CANTO OTTAVO

Augurio di ogni felicità al pubblico (1-2). Brandimarte e Orlando osservano da un’altura l’assedio di Parigi: i saraceni hanno formidabili macchine belliche e i cristiani preparano ovunque le difese. Si combatte aspramente sotto le mura e Orlando è smarrito per il dolore che gli provoca quello spettacolo, ma poi segue Brandimarte che si lancia all’attacco. I due guerrieri piombano sul padiglione dove sono prigionieri i più valorosi dei cristiani e li liberano. Il drappello si riarma e tutti insieme si dirigono bellicosi verso Parigi (3-23). Là Mandricardo e Rodamonte stanno facendo strage: il secondo si arrampica sulle mura e scaglia le macerie di una torre sugli assediati. Orlando lo raggiunge e lo fa precipitare nel fossato, ma rimane anch’egli stordito nel rovinoso crollo. Rodamonte si riprende subito e continua a massacrare gli avversari, mentre il paladino resta svenuto. I saraceni rinfrancati tornano all’offensiva, ma sono fronteggiati con vigore da Brandimarte e Olivieri (24-36). Brandimarte atterra Rodamonte e, poco dopo, Orlando riprende i sensi e dà coraggio agli assediati. Tranne Turpino, tutti i cavalieri cristiani escono con Carlo Magno dalla città per combattere. L’imperatore disarciona Agramante, che viene salvato da Mandricardo nella carneficina generale. Orlando e Rodamonte duellano riuscendo a farsi poco spazio nella mischia. Improvvisamente si alza una tempesta e il campo di battaglia è squassato da un terremoto; calano le tenebre e le schiere si ritirano spaventate (37-52). Nel frattempo Bradamante, che vaga nella landa disabitata, trova la casupola di un eremita; bussa e chiede ospitalità. Il religioso la informa che un demonio, in navigazione aerea su una barca piena di propri simili, gli ha detto che Ruggero ha lasciato la Francia e non abbandonerà la fede mussulmana. L’eremita è preoccupato per la sorte del giovane e Bradamante non si dà pace per il desiderio di rivederlo. Infine la guerriera accetta di farsi medicare; quando l’eremita scopre che è una donna, teme sia il diavolo venuto a tentarlo, ma poi si rassicura. Le taglia la treccia per curarle la testa e, guaritala, la invita ad andarsene per non mettere a repentaglio la propria onorabilità (53-62). La ragazza riprende il cammino e poi si ferma presso un fiume, dove si addormenta. Lì arriva Fiordespina, che va caccia con il suo seguito, la scambia per un cavaliere e se ne innamora (63-66).

1.
Dio doni zoglia ad ogni inamorato,
Ad ogni cavalier doni victoria,
A principi e baroni onore e stato,
E chiunque ama virtù cresca di gloria;
Sia pace e abondantia in ogni lato:
Ma a voi che intorno odeti questa istoria,
Conceda el Re de il Ciel sancia tardare
Ciò che sapriti a boca adimandare.

2.
Donevi la Ventura per el freno
E da voi scaci ogni fortuna ria;
Ogni vostro disio conceda a pieno:
Séno, beltade, roba e gagliardia,
Quanto è vostro voler, ní più ní meno,
Sì come per bontate e cortesia
Ciascun di voi ad ascoltare è pronto
La bella istoria che cantando io conto.

3.
La qual lassai (se vi racorda) quando
Sorse el gran crido al campo de’ pagani,
Talabalachi e timpani sonando,
Corni di brongio e istrumenti istrani,
Alor che Brandimarte e il conte Orlando,
Gionti ne’ poggi e riguardando e piani,
Vider cotanta gente e tante schiere
Che un bosco par di lance e di bandiere.

4.
Perché sapiati el fato tutto quanto,
Lo ordine è dato a ponto per quel giorno
Di combater Parigi in ogni canto:
È lo assalto ordinato intorno intorno;
Deli Africanti ogni om se dà più vanto,
L’un più che l’altro se dimostra adorno,
Chi promete a Macone e chi lo giura
Passar de un salto sopra a quele mura.

5.
Scale con ròte e torre aveano asai,
Che se movean tirate per inzegno;
Più nove cose non se vider mai:
Gati texuti a vimine, e di legno,
Beltresche di cuor cotto, e arcolai
Che erano a rimirare un strano ordegno,
Qual con rumor se chiude e se disserra
E pietre e foco trà dentro ala terra.

6.
Dal’altra parte el nobile Danese,
Che fato è capitan per lo imperere,
Fa gran ripari e ordina in diffese
Saetamenti e mangani e petrere.
Con gli ochii suoi veder vol lui palese,
Ché con li altrui non guarda voluntiere,
E sassi e travi e solfo e piombo e foco
Per torre e merli asseta in ciascun loco.

7.
Sopra a ogni cosa egli ordina e procura
La gente armata a piede e a cavallo;
Mo’ qua, mo’ là, scorendo per le mura,
Non pone alo ordinar tempo o intervallo.
Già se odeno e pagani ala pianura
Con tamburaci e corni di metallo,
Sonando sifonie, gnacare e trombe
Che l’aria trema e par che el ciel ribombe.

8.
O Re del Cielo, o Vergine serena,
Che era a veder la misera citate!
Già non mi credo che il demonio apena
Se ralegrasse a tanta crudeltate.
De strida e pianti è quella tera piena:
Picoli infanti e dame scapiliate
E vechi e infermi e gente de tal sorte
Battonsi el viso, a Dio chiedendo morte.

9.
Di qua, di là correa ciascun a guacio,
Pallidi e rossi, e ’ timidi e li arditi;
Le triste moglie con figlioli in bracio
Sempre piangendo pregano e mariti
Che li adiffendi da cotanto impacio;
E disperate, ali ultimi partiti
Cacian da sé la feminil paura,
E aqua e pietre portano ale mura.

10.
Sonano al’arme tutte le campane:
De cridi e trombe è sì grande el rumore
Che nol porìan contar le voce umane.
Va per la terra Carlo imperatore:
Ogni om el siegue, alcun non vi rimane
Che non voglia morir col suo signore;
E lui qua questo e là quello altro manda,
Provede intorno e ordina ogni banda.

11.
Lo exercito pagano è già vicino,
Che intorno se distende a schiera a schiera:
Ala Porta San Celso è il re Sobrino
Con Bucifar, el re dela Algazera;
E Baliverzo, el falso saracino,
Là dove entra di Senna la riviera
Se forcia entrar con sua gente perversa,
E sieco è il re de Arzila e quel di Fersa.

12.
A San Dionigi il re di Nasamona
Col re dela Zumara era acostato;
E il re di Cepta e quel di Tremisona
Combateno ala Porta del Mercato.
L’aria fremisse e la terra risona,
Ché la bataglia è intorno ad ogni lato,
E foco e ferri e pietre con gran fretta
Dal’una parte al’altra se saetta.

13.
Non sorse più giamai furor cotale
Tra cristïani e gente saracina;
Ciascun tanto più fa quanto più vale.
Giù vengon travi e solforo e calcina,
E se sentiva un fracassar di scale,
Un suon de arme spezate, una roina,
E fume e polve en tenebroso velo,
Come caduto el sol fosse dal cielo.

14.
Ma non pertanto par che sodisfacia
La gran diffesa contra a quei felloni:
Come la mosca torna a chi la scaccia,
O la vespe aticiata, o e calavroni,
Cotal parea la maladecta racia
Da merli trabocata e da torroni,
Che dirupando al fondo giù ne viene;
Già son de morti quelle fosse piene,

15.
Onde era facto su per l’aqua un ponte
Orribile a vedere e sanguinoso.
Quivi era Mandricardo e Rodamonte,
Ciascun più di sallir voluntaroso,
Ní Feraguto, quella ardita fronte,
Ní el re Agramante si stava ocïoso:
L’un più che l’altro di montar se afrecia
Tra fricie e dardi, e sua vita non precia.

16.
Orlando, che atendeva el caso rio,
Quasi era nela mente isbigotito:
Forte piangendo se accomanda a Dio,
Né scià pigliare a pena alcun partito.
«Che degio fare, o Brandimarte mio,»
Diceva lui «che il re Carlo è perito?
Perso è Parigi, ormai: che più far degio,
Che ruinato in foco e fiamma el vegio?

17.
Ogni socorso, al mio parer, fia tardo:
Su per le mura già sono e pagani!»
Brandimarte dicea: «Se ben vi guardo,
Là se combate, e sono anche ale mani.
Deh, lassami calar, che nel core ardo
Di fare un tal fracasso in questi cani!
Che se Parigi aiuto non especta,
Non sia disfacta almen senza vendetta!».

18.
Orlando ale parole non rispose,
Ma con gran fretta chiuse la visera
E Brandimarte a seguitar se pose
Che vien correndo giù per la costiera.
Fiordelisa la dama se nascose
In un boschetto acanto ala riviera,
E quei doi cavalier, menando vampo,
Passarno el fiume e gionsero nel campo.

19.
Ciascun di lor fu presto cognosciuto:
Sua insegna avean scoperta e suo pennone.
«Arme! Arme!» se cridava «Aiuto! Aiuto!»,
Ma già son gionti al mastro paviglione
Che era di scorta assai ben proveduto:
El re Marsiglio vi era e Falcirone,
Molta sua gente, e re de altri paesi
Per far la guardia a’ nostri che son presi.

20.
Come sapete, el nobile Olivieri
Quivi è legato, e il bon re di Bertagna,
Ricardo e il conte Gano da Pontieri,
El re lombardo e molti de Alemagna.
Or qua son gionti e franchi cavalieri:
Ben dir vi sciò che alcun non se sparagna!
Chi se adiffende e chi fuge e chi resta:
Tutti li mena al paro una tempesta.

21.
Al paviglione ove era la bataglia
Non puote el re Marsiglio aver diffese:
Gran parte è morta dela sua canaglia,
Lui bon partito via fugendo prese.
Orlando il paviglion tutto sbarraglia,
Squarciato in peci a terra lo distese;
Ma quando quei prigion videro il conte,
Per maraviglia se signàr la fronte.

22.
O che speciar di corde e de catene
Faceva Brandimarte in questo stallo!
De arme e roncioni ivi eron tende piene,
Onde èno armati e montano a cavallo.
Lo un più che l’altro a gran volia ne viene
Per seguitar Orlando in questo balo,
Qual ver Parigi a corso se distese,
E sieco è Gano e Olivier el marchese,

23.
Re Desiderio e lo re Salamone,
E Brandimarte che era dimorato
Alquanto per dissòr ogni pregione;
Ricardo e Berlingeri apresïato
Seguïa apresso;Avorio, Avino e Otone,
E ’l duca Namo e ’l duca Amone a lato
E altri tutti, gente da gorzera,
Che più de cento sono in una schiera.

24.
E’ già son gionti presso a quelle mura
Ove la ciuffa è più cruda che mai,
Che era cosa a vedere orenda e scura,
Come de sopra poco i’ ve contai.
Grande era quel rumor for di misura
De cridi estremi e de istrumenti assai,
E facevan tremar de intorno el loco,
Né altro s’odìa che «Morte!» e «Sangue!» e «Foco!».

25.
Già Mandricardo avìa piliato un ponte,
Rotte le sbarre e speciata la porta,
E avea gente a seguitar sì pronte
Che ciascun dentro molto se sconforta.
Da una altra parte el crudo Rodamonte
Su per le mura ha tanta gente morta
Con dardi e sassi, e tanta n’ha percossa
Che vien de’ merli el sangue nela fossa.

26.
Guarda le torre e spregia quella altecia,
Batendo e denti a schiuma come un verro;
Non fu veduta mai tanta fiereza!
El scudo ha in collo, e una scala di ferro,
E pali e graffie e corde facte in trecia,
E il foco acceso al tronco de un gran cerro;
Vien biastemando e sotto ben se acosta,
La scala apogia e monta sencia sosta.

27.
Come egli andasse per la strata a passo,
Cotal saliva quel pagan arguto.
Quivi era el ruinare e ’l gran fracasso
Adoso a lui; ciascun cridava: «Aiuto!».
Se Lucifero ussito o Satanasso
Fusse giù delo abisso e qua venuto
Per disertar Parigi e ogni sua altura,
Non avrìa posto a lor tanta paura.

28.
E nondimanco, in tanti disconforti
Se adifendìan per disperatïone,
Che ad ogni modo se reputan morti
Né stiman più la vita o le persone;
Poiché condotti a dolorosi porti
Vegion palese sua destructïone,
E pali e dardi tràno a più non posso
Con sassi e travi a quel gigante adosso.

29.
Lui pur salisse e più de ciò non cura
Come di péne o paglie mòse al vento;
Già sopra a’ merli è sino alla cintura,
Né ’l contrastar val forza né ardimento.
Come egli agionse in cima a quelle mura
E nela terra aparve el gran spavento,
Levosi un pianto e un strido sì feroce
Che sino al ciel (credo io) gionse la voce.

30.
Ma quel superbo una gran torre affera
E tanta ne spiccò quanta ne prese:
Quei peci lancia dentro dela terra,
Dissipa case e campanili e chiese.
Orlando non sapea di tanta guerra,
Ché in altra parte stava ale contese;
Ma la gran voce chi di là se spande
Venir lo fece a quel periglio grande.

31.
Gionse correndo ov’è l’aspra battaglia.
Non fo giamai dal’ira sì commosso!
La gran scala di ferro a un colpo taglia
E Rodamonte roinò nel fosso,
E detro a lui gran peci de muraglia,
Ché gli è caduta megia torre adosso;
E un merlo gionse Orlando nela testa,
Qual lo distese a terra con tempesta.

32.
Fo Rodamonte svilupato, e presto;
Tanta fiereza avea el forte pagano
Che non mostrava più curar di questo
Come se stato fosse un sogno vano.
Ma el franco conte non era ancor desto,
Qual tramortito se trovava al piano;
Or Rodamonte già non se ritiene,
Esce del fosso e contro ai nostri viene.

33.
De esser gagliardo ben li fa mestiero,
Che a lui de intorno sta la nostra gente.
Sul’orlo a ponto è Gaino da Pontero:
Benché sia falso e tristo dela mente,
Purché esser volia, è prodo e bon guerero;
Ma la sua forza alor giovò nïente,
Ché Rodamonte, che del’aqua usciva,
De un colpo a terra el pose in sula riva.

34.
Questo abandona e ponto non se aresta,
Ché sopra al campo afronta Rodolfone:
Parente era di Naimo e di sua gesta,
Tutto el fende el pagan sino alo arzone;
Poi mena al re lombardo nela testa:
Come a Dio piacque, colse di piatone,
Ma pur càde di sella Desiderio
A gambe aperte e con gran vituperio.

35.
La gente saracina che è fugita
Per la gionta de Orlando, ora tornava
Più assai che prima mostrandosi ardita,
Ché Rodamonte sì se adoperava
Che ciascuno altro voluntier lo aita.
Di qua, di là gran gente se adunava:
Balifronte di Mulga e il re Grifaldo
E Baliverzo, el perfido ribaldo.

36.
Quivi era Farurante di Maurina
E il franco Alzirdo, re di Tremisona;
Il re Gualcioto di Bellamarina
E altri assai che el canto non ragiona.
Tutti non giongerano a domatina,
Ché Brandimarte, la franca persona,
Ne manderà qualche un pur alo Inferno,
E qualche uno Olivier, se ben discerno.

37.
Stati ad odire el fato tutto a pieno,
Che or se incomencia dadover la dancia!
Salamon vide el figlio de Ulïeno
Qual più de un bracio sopra li altri avancia:
Ove el colpo signò, ní più né meno,
A megio el petto el colse con la lancia;
Quella se ruppe e ’l pagan non se mosse,
Ma con la spada el cristïan percosse.

38.
El scudo li speciò, quel maladeto:
Le piastre aperse come foser carte
E crudelmente lo piagò nel petto;
Gionse al’arcion e tutto lo disparte
E ’l collo al suo ronzon tagliò via neto.
Ora a quel colpo gionse Brandimarte
E, destinato di farne vendeta,
Sprona el destrier e la sua lancia asseta.

39.
A tutta briglia el cavalier valente
Percosse Rodamonte nel costato,
Che era guarnito a scaglie di serpente:
Quel lo diffese, e pur giù càde al prato.
Come el romor d’uno arbore si sente
Quando dal vento e rotto e disbarbato
Sotto a sé frange sterpi e minor piante,
Tal nel cader sonò quello Affricante.

40.
Or Brandimarte volta al re Gualciotto,
Poi che è caduto il franco re di Sarza;
Ad ambe man lo percose di boto,
Per megio el scudo lo divide e squarza;
L’usbergo e panciron che li avea soto
Partitte a guisa de una tela marza;
Per el traverso el petto li disserra
E in doi caveci el fece andar a terra.

41.
E Olivieri, el franco combatente,
Mostra ben quel che egli era per espresso:
Ala sua iesta el cavalier non mente,
Ché el re Grifaldo insino al peto ha fesso.
In questo tempo Orlando si risente;
Stato gli è sempre Brigliadoro apresso:
Tanto era savio, quella bestia bona,
Sta col suo conte e mai non l’abandona!

42.
Onde salito è subito a destrero;
Esce del fosso l’anima sicura.
Quando quei dentro videro el quartero,
Lèvasse el crido intorno a quelle mura.
Fu reportato insino al’imperiero
Come apparito è Orlando ala pianura,
E che scampati son e cristïani
Da’ saracini, e son sieco ale mani.

43.
Non dimandati se l’imperadore
Di tal novella zoglia e festa prese:
A tutti quanti sfavillava el core,
Brama ciascun de uscire alle contese.
Aperta fu la porta a gran furore
E salta fuora armato el bon Danese
E Guido de Borgogna, e sieco in sella
Duodo de Antona e Ivon de Bordella.

44.
Avanti a tutti è il figlio di Pipino,
Che non vòl restar dentro, el re gagliardo;
Solo in Parigi rimase Turpino
Per aver dela terra bon riguardo.
Or torniamo al Danese paladino
Che sopra el ponte scontra Mandricardo,
Qual (come io disse su puoco davante)
Là combattëa, e sieco era Agramante.

45.
Correndo vien Uger con l’asta grossa
E gionse Mandricardo che era a piede;
Gettar sel crede de urto nela fossa,
Ma quel è ben altro om che lui non crede.
Fermosse el saracin con tanta possa
Che al scontro dela lancia già non cede;
Via passava Rondello a corso pieno,
Ma quel pagan li dà di man al freno.

46.
E Agramante, che era lì da lato,
Se forcia scavalcarlo a sua possancia;
Ma Carlo Mano, che ivi era arivato,
Percosse el re Agramante con la lancia
Trabucandolo a terra riversato,
E passoli el destrer sopra la pancia.
Or qua la ciuffa grossa se rinova,
Ché ognon se affronta e vòl vincer la prova.

47.
Raportato era già di voce in voce
Come abatuto se trova Agramante,
Onde ciascun se aduna in quella foce,
Lo un più che l’altro vòl ficarsi avante;
Quivi è Grandonio, el saracin feroce,
E sieco è Feraguto e Balugante,
Ma sopra tutti Mandricardo è quello
Che fa diffesa e mena gran flagello.

48.
Sol fu quellui che Agramante riscosse:
Per sua prodecia el trasse di travaglia.
Oh quanti morti andarno in quelle fosse!
Perché era sopra al ponte la bataglia
E l’aque dentro diventorno rosse
Per tanto sangue che la vista abaglia.
Re Carlo, Ogeri, e li altri tutti insieme
Adosso a quei pagan con furia preme,

49.
E già caciati fuor gli avea del ponte;
Pur tra le sbarre ancor se contrastava.
Ecco ale spalle de’ pagani el conte
E Brandimarte che lo seguitava
Con l’altre gente vigorose e pronte;
Or la baruffa terribile e brava
Qua se radoppia, e tanto dispietata
Che simigliante mai non fu contata:

50.
Però che Rodamonte, quello altiero,
Sempre ha seguito Orlando ala spiegata.
Più non se tien né strata né sentiero,
Tutta la ciuffa in sé ramescolata;
Né adoperarsi ormai facea mestiero,
Tanta è la gente stretta e adunata
Che Rodamonte solo e solo Orlando
Fan piacia larga quanto è longo el brando.

51.
Ma fusse o per quel populo divoto
Che in Parigi pregava con lamento,
O per altro destino al mondo ignoto,
Nel’aria se levò tempesta e vento
E sopra al campo sorse un terremoto
Dal qual tremava tutto el tenimento:
Terribil piogia e nebbia orenda e scura
Ripieno aveano el mondo di paura.

52.
E già chinava el giorno ver la sera,
Che più facea la cosa paventosa:
Di qua, di là se ritrasse ogni schiera
E mancò la battaglia tenebrosa.
Ma Turpin lassa qua la istoria vera
Che in questi versi ho tracta di sua prosa,
E torna a ragionar di Bradamante
Dela qual vi lasciai poco davante,

53.
Quando ela occise al campo Daniforte,
Quello avisato e falso saracino
Che a tradimento la ferrite a morte;
Ma lui perse la vita, essa il camino,
Che era la nocte ombrosa e scura forte.
Lei sempre via passò sera e matino
Per quel diserto inospite e selvagio
Ove atrovò nel megio un romitagio.

54.
E gran bisogno avendo di riposo
Per molto sangue che perduto avìa
E per el camin longo e faticoso,
Smontava a terra e la porta batìa;
E quel romito che stava nascoso
Signosse el viso e disse: «Ave Maria!
Chi conducto ha costui? O che miraculo
Fa che om arivi al pover abitaculo?».

55.
«Io sono un cavalier» disse la dama
«Che ier me smarite in questa selva oscura,
E ho de riposar bisogno e brama,
Ch’i’ son ferito e straco oltra misura.»
Rispose quel romito: «In questa lama
Mai non discese umana creatura:
Da sexanta anni in qua che ivi son stato,
Non vidi una sol volta un omo nato;

56.
Ma spesse fiate il dimonio me appare
In tante forme ch’io non saprei dirti,
E poco avante io prese a dubitare
Che fosti quel, e stei per non aprirti.
Questa matina qua vidi passare
Una barcheta carica de spirti
Che ne andava per l’aria alla seconda,
Batendo e remi come fosse in onda.

57.
Colui che stava in popa per nochiero
Mi disse: “Fratachione, al tuo dispetto
Partito è già di Francia el bon Rugero,
Qual sarìa stato un cristïan perfetto!
Tolto lo abiamo dal drito sentiero,
Ché volto avrìa le spale a Macometto;
Ma di sua lege ormai non credo che esca:
E holo detto aciò che ti rincresca!”.

58.
Passò la barca, poi ch’ebbe parlato
Quel tristo spirto, e più non fu veduta;
E io rimase assai disconsolato
Pensando che era l’anima perduta
Di quel baron, che morirà damnato
Se Dio per sua pietade non lo aiuta,
O se persona non li mette in core
Di baptezarsi e uscir di tanto errore».

59.
Quando queste parole odì la dama,
Tutta se accese in viso come un fuoco:
Pensando al cavalier che cotanto ama,
Nela sua mente non ritrova luoco,
E sì disìa de rivederlo e brama
Che cura di riposo o nulla o poco,
Abenché quel romito assai la invita
A medicarse perché era ferita.

60.
E tanto ben la seppe confortare
Che pur al fin ella pigliò lo invito;
Ma, volendoli el capo medicare,
Vide la trecia e fu tutto smarito.
Bàttese il petto e non scià che si fare,
«Topino me!» dicendo «Io son perito!
Questo è il dimonio certo, io il vedo al’orma,
Che per tentarmi ha preso questa forma!».

61.
Pur conoscendo poi per el tocare
Che l’avìa corpo e non era ombra vana,
Con erbe assai la prese a medicare
Sì che la fece in poco de ora sana,
Benché conviéne le chiome tagliare
Per la ferita ch’era grande e strana.
Le chiome li tagliò come a garzone,
Poi li donò la sua beneditione,

62.
Dicendo: «Vàne altrove a ogni mainera,
Ché donna non può star con omo onesta!».
Lei se partite e gionse a una riviera
Qual traversava per quella foresta.
El sol a megio giorno salito era:
Affano e sete e ’l caldo la molesta,
Onde ala ripa discese per bere;
Bevuto avendo, póssesse a giacere.

63.
L’elmo si trasse e il scudo se dislacia,
Che qua persona non vede vicina;
Prese a possar col capo in sule bracia.
Così dormendo quella peregrina,
Era venuta in questo bosco a cacia
Una dama nomata Fiordespina,
Figliola de Marsiglio, re de Spagna,
Con cani e ucegli e con molta compagna.

64.
Questa caciando gionse in sula riva
Dela fiumana ch’io disse primiero,
E vide Bradamante che dormiva:
Pensò che fosse un qualche cavaliero.
Mirando el viso e sua forma gioliva,
De amor se accese forte nel pensiero,
«Macon,» fra sé dicendo «ní Natura
Potrìa formar più bella creatura!

65.
Oh che non fosse alcun meco rimaso!
Fosse nel bosco tutta la mia gente,
O partita da me per qualche caso,
O morta ancora: io ne darìa nïente,
Purché io potesse dar a questo un baso
Mentre che el dorme sì suavemente!
Or aver patïentia mi bisogna,
Che gran piacer se perde per vergogna».

66.
Parlava Fiordespina in cotal forma,
Né se potea mirando sacïare;
Sì dolcemente par che colui dorma
Che non se atenta ponto a desvegliare.
Ma già vargata abiam la usata norma
Del canto nostro e convien ripossare.
Apresso narrerò la bella istoria:
Dio ci conservi con piacer e gloria.

1. L’esordio amplifica gioiosamente il topos canterino dell’augurio al pubblico. I primi due versi dell’ottava, in un chiasmo, mantengono l’attenzione su amore e armi, i motivi portanti del romanzo (TISSONI BENVENUTI 1999). 1. doni zoglia: ‘conceda gioia’. 3. baroni: ‘signori’. stato: ‘potenza’ (TROLLI 2003, p. 280). 4. cresca di gloria: ‘veda aumentata la propria gloria’. 5. in ogni lato: ‘ovunque’. 6. odeti:
‘udite’. 7. sancia tardare: ‘senza indugiare’; espressione formulare. 8. ‘ciò che saprete chiedere a voce’.

2. 1-2. ‘Vi conceda di condurre la Fortuna per la briglia e allontani da voi ogni cattiva sorte’. 3. disio: ‘desiderio’. 4. ‘saggezza, bellezza, ricchezza e forza’. 5. ní… ní: ‘né… né’. 6. Sì come: il nesso ha sfumatura consecutiva-causale (TISSONI BENVENUTI 1999). bontate:
‘valore’. 8. Il verso coincide con II, xvi, 1, 1.

3. 1. lassai: ‘interruppi’. se vi racorda: ‘se vi ricordate’. 2. Sorse:
‘si alzò’. 3. ‘al suono di talabalacchi e timpani’. Si tratta di vari tipi di tamburo; il talabalacco è infatti un ‘antico strumento simile al timpano usato in guerra dai Saraceni’ (TROLLI 2003, p. 286). 4. brongio: ‘bronzo’. istrani: ‘inusuali’; forma prostetica. 6. ‘giunti sulle alture e guardando la pianura’.

4. 2. a ponto: ‘proprio’. 3. in ogni canto: ‘da ogni parte’. 4. ordinato intorno intorno: ‘preparato tutt’intorno’. 5. ‘tra gli Africani tutti si vantano a gara’. 6. se dimostra adorno: ‘si mostra armato elegantemente’ (TROLLI 2003, p. 77). 7. Macone: Maometto (cfr. I, ii, 4, 7). 8.
‘di oltrepassare con un salto quelle mura’.

5. La lunga sequenza dell’assedio di Parigi mette in evidenza, soprattutto nella parte iniziale, un notevole sfoggio di lessico tecnicomilitare, con particolare attenzione verso le macchine belliche. È una consuetudine anche di altri romanzi cavallereschi, p. es. della Spagna ferrarese, ma qui Boiardo fa soprattutto riferimento all’Epitoma rei militaris di Vegezio (ZAMPESE 1994, pp. 200-202). 1. ‘C’erano molte scale e torri d’assedio con le ruote’. 2. per inzegno: ‘da congegni’. 3. nove: ‘straordinarie’. 4. I gatti erano macchine belliche usate per proteggere i soldati fin sotto le mura nemiche (TISSONI BENVENUTI 1999). texuti a vimine: ‘intessuti di vimini’. 5-7. ‘ripari (cfr. III, vii, 58, 4) di cuoio cotto e macchine da lancio che erano uno straordinario ordigno a vedersi, le quali si chiudono e si aprono con rumore’. L’esatto significato di arcolai resta dubbio (TROLLI 2001, pp. 149-150). 8. trà: ‘tirano, scagliano’. terra: ‘città’.

6. 2. ‘che è stato nominato capitano dall’imperatore’. 4. Saetamenti: ‘tiri di frecce’. mangani e petrere: macchine da lancio; le petrere
scagliavano, appunto, pietre (TROLLI 2003, p. 220). 5. veder vol lui palese: ‘lui vuole vedere chiaramente’. 6. con li altrui: sottinteso occhi. 7. solfo: ‘zolfo incendiato’. piombo: il piombo fuso era versato sugli assedianti. 8. asseta in ciascun loco: ‘fa preparare dappertutto’.

7. 1. ‘Soprattutto provvede e organizza’. 3. Mo’… mo’: ‘ora… ora’. scorendo: ‘muovendosi rapidamente’ (TROLLI 2003, p. 260). 4.
‘non aspetta e non indugia nell’organizzare’. 5. se odeno e: ‘si sentono i’. 7. sifonie: cioè sinfonie, ‘strumenti simili alla cornamusa e alla zampogna’; la forma risente forse dell’a. fr. (TROLLI 2001, p. 150). gnacare: cfr. III, vii, 44, 8. 8. ribombe: ‘rimbombi’.

8. 1. Cfr. I, vi, 14, 5. 2-4. ‘Che cos’era vedere la città sciagurata! Credo che il demonio a malapena si potesse rallegrare di una situazione così tremenda’. 5. strida: ‘urla’. 6. Chiasmo. 7. de tal sorte: ‘di questo genere’, cioè inermi. 8. Battonsi: ‘si battono’.

9. 1. Di qua, di là: cfr. I, i, 50, 1. a guacio: ‘in confusione’ (BONGRANI 2010, p. 147), meglio che aguacio var. di avaccio ‘presto’ (TISSONI BENVENUTI 1999). 3. triste: pl. sett. 4. e: ‘i’. 5. li adiffendi: ‘li difendano’; forma di congiuntivo arcaico con prefissazione o prostesi dial. (MATARRESE 2004, p. 81; e cfr. I, ii, 4, 7). 6. ali ultimi partiti: ‘in condizioni disperate’ (TROLLI 2003, p. 213).

10. 1. Sonano al’arme: ‘suonano per chiamare alle armi’. 3. ‘che le parole umane non potrebbero descriverlo’. Topos dell’ineffabilità (cfr. I, i, 11, 6). 8. Provede: ‘predispone di quanto serve’ (TROLLI
2003, p. 233). ordina ogni banda: ‘organizza ogni luogo’.

11. 3. Porta San Celso: dovrebbe essere la porta a sud-ovest (TISSONI BENVENUTI 1999). 5. falso: ‘traditore’. 6. di Senna la riviera: ‘il fiume Senna’. Cioè da sud-est (TISSONI BENVENUTI 1999). 7. ‘tenta di entrare con la sua gente malvagia’. 8. sieco: ‘con lui’. il re de Arzila e quel di Fersa: Bambirago e Folvo.

12. 1. San Dionigi: la porta di Saint-Denis, a nord (TISSONI BENVENUTI 1999). 2. re dela Zumara: Dardinello. era acostato: ‘si era avvicinato’. 3. Dorilone e Alzirdo. 4. Porta del Mercato: a ovest di Saint-Denis (TISSONI BENVENUTI 1999). 5. fremisse: ‘freme’. 8. se saetta: ‘si lanciano’.

13. 1. Topos dell’evento senza precedenti (cfr. I, ii, 68, 8). 3. vale: ‘è valoroso’. 4. solforo e calcina: ‘zolfo incendiato e calce’. 6. una roina: ‘una gragnuola di proiettili’ (TROLLI 2003, p. 252). 7. fume: ‘fumo’, con falsa restituzione dell’atona finale (è lezione di R, messa a testo dall’edizione Tissoni Benvenuti-Montagnani, ma T e Z hanno fumo). e polve en tenebroso velo: ‘e polvere (come) in un velo di oscurità’.

14. La rima A presuppone la fonetica sett. 1. sodisfacia: ‘basti’ (TISSONI BENVENUTI 1999). 2. felloni: ‘malvagi’. 4. la vespe aticiata:
‘la vespa aizzata’. e calavroni: ‘i calabroni’. 5. racia: ‘razza’. 6. ‘fatta cadere dai merli e dai torrioni’. 7. dirupando: ‘precipitando’. 8. Ottava aperta.

15. La rima C presuppone la fonetica sett. 1. I cadaveri ammucchiati avevano fatto un ponte sul fiume. 3. Quivi: ‘lì’. 4. voluntaroso: ‘desideroso’. 5. quella ardita fronte: ‘quel volto ardito’. 6. si stava ocïoso: ‘stavano in ozio’; pseudoriflessivo. 7. se afrecia: ‘si affretta’. 8. fricie: ‘frecce’. e sua vita non precia: ‘e non si cura della propria vita’.

16. 1. che atendeva el caso rio: ‘che osservava la terribile situazione’. 2. isbigotito: ‘smarrito’; forma prostetica. 3. Forte: agg. con valore di avv. se accomanda: ‘si raccomanda’. 4. ‘e a malapena sa decidere che cosa fare’. 5. degio: ‘devo’. 8. ruinato: ‘in rovina’. vegio:
‘vedo’.

17. 1. fia tardo: ‘arriverà troppo tardi’. 4. e sono anche ale mani:
‘e stanno ancora combattendo’. 5. lassami calar: ‘lasciami scendere’. 6. fracasso: ‘massacro’. 7. non especta: ‘non si aspetta, non spera’ (TROLLI 2003, p. 91). 8. disfacta: ‘distrutta’.

18. 3. a seguitar se pose: ‘si mise a seguire’. 4. la costiera: ‘la costa del monte’. 7. doi: ‘due’. menando vampo: ‘sprigionando fiamme’; iperbole formulare (TROLLI 2003, p. 53). 8. Passarno: ‘attraversarono’.

19. 1. cognosciuto: ‘riconosciuto’. 2. suo pennone: ‘la loro bandiera’. 4. al mastro paviglione: ‘al padiglione principale’. 5. ‘che era molto ben fornito di guardie’. 8. presi: ‘prigionieri’.

20. 2. bon: ‘valoroso’. re di Bertagna: Salamone. 4. El re lombardo: Desiderio. Alemagna: Germania. 5. franchi: ‘valorosi’. 6. ‘vi so ben dire che nessuno si risparmia!’ (per sparagna cfr. I, vii, 13, 5). 8. Cioè combattono tutti furiosamente.

21. 3. dela sua canaglia: ‘dei suoi soldati’. 4. ‘lui prese la decisione giusta fuggendo via’. 6. peci: ‘pezzi’. 7. prigion: ‘prigionieri’. il conte: Orlando. 8. se signàr la fronte: ‘si fecero il segno della croce’.

22. 1. speciar: ‘spezzare’. 2. in questo stallo: ‘in quel mentre’ (TROLLI 2003, p. 279). 3. roncioni: cioè ronzoni ‘cavalli’. ivi eron: ‘lì c’erano’. 4. Onde èno armati: ‘quindi si sono armati’. 5. a gran volia ne viene: ‘arriva con gran desiderio’. 6. in questo balo: solita metafora per il combattimento (cfr. I, ii, 3, 8). 7. ‘il quale si lanciò a tutta corsa verso Parigi’. 8. Ottava aperta.

23. 2. era dimorato: ‘si era fermato’. 3. dissòr: ‘sciogliere, liberare’. 4. apresïato: ‘valoroso’. 6. a lato: ‘al suo fianco’. 7. da gorzera: cioè degna di portare la gorgera (cfr. III, vi, 5, 3), e quindi l’armatura; insomma veri combattenti (TROLLI 2003, p. 164).

24. 2. ciuffa: ‘zuffa’. cruda: ‘crudele’. 3. orenda e scura: coppia sinonimica. 6. estremi: ‘fortissimi’. 7. el loco: ‘il luogo’. 8. s’odìa: ‘si udiva’.

25. 1. avìa piliato: ‘aveva preso, conquistato’. 2. speciata: ‘spezzata’. 3. pronte: ‘risolute’ (TROLLI 2003, p. 232). 4. dentro: dentro Parigi. 6. morta: ‘uccisa’. 7. percossa: ‘colpita’.

26. 1. spregia quella altecia: ‘non si cura della sua altezza’. 2.
‘battendo i denti e schiumando come un verro’; la consueta manifestazione parossistica (cfr. I, xv, 19, 5). 3. fiereza: ‘ferocia’. 5. graffie:
‘uncini’ (voce piuttosto rara al femm.; TROLLI 2003, p. 165). 6. cerro:
‘tronco di quercia’. Il dettaglio sembra derivare dal Capaneo della Tebaide (X, 842-843); comunque tutta questa parte del canto ha forti legami con il poema staziano (ZAMPESE 1994, pp. 204-205). 7. biastemando: ‘bestemmiando’. 8. sencia: ‘senza’.

27. 1. andasse… a passo: ‘camminasse senza correre’. 2. arguto:
‘feroce’ (cfr. I, i, 58, 3). 3. ruinare: ‘il fare precipitare’. 5-6. ussito… Fusse: ‘fossero usciti’. 7. disertar: ‘distruggere’. altura: ‘potenza’ (TISSONI BENVENUTI 1999). 8. Non avrìa posto: ‘non avrebbero fatto’.

28. 1. ‘E tuttavia, in una situazione così drammatica’. 2. Se adifendìan: ‘si difendevano’. 3. se reputan: ‘si ritengono’. 5. a dolorosi porti: ‘a una tragica fine’. 6. Vegion palese: ‘vedono chiaramente’. 7. tràno: ‘scagliano’.

29. 1. salisse: ‘sale’. 2. péne: ‘penne’. mòse al vento: ‘mosse dal vento’. 3. Cioè supera i merli con tutto il busto. 4. Né ’l contrastar val: ‘né a contrastarlo servono’. 5. Come: ‘quando’. agionse: ‘giunse’. 7. Levosi: ‘si alzò’.

30. 1-4. Anche qui il modello è Capaneo all’assalto di Tebe (STAT. Theb. X, 877; ZAMPESE 1994, p. 205). 2. Il costrutto delle due proposizioni è formulare (cfr. Falconetto 1483, pp. 35-36). 4. Dissipa: ‘distrugge’. 6. ale contese: ‘combattendo’. 7. chi: ‘che’. 8. periglio: ‘pericolo’.

31. 1. aspra: ‘crudele’. 2. fo… commosso: ‘fu turbato’. 3. a: ‘con’. 6. megia: ‘mezza’. 8. con tempesta: ‘con violenza’.

32. 1. Fo… svilupato: ‘si liberò’. 4. vano: ‘incorporeo’. 6. al piano: ‘a terra’. 7. non se ritiene: ‘non si ferma’.

33. 1. li fa mestiero: ‘gli è necessario’. 3-4. Una valutazione positiva del valore guerriero di Gano, quando non si dedica ai suoi tradimenti, è diffusa nei romanzi cavallereschi (cfr. Falconetto 1483, p. 169). 3. Sul’orlo a ponto: ‘proprio sull’orlo del fosso’. 4. falso e tristo dela mente: ‘traditore e malvagio nella mente’. 5. volia: ‘voglia’. prodo: ‘prode’. 8. De: ‘con’.

34. 1. ponto: ‘per nulla’. 2. sopra al: ‘sul’. 3. gesta: ‘stirpe’. 4. el fende: ‘lo taglia’. alo arzone: ‘alla sella’. 5. mena al re lombardo: ‘colpisce Desiderio’. 6. di piatone: ‘di piatto’. 7. càde: ‘cadde’. 8. vituperio: ‘vergogna’.

35. 2. la gionta: ‘l’arrivo’. 5. lo aita: ‘lo aiuta’. 6. se adunava: ‘si raccoglieva’. 8. ribaldo: ‘furfante’.

36. 4. el canto non ragiona: ‘il racconto non dice’. 5. Tutti non:
‘non tutti’. 8. se ben discerno: ‘se distinguo bene’.

37. 1-2. Formula canterina con invito ai lettori (cfr. II, xxx, 11, 7-
8). 1. Stati ad odire: ‘state a sentire’. 2. dadover la dancia: ‘davvero la danza, il combattimento’ (cfr. balo a 22, 6). 3. el figlio de Ulïeno: Rodamonte. 4. ‘che supera in altezza gli altri di circa mezzo metro’. 5. Ove el colpo signò: ‘dove aveva mirato il colpo’. 6. ‘in mezzo al petto lo colpì con la lancia’. 8. percosse: ‘colpì’.

38. 2. piastre: metalliche (cfr. I, ii, 1, 5). 3. lo piagò: ‘lo ferì’. 4. lo disparte: ‘lo taglia’. 7. destinato di: ‘deciso a’. 8. asseta: ‘prepara’.

39. 1. A tutta briglia: ‘a briglia sciolta’. 3. ‘che era protetto da squame di drago’. 4. pur: ‘tuttavia’. al prato: ‘a terra’. 5. arbore: ‘albero’. 6. disbarbato: ‘sradicato’. 7. frange: ‘spezza’. 8. ‘così fece rumore nella sua caduta quell’Africano’.

40. 1. volta al: ‘si volge contro il’. 3. ‘lo colpì subito a due mani’ (cfr. I, v, 3, 4). 4. ‘lo divide in due a metà dello scudo’; divide e squarza: coppia sinonimica. 5-6. ‘tagliò l’usbergo (cfr. I, ii, 61, 3) e il pancirone (cfr. I, vi, 6, 5) che indossava sotto come se fossero di tela marcita’. 7. li disserra: ‘gli apre, squarcia’. 8. in doi caveci: ‘in due pezzi’.

41. 2. per espresso: ‘chiaramente’. 3. ‘il cavaliere è fedele alle prerogative della sua stirpe’. 4. ha fesso: ‘ha tagliato’. 5. si risente:
‘riprende i sensi’. 7. savio: ‘saggio’.

42. 1. Il sogg. è Orlando. 3. el quartero: l’insegna di Orlando (cfr. I, ii, 28, 1). 4. Lèvasse: ‘si alza’. 5. imperiero: ‘imperatore’ (cfr. I, i,
17, 2). 6. ‘che Orlando è comparso nel campo di battaglia’. 7. e: ‘i’. 8. e son sieco ale mani: ‘e stanno combattendo con loro’ (cfr. 17, 4).

43. 1. Non dimandati: ‘non domandate’ (cfr. II, iii, 56, 8). 2. ‘si rallegrò per questa notizia’. 3. sfavillava el core: ‘il cuore ardeva di gioia’ (TISSONI BENVENUTI 1999). 4. Brama: ‘desidera’. 5. a gran furore: emistichio formulare; cfr. I, iv, 58, 5.

44. 1. Avanti: ‘davanti’. il figlio di Pipino: Carlo Magno. 2. vòl:
‘vuole’. 4. ‘per prendersi buona cura della città’ (TISSONI BENVENUTI 1999). 6. scontra: ‘si imbatte in’. 7. puoco davante: ‘poco prima’.

45. 1. l’asta: ‘la lancia’. 2. gionse: cfr. 31, 7. 3. de urto: ‘con l’urto’. 5. Fermosse: ‘resistette’ (TISSONI BENVENUTI 1999). possa: ‘forza’. 7. Rondello: è il nome del cavallo di Buovo d’Antona (BRUSCAGLI
1995). Nel Danese in ottave, invece, si chiama così il cavallo di Olivieri (p. 458). a corso pieno: ‘in piena corsa’. 8. li dà di man al freno: ‘gli afferra il freno’.

46. 2. ‘tenta di disarcionarlo con tutta la sua forza’. 5. ‘facendolo cadere a terra riverso’. 6. passoli: ‘gli passò’. 8. se affronta: ‘combatte faccia a faccia’.

47. 1. Raportato era già: ‘era già stato riferito’. 2. ‘che Agramante era stato disarcionato’. 3. in quella foce: ‘in quel luogo’ (TISSONI BENVENUTI 1999). 4. vòl ficarsi avante: ‘vuole spingersi avanti’ (TROLLI 2003, p. 150). 8. mena gran flagello: ‘fa grande strage’ (TROLLI 2003, p. 151; l’accezione non sembra documentata altrove).

48. 1-2. ‘Fu solo lui (cioè Mandricardo) che liberò Agramante:
con la sua prodezza lo trasse d’impaccio’. 5. diventorno: ‘diventarono’. 6. abaglia: ‘abbaglia, acceca’. 8. preme: ‘premono’. Ottava aperta.

49. 1. gli: ‘li’. del: ‘dal’. 2. le sbarre: le chiusure del ponte. se contrastava: ‘si combatteva’. 3. el conte: Orlando. 5. gente: pl. sett. 6. brava: ‘selvaggia’. 8. simigliante: ‘simile’. Ottava aperta.

50. 1. Però che: ‘perché’. altiero: ‘orgoglioso’. 2. ala spiegata: ‘a gran velocità’ (TROLLI 2003, p. 278). 3-4. ‘Tutta la zuffa confusa non mantiene più né strada né sentiero’; si combatte insomma in modo furioso e ravvicinato ovunque. 5. facea mestiero: ‘bisognava’. 6. stretta e adunata: ‘raccolta strettamente’; endiadi. 7. Chiasmo. 8. ‘si fanno spazio solo quanto è lunga la loro spada’.

51. 6. Dal qual: ‘per il quale’. el tenimento: ‘il territorio’. 7. Chiasmo. 8. Ripieno aveano: ‘avevano riempito’.

52. 1. chinava: ‘declinava’. 2. ‘che rendeva la cosa più spaventosa’. 4. mancò: ‘cessò’. tenebrosa: ‘sanguinosa’ (cfr. I, xv, 12, 2). 5. lassa: ‘interrompe’. 6. ho tracta di sua prosa: ‘ho tratto dalla sua prosa’; Turpino è la solita fonte fittizia dei romanzi cavallereschi (cfr. I, i, 3, 2). Ottava aperta.

53. 2. avisato e falso: ‘scaltro e traditore’. 3. la ferrite: ‘la colpì’. 4. essa il camino: ‘lei (perse) la strada’. 5. forte: ‘molto’. 6. via passò: ‘viaggiò’. 7. diserto inospite:
‘luogo disabitato inospitale’. 8. ‘in mezzo al quale trovò un eremitaggio’.

54. 4. la porta batìa: ‘bussava alla porta’. 5. romito: ‘eremita’. 6. Signosse el viso: cfr. 21, 8. 8. abitaculo: ‘casupola’ (TROLLI 2003, p. 73).

55. 2. me smarite: ‘mi smarrii’ (per la selva cfr. I, x, 4, 8). 4. straco: ‘stanco’. 5. lama: ‘territorio’ (TROLLI 2003, p. 179). 8. un omo nato: cioè nessuno, come umana creatura al v. 6. Ottava aperta.

56. 1. spesse fiate: ‘molte volte’. 3. poco avante: ‘poco fa’. dubitare: ‘temere’. 4. stei: ‘stetti’. 7. per l’aria alla seconda: ‘seguendo la direzione del vento’ (TROLLI 2003, p. 262). 8. e: ‘i’. in onda: ‘in acqua’.

57. 1. per nochiero: ‘come pilota’. 2. Fratachione: cfr. II, ix, 34, 2. al tuo dispetto: ‘tuo malgrado’. 4. sarìa stato: ‘sarebbe stato’. 5. dal drito sentiero: ‘dalla retta via’. 6. volto avrìa: ‘avrebbe voltato’. Macometto: Maometto (cfr. I, xvii, 34, 5). 7. di sua lege: ‘dalla sua fede’. 8. Riformula Inf. XXIV, 151: «E detto l’ho perché doler ti debbia!» (PANIZZI 1830).

58. 2. tristo: ‘malvagio’. 7. persona: ‘qualcuno’. 8. errore: ‘falsa credenza’ (TROLLI 2003, p. 143).

59. 4. non ritrova luoco: ‘non ha pace’. 5. disìa… brama: sinonimi per ‘desidera’. 6. ‘che poco o nulla si preoccupa di riposarsi’. 7. Abenché: ‘benché’.

60. 1. confortare: ‘esortare’. 2. pigliò: ‘accettò’. 3. volendoli:
‘volendole’. 5. ‘si batte il petto e non sa che cosa fare’. 6. Topino me!: ‘Povero me!’. perito: ‘rovinato’. 7. certo: ‘certamente’; agg. con valore di avv. al’orma: ‘dai segni’.

61. 1. ‘Pur comprendendo poi, avendola toccata’. 2. l’avìa: ‘aveva’; con pronome pleonastico. vana: cfr. 32, 4. 4. ‘così che la fece guarire in poco tempo’. 5. conviéne: ‘fosse necessario’. 6. strana: ‘molto grave’ (TROLLI 2003, p. 282). 7. a garzone: ‘a un ragazzo’. 8. li donò:
‘le diede’. Ottava aperta.

62. 1. Vàne altrove a ogni mainera: ‘Vattene altrove in ogni modo’. 2. onesta: agg. con valore di avv. 3. se partite: ‘si allontanò’. 6. la molesta: ‘la affaticano’. 7. ala ripa: ‘alla riva’. 8. póssesse: ‘si mise’.

63. 1. si trasse: ‘si tolse’. il scudo se dislacia: lo scudo si portava legato al braccio o al collo. 3. possar: ‘riposare’. 4. ‘Mentre quella viandante dormiva così’. 6. nomata: ‘chiamata’. Fiordespina: l’avevamo lasciata a I, iv, 8. 8. ucegli: ‘uccelli’; presumibilmente falchi. con molta compagna: ‘con un grande seguito’.

64. 2. primiero: ‘prima’. 5. e sua forma gioliva: ‘e il suo aspetto grazioso’. 7. Macon: ‘né Maometto’. 8. Potrìa: ‘potrebbe’.

65. 1. ‘Magari nessuno fosse rimasto con me!’. 3. partita: ‘allontanata’. caso: ‘motivo’. 4. ‘o anche morta: non me ne importerebbe nulla’. 5. baso: ‘bacio’. 8. per vergogna: ‘per pudore’ (TISSONI BENVENUTI 1999).

66. 1. in cotal forma: ‘in tale modo’. 2. ‘e non si poteva saziare di guardarlo’ (TISSONI BENVENUTI 1999). 4. ‘che non si arrischia affatto a svegliarla’. 5. ‘Ma abbiamo già superato la misura abituale’ (TISSONI BENVENUTI 1999). 7. Apresso: ‘poi’.