bandiera batte?» chiese a Mossie.
Il ragazzo scosse il capo. «Nessuna bandiera, comandante», rispose, passandosi le nocche sugli occhi per eliminare le ultime tracce di lacrime.
«Strano», borbottò Hal. Gli sarebbe piaciuto trattenersi lassù per dare un’altra occhiata alla nave misteriosa, ma spesso la prima discesa dalla testa dell’albero era più ardua della salita, per i novellini. Mossie aveva bisogno di una guida per tornare giù e i suoi uomini dovevano rimettersi all’opera di buona lena. Vedere un veliero che procedeva molto più rapidamente della Bough servì solo a rammentargli quanto si fosse rilassata la loro andatura.
«Avanti, ragazzo, torniamo sul ponte», disse.
«Le gambe non mi tradiranno di nuovo, comandante», dichiarò lui, baldanzoso.
«Lo so», ribatté Hal. «Ora scendiamo su quel ponte.»