Il centauro fugge portando Fiordelisa in groppa, ma Rinaldo lo raggiunge e allora il mostro butta la ragazza in un fiume. Il paladino lo uccide, mentre Fiordelisa è trascinata via dalla corrente. Rimasto senza la sua guida, Rinaldo riprende il viaggio verso nord e incontra un cavaliere (1-10). Nel frattempo si combatte ad Albracà: gli assedianti riescono a entrare nella città e la incendiano. Angelica, Torindo, Trufaldino e Sacripante con trenta cavalieri riparano nella rocca, dove i viveri scarseggiano. I difensori decidono di resistere in attesa di aiuto (11-22). Angelica si rende invisibile mettendo l’anello magico in bocca e parte in cerca di rinforzi. Giunta in Circassia, al fiume presso il quale Rinaldo aveva ucciso il centauro, incontra un vecchio che si dispera e le chiede di curare il figlio gravemente ammalato. In realtà il vecchio inganna e cattura donzelle da consegnare a Poliferno, re di Orgagna: la stessa Fiordelisa, tratta dalla acque, è stata imprigionata e attende con altre la sua sorte. Angelica cade nel tranello e apprende da Fiordelisa del giardino di Dragontina e della smemoratezza di Orlando (23-36). Quindi riesce a fuggire e si dirige al giardino dell’oblio. Là fa rinsavire Orlando servendosi dell’anello: il paladino lo usa poi per risvegliare gli altri prigionieri e il portentoso gioiello vanifica tutti gli incanti. Dragontina e il suo palazzo si dissolvono. Orlando convince i rinsaviti a soccorrere Angelica e a partire per Albracà (37-49). Nella rocca, intanto, Trufaldino cattura nel sonno Torindo, Sacripante e i loro e poi li offre ad Agricane per avere salva la vita. Il re tartaro rifiuta sdegnato (50-55). Orlando e i compagni arrivano in vista di Albracà e decidono di entrare nella città con la forza delle armi: si lanciano al galoppo nella pianura e Agricane si prepara ad affrontarli (56-66).
1.
Aveti inteso la bataglia dura
Che fa Renaldo, la persona accorta,
E comme la diversa creatura
Prese la dama e in gropa se la porta.
Non dimandati se ella avea paura:
Tutta tremava e parea in viso morta,
Ma pur quanto la voce li bastava
Al cavalier aiuto dimandava.
2.
Via va correndo lo animal legero
Con quela dama in groppa scapigliata;
A lei sempre ha rivolto il viso fiero
E a sé stretto la tiene abrazata.
Or Renaldo se acosta al suo destriero:
Ben se agùra Baiardo in quela fiata,
Ché quel centauro è tanto longi assai
Che averlo gionto non si crede mai.
3.
Ma poi che ha preso in man la rica briglia
De quel destrier che al corso non ha pare,
De esser portato da il vento assimiglia:
A lui par proprio di dover volare.
Mai non fu vista una tal maraviglia:
Tanto con l’ochio non se può guardare
Per la pianura, per monte e per vale
Quanto il destrier si il lascia dale spale.
4.
E non rompeva l’erba tenerina,
Tanto ne andava la bestia legera;
E sopra ala rogiada matutina
Veder non pòssi se passato vi era.
Cossì correndo con quella roina
Gionse Renaldo sopra una riviera,
E alo intrar del’aqua aponto aponto
Vede il centauro sopra al fiume gionto.
5.
Quel maledetto già non lo aspectava,
Ma via fugendo nequitosamente
La bella dama nel fiume gettava:
Giù ne la porta il fiume corrente.
Che de lei fosse e dove ella arivava
Poi lo odirete nel canto presente.
Or il centauro a quel baron se volta,
Poi che di groppa s’ha la dama tolta.
6.
E’ comencione al’aqua la bataglia,
Con fiero assalto, dispietato e crudo;
Ver è che ’l bon Renaldo ha piastra e malia
E quel centauro è tuto quanto nudo,
Ma tanto è destro e mastro de scrimaglia
Che coperto se tien tuto col scudo;
E il destrier de il signor de Montealbano
Corrente è assai, ma mal presto ala mano.
7.
Grosso era il fiume al megio delo arcione,
Di sassi pieno, scuro e roinoso.
Mena il centauro spesso de il bastone,
Ma poco nòce al baron valoroso,
Che gioca di Fusberta a tal rasone
Che tuto quel ha fatto sanguinoso:
Tagliato ha il scudo il cavalier ardito
E già da trenta parte l’ha ferito.
8.
Esce de il fiume quel’insanguinato,
Renaldo insieme, con Fusberta in mano;
Né se fu da lui molto dilongato
Che gionto l’ebe quel destrier soprano:
Quivi lo occise sopra al verde prato.
Or sta pensoso il sir de Montealbano;
Non scià che far, né in qual parte si vada:
Persa ha la dama, guida de sua strada.
9.
A sé de intorno la selva guardava
E sua grandeza non potea stimare;
La speranza de uscirne li mancava
E quasi dreto voglìa ritornare.
Ma tanto nela mente desiava
Di quel’incanto il conte Orlando trare
Che sua ventura distina finire
O questa impresa seguendo morire.
10.
Ver Tramontana prende la sua via,
Dove il guidava prima la dongella,
Ed ecco ad una fonte li apparìa
Un cavalier armato in sula sella.
Or Turpin lascia questa diceria,
E torna a racontar l’alta novella
De il re Agricane, quel Tartaro forte,
Ch’è chiuso in Albracà dentro ale porte.
11.
Dentro a quella citade era rinchiuso
E fa soleto quella ardita guerra:
Il popol tuto quanto ha lui confuso.
Sapiati che Albracà, la forte terra,
Da un alto saxo calla al fiume gioso
E da ogni lato un mur la cinge e sèra
Che se dispica da il castel altano,
Volgendo il saxo insin dal monte al piano.
12.
Sopra de il fiume ariva la murata,
Con grosse torre e belle a riguardare.
Quella fiumana Drada è nominata,
Né state o verno mai se può vargare;
Una parte de il muro è qui cascata:
Quei dela terra non hano a curare,
Ché il fiume è tanto grosso e sì corrente
Che di bataglia non temon nïente.
13.
Or io vi disse sì come Agricane
Facìa bataglia dentro ala citate;
Re Sacripante è con seco ale mane,
Con gente dela tera in quantitate.
Prove se fièr dignissime e soprane
Per l’uno e l’altro, e sopra l’ho narate;
E lasciai proprio che una schiera nova
Dietro ale spalle de Agrican se trova.
14.
Nulla ne cura quel re valoroso,
Ma con molta roina è rivoltato:
Mena a doe mane il brando sanguinoso.
Questo novo trapel che ora è arivato
Era un forte baron e animoso,
Torindo il Turco, che era ritornato
Con molta di sua gente in compagnia;
Per altre parte gionse a questa via.
15.
Quel Tartaro ne’ Turchi urta Baiardo:
Getta per terra tutta quella gente.
Or ecco Sacripante, il re galiardo,
Che l’ha seguito continüamente;
Tanto non è liger cervo ni pardo
Quanto è quel re circasso veramente:
Non vale ad Agrican sua forza viva,
Tanta è la gente che adosso li ariva.
16.
Già son le boche dele strate prese,
Chiuse con travi e ogni altra seraglia.
Le schiere dale mura son dissese
E corre ciascadun ala bataglia:
Non vi rimase alcuno alle difese.
Or quei de il campo, quela gran canaglia,
Chi per le mure intrò, chi per le porte,
Tuti cridando: «Ala morte, ala morte!».
17.
Onde fo forza alo aspro Sacripante
E a Torindo ala roca venire;
Angelica già dentro era de avante,
E Trufaldin, che fo il primo a fugire.
Morte son le sue gente tute quante;
La grande occisïon non se può dire:
Morto è Varano, e prima Savarone,
Re dela Media, franco campïone.
18.
Morirno questi fora dele porte,
Dove la gran bataglia fo nel piano.
Brunaldo ebe sua fine in altra sorte:
Radamanco lo occise di sua mano;
Quel Radamanco ancor dede la morte
Dentro ale mura al valoroso Ungiano.
Tutta la gente di sua compagnia
Fo il giorno occise ala bataglia ria.
19.
E tuta la citate hano già presa:
Mai non fo vista tal compassïone!
La bella terra da ogni parte è incesa
E sono occise tute le persone;
Sol la roca di sopra se è diffesa
Nel’alto saxo dentro da il zirone:
Tute le case in ciascun altro loco
Vano a roina e son piene di foco.
20.
La damisella non scià che si fare,
Poi che è conduto a cossì fato scorno:
In quella roca non è che manzare,
A pena èvi vivande per un giorno.
Chi l’avesse veduta lamentare
E batersi con man lo viso adorno!
Un aspro cor di fiera o di dragone
Sieco avrìa pianto di compassïone.
21.
Dentro ala roca son tre re salvati
Con la dongella e trenta altre persone,
Per la più parte a morte vulnerati.
La roca è forte fora de rasone,
Onde tra lor se son deliberati
Che ciascun occidisse il suo ronzone,
E far contra de’ Tartari contesa
Sinché Dio li mandasse altra diffesa.
22.
Angelica dapoi prese partito
Di ricercare in questo tempo aiuto;
Lo anel maraviglioso aveva in dito
Che chi l’ha in boca mai non è veduto.
Il sol soto la terra n’era gito,
E il bel lume de il giorno era perduto;
Torindo e Trufaldino e Sacripante
La damigella a sé chiama davante.
23.
A lor promete sopra ala sua fede
In vinti giorni dentro aratornare;
E tuti insieme e ciascadun richiede
Che sua forteza vogliano guardare,
Ché forsi avrà Macon di lor mercede
Perché essa andava aiuto a ricercare
Ad ogni re de il mondo, a ogni possanza,
E d’ottenirlo avìa molta speranza.
24.
E così deto, per la nocte bruna
La damigella monta al palafreno,
Via caminando a lume dela luna,
Tuta soletta soto al ciel sereno.
Mai non fo vista da persona alcuna,
Benché di gente fosse intorno pieno,
Ma a questi la fatica e la victoria
Li avea con sonno tolta ogni memoria.
25.
Né bisogno ebe di adoprar lo anello,
Che quando il sol lucente fo levato
Ben cinque leghe è longi da il castelo,
Che era da’ soi nemici intornïato.
Lei sospirando riguardava a quello,
Che con tanto periglio avìa lassato;
E cossì caminando tutavia
Passata ha Orcagna e gionse in Circasìa.
26.
Gionse alla rippa di quella rivera
Dove il franco Renaldo occiso avìa
Lo aspro centauro, maledeta fiera.
Comme la dama nel prato giongìa,
Un vechio assai dolente nela cera
Piangendo forte contra a lei venìa,
E con man gionte in genochion la chiede
Che de il suo gran dolor abia mercede.
27.
Diceva quel vechione: «Un gioveneto,
Conforto solo a mia vita tapina,
Mio unico figliolo e mio diletto,
Ad una casa che è quindi vicina
Con febre ardente se iace nel lecto,
Né per camparlo trovo medicina;
E se da te non prende adesso aiuto,
Ogni speranza e mia vita rifiuto!».
28.
La damigella, che è tanto piatosa,
Comencia il vechio molto a confortare:
Che lei cognosce l’erbe e ogni cosa
Qual se apartenga a febre medicare.
Ahi sventurata, triste e dolorosa!
Gran maraviglia la farà campare:
La simpliceta volgìa il palafreno
Detro a quel vechio che è de ingano pieno.
29.
Ora sapiati che il vechio canuto
Che in quella selva stava ala campagna,
Per prender qualche dama era venuto
Come se prende lo ocelleto a ragna,
Perciò che ogni ano dava di tributo
Cento dongelle al forte re de Orgagna.
Tutte le prende con inganno e scherno
E prese poi le manda a Poliferno.
30.
Però che ivi lontana a cinque miglia
Sopra de un ponte una torre
è fondata; Mai non fo vista tanta maraviglia:
Ché ogni persona che è quivi arivata
Dentro a quella pregion sé stéso piglia.
Quivi n’aveva il vechio gran brigata,
Che tutte l’avea prese con tal arte,
Fuor quella sol che fu di Brandimarte.
31.
Però che quella (come io vi contai)
Fo da il centauro getata nel fiume:
Essa nel fondo non andò giamai,
Però che de natare avea costume.
Quella unda, che è corente pur assai,
Giù ne la mena come avesse piume:
Al ponte la portò, che mai non tarda,
Dove la tore è de quel vechio in guarda.
32.
Lui da il fiume la trasse megia morta,
E fecela curar con gran ragione
Da quella gente che avea seco in scorta,
Ché medici vi aveva e più persone;
Poi la condusse dentro a quella porta,
Dove con l’altre stava alla pregione.
De Angelica diciamo, che venìa
Con quel falso vechione in compagnia.
33.
Come ala torre fo dentro passata,
Quel vechio fora nel ponte restava;
Incontinenti la porta ferata
Sanza che altri la tochi se serava:
Alor se avide quella sventurata
De il falso inganno e forte lamentava.
Forte piangìa, batendo il viso adorno;
L’altre dongelle a lei son tute intorno.
34.
Cercano tutte con dolce parole
La dolorosa dama confortare
E, come in cotal caso far si sòle,
Ciascuna ha sua fortuna a racontare;
Ma sopra al’altre piangendo se dole,
Né quasi può per gran doglia parlare,
De Brandimarte la sagia dongella,
Che Fiordelisa per nome se apela.
35.
Lei sospirando conta la sciagura
Di Brandimarte, da lei tanto amato:
Come andando con essa alla ventura
Fo con Astolfo al giardino arivato,
Dove tra ’ fiori, ala fresca verdura,
L’ha Dragontina ad arte smemorato,
E, in compagnia de Orlando paladino,
Sta con molti altri presi nel giardino;
36.
E come essa dapoi, cercando aiuto,
Se gionse con Renaldo in compagnia;
E tuto quel che gli era intravenuto,
Sanza mentire, a ponto lo dicìa:
E de il gigante; e de il grifone ungiuto;
E de Albarosa la gran vilania;
E de il centauro al fin, bestia diversa,
Che l’avìa dentro a quel fiume sumersa.
37.
Piangeva Fiordalisa a cotal dire,
Membrando l’alto amor de che era priva;
Eccoti odirno quella porta aprire,
Che un’altra dama sopra al ponte ariva.
Angelica distina di fugire:
Già non la può veder persona viva.
Lo incanto delo anel sì la coperse
Che fuor escìe come il ponte se aperse.
38.
Non fo vista da alcuno in quella fiata,
Tanta è la forza delo incantamento;
E fra sé stessa andando èssi apensata
E fato ha nel suo cor proponimento
Di voler gire a quella aqua fatata
Che tira l’omo fuor di sentimento,
Là dove Orlando e ogni altro barone
Tien Dragontina ala dolze pregione.
39.
E caminando sanza alcun riposo,
Al bel verger fo gionto una matina;
In boca avìa lo anel maraviglioso:
Per questo non la vede Dragontina.
Di fuor aveva il palafren nascoso,
Ed essa a piede fra l’erbe camina;
E, caminando a lato ad una fonte,
Vede iacerse armato il franco conte.
40.
Perché la guarda faceva quel giorno,
Stavassi armato a lato ala fontana;
Il scudo a un pin avea sospeso e il corno,
E Brigliadoro, la bestia soprana,
Pascendo l’erbe gli girava intorno.
Sotto una palma al’ombra proximana
Un altro cavalier stava in arcione:
Questo era il franco Oberto da il Leone.
41.
Non sciò, signor, si odisti più contare
L’alta prodeza de quel forte
Oberto, Ma fo nel vero un baron de alto afare:
Ardito e sagio e de ogni cosa esperto,
Tuta la terra intorno ebe a circare,
Comme se vede nel suo libro aperto.
Costui facìa la guardia alora quando
Gionse la dama a lato al conte Orlando.
42.
Il re Adrïano e lo ardito Grifone
Stan nela logia a ragionar de amore.
Aquilante cantava e Chiarïone:
L’un dice sopra e l’altro di tenore;
Brandimarte fa contra ala cancione.
Ma il re Balano, ch’è pien di valore,
Stassi con Antifor de Albarosìa:
Di arme e di guerre dicon tuttavia.
43.
La damisella prende il conte a mano
E a lui pose quello anello in dito:
Lo anel che fa ogni incanto al tuto vano.
Or s’è in sé stesso il conte resentito
E scorgendossi presso il viso umano
Che gli ha de amor sì forte il cor ferito,
Non scià come esser possa: a pena crede
Angelica esser quivi, e pur la vede.
44.
Dala dongella tuto il fato intese:
Sì come nel giardino era venuto
E come Dragontina a inganno il prese
Alor che ogni ricordo avea perduto.
Poi con altre parole se distese,
Con umil prieghe richiedendo aiuto
Contra Agrican, il qual con cruda guerra
Avea spianata e arsa la sua terra.
45.
Ma Dragontina, che al palagio stava,
Angelica ebbe vista giù nel prato:
Tuti e soi cavalier presto chiamava,
Ma ciascun se ritrova disarmato.
Il conte Orlando sul’arcion montava,
Ed ebe Oberto ben streto pigliato,
Avengaché da lui quel non se guarda;
Lo anel li pose in dito, che non tarda.
46.
E già sono acordati i dui guireri
Trar tuti altri de incantacïone.
Or quivi racontar non è mestieri
Come fosse nel prato la tencione:
Prima fòr presi e figli de Olivieri
(L’un è Aquilante e l’altro fo Grifone);
Il conte avanti non li cognoscìa,
Non dimandati se alegreza avìa!
47.
Grande alegreza férno i dui germani,
Poi che se fo l’un l’altro cognosciuto.
Or Dragontina fa lamenti insani,
Che vede il suo giardino esser perduto.
Lo anel tuti e soi incanti facea vani:
Sparve il palagio e mai non fo veduto;
Lei sparve, e il ponte e il fiume con tempesta.
Tuti e baron restarno ala foresta.
48.
Ciascun pien di stupor la mente avìa,
E l’uno e l’altro in viso se guardava:
Chi sì chi non di lor se conoscìa.
Primo di tuto il gran conte di Brava
Fece parlare a quella compagnia
E ciascadun pregando confortava
A dar aiuto a quella dama pura,
Che li avea trato di tanta sciagura.
49.
Raconta de Agrican il grande atedio,
Che avìa disfata sua bella citade,
E intorno alla roca avìa lo assedio.
Già son quei cavalier mossi a pietade,
E giuràr tuti di porvi rimedio
Insinché in man potran tenir le spade,
E di fare Agricane indi partire,
O tutti insieme in Albracà morire.
50.
Già tutti insieme son posti a camino,
Via cavalcando per le strade scorte.
Ora torniamo al falso Trufaldino,
Che dimorava a quella roca forte;
Lui fu malvaso ancor da picolino,
E sempre pegiorò sino alla morte.
Non avendo e compagni alcun suspeto,
Prese e Cercassi e i Turchi tuti in leto.
51.
Né valse al bon Torindo esser ardito,
Né sua francheza al’alto Sacripante,
Ché ciascadun de lor era ferito
Per la bataglia de il giorno davante
E per sangue perduto indebelito;
E’ fòr presi improvisi in quel’istante,
Legòli Trufaldino e piedi e bracia
E de una torre al fondo ambi li cacia.
52.
Poi manda un messager ad Agricane,
Dicendo che a sua posta e a suo nome
Avìa la roca e il forte barbacane
E che dui re tenìa legati, e comme
Volea donarli presi in le sue mane.
Ma il Tartaro a quel dire alciò le chiome;
Con gli ochi acesi e con superba faza,
Cossì parlando a quel messo manaza:
53.
«Non piace a Trivigante mio signore,
Né per lo mondo mai se possa dire,
Che alo esser mio sia megio un traditore!
Vincer voglio per forza e per ardire,
E a fronte scoperta farmi onore.
Ma te col tuo signor farò pentire
Come ribaldi, che aviti ardimento
Pur far parole a me di tradimento!
54.
Ben hagio aùto aviso, e certo sollo,
Che non se può tenir longa stagione;
A quella roca impender poi farollo
Per un d’i piede, fora de un balcone
E te col lazo atacarò al suo collo.
E ciascadun li è stato compagnone
A far quel tradimento tanto scuro
Serà de intorno impeso sopra al muro!».
55.
Il messager, che lo vedea nel volto
Or bianco tuto or rosso come un foco,
Ben se sarebe voluntier via tolto,
Che gionto se vedëa a strano gioco;
Ma, sendossi Agrican in là rivolto,
Partisse de nascoso di quel loco:
Par che il nabisso via fugendo il mene,
De altro che rose avea le brache piene.
56.
Dentro ala roca ritorna tremando
E fece a Trufaldin quella ambassata.
Ora tornamo al valoroso Orlando,
Che se ne vien con l’ardita brigata;
E giorno e nòte forte cavalcando
Sopra de un monte ariva una giornata:
Da il monte se vedëa sanza inciampo
La terra tutta e de’ nemici il campo.
57.
Tanta era quivi la gente infenita,
E tanti paviglion, tante bandiere,
Che Angelica rimase sbigotita,
Poiché passar convien cotante schiere
Prima che nel castel facia salita.
Ma quei baron driciàr le mente altiere
E destinarno che la dama vada
Dentro ala roca per forza di spada.
58.
E nulla sapean lor del tradimento
Che il falso Trufaldin fato li avìa;
Ma sopra al monte con molto ardimento
Danno ordine in qual modo e in qual via
La dama se conducca a salvamento
A mal dispeto di quella zinìa.
Guarniti di tute arme in su i destrieri
Fan lo consiglio li arditi guiereri;
59.
E ordinàr la forma e la manera
Di passar tuta quela gran canaglia.
Il conte Orlando è il primo ala frontera
Con Brandimarte a intrar ala bataglia;
Poi son quatro baron in una schiera,
Che de intorno ala dama fan seraglia:
Oberto e Aquilante e Chiarïone,
E il re Adrïan è il quarto compagnone.
60.
Quelli hano ad ogni forza e vigoria
Tenir la dama coperta e diffesa.
Poi son tre, gionti insieme in compagnia,
Che de la dretoguarda hano la impresa:
Grifon e Antifor de Albarosìa
E il re Balano, quela anima accesa.
Or questa schiera è sì de ardir in cima
Che tuto il resto de il mondo non stima.
61.
Cala de il monte la gente sicura
Con Angelica in megio di sua scorta,
La qual tutta tremava di paura
E la sua bela faza parìa morta.
E già son gionte sopra ala pianura,
Né si è di lor ancor la gente acorta,
Ma il conte Orlando, il cavalier adorno,
Alza la vista e pone a boca il corno.
62.
A tuti quanti li altri era davante
E sonava il gran corno con tempesta,
Qual era un dente intégro de elefante.
Lo ardito conte de sonar non resta;
Disfida quele gente tutte quante:
Agrican, Poliferno e ogni sua gesta.
E’ tuti insieme quei re di corona
Isfida ala bataglia e forte sona.
63.
Quando fu il corno nel campo sentito,
Che in ciel feriva con tanto romore,
Non vi fu re, né cavalier ardito,
Che non avesse di quel son terrore.
Solo Agricane non fu sbigotito,
Che fu corona e pregio di valore,
Ma con gran freta l’arme suo dimanda
E fa sue schiere armar per ogni banda.
64.
Fu con gran freta il re Agrican armato:
Di grosse piastre il sbergo si vestìa;
Tranchera, la sua spada, cense a lato;
E uno elmo, fatto per nigromancia,
Al peto e ale spale ebbe alaciato.
Cossa più forte al mondo non avìa:
Salamone il fiè far col suo quaderno,
E fu colato al foco delo Inferno.
65.
E veramente crede il campïone
Che una gran gente mo’ li vene adosso,
Però che inteso avìa che Galafrone
Exercito adunava a più non posso,
Perché era quel castel di sua ragione
E destinava de averlo riscosso.
Costui stimava scontrar Agricane,
Non con Orlando venire ale mane.
66.
Già son spiegate tute le bandere
E sonan li stromenti da bataglia;
Il re Agrican ha Baiardo il destriere
Dale unge al crine coperto di maglia;
E’ ven davanti a tutte le sue schiere.
Nel’altro canto dirò la travaglia
E d’i novi baroni un tal ardire
Che mai nel mondo più si odéte dire.
1. 3. diversa: ‘mostruosa’. 5. Per il topos cfr. I, iii, 16, 2. 7. ‘ma pure, con quanta voce aveva’.
2. 3. fiero: ‘feroce’. 6. ‘di certo vorrebbe avere Baiardo in quella circostanza’; se agùra: letteralmente ‘si augura’. 8. ‘che crede di non raggiungerlo mai’.
3. 1. rica: era d’oro. 2. al corso: ‘nella corsa’. 3. assimiglia: ‘gli sembra’ (il costrutto non sembra attestato altrove: TROLLI 2003, p. 93).
4. dover: pleonastico. 6-8. Il cavallo è così veloce che non si riesce a vedere il paesaggio che attraversa. 8. dale spale: ‘alle spalle’. 4. ‘non si riesce a vedere se vi è passato sopra’. 5. roina: ‘velocità’. 6. riviera: ‘fiume’. 7. ‘e proprio mentre sta per entare in acqua’. 8. sopra al: ‘presso il’.
5. 2. nequitosamente: ‘con cattiveria’. 4. ne la porta: ‘se la porta via’.
6. 1. comencione: ‘cominciò’; con epitesi. 3. piastra e malia: cfr. I, ii, 1, 5. 5. Verso fonicamente elaborato. destro e mastro de scrimaglia: ‘abile ed esperto nella scherma’; scrimaglia è var. di schermaglia (TROLLI 2003, p. 261). 8. mal presto ala mano: ‘lento nell’eseguire i comandi’.
7. 1. ‘L’acqua del fiume arrivava a metà dell’arcione’. 2. roinoso: ‘impetuoso’. 3. Mena… de il bastone: ‘colpisce con la mazza’. 4. nòce: ‘nuoce’. 5. ‘che usa Fusberta in modo tale’. 6. sanguinoso: ‘insanguinato’.
8. 3. dilongato: ‘allontanato’. 4. gionto: ‘raggiunto’. soprano: cfr. I, i, 91, 3. 7. scià: ‘sa’.
9. 4. dreto voglìa ritornare: ‘voleva tornare indietro’. 7. distina finire: ‘decide di portare a termine’.
10. 1. Ver Tramontana: ‘verso nord’. 5. Turpin: cfr. I, i, 3, 2. 6. l’alta novella: ‘la nobile storia’. 7. P, seguito dall’edizione Tissoni Benvenuti-Montagnani, ha Agrican; si preferisce la lezione metricamente più regolare degli altri testimoni.
11. 2. soleto: ‘da solo’. 3. lui: Agricane; è il soggetto. 4. terra: ‘città’. 5. ‘scende da un’alta rupe fino al fiume’; gioso: cfr. I, iii, 22, 1. 6. la cinge e sèra: ‘la circonda e la protegge’. 7-8. ‘che (il muro) parte dall’alto castello, circondando la rupe e arriva fino alla pianura’.
12. 1. la murata: ‘il muro’. 2. a riguardare: ‘da vedere’ (TISSONI BENVENUTI 1999); a meno che non indichi la possibilità di osservare il territorio dalle torri (si ricordi la torre Garisenda «cum li sguardi belli» del dantesco No me poriano zamai far emenda: Rime, p. 309). 4. ‘e non si può attraversare né d’estate né d’inverno’. 6. non hano a curare: ‘non se ne devono preoccupare’. 7. grosso: ‘impetuoso’.
13. 3-4. ‘è alle prese con lui, insieme con molti di Albracà’. 5. se fièr: ‘si fecero’. 6. Per: indica il complemento d’agente. 7. lasciai: ‘interruppi’. che: ‘nel momento in cui’.
14. 2. roina: ‘furia’. 3. a doe mane: cfr. I, v, 3, 4. 4. trapel: ‘drappello, gruppo di armati’, francesismo (TROLLI 2003, p. 295). 5. Era: cioè ‘era condotto da’. 7. di sua gente: partitivo.
15. 1. ne’ Turchi urta Baiardo: ‘sprona Baiardo contro i Turchi’. liger: ‘leggero, veloce’. ni: ‘né’. 7. viva: ‘gagliarda’.
16. 1. ‘Le imboccature delle strade sono già bloccate’. 2. seraglia: ‘recinzione, ostruzione’ (TRENTI 2008, pp. 517-518). 3. dissese: ‘scese’. 6. quei de il campo: gli assedianti.
17. 1. fo forza: ‘furono costretti’. 3. de avante: ‘da prima’. 6. occisïon: ‘massacro’. 8. franco: ‘valoroso’ (cfr. I, i, 1, 7).
18. 1. Morirno: morirono’. fora: ‘fuori’. 2. fo nel piano: ‘si svolse nella pianura’. 3. in altra sorte: ‘in altro modo’. 5. dede: ‘diede’. 8. ‘fu uccisa in quel giorno durante la crudele battaglia’.
19. 2. compassïone: ‘fatto compassionevole, che suscita compassione’. 3. incesa: ‘incendiata’. 6. ‘sull’alta rupe dentro le mura’. zirone: cioè girone ‘cerchia delle mura’ (TROLLI 2003, p. 163). 8. a roina: ‘in rovina’.
20. 1. che si fare: ‘che fare’. 2. conduto:è lezione di P, che sembra intendere il costrutto come impersonale. Gli altri testimoni hanno conduta. scorno: ‘sconfitta’ (TROLLI 2003, pp. 27, 260), ma forse meglio ‘vergogna, disonore’. 3. non è che manzare: ‘non c’è da mangiare’. 4. èvi: ‘vi sono’. adorno: ‘bello’. 8. ‘avrebbe pianto con lei per la compassione’.
21. 3. vulnerati: ‘feriti’; latinismo. 4. fora de rasone: ‘smisuratamente’. 5. se son deliberati: ‘hanno deciso’. 6. occidesse il suo ronzone: ‘uccidesse il suo cavallo’, per mangiarne le carni. Gesto determinato dalla disperazione e particolarmente grave per un cavaliere. 7. far… contesa: ‘resistere’.
22. 1. dapoi prese partito: ‘poi decise’. 3-4. Cfr. I, i, 39. 3. maraviglioso: ‘prodigioso’. 5. n’era gito: ‘se n’era andato’.
23. 2. ‘di tornare alla rocca entro venti giorni’; aratornare è il sett. ratornare (cfr. I, vii, 5, 6) con la solita prostesi o prefissazione di a (cfr. I, ii, 4, 7). 3. richiede: transitivo, con costrutto latineggiante. 4. guardare: ‘difendere’. 5. ‘perché forse Maometto avrà pietà di loro’. 7. possanza: ‘autorità’ (TROLLI 2003, p. 226: ‘stato, nazione’).
24. 2. palafreno: cfr. I, ii, 55, 2. 7-8. La fatica della battaglia e la vittoria ottenuta avevano fatto addormentare gli assedianti.
25. 3. longi: ‘lontano’. 4. intornïato: ‘accerchiato’. 6. con tanto periglio: ‘in così grande pericolo’. 7. tutavia: ‘continuamente’.
26. 1. rippa: ‘riva’. 3. aspro: ‘crudele’. 5. nela cera: ‘nell’aspetto’. 6. contra: ‘incontro’. 7. in genochion: cfr. I, v, 55, 5.
27. 1. vechione: ‘vecchio’. 2. ‘unico conforto della mia triste vita’. 4. quindi vicina: ‘qui vicina’. 5. se iace: ‘giace’. 8. ‘non voglio più né sperare né sopravvivere’.
28. 1. piatosa: ‘compassionevole’. 4. ‘che sia utile a curare la febbre’. 6. ‘un gran prodigio la salverà’. Angelica cadrà nella trappola del vecchio e riuscirà a fuggire grazie all’anello magico. 7. simpliceta: ‘ingenua’. volgìa: ‘volgeva’, in modo da seguire il vecchio.
29. 2. stava ala campagna: ‘stava in agguato’ (il significato non sembra attestato altrove: TROLLI 2003, p. 106). 4. ‘come si cattura l’uccellino con la rete’. 5. Perciò che: ‘perché’. 6. dongelle: ‘donzelle’.
30. 1. ‘Perché, cinque miglia lontano da lì’. 2. fondata: ‘costruita’. 5. Il senso del verso non è chiarissimo. I commentatori intendono di solito che coloro che arrivano nei paraggi si fidano del vecchio ed entrano spontaneamente nella torre che diverrà la loro prigione. 6. gran brigata: ‘un gran numero’. 7. con tal arte: ‘con quell’inganno’. 8. ‘eccetto la dama che fu di Brandimarte’, cioè Fiordelisa.
31. 1. contai: ‘raccontai’. 4. ‘perché era abituata a nuotare’; natare: latinismo. 5. unda: ‘onda, acqua’. corente: ‘impetuosa’. 6. ‘la porta verso valle come se volasse’. 7. che mai non tarda: zeppa formulare. 8. ‘dove la torre di quel vecchio sta a guardia’.
32. 1. megia: ‘mezza’. 2. con gran ragione: ‘in modo molto appropriato’. 3. che avea seco in scorta: ‘che aveva al suo seguito’.
33. 2. fora: ‘fuori’. 3. Incontinenti: ‘subito’. 6. e forte lamentava: ‘e si lamentava a gran voce’. 7. piangìa: ‘piangeva’. adorno: cfr. 20, 6.
34. 2. dolorosa: ‘addolorata’. 3. si sòle: ‘si suole’. 4. ‘ciascuna racconta la sua storia’; fortuna vale alla latina ‘sorte, caso’. 5. se dole: ‘si duole, si lamenta’. 6. ‘e quasi non riesce a parlare per la gran sofferenza’. 8. Fiordelisa: in P Fiordehelisa. se apela: ‘si chiama’; latinismo.
35. 1. conta: cfr. 31, 1. 5. verdura: ‘vegetazione’. 6. L’ha… smemorato: ‘l’ha fatto smemorare’.
36. 1. Sottinteso racconta. dapoi: ‘poi’. 2. ‘si accompagnò a Rinaldo’. 3. gli era intravenuto: ‘le era accaduto’. 4. a ponto lo dicìa: ‘lo raccontava nei dettagli’. 5. ungiuto: ‘unghiuto, dotato di artigli’. 6. ‘e il grave delitto subito da Albarosa’. 7. diversa: cfr. 1, 3. 8. ‘che l’aveva buttata in quel fiume’.
37. 2. ‘ricordando l’amore profondo di cui era stata privata’. 3. odirno: ‘udirono’. 5. distina: ‘decide’. 8. escìe: ‘usciva’. come: ‘quando’.
38. 1. in quella fiata: ‘in quell’occasione’. 3. èssi apensata: ‘ha pensato’. 5. gire: ‘andare’. 6. ‘che fa uscire le persone di senno’. 8. Dragontina: sogg.
39. 2. verger: ‘giardino’ (cfr. I, i, 21, 6). fo gionto: ‘arrivò’. 3. maraviglioso: cfr. 22, 3. 5. Di fuor: ‘fuori dal giardino’. 8. iacerse: ‘giacere’.
40. 2. Stavassi: ‘stava’. 3. avea sospeso: ‘aveva appeso’. 4. soprana: ‘eccellente’. 6. proximana: ‘vicina’. 7. in arcione: ‘in sella’. 8. Oberto da il Leone: cfr. I, ix, 72, 7.
41. 1. sciò: ‘so’. si odisti più contare: ‘se udiste già raccontare’. 2. L’alta prodeza: ‘il grande valore’. 3. nel vero: ‘veramente’. de alto afare: ‘di nobile condizione’ (Falconetto 1483, p. 181). 5. ebe a circare: ‘percorse’. 6. nel suo libro: non sono noti romanzi di cui Oberto sia il protagonista e si tratta forse di un’invenzione boiardesca. aperto: ‘chiaramente’.
42. 2. ragionar: ‘parlare’. 4-5. I tre eseguono una canzone secondo l’uso quattrocentesco sostenendo «le tre parti vocali della composizione polifonica, dette nell’ordine superius (o cantus o discantus), tenor e contratenor, che non corrispondevano necessariamente ad un registro specifico» (TROLLI 2001, pp. 103-104). La Trolli riporta descrizioni simili in testi contemporanei, cui si può aggiungere l’Inamoramento de Carlo Mano (DONNARUMMA 1996, p. 327). 7. Stassi: ‘sta’.
43. 1. a mano: ‘per mano’. 3. fa… al tuto vano: ‘rende totalmente inutile’. 4. ‘Ora il conte è tornato in sé’. 5. umano: ‘dolce’. 7. a pena: ‘a malapena’.
44. 5. ‘Poi prolungò il suo racconto con altre parole’. 6. prieghe: ‘preghiere’; var. del più diffuso pr(i)eghi. 7. cruda: ‘spietata’. 8. spianata: ‘rasa al suolo’.
45. 3. e soi: ‘i suoi’. 6-7. ‘e prese Oberto tenendolo ben stretto, sebbene quello non si volesse difendere da lui (non temendolo)’. 8. che non tarda: ‘senza indugiare’; zeppa di uso frequente (cfr. 31, 7).
46. 1. sono acordati: ‘si sono accordati’. guireri: ‘guerrieri’ (cfr. I, ii, 43, 8). 2. ‘per liberare tutti gli altri dall’incantesimo’. 3. non è mestieri: ‘non è necessario’. 4. la tencione: ‘lo scontro’. 5. fòr presi: ‘furono presi’. 6. Cfr. I, ix, 72, 8. 7. cognoscìa: ‘riconosceva’.
47. 1-2. ‘I due fratelli furono molto felici dopo che si furono riconosciuti’. 3. insani: ‘folli’. 6. ‘il palazzo scomparve e non fu rivisto mai più’. 7. con tempesta: ‘con fragore’.
48. 4. Primo di tuto: ‘prima di tutto’. Brava: cfr. I, vi, 38, 4. 6. confortava: ‘esortava’. 8. Che li avea trato di: ‘che li aveva tratti in salvo da’.
49. 1. atedio: probabilmente forma prostetica di tedio (cfr. I, ii, 4, 7), qui con il significato di ‘affanno, pericolo’ (TROLLI 2003, p. 287). 5. giuràr: ‘giurarono’. 7. indi: ‘da lì’.
50. 1. son posti a camino: ‘si sono messi in cammino’. 2. scorte: ‘note’. 3. P, seguito dall’edizione Tissoni Benvenuti-Montagnani, ha Hor; si preferisce la lezione metricamente più regolare degli altri testimoni. falso: traditore’. 5. malvaso: ‘malvagio’. 7. suspeto: ‘timore’. 8. ‘catturò tutti i Circassi e i Turchi mentre erano a letto’.
51. 2. alto: ‘nobile’. 4. de il giorno davante: ‘del giorno prima’. 5. ‘e indebolito per il sangue perso’. 6. improvisi: ‘alla sprovvista’. 7. Legòli: ‘legò loro’. 8. ‘e li fa rinchiudere entrambi nel fondo di una torre’.
52. 2-3. ‘che gli dicesse che lui (Trufaldino) aveva in suo potere e a completa disposizione la rocca e il barbacane ben fortificato’. 4-5. ‘e che voleva darli prigionieri nelle sue (di Agricane) mani’. 6. a quel dire alciò le chiome: forse ‘a quelle parole rizzò i capelli’ (BRUSCAGLI 1995, TISSONI BENVENUTI 1999). Tuttavia l’espressione alzare le chiome con questo significato non sembra documentata altrove (TROLLI 2003, p. 112) ed è probabile che significhi piuttosto ‘alzò la testa’. 7. Chiasmo. superba faza: ‘faccia sdegnosa’. 8. a quel messo manaza: ‘minaccia quel messaggero’. manaza: menaza con assimilazione della vocale protonica; gli altri testimoni antichi leggono appunto menaza.
53. 1. Non piace: probabilmente da intepretare ‘non piaccia’ (in seguito alla solita variabilità delle vocali atone finali) simmetricamente a se possa del verso successivo. Trivigante: presunta divinità islamica, che con Maometto e Apollo costituiva una trinità speculare a quella cristiana già nelle chansons de geste antico-francesi (Falconetto 1483, pp. 121-122). 3. ‘che alla mia condizione (di valore) abbia parte un traditore’ (TROLLI 2003, p. 195). 5. a fronte scoperta: ‘in modo palese, senza sotterfugi’. 7. ribaldi: ‘da traditori’. 7-8. ‘che avete il coraggio anche solo di parlarmi di tradimento’.
54. 1-2. ‘Ho avuto notizia chiara, e lo so per certo, che (Trufaldino) non può resistere a lungo’. 3. impender poi farollo: ‘lo (Trufaldino) farò poi appendere’. 4. P, seguito dall’edizione Tissoni Benvenuti-Montagnani, ha for; si preferisce la lezione metricamente più regolare degli altri testimoni. fora de: ‘fuori da’. 5. col lazo: ‘con la corda’. 6. ‘E ciascuno di quelli che gli sono stati compagni’. 7. scuro: ‘ignobile’. 8. impeso: ‘appeso, impiccato’.
55. 3. se sarebe… via tolto: ‘si sarebbe levato di lì’. 4. ‘che si vedeva arrivato a uno strano gioco’, cioè in una situazione pericolosa. 5. sen- dossi: ‘essendosi’. 6. Partisse: ‘si allontanò’. 7. ‘sembra che il diavolo se lo porti mentre fugge’. (N)abisso vale ‘abisso infernale, inferno’ ma può riferirsi anche al demonio. L’espressione essere portato dal diavolo per ‘correre all’impazzata’ è nota ai lessici (TROLLI 2003, p. 200). 8. Il messaggero se l’è fatta sotto, non metaforicamente.
56. 2. ambassata: ‘ambasciata’. 3. P e R, seguiti dall’edizione Tissoni Benvenuti-Montagnani, hanno Hor ; si preferisce la lezione di T, metricamente più regolare. 5. forte: ‘velocemente’. 7. sanza inciampo: ‘senza ostacolo’. 8. Chiasmo.
57. 1. infenita: ‘infinita’. 2. paviglion: ‘tende’ (cfr. pavalion: I, i, 41, 5). 4. passar convien: ‘si devono superare’. 5. facia salita: ‘possa risalire’. 6. driciàr le mente altiere: ‘levarono gli animi alteri’, cioè si fecero più coraggiosi (TISSONI BENVENUTI 1999). 7. destinarno: ‘decisero’. 8. per forza di spada: ‘con un assalto armato’.
58. 4. ‘stabiliscono in che modo’. 5. se conducca: ‘si conduca’, con raddoppiamento ipercorretto (cfr. I, i, 1, 2). 6. ‘a dispetto di quella soldataglia’; zinìa, cioè genìa ‘gruppo di gente spregevole’. 7. ‘Armati e a cavallo’. 8. Ottava aperta.
59. 1. ‘E stabilirono il modo’. 3. ala frontera: ‘della prima fila’ (Falconetto 1483, p. 170). 6. seraglia: ‘barriera, protezione’ (cfr. TRENTI 2008, pp. 517-518).
60. 1-2. ‘Quelli devono, con tutte le loro forze, tenere la dama al sicuro’. 3. gionti: ‘uniti’. 4. ‘che fungono da retroguardia’. 6. accesa: ‘ardimentosa’. 7. è sì de ardir in cima: ‘è così al culmine del coraggio’, cioè è talmente coraggiosa.
61. 2. in megio di sua scorta: ‘al centro della sua scorta’; Angelica era circondata dai cavalieri che la difendevano. 3. La qual: Angelica. 4. parìa morta:a causa del pallore. 5. son gionte: ‘sono arrivati’. sopra ala: ‘sulla’. 6. la gente: ‘i nemici’. 7. adorno: agg. formulare, qui con il significato di ‘prestante’. 8. vista: ‘visiera dell’elmo’.
62. 2. con tempesta: ‘con fragore’. 3. ‘il quale era una zanna di elefante intera’; intégro ha accentazione piana, nonostante la parola conservi una forma latineggiante. 4. non resta: ‘non smette’. 6. e ogni sua gesta: ‘e tutti i loro parenti’ (cfr. I, ii, 51, 5). 7. re di corona: cfr. I, i, 4, 3. 8. Isfida: forma prostetica.
63. 2. Che in ciel feriva: ‘il cui suono arrivava fino al cielo’. 5. P e R, seguiti dall’edizione Tissoni Benvenuti-Montagnani, hanno Agrican; si preferisce la lezione di Z, metricamente più regolare. sbigotito: ‘spaventato’. 6. ‘che primeggiò tra tutti per valore’ (cfr. I, ix, 77, 2). 7. suo: per sue. 8. per ogni banda: ‘dappertutto’.
64. 2. il sbergo: ‘la corazza’ (cfr. I, ii, 61, 3). 3. cense a lato: ‘cinse al fianco’. 4. per nigromancia: ‘per magia’. 5. ebe alaciato: ‘si allacciò’. 6. non avìa: ‘non c’era’. 7-8. ‘Il re Salomone lo fece fare con il suo libro magico e fu fuso nel fuoco dell’Inferno’. Le capacità magiche di Salomone non sono nella Bibbia, ma il personaggio risulta esperto in tale campo anche nell’Aspramonte di Andrea da Barberino. Il quaderno potrebbe essere la Clavicula Salomonis, trattato esoterico molto diffuso (BRUSCAGLI 1995).
65. 2. ‘che molta gente ora lo attacchi’. 5. era… di sua ragione: ‘gli apparteneva’. 6. ‘e aveva deciso di liberarlo’. 7. Agricane: sogg.
66. 4. unge: ‘unghie’. maglia: di ferro (cfr. I, i, 61, 4). 6. travaglia: ‘battaglia’ (cfr. I, iv, 1, 1). 7. d’i: ‘dei’. novi: perché appena arrivati. 8. si odéte: ‘si udì’ (cfr. I, ii, 59, 4).