L’Avvoltoio era accovacciato all’ombra degli alti alberi sui promontori rocciosi che riparavano la laguna dell’Elefante, guardando oltre le postazioni di artiglieria dove un tempo i Courteney avevano piazzato le colubrine per difendere il loro rifugio nascosto, al di là di uno specchio d’acqua verde scuro abbastanza profonda perché anche la più possente nave da guerra della marina di qualsiasi sovrano potesse dar fondo senza timore di girare in tondo. Eppure non si vedeva nemmeno una barca a remi, cullata dalle acque della laguna o tirata in secca su quella spiaggia di scintillante sabbia bianca, i cui unici abitanti non erano uomini, bensì tre elefanti che camminavano placidi lungo la riva, come enormi gentiluomini grigi a passeggio nel parco.

Barros non era dell’umore adatto per restare ammaliato dallo spettacolo.

«Maledizione a voi! Ho fatto sgobbare i miei uomini fino a rischiare un ammutinamento e la mia nave è tenuta insieme da poco più delle mie preghiere... e per cosa? Per niente! Courteney è venuto e se n’è andato! Non vedremo nemmeno un briciolo d’oro, neanche una minuscola traccia.»

«Smettetela di lagnarvi! La vostra nave è solida come non mai. Avete strappato un paio di vele, spezzato un paio di pennoni e c’è qualche tavola sconnessa, ma sapete bene quanto me che non è nulla di grave, meno di un giorno di lavoro per i cantieri navali del capo di Buona Speranza. Quanto ai vostri uomini, staranno benissimo fintanto che pensano che ci sia un bottino prezioso alla fine del viaggio.»

«Ma qui intorno non vedo bottini di alcun genere, preziosi o meno!» si lamentò Barros, la voce che si faceva più acuta, oltre che più alta.

«Non avrete pensato di trovarlo in bella mostra sulla spiaggia, vero?» L’Avvoltoio gli strizzò l’occhio dietro il foro nella maschera. «Seguitemi.»

«Non sarà pericoloso, laggiù?» chiese Barros, mostrando per la prima volta di aver notato le creature da cui quel mondo segreto prendeva il nome.

«Non appena sentiranno la vostra puzza spariranno come fumo nel vento.»

Si aprirono un varco nella fitta foresta che bordava la laguna, fino a raggiungere i resti delle capanne che un tempo i Courteney e l’Avvoltoio avevano usato per dormire e si erano contesi.

Sì, quando ero ancora un uomo, con tutti gli arti e ogni altra cosa che funzionava alla perfezione, pensò lui.

Qua e là si notavano le ceneri di vecchi fuochi da bivacco, ma era evidente che risalivano a parecchio tempo prima.

«Nessuno mette piede qui da mesi», concluse.

«Se fossi in Courteney non permetterei ai miei uomini di sbarcare», dichiarò Barros. «Li terrei sulla nave, poi mi allontanerei con un paio dei miei ufficiali più fidati – non di più – e andrei a prendere questo tesoro.»

L’Avvoltoio scoppiò in una risata gracchiante. «Il giovane Courteney non lo farebbe mai. Lascerebbe scendere a terra i suoi uomini per pescare, andare a caccia e trovare legname per riparare la nave. Il ragazzo ha il cuore tenero come burro.»

«Una tremenda debolezza.» Barros scosse il capo con aria di disapprovazione.

«Sì, lo condurrà alla morte.» L’Avvoltoio rise. «E anche presto.»

«Quindi cosa facciamo?»

«Lasciamo la Madre de Deus alla fonda nella prima baia a sud, in modo che Courteney non la veda se arriva da nord. Piazziamo delle vedette a tenere d’occhio la laguna, su una lancia ben nascosta. Quando Courteney arriva, una delle prime cose che farà sarà andare a controllare il suo piccolo tesoro, ovunque lo abbia nascosto. Quando torna sulla nave, noi saremo là per offrirgli un’accoglienza degna di un re, sottrargli il tesoro e organizzargli, subito dopo, un funerale altrettanto regale.»