Wenzel Anton von Kaunitz-Rietberg

(Vienna 1711 – Vienna 1794)
Cancelliere dell’Impero

Fu il principale artefice della politica estera austriaca nella seconda metà del XVIII secolo, convinto fautore dell’avvicinamento della Corte di Vienna a quella di Versailles. Abile diplomatico, le cui indubbie capacità furono riconosciute da Federico II di Prussia che lo definì «la miglior testa d’Europa».

Kaunitz, originario d’una antica e nobile famiglia boema, fu indirizzato alla carriera diplomatica fin da giovane. Inviato nel 1741 a Torino, amministrò in seguito per un breve periodo i Paesi Bassi austriaci, quindi fu incaricato di rappresentare l’Austria nelle trattative che portarono alla pace di Aquisgrana, che sanciva la fine della guerra di successione austriaca e la cessione alla Prussia della ricca regione della Slesia. Il disegno di riportare sotto l’egida austriaca questo territorio spinse il Boemo a pianificare sin dal 1749 un radicale mutamento di alleanze che finì per condurre gli Asburgo a un’intesa con l’eterna rivale, la Francia. I suoi sforzi, condotti d’intesa con il ministro francese Turgot, furono premiati con quel «rovesciamento delle alleanze» che vide dalla seconda metà del XVIII secolo Asburgo e Borbone uniti contro la nascente potenza prussiana.

Nominato da Maria Teresa Cancelliere di Stato e Ministro degli Affari esteri, portò a pieno compimento il nuovo quadro diplomatico europeo, coinvolgendo nell’alleanza contro il comune nemico anche la Russia (1756-1757). Le vittorie conseguite da Federico II durante la Guerra dei Sette anni e il ritiro della Russia dal conflitto europeo costrinsero irrimediabilmente il Cancelliere alla stipulazione della pace di Hubertsburg, che sanciva la definitiva rinuncia alla Slesia da parte austriaca. La rivalità austro-prussiana fu tuttavia momentaneamente accantonata in occasione della prima spartizione della Polonia nel 1772, che assicurò all’Austria la Galizia e la Lodomiria. L’ultimo atto di Kaunitz, in ambito diplomatico, fu la partecipazione alla guerra di successione bavarese (1778-1779), che contrariamente alle speranze portò alla monarchia il solo territorio dell’Innviertel (corrispondente alla regione con Braunau).

Accanto alla gestione delle complesse questioni di politica estera, Kaunitz si occupò anche di quella interna, dove intervenne apportando alcune modifiche al lavoro svolto dal suo predecessore, il conte Haugwitz. In particolare, separò le gestioni amministrativa e finanziaria e creò un organo collegiale, il Consiglio di Stato (1760-1761). Un settore in cui intervenne poi in modo incisivo fu quello ecclesiastico, dove si prefisse di contenere sia le ingerenze sia i numerosi privilegi di cui beneficiava il Clero in ambito sociale, dalle manimorte alla censura. Portavoce di un dispotismo illuminato che attraverso il rafforzamento economico austriaco avrebbe dovuto agevolare gli Asburgo nell’assicurarsi la supremazia in ambito germanico, Kaunitz conservò la carica di Cancelliere durante tutto il regno di Giuseppe II e di Leopoldo II. Il suo peso direttivo venne del tutto meno con l’avvento al trono di Francesco II, dal quale Kaunitz si dissociò apertamente per l’avvicinamento alla Prussia messo in atto dall’Imperatore, scelta politica che portò il Boemo a lasciare la carica governativa nell’agosto 1792.