CANTO VENTISEIESIMO

Si prepara il duello tra Orlando e Rinaldo. Orlando aspetta impaziente l’alba e fa a pezzi un gigantesco Maometto di marmo; Rinaldo distrugge gli alberi intorno e non vede l’ora di combattere. Alle prime luci Rinaldo suona il corno lancia la sfida; il cugino vorrebbe uscire dalla rocca subito ma la porta è ancora chiusa. Angelica allora lo arma di scudo e di cimiero. Finalmente i cavalieri escono: è con loro un terrorizzato Trufaldino (1-13). Rinaldo avvisa i compagni, tra i quali c’è Marfisa, che avranno che fare con Orlando. Nonostante le parole degli altri, la guerriera ostenta la solita spavalderia (14-20). Ricominciano gli scontri, ma Baiardo, cavalcato da Orlando, si rifiuta di lasciarsi guidare contro il suo padrone Rinaldo, che cerca di convincere Orlando ad abbandonare la difesa di Trufaldino. Orlando invece non vuole tradire l’amore di Angelica e sfida il cugino (21-35). A quel punto Rinaldo vede Trufaldino a cavallo che aggredisce Astolfo appiedato e subito gli si lancia contro. Trufaldino scappa mentre Aquilante e Chiarione tentano inutilmente di proteggerne la fuga (35-41). Nel frattempo Orlando combatte contro Marfisa, ma con apprensione perché teme le impuntature di Baiardo. Arriva Brandimarte in sella a Brigliadoro e così i due possono scambiarsi i cavalli. Tornato sul suo destriero, Orlando riparte all’attacco con rinnovata sicurezza (42-45). Rinaldo ha raggiunto Trufaldino, lo cattura e lo lega al suo cavallo; poi parte al galoppo facendo strazio del suo corpo e irridendo i difensori del malvagio ormai morto. Provocato, Orlando chiede tregua a Marfisa promettendole che tornerà non appena avrà ucciso Rinaldo. Marfisa gliela concede, ma lo ammonisce sul valore del suo prossimo avversario e sul rispetto delle regole cavalleresche (46-57). I due paladini sono faccia a faccia. Rinaldo cerca di dissuadere Orlando in ogni modo, ma lui rifiuta e lo insulta. Rinaldo allora perde la pazienza e chiede che gli sia subito restituito Baiardo. Orlando si dispone a combattere (58-64).

1.
Sin qui battaglie e colpi smisurati,
Che fòr tra l’un e l’altro cavaliero,
E terribil assalti hagio contati:
Or sallir sopra il ciel mi fa mistiero,
Ché dui baron a fronte sono armati
Che me fano tremar tuto il pensiero.
Se vi piace, signor, oditi un poco
De’ dui guerieri un animo di foco.

2.
Di sopra vi cantai sì come Orlando
Sol aspetando il giorno si dispera:
Di qua, di là va sempre fulminando
E batte e denti, quel’anima fiera.
Trasse con ira Durindana, il brando,
Come davanti a lui fosse la cera
Dil re Agolante o del figliol Troiano,
Sì forïoso mena ad ambe mano.

3.
Dice la istoria ch’a lui era davante
Un gran Macun di pietra marmorina:
Era intagliato a guisa d’un gigante.
In questo gionse il conte a gran roina,
Sì che dal capo insin soto le piante
Tuto il fracassa Durindana fina:
Tanti colpi li dà drito e a roverso
Ch’a terra in pecci lo mandò disperso.

4.
Con questa furia il senator romano
Stava aspetando il giorno luminoso;
Ma giù nel campo il sir de Montealbano
Non prende già di lui magior riposo,
Ch’è tuto armato, e ha Fusberta in mano,
E tempestando va, quel forïoso:
Arbori e piante con la spada taglia,
Tanto disira aver di far bataglia.

5.
Era ancora la notte molto oscura,
Né in alcun lato si mostrava il giorno,
Quando Renaldo, ch’è sanza paura,
Monta a destrier e pone a boca il corno:
Ben par che ’l monte tremi e la pianura,
Sì forte sona quel baron adorno!
El conte Orlando conobe di saldo
A quel sonar il corno di Renaldo,

6.
E tanta fiama li sogionse al core
Che più non pósse al’ira indugio o sosta.
E’ prese il corno, e con molto romore
Gli fece minaciando aspra risposta,
Dicendo nel sonar: «Can traditore,
Come te piace, ormai, vien a tua posta!
Ch’io smonto al pian, e ben te sazo dire
Che di tua gionta ti farò pentire!».

7.
Già l’aria se rischiara a poco a poco,
E ven l’alba vermiglia al bel sereno;
Le stelle al sol nascente donan loco,
Dele qual era il ciel prima ripieno.
Alor il conte, comme avesse il foco
Veduto intorno a sé, né più né meno,
Battendo e denti e crollando la testa,
L’elmo s’allaza con molta tempesta.

8.
Prese Baiardo alla sella ferrata:
Sopra vi salta con molta aroganza,
E tanta freta avìa quella giornata
Che seco non portò scudo né lanza.
Véne ala porta: e quel’ era serata,
Perché la roca avia cotal usanza
Che ponte non calava o porta apriva
Sinché il sol chiaro il giorno non usiva.

9.
Avrebbe il conte quel ponto riciso,
E spezata la porta e misso al piano,
Se non che la sua dama n’ebe aviso
E venne ad esso con sembiante umano.
Quando lui vide l’angelico viso,
Quasi li càde il bon brando di mano,
E poi che fo saltato dila sela,
Ingionichiossi avanti ala dongella.

10.
Lei abraciava quel franco gueriero
Dicendoli: «Baron, dove ne vai?
Tu m’hai promeso, e sei mio cavaliero:
Questo giorno per me combaterai
E per l’amor di me questo cimero
E questo rico scudo portarai.
Abi sempre il pensier a cui tel dona,
E opra ben per lei la tua persona!»

11.
Cossì dicendo, gli donava un scudo
Che il campo è d’oro e l’armilino è bianco;
E un bel cimer, ch’è un fanciuleto nudo
Con l’arco e l’alle e le saete al fianco.
Quel conte, che pur mo’ fo tanto crudo,
Mirando la dongela venìa manco,
E tanta zoglia sentì e tal disire
Che d’allegreza si sente morire.

12.
In questo ragionar gionse Grifone,
Per gir ala bataglia tuto armato,
E Aquilante è seco e Chiarïone;
El re Adrïano ha l’elmo incoronato.
Venir non puote Oberto dal Leone,
Perché la piaga il viso avìa gonfiato,
E per non la curar e farne stima,
Più noglia n’ebe nela fin che prima.

13.
Or lui ristava, e venne Trufaldino,
Per cui far si dicea la gran bataglia:
Smarito era in volto el malandrino,
Ma non scià ritrovar scusa che vaglia,
Che pur gli convien far il mal camino
Là giù nel piano al’aperte prataglia;
E pensando di·ssé l’oltragio e il torto,
Parìa nel volto sfigurato e smorto.

14.
Lasciàn costor, che dil forte girone
Aprin la porta e il ponte fan calare,
E ritornamo a Ranaldo d’Amone,
Qual conosciuto ha Orlando a quel sonare;
E bench’abia il drito e la ragione,
Già non vorìa con lui bataglia fare,
Perch’egli amava di coragio fino,
Comme germano el suo carnal cugino.

15.
E nel suo cor pensoso, era turbato
Comme dovesse terminar l’impréssa:
Ché ocider Trufaldin avìa giurato,
E il conte l’avìa tolto in sua difesa.
Mentre lui pensa, ecco Astolfo arivato,
E la regina di valor accesa;
Seco Prasildo e Iroldo venìa,
Con lor Torindo, re dela Turchia.

16.
Comme fuor gionti dove era Renaldo,
«Su» disse Astolfo «non prendiam dimora!
Bater si vòl il fer mentre egli è caldo!».
Disse il principe: «Pian ben se lavora!
Stati, cugin mio bel, un poco saldo,
Che vui non seti ove credeti ancora:
Perch’io ve aviso che a nui qui davante
Vedreti armato il fier conte de Anglante!».

17.
Marfisa a quel parlar alciò la fronte
Quasi ridendo, con vista sicura,
E disse al fio d’Amon: «Ch’è questo conte,
Qual non è gionto e già ti fa paura?
Se proprio fosse quel che occise Almonte,
Con tuti e paladin, non ne do cura;
Ma quel conte d’Anglante che detto hai
Io non l’ho odito nominar più mai!».

18.
Non rispose Renaldo al suo parlare,
Che ad altra cosa avìa magior pensiero,
Perché vedìa dil monte giù callare
Que’ sei baron. Orlando era il primero,
Che teribel parea sol a guardare,
Aspro negli atti e nel’aspeto fiero.
Quando Marfisa a lui fece riguardo,
Disse: «Quel primo ha vista de gagliardo!».

19.
Rispose Astolfo a lei: «Non far estima,
Che ogni zuffa ch’hai fata è stata un schirzo,
Benché èi de ardir e di prodeza in cima!
Io ti sagio acertar che egli è un mal guerzo!
Tu, se te piace, andrai contra a lui prima,
Questo sarà il secondo, io sarò il terzo.
Sciò che seriti a tera riversati,
Ma ben vi scoderò, non dubitati!».

20.
Disse Marfisa: «Certo assai mi pesa
Ch’io non possa provarmi a quel valeto,
Perché mi convien far altra contesa;
Ma sopra la mia fede io te prometo,
Se io non son da quei dui morta né presa,
Ch’io vederò de lui l’ultimo effetto!».
Cossì stan questi ragionando invano,
Ma già il conte Orlando è gionto nel piano.

21.
Come fo gionto ala rippa del prato,
Sua lanza arresta, ch’è grosso troncone;
Stava Aquilante a lui dal destro lato,
E al sinistro venïa Grifone;
Trufaldin, che color avìa mutato
Per la paura, e possa Chiarïone,
Tuti di para insieme, e il re Adrïano,
Vengon spronando con le lanze in mano.

22.
Dal’altra parte Marfisa se mosse,
Seco Renaldo, e un gran fuste aresta;
Prasildo e Iroldo, ch’han estreme posse,
Torindo e il duca Astolfo con tempesta:
Tutti han le lanze smisurate e grosse.
La giostra s’incomencia, aspra e robesta;
Ad uno ad uno e scontri vi vuò dire,
E tuto il fato, comme ebbe a seguire.

23.
Marfisa se scontrò con Aquilante:
Ciascun parve di pietra una collona,
Né adetro se roversa, o piega avante,
Tanto avëan quei doi franca persona;
Le lanze fracassàro tute quante.
Il duca Astolfo ratto s’abandona
E quella lanza, ch’è tuta d’or fino,
Spronando abassa contra a Trufaldino.

24.
Ma lui, che d’ogni inganno sapea l’arte,
Come l’un l’altro al scontro s’avicina,
Malvagiamente se piegò da parte;
Poi da traverso, quella mala spina
(Come scrive Turpìn ale sue carte)
Ferìte Astolfo con tanta roina
Che suo ardir non gi valse, né sua possa,
Ma cadde al prato con grave percossa.

25.
Lasciamo Astolfo, ch’è rimaso in terra,
Ch’io voglio adesso ali altri seguitare,
Poiché contar convien tuta la guerra.
Prasildo al re Adrïan s’ebe a incontrare;
Contra de Iroldo Chiarïon si sèra:
Né bon iudicio si potrebbe dare
Se tra lor quatro fo vantagio alcuno,
Ma ben sua lancia roppe ciascaduno.

26.
Torindo fo colpito da Grifone
E netto se n’andò fuor dela sella;
Il franco Orlando e ’l forte fio d’Amone
Se vano adosso con tanta flagella
Che profondar l’un l’altro ha opinïone.
Or ascoltati che strana novella:
Il bon Baiardo conobbe di saldo,
Come fo gionto, il suo patron Renaldo.

27.
Orlando il guadagnò (come io v’ho deto)
Alor che il re Agrican fece morire;
E quel destrier, come avesse intelletto,
Contra Renaldo non volse venire,
Ma voltossi a traverso, a mal dispeto
De Orlando, proprio al contro dil ferire:
Sua lanza càde al conte in sul’arcione;
Renaldo lo colpì sopra al galone

28.
E fu per roversarlo al’altro lato.
Or, che saprebbe a ponto ricontare
L’alto furor di quel conte adirato?
Ché quando a più tempesta mugia il mare,
E quando a magior foco è divampato,
E quando se ode la terra tremare,
Nulla serebbe al’ira smisurata
Che in sé ricolse Orlando in quela fiata.

29.
Non vedea lume per li ochi nïente,
Benché gli avesse come fiama viva,
E sì forte batea dente con dente
Che di lontano il gran romor se odiva;
Dil naso gli uscìa fiato sì rovente
Che proprio al riguardar foco appariva.
Or più di ciò contar non è mistiero:
Con ambi sproni afferra il bon destriero

30.
E a quel tempo ben ricolse il freno,
Credendolo a tal guisa rivoltare;
Non si move Baiardo, più ní meno
Comme fosse nel prato a pascolare.
Poi che Renaldo vide il fato a pieno,
Comencia al conte in tal modo a parlare:
«Gentil cogin, tu sai che a Dio verace
Ogni iniusticia e mal fato dispiace.

31.
Ove hai lassata quella mente pura
E l’animo gentil ch’avevi in Franza,
Diffensor di bontade e di dritura
E di fraude nemico, e di slianza?
Caro mio conte, ïo ho molta paura
Che cambiato non si’ per mal’usanza,
E che questa malvagia meretrice
T’agia stirpato il cor dela radice.

32.
Vorresti mai che si sapesse in corte
Che hai la diffesa per un traditore?
Or non te sarìa meglio aver la morte
Ch’aver in fronte tanto disonore ?
Deh, lascia Trufaldin, o baron forte,
E di quella ribalda il falso amore!
Che in veritate, a non dirti menzogna,
Non sciò de qual acquisti più vergogna!».

33.
Orlando gli dicea: «Ecco un ladrone
Ch’è divenuto bon predicatore!
Or può ben star siccuro ogni montone,
Dapoi ch’il lupo è fato pastore!
Tu mi conforti con bella ragione
Abandonar de Angelica lo amore:
Ma guardar dié ciascun d’esser ben neto
Prima ch’altrui riprenda di diffetto!

34.
Io non venne già qui per dir parole,
Abench’io non mi possa adoperare,
E sopra ogni sventura ciò mi dole!
Ma fami al pegio ormai che tu pòi fare,
Che non serà nascoso el giorno il sole
Che molta pena ti farò portare
Di quel vilan parlar e discortese,
Qual de mia dama avesti ora palese!».

35.
Cossì parlando, ognun sta da il suo lato:
Non era il conte di smontar ardito,
Ché prima a terra fosse dismontato,
Via ne sarebbe Baiardo fugito.
Sendo bon pecio ciascun dimorato,
Che l’un al’altro non avea ferito,
Renaldo riguardando in quel confino,
N’ebbe veduto il falso Trufaldino,

36.
Ch’avëa Astolfo abatuto nel piano:
Esso a destriero d’intorno il feriva,
Quel se deffende con la spada in mano.
Ecco Renaldo che sopra gli arriva:
Quando venir il vide, quel vilano
Ch’avìa d’ogni virtù l’anima priva,
Comme fuge il columbo dal falcone,
Cossì prese a fugir dal fio d’Amone.

37.
Esso fugendo a gran voce cridava:
«Aiuto! Aiuto, o franchi cavalieri!»,
E la promessa fede adimandava,
E ben soccorso gli facea mestieri,
Ché già quasi Renaldo lo arivava.
Ma tuti quanti queï altri guerieri
Abandonarno sua prima tenzone,
Tirando tutti adosso al fio d’Amone.

38.
Orlando nol seguìa (comm’io vi conto)
Perché Baiardo non potìa guidare;
Ma ben gionse Grifon a ponto a ponto,
Ch’a pena Trufaldin dovea campare.
Come Renaldo lo vide esser gionto,
Subitamente s’ebbe a rivoltare
E ferisse a Grifon sì gran riverso
Che quel ha ’l spirto e l’inteleto perso.

39.
Qua non se indugia, e segue Trufaldino,
Che tuttavia fugiva per quel piano;
Ma fece in quel fugir poco camino,
Ch’ebbe ale spale il destrier Rabicano.
E’ venuto era di morte al confino,
Ma soccorso li dava il re Adrïano;
Renaldo lo ferì con tanta possa
Che a tera il fece andar quella percossa.

40.
Trufaldin se n’andava tutavia
Ben mezo miglio a Renaldo davante,
Ma Rabicano a tal modo seguìa
Comme avesse ale in loco dele piante.
Renaldo gionto il traditor avìa,
Ma di traverso ancor gionse Aquilante,
E l’un ferisse l’altro con tempesta:
Renaldo colse lui sopra la testa,

41.
Sì che ale croppe lo mandò roverso,
For di sé stesso e pien di stordigione;
Né ancor ha Trufaldin di vista perso,
Quando ala zuffa è gionto Chiarïone:
Menò Renaldo un colpo sì diverso
Che gittò quel, ferito, del’arcione;
E segue Trufaldin con tanta fretta
Ch’a pena è più veloce una saetta.

42.
Mentre che cossì cacia quel ribaldo,
Il conte con Marfisa s’azuffava,
Però che, mentre che non vi è Renaldo,
A suo piacer Baiardo governava.
Ciascun ale percosse era più saldo,
Né alcun vantagio vi se iudicava:
Vero è che ’l conte avìa sospicïone,
Non se fidando al toto del ronzone,

43.
E però combatìa pensoso e tardo,
Usando a suo vantagio ciascun’arte;
E benché se sentisse ancor gagliardo,
Chiesse riposso e trassisi da parte.
Mentre ch’intorno facïa riguardo,
Vide nel campo gionto Brandimarte
E ben se ralegrò in suo pensiero,
Ché Brigliadoro ha questo, il suo destriero.

44.
Subitamente a lui se ne fo andato:
Ciascun raconta la süa ventura
E fo tra lor alfin deliberato
(Ché Brandimarte ha roto l’armatura)
Che nela roca lui sie ritornato
E là meni Baiardo a bona cura;
Su Brigliadoro il conte valoroso
È già montato, e non vòl più riposo.

45.
Non vòl riposo più quel sir d’Anglante,
Anci si mosse con molta roina
E con parlar superbo e minaciante
Isfida a morte la forte regina.
L’un mosse verso l’altro lo afferante:
Ciascun morir o vincer se destina!
Questa zuffa dirò poi tuto a ponto,
Ma torno a Trufaldin, ch’era già gionto.

46.
Renaldo il gionse ala roca vicino:
E non crediati che ’l voglia prigione,
Benché vivo pigliò quel malandrino.
E’ legòl streto con bona ragione,
Indi con le gambe alto e il capo chino,
Ala coda il tacca del ronzone;
Poi per il campo corre a gran furore,
Cridando: «Or chi diffende il traditore?».

47.
Era il franco Grifon già risentito,
E Chiarïon montato e il re Adrïano;
Quando Renaldo fo da lor odito,
E’ possensi a seguirlo per quel piano;
Ma sì presto ne andava, ed espedito,
Ch’era seguito da costor invano:
Cossì ne andava Rabicano isteso
Come ala coda non avessi ’l peso.

48.
Sempre Renaldo a gran voglia cridava:
«Ove son quei ch’avean cotanto ardire
Che de un sol cavalier non li bastava,
Ma volìan tuto il mondo sostenire?
Or vedon Trufaldin, e non gli grava
Che in sua presentia lo fazo morire!
Se alcun vi è ancor a cui piacia l’impresa,
Venga a stacarlo, e prenda sua difesa!».

49.
Cossì dicëa il baron animoso,
Via strasinando Trufaldino al basso,
Ch’era già megio morto, il doloroso,
Percotendo la testa ad ogni sasso;
Ed era tuto il campo sanguinoso
Dove corrìa Renaldo a gran fracasso,
E ogni pietra acuta e ciascun spino
Un pecio retenìa de Trufaldino.

50.
Morìte quel malvagio a cotal guisa,
E ben lo meritava, in veritade,
Come la istoria sopra vi divisa,
Ch’era d’inganni pien, e falsitade.
Or torno al conte Orlando e a Marfisa,
Che nel secondo assalto a nude spate
Fan sì crudel battaglia e sì diversa
Che par ch’il ciel e ’l mondo si sumersa.

51.
A disusato modo e troppo orribile
Tra lor era inasprita la bataglia,
E al contar serìa cosa incredibile
Quel’arme che Marfisa al conte taglia!
Lui d’altra parte ognor vien più teribile:
Benché romper non può piastra né maglia,
Pur mena colpi di tanta roina
Che a forza fa pigar quella raina.

52.
Cresce ognora lo assalto più diverso
E ’ crudel colpi fuor d’ogni misura.
Ecco passar Renaldo in sul traverso,
Proprio davanti alla bataglia scura:
E’ Trufaldin avìa tuto disperso,
La testa e ’l busto insino alla cintura,
Ché per le spine e ’ sassi in quel distretto
Rimase eran le braza, il capo e ’l peto.

53.
A gran furor Renaldo trapassava
Cridando sì che intorno è ben inteso,
E dicea: «Cavalier, or non vi grava
Che non abiati questo re diffeso,
Qual di bontade vi rasumigliava?
Ov’è lo ardire e quello animo acceso
Che dimostrasti nel’estremo vanto,
Quando sfidasti il mondo tutto quanto?».

54.
Orlando intese quel parlar altiero,
Che lo spronava in tanta villania,
Onde a Marfisa disse: «Cavaliero,»
(Perché altramente non la cognoscìa)
«Io me sfidai con quel’altro primero:
Compir voglio con lui l’impresa mia.
Come io lo occido, se ’l mio Dio mi vaglia,
Con teco fornirò l’altra bataglia!».

55.
Disse Marfisa a lui: «Tu sei errato,
Se presto credi occider quel barone,
Perché io, che l’un e l’altro hagio provato,
Di te nol tengo in manco opinïone;
Tu dela vita altrui hai bon mercato,
E senza l’oste fai questa ragione;
Ma tu pòi ben vantarti e aver caro
Se questa sera vi trovati al paro!

56.
Or vanne, ch’io mi fermo a riguardare
Qual abia di vui do magior possanza;
Ma se i compagni tuoi per aiutare
Vengano a te, come è la lor usanza,
Quel’alta roca vi farò trovare,
Né sciò se avreti ben tempo abastanza!
Se tu combatte come il drito chiede,
Offeso non sarai, sula mia fede».

57.
Non sciò se Orlando il tuto pòte odire,
Che già drieto a Renaldo è posto in cacia:
Sempre cridando l’avëa a seguire:
«Aspetta, che chi fuge mal minacia!
E che desidra l’altri sbigotire
Non dié voltar le spalle, ma la faza.
Ma tu sei ben gagliardo a questo ponto,
Ch’hai bon destrier, e non credi esser gionto!».

58.
A quel cridar del conte, el fio d’Amone
Iratamente s’ebbe a rivoltare,
Dicendo: «Io non vuò teco questione,
E tu per ogni modo la vuò fare!
Unde te dico che, avendo ragione,
Omo del mondo non voglio schiffare;
Ma siami testimonio Dio verace
Ch’aver guera con te me incresce e spiace!».

59.
«Ben ne son certo» disse il sir d’Anglante
«Che te rincresce di tal guerra assai,
Ché non avrai a far con mercadante,
Né un pover forastier dispogliarai.
Or non ussiamo parole cotante!
Mostra pur tuo valor, se ponte n’hai,
Perch’io te acerto, e sàzote ben dire,
Che a te bisogna vincere o morire!».

60.
Dicea Renaldo a lui: «Guera non hagio,
Né voglio aver con teco, il mio cugino;
Perdon ti chiego, s’io t’ho fato oltragio,
Bench’io nol fece mai, per Dio divino!
E se onta ti repùti, over danagio
Che ïo abbia preso e morto Trufaldino,
A ciascun tuo piacer farò palese
Che non te ritrovasti in sue deffese».

61.
Rispose il conte ad esso: «Animo ville,
Che ben de chi sei nato hai dimostranza:
Mai non fusti figliol d’Amon gentile,
Ma dil falso Ginnamo di Maganza!
Pur mo’ ti dimostravi sì virille
E ragionavi con tanta arroganza:
Or che conduto al parangon te vedi,
Ne vai piangendo e perdonanza chiedi!».

62.
Perse la patiencïa a quel parlare
Il fio d’Amone, e con terribil guardo
Verso de Orlando gli ochi ebe a voltare
E a lui disse: «Tanto sei gagliardo
Ch’ognon ti teme e convienti onorare;
Ma se tu non mi rendi il mio Baiardo,
Presto porai veder, comme io te dico,
Ch’io non ti temo e non te stimo un fico!

63.
Come l’abbi robato, io non ho cura:
Rendime il mio destrier, e fìate onore!
Tu ne l’hai via mandato per paura,
Che di tenirlo non ti dava il core;
Ma se egli avesse d’intorno le mura
Tute de azaio, lo trarò di fore,
E odi come io parlo chiar e sodo:
Io lo voglio per forza, ad ogni modo!».

64.
«La prova vederemo incontinente»
Rispose Orlando soridendo un poco;
E non avìa già facia de ridente,
Ma batea labre e gli ochi come foco.
Or, bei signor, io vi lasso al presente,
E se voi tornareti in questo loco,
Dirò questa bataglia dove io lasso,
Che un’altra non fo mai di tal fracasso.

1. Si prepara un evento eccezionale e il canto si apre con una dichiarazione adeguata: il finto canterino Boiardo deve alzare il suo racconto fino al cielo. E c’è forse una lontana memoria di Par. I, 16-18 («Infino a qui… / ma or… / m’è uopo…»). A dire il vero qui andrà in scena il preambolo al duello tra Orlando e Rinaldo, che comincerà solo nel canto successivo, ma anche il progressivo avvicinamento, accompagnato dalle opportune dichiarazioni, fa aumentare l’attesa dei lettori. 2. fòr: ‘furono’. 3. hagio contati: ‘ho raccontato’. 4. ‘ora devo salire fin sopra il cielo’. 5. a fronte: ‘uno di fronte all’altro’. 7. oditi: ‘ascoltate’. 8. un animo di foco: ‘l’ardire impetuoso’ (TISSONI BENVENUTI 1999).

2. 3. fulminando: si aggira furioso, come se lanciasse fulmini. 4. e denti: ‘i denti’. 5. Trasse: ‘estrasse’. brando: ‘spada’. 6. la cera: ‘il volto’. 7. Agolante… Troiano: gli avversari di Orlando durante la guerra di Aspramonte, l’impresa che lo aveva consacrato eroe della cristianità (cfr. I, xviii, 47, 2). 8. ‘così furibondo mena fendenti con entrambe le mani’; per il modo di colpire cfr. I, v, 3, 4.

3. 1. la istoria: la solita fonte fittizia che sta a monte di ogni romanzo cavalleresco; per Boiardo è il più volte citato Turpino. 2-4. ‘un’alta statua marmorea di Maometto: era scolpito come un gigante. Il conte colpì questo con grande violenza’. 5. le piante: ‘i piedi’. 6. fina: ‘forte’. 7. drito e a roverso: ‘di dritto e di rovescio’. 8. ‘che lo fece cadere a terra frantumato in pezzi’.

4. 1. il senator romano: Orlando (cfr. I, v, 83, 3). 4. ‘non sta più calmo di lui’. 5. Fusberta: la spada di Rinaldo. 6. tempestando va: ‘va distruggendo’. 7. Arbori: ‘alberi’. 8. ‘tanto è il suo desiderio di avere qualcuno contro cui combattere’.

5. 2. in alcun lato: ‘in nessun punto’. 6. adorno: cfr. I, xiv, 61, 7. 7. conobe di saldo: ‘subito riconobbe’.

6. 1-2. ‘E gli venne al cuore un tale fuoco che non pose più alcun freno alla sua ira’. 5. Come capita spesso nei romanzi cavallereschi, non è chiaro se il cavaliere alterni le parole al suono del corno o se il suono stesso comunichi in una sorta di codice convenuto (cfr. TISSONI BENVENUTI 1999, CANOVA 2008a, p. 169). 6. a tua posta: ‘quando vuoi’. 7. e ben te sazo dire: ‘e ti so ben dire’ (cfr. I, xxi, 21, 3). 8. di tua gionta: ‘di essere venuto qui’.

7. 1. Lo svolgersi degli eventi è accompagnato dal sorgere del giorno (cfr. ottava 5). 2. vermiglia: ‘rossa’. 3. donan loco: ‘fanno posto’. 7. crollando: ‘scrollando’. 8. ‘si allaccia l’elmo con molta furia’.

8. 1. ferrata: ‘rinforzata con il ferro’. 2. aroganza: ‘furia’. 4. seco: ‘con sé’. 8. il giorno: ‘di giorno’. usiva: ‘usciva, sorgeva’.

9. 1-2. ‘Il conte avrebbe tagliato quel ponte e spezzata e distrutta la porta’. 3. n’ebe aviso: ‘lo venne a sapere’. 4. con sembiante umano: ‘con aspetto soave’. 5. angelico: ‘dalla bellezza d’angelo’ (e qui è chiara l’allusione al nome della donna: bellissima, ma certo non buona, come un angelo). 6. li càde: ‘gli cadde’. 7-8. ‘e dopo che fu sceso con un balzo dalla sella, si inginocchiò davanti alla donzella’.

10. 1. franco: ‘valoroso’. 5. per l’amor di me: ‘per amor mio’. 6. rico: ‘prezioso’. 8. opra ben… la tua persona: ‘adopera bene la tua persona’, cioè ‘comportati valorosamente’.

11. 2. Che: ‘nel quale’. 2. l’armilino: ‘l’ermellino’; animale che di solito simboleggia la purezza. 3-4. Il cimiero ha la forma di un Cupido e dunque allude all’amore. 5. che pur mo’ fo tanto crudo: ‘che fino a poco prima era tanto bellicoso’. 6. venìa manco: ‘veniva meno, stava per svenire’. 7. zoglia… disire: ‘gioia e amore’; termini tipici della poesia erotica. 8. d’allegreza: ‘per l’allegria’.

12. 1. In questo ragionar: ‘mentre si dicevano queste cose’. 2. gir: ‘andare’. 4. L’elmo di Adriano è circondato da una corona. 5. non puote: ‘non può’. 6. piaga: ‘ferita’. 7-8. ‘e avendola trascurata ne ebbe più fastidio dopo che quando l’aveva appena ricevuta’.

13. 1. ristava: ‘rimaneva nella rocca’. 2. ‘per il quale si diceva che la battaglia fosse fatta’. 3. Smarito: ‘turbato’. malandrino: ‘farabutto’. 4. non scià: ‘non sa’. vaglia: valga’. 5. gli convien: ‘deve’. il mal camino: il cammino che porta al campo di battaglia. 6. al’aperte prataglia: ‘nell’aperta prateria’. 7. ‘e pensando tra sé alle colpe che aveva commesso’. di·ssé: cfr. I, iii, 17, 7. 8. Parìa: ‘appariva’. sfigurato: ‘sconvolto’.

14. 1. Lasciàn: ‘lasciamo’. girone: ‘cerchia murata’. 2. Aprin: ‘aprono’; con desinenza dialettale attestata. 4. Qual: ‘il quale’. conosciuto: ‘riconosciuto’. 5. il drito e la ragione: sinonimi. 6. non vorìa: ‘non vorrebbe’. 7. di coragio fino: ‘di buon cuore, profondamente’ (cfr. I, ii, 64, 3). 8. Comme germano: ‘come un fratello’. carnal cugino: ‘cugino di primo grado’. È da notare il diverso atteggiamento dei due: Orlando accecato dall’amore desidera la morte di Rinaldo, mentre Rinaldo è frenato dall’affetto per Orlando. Boiardo scambia i due ruoli fondamentali: di solito Rinaldo è l’eroe più passionale e incline a compiere gesti inconsulti per qualche bella dama, mentre Orlando mantiene, di norma, un maggiore controllo sulle proprie emozioni.

15. 1. pensoso: ‘pensieroso’. 1-2. ‘era angosciato circa il modo in cui dovesse portare a termine l’impresa’. 4. l’avìa tolto in sua difesa: ‘l’aveva preso sotto la propria protezione’. 6. Marfisa. 7. Seco: ‘con loro’.

16. 1. Comme fuor gionti: ‘quando furono arrivati’. 2. non prendiam dimora!: ‘non indugiamo!’. 3. Nota frase proverbiale. si vòl: ‘bisogna’. 4. Proverbio di senso opposto: si lavora meglio lentamente. 5. Stati… un poco saldo: ‘stai tranquillo per un po’’. Stati è var. scempiata dell’imperativo di II pers. sing. statti; la frase successiva è rivolta anche agli altri guerrieri e dunque passa alla II pl. 6. seti: ‘siete’; con desinenza sett. come i seguenti credeti e vedreti. 8. fier: ‘feroce’.

17. 1. alciò: ‘alzò’. 2. con vista sicura: ‘con aspetto spavaldo’. 3. Ch’è: ‘chi è’. 4. non è gionto: ‘non è ancora arrivato’. 5. quel che occise Almonte: Orlando; cfr. I, i, 5, 8. 6. non ne do cura: ‘non me ne preoccupo’. 8. più mai: ‘mai’.

18. 3. vedìa: ‘vedeva’. callare: ‘calare, scendere’. 4. baron: ‘cavalieri’. il primero: ‘il primo’. 5. a guardare: ‘a guardarlo’. 6. Un chiasmo per descrivere il temibile aspetto di Orlando. 7. a lui fece riguardo: ‘lo guardò per bene’. 8. ha vista de gagliardo: ‘ha l’aspetto di uno gagliardo’.

19. 1. Non far estima: ‘non giudicare’. 2. un schirzo: ‘uno scherzo, una cosa da nulla’; è forma sett. del solo P. 3-4. ‘benché tu sia un prodigio di coraggio e ardire! Io ti posso assicurare che è un guercio malvagio!’. Secondo la tradizione Orlando era strabico (cfr. I, vi, 5, 3). 7-8. ‘So che sarete disarcionati (e catturati), ma verrò a liberarvi, non temete!’.

20. 2. a quel valeto: ‘con quel giovinetto’. Marfisa ostenta sicurezza nonostante le parole di Astolfo. 3. mi convien: ‘devo’. 5. quei dui: i fratelli Aquilante e Grifone, con i quali ha dovuto interrompere il duello nel canto precedente. 6. ‘che io lo costringerò alla prova di valore più alta!’; cioè Marfisa impegnerà Orlando in un combattimento mai sperimentato. 7. ragionando invano: ‘a parlare inutilmente’.

21. 1. ala rippa: ‘al margine’. 2. arresta: ‘mette in resta’ (cfr. I, i, 70, 6). troncone: ‘fusto di legno’. 5. color avìa mutato: ‘era impallidito’. 6. possa: cioè poscia ‘poi’. 7. di para: cioè di pari ‘uno di fianco all’altro’ (TROLLI 2003, p. 211).

22. 2. fuste: cioè fusto con falsa restituzione dell’atona finale. 3. estreme posse: ‘grandissime forze’. 4. tempesta: ‘furia’. 6. robesta: ‘violenta’. 7. e: ‘gli’. vuò dire: ‘voglio raccontare’. 8. ‘e tutta la battaglia, come si svolse’.

23. 2. collona: ‘colonna’. 3. Né adetro se roversa: ‘né si rovescia all’indietro’. 4. doi: ‘due’. franca: ‘vigorosa’. 5. fracassàro: ‘frantumarono’. 6. ratto s’abandona: ‘subito si lancia’.

24. 1. l’arte: ‘il modo’. 4-6. da traverso… Ferìte: ‘colpì di traverso’; ferìte è III pers. sing. del pass. remoto. 4. mala spina: ‘mala pianta, persona malvagia’ (cfr. I, xii, 83, 5). 6. roina: ‘violenza’. 8. con grave percossa: ‘con un pesante urto’.

25. 2. ali altri seguitare: ‘seguire gli altri’. 3. contar convien: ‘bisogna raccontare’. 4. s’ebe a incontrare: ‘si scontrò’. 5. si sèra: ‘si serra, si fa sotto’. 6. ‘né si potrebbe giudicare chiaramente’.

26. 2. netto: ‘di netto’. 3. fio d’Amone: Rinaldo. 4. flagella: metaplasmo per flagello ‘violenza’. 5. ‘che ciascuno dei due crede di annientare l’altro’. 6. novella: ‘storia’. 7. di saldo: ‘subito’. 8. Come fo gionto: ‘appena arrivò’.

27. 1-2. I fatti sono narrati a I, xix, 17-20. 3. intelletto: cioè intelligenza umana. 4. non volse venire: ‘non volle andare’. 5-6. ‘ma si mise di traverso, a dispetto di Orlando, proprio nel momento dello scontro delle lance’. 7. in sul’arcione: ‘sulla sella’. 8. sopra al galone: ‘al fianco’. Ottava aperta.

28. 1-2. ‘e stava per rovesciarlo dall’altro lato. Ora chi saprebbe raccontare con esattezza’. 4-5. ‘Ché quando il mare mugghia sotto la tempesta più grande, e quando l’incendio divampa più violento’. 7. Nulla serebbe: ‘non sarebbe nulla rispetto’. 8. ricolse: ‘raccolse’. in quela fiata: ‘quella volta’.

29. 1. lume: ‘luce’. 2. gli: ‘li’; riferito agli occhi. 4. Il parossismo è sempre più incredibile: il digrignare dei denti di Orlando si sente a gran distanza. 5. Dil: ‘dal’. 6. al riguardar: ‘a guardarlo’. appariva: ‘sembrava’. 7. non è mistiero: ‘non è necessario’. 8. sproni: ‘speroni’. afferra: ‘colpisce, stimola’. Ottava aperta.

30. 1. ‘E nello stesso tempo tirò a sé le redini’ (cfr. TROLLI 2003, p. 155). 2. a tal guisa: ‘in quel modo’. 3. più ní meno: ‘né più né meno’. 5. vide il fato a pieno: ‘vide come stavano le cose’. 7. Gentil cogin: ‘nobile cugino’. 8. mal fàto: ‘malefatta’.

31. 2. gentil: ‘nobile’. 3. dritura: ‘giustizia’. 4. fraude: ‘frode’. slianza: ‘slealtà’. 6. ‘che tu sia cambiato per le cattive frequentazioni’; l’avverbio negativo è dovuto alla sintassi latineggiante del verbum timendi. 8. T’agia stirpato: ‘t’abbia strappato’. dela: ‘dalla’.

32. 2. ‘che hai preso le difese di un traditore?’. 6. ribalda: ‘traditrice’. 8. Non sciò: ‘non so da quale’.

33. 1. Non di rado Rinaldo, feudatario povero, ricorreva al brigantaggio da strada per le necessità sue e dei suoi soldati. 4. è fato: ‘è diventato’. 5. con bella ragione: ‘con bei discorsi’. 7-8. ‘ma bisogna essere certi di essere senza colpa prima di riprendere i difetti degli altri’.

34. 2. ‘benché io non possa fare nulla’, perché Baiardo si è impuntato. 3. sopra ogni sventura: ‘più di ogni altra disgrazia’. 4. ‘Ma tu prova a farmi quanto più male puoi’. 5. el giorno: ‘in questo giorno’. 7-8. ‘per le parole offensive e scortesi sulla mia dama che hai pubblicamente pronunciato!’. 8. P, seguito dall’edizione Tissoni Benvenuti-Montagnani, ha hor; si preferisce la lezione metricamente più regolare degli altri testimoni.

35. 2. Non era… ardito: ‘non aveva il coraggio’. 3. prima: ‘non appena’. 5. ‘Essendo rimasti entrambi così per un bel pezzo’. 7. in quel confino: cioè nel luogo in cui si trovavano. 8. falso: ‘traditore’. Ottava aperta.

36. 2. P e R, seguiti dall’edizione Tissoni Benvenuti-Montagnani, hanno destrier; si preferisce la lezione metricamente più regolare degli altri testimoni. ‘Trufaldino lo colpiva girandogli intorno a cavallo’; Astolfo era appiedato: si trattava dunque di una grave scorrettezza. 4. sopra: ‘addosso’. 6. virtù: ‘valore’.

37. 3-4. ‘e chiedeva che quelli rispettassero la parola data, e certo aveva bisogno d’aiuto’. 5. arivava: ‘raggiungeva’. 7. L’edizione Tissoni Benvenuti-Montagnani mette a testo abandonàr che è del solo P. Si preferisce qui la lezione degli altri testimoni. ‘Lasciarono lo scontro cui prima si dedicavano’. 8. Tirando: ‘dirigendosi’.

38. 1. nol seguìa: ‘non lo inseguiva’. 2. potìa: ‘poteva’. 3. a ponto a ponto: ‘giusto in tempo’. 4. ‘che a stento doveva salvare Trufaldino’. 6-8. ‘subito si voltò e infligge a Grifone un tale colpo di rovescio che quello perde i sensi’.

39. 2. tuttavia: ‘senza fermarsi’. 3. poco camino: ‘poca strada’. 5. ‘Stava per essere ucciso’. 7. possa: ‘forza’. 8. quella percossa: ‘quel colpo’.

40. 1. tutavia: cfr. 39, 2. 4. ‘come se avesse le ali invece degli zoccoli’. 6. ancor: ‘anche’. 7. ferisse ‘colpisce’. 8. colse lui sopra la testa: ‘lo colpì sulla testa’.

41. 1-2. ‘così che lo fece cadere riverso sulla groppa del cavallo, privo di sensi e stordito’. 5. diverso: ‘straordinario’. 6. gittò: ‘fece cadere’. 7. fretta: ‘velocità’. 8. ‘che una saetta è di poco più veloce’.

42. 1. cacia: ‘incalza’. 3. Però che: ‘perché’. 4. governava: ‘conduceva’. Baiardo si rifiuta di essere diretto contro il suo padrone, ma asseconda Orlando contro gli altri avversari: la trovata inserisce un fattore di complicazione nei meccanismi di questa battaglia, già molto articolata. 6. ‘né si poteva giudicare che uno dei due prevalesse sull’altro’. 7. avìa sospicïone: ‘aveva sospetto, timore’. 8. ‘non fidandosi completamente del suo cavallo’.

43. 1. però: ‘perciò’. pensoso e tardo: ‘cauto e lento’. 2. ciascun’arte: ‘ogni trucco’. 4. trassisi da parte: ‘si fece da parte’. 5. facïa riguardo: ‘guardava’.

44. 3. deliberato: ‘deciso’. 5. sie ritornato: ‘faccia ritorno’. 6. ‘e porti là Baiardo in modo che sia ben custodito’ (TISSONI BENVENUTI 1999). 8. e non vòl più riposo: ‘e non vuole più tregua’.

45. 2. Anci: ‘anzi’. 4. Il verso ha un bisticcio nella parte centrale. Isfida: forma prostetica. 5. lo afferante: ‘il cavallo’ (cfr. I, i, 60, 6). 6. se destina: ‘è deciso a’. 7. a ponto: ‘nei dettagli’. 8. era già gionto: ‘era già stato raggiunto (da Rinaldo)’.

46. 2. ‘che voglia farlo prigioniero’. 4. ‘Egli lo legò ben stretto a dovere’. 5. alto: ‘in alto’. chino: ‘in basso’. 6. ‘lo attacca alla coda del cavallo’. 7. a gran furore: cfr. I, x, 28, 1.

47. 1. Era… risentito: ‘aveva ripreso i sensi’. 2. montato:a cavallo. 4. P, seguito dall’edizione Tissoni Benvenuti-Montagnani, ha posesi a seguir; si preferisce la lezione metricamente più regolare degli altri testimoni. E’ possensi a seguirlo: ‘si misero a inseguirlo’. 5. presto… espedito: ‘veloce’; coppia sinonimica. 7. isteso: ‘veloce’ (TROLLI 2003, p. 178). 8. avessi: ‘avesse’.

48. 1. a gran voglia: ‘con veemenza’. 4. volìan: ‘volevano. sostenire: ‘affrontare’. 5. non gli grava: ‘non spiace loro’. 6. sua: ‘loro’. fazo: ‘faccio’.

49. 2. strasinando… al basso: ‘trascinando sul terreno’. 3. megio: ‘mezzo’. doloroso: potrebbe valere ‘malvagio’, ma anche ‘infelice’. 5. sanguinoso: ‘insanguinato’. 6. corrìa: ‘correva’. 7. spino: rovo. 8. Un pecio retenìa: ‘tratteneva un pezzo’.

50. 1. ‘Quel malvagio morì in questo modo’; per morìte cfr. ferìte (24, 6). 3. vi divisa: ‘vi descrive’; il rinvio è a I, xiii, 31-46. 6. a nude spate: ‘a spade sguainate’. 8. si sumersa: ‘sprofondino’.

51. Come osserva TISSONI BENVENUTI 1999, le rime sdrucciole di questa ottava sottolineano l’eccezionalità dello scontro. 1. ‘In modo inconsueto e veramente tremendo’. 3. serìa: ‘sarebbe’. 4. Quel’arme: ‘quei pezzi di armatura’. 5. ognor vien più teribile: ‘diviene sempre più terribile’. 6. piastra né maglia: cfr. I, ii, 1, 5. 8. pigar: ‘piegare’. raina: ‘regina’.

52. 1. P e R, seguiti dall’edizione Tissoni Benvenuti-Montagnani, hanno ognor; si preferisce la lezione di R2, T e Z, metricamente più regolare. 3. in sul traverso: ‘trasversalmente’, rispetto ai due combattenti. 4. scura: ‘terribile’. 5. ‘e aveva sparso tutti i pezzi del corpo di Trufaldino’. 7. in quel distretto: ‘su quel terreno’. 8. Rimase: ‘rimasti’.

53. 1. trapassava: ‘passava oltre’. 5. ‘che, quanto a valore, vi assomigliava’. 7. nel’estremo vanto: ‘vantandovi in modo così smisurato’.

54. 2. ‘che lo provocava in modo tanto offensivo’. 4. altramente: cioè se non come avversario armato e con l’elmo chiuso: dunque Orlando pensava che Marfisa fosse un uomo. 5. primero: ‘prima’; ha valore di avv. 6. ‘voglio battermi con lui’. 7. Come: ‘non appena’. se ’l mio Dio mi vaglia: ‘che il mio Dio mi aiuti’; formula ottativa. 8. ‘concluderò con te l’altro scontro’; cioè quello attualmente in corso.

55. 1. Tu sei errato: ‘tu ti inganni’. 3. hagio: ‘ho’. 4. ‘non lo stimo meno di te’. 5. hai bon mercato: ‘fai poco conto’. 6. fai questa ragione: ‘fai questo conto’; proverbiale. 7. aver caro: ‘essere contento’. 8. al paro: ‘alla pari’.

56. 1. vanne: ‘vai’. 2. do: ‘due’. 5. ‘vi farò scappare in quell’alta rocca’. 7. il drito: ‘la giustizia’. 8. sula mia fede: ‘parola mia’.

57. 2. in cacia: ‘all’inseguimento’. 3. l’avëa a seguire: ‘lo inseguiva’. 4. chi fuge mal minacia!: ‘le minacce di chi sta fuggendo sono vane!’. 5-6. ‘e chi desidera spaventare gli altri non deve volgere loro le spalle ma la faccia’. desidra: forma sincopata. 8. gionto: ‘raggiunto’.

58. 2. Iratamente: ‘con ira’. 3. Io non vuò teco questione: ‘io non voglio combattere contro di te’. 5. Unde: ‘per cui’. 6. ‘non voglio fuggire da nessuno al mondo’. 7. siami: ‘mi sia’. verace: ‘vero’. 8. incresce e spiace: coppia sinonimica.

59. 3. con mercadante: ‘con un mercante’. 4. ‘né rapinerai un povero viandante’; Orlando insiste sul brigantaggio da strada praticato da Rinaldo. 6. se ponte n’hai: ‘se ne hai punto’, cioè ‘un po’’. Ponte è forma non anafonetica e con falsa restituzione dell’atona finale. 7. ‘perché io ti assicuro e ti so ben dire’.

60. Prosegue l’equivoco. Rinaldo ritiene che la punizione di Trufaldino – e dunque una questione cavalleresca di tipo etico – stia alla base del contrasto, mentre Orlando ragiona solo da innamorato vittima della passione. 1. Guera: ‘motivo di scontro’. 3. chiego: ‘chiedo’. 5. ‘e se pensi che per te sia una vergogna o un danno’. Danagio è una forma gallicizzante. 7-8. ‘quando vorrai renderò noto che tu non lo stavi difendendo in quel momento’. Rinaldo non capisce la vera ragione dell’ira di Orlando e cerca di rassicurarlo sul fronte sbagliato: l’impegno a proteggere l’ormai morto Trufaldino.

61. 2-4. Orlando provoca Rinaldo rispolverando le calunnie di Ginamo di Maganza, che aveva sostenuto di esserne il vero padre (cfr. I, i, 15). 2. hai dimostranza: ‘dai prova’. 4. falso: cfr. 35, 8. 5. Pur mo’: ‘fino a poco fa’. virille: ‘coraggioso’. 7. ‘ora che ti vedi condotto alla prova’; per parangon cfr. I, v, 51, 3. 8. perdonanza: ‘perdono’.

62. 1. patiencïa: ‘pazienza’. 2. guardo: ‘sguardo’. 5. ognon: ‘ognuno’. convienti: ‘ti deve’. 7. porai: ‘potrai’. comme io te dico: zeppa formulare. 8. un fico: ‘per nulla’.

63. 1. ‘Non mi importa come tu l’abbia rubato’. 2. fìate: ‘ti sarà’. 4. ‘non avevi il coraggio di condurlo’. 5. se: ‘se anche’. 6. azaio: ‘acciaio’. lo trarò di fore: ‘lo tirerò fuori’. 7. chiar e sodo: ‘chiaro e netto’.

64. 1. incontinente: ‘subito’. 3. de ridente: ‘di uno che ride’. Il ghigno di Orlando è minaccioso, non ha nulla di amichevole. 4. batea labre: ‘sbatteva le labbra’. 6. La finzione canterina assume anche una connotazione topografica: come se il poeta chiedesse al pubblico di tornare alla piazza dove si esibisce. 7. lasso: ‘lascio, interrompo’.