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Profumo di te
I raggi del sole che filtravano dalla serranda non del tutto abbassata mi svegliarono di buon’ora. Mi stropicciai lentamente gli occhi abbandonandomi ad un lungo sbadiglio pigro. Poi alzai le braccia sopra la testa per stiracchiarmi. Quelli erano i piccoli gesti rituali che facevo solitamente ogni mattina per risvegliarmi e ritrovare un po’ di energia prima di alzarmi dal letto. Alzai le palpebre lentamente e faticai non poco a mettere a fuoco la stanza. Il vino della sera prima aveva avuto evidentemente degli effetti dirompenti. Allungai il braccio sul letto per mettermi a sedere e toccai qualcosa di caldo. Sussultai un attimo prima di voltarmi e vedere Andrea che dormiva accanto a me sotto il lenzuolo. Improvvisamente ricordai tutto della sera prima, la nostra meravigliosa cena fuori, l’amore passionale che avevamo fatto e la decisione di dormire insieme a casa mia. Ricordai anche il sorriso malizioso di sua sorella quando ci vide rientrare a casa la sera prima, ad un’ora così tarda. Soprattutto perché Andrea si era rifiutato di vestirsi e si era infilato soltanto un accappatoio. Non ci voleva un genio per capire che eravamo reduci da una serata di passione.
«Noto con piacere che avete trascorso una serata piacevolmente movimentata» ci disse Lara sogghignando con sguardo ammiccante mentre io avvampavo in volto. «E immagino, visto il tuo abbigliamento, che dormirai qui con lei stanotte» aggiunse poi rivolta al fratello.
Ancora adesso mi sentivo in imbarazzo a ripensare alla scenetta della sera precedente. Fortunatamente Viola aveva fatto la brava come sempre e l’avevo trovata che dormiva serenamente nel suo lettino. Ripensai anche a quando io e Andrea ci eravamo messi insieme sotto le coperte, improvvisamente impacciati entrambi, come fossimo due scolaretti al loro primo giorno di scuola. Avevamo appena fatto l’amore, eppure provavamo una sorta di pudore a dormire nello stesso letto come una coppia. Non mi era mai successo prima con nessun altro uomo. Ma forse Andrea non era come gli altri uomini. E forse nel dormire insieme c’è molta più intimità rispetto a qualche ora di sesso. Guardai l’orologio, erano da poco passate le sette. Non dormivo mai troppo a lungo, non lo facevo nemmeno quando ero ragazza. Avevo una sorta di orologio incorporato nel mio Dna che mi rendeva impossibile svegliarmi oltre un certo orario. Mi voltai a guardare Andrea che invece dormiva ancora profondamente. Era sdraiato supino, con un braccio sollevato sopra la testa e l’altro appoggiato sul petto, sopra al lenzuolo. Mi soffermai ad osservarlo percorrendo i contorni del suo corpo. I suoi capelli arruffati che lo rendevano buffo e allo stesso tempo sensuale, le sue lunghe ciglia così folte che assomigliavano quasi più a quelle di una donna, le venature perfette del suo collo, le sue spalle muscolose, il suo petto che si muoveva lentamente seguendo il ritmo rilassato dei suoi respiri nel sonno. Allungai una mano e gli sfiorai il braccio con una carezza leggera per non svegliarlo. Poi mi chinai per dargli un bacio delicato su quelle sue labbra meravigliose che sembravano fatte solo per essere baciate. Alzai il viso per guardarlo meglio e mi persi nella dolcezza angelica del suo volto rilassato, nei suoi tratti armonici, nei suoi occhi chiusi. Andrea emise un lamento, una sorta di mugolio e allungò le braccia stiracchiandosi. Poi aprì gli occhi lentamente, stropicciandoli col dorso delle mani. Non appena mi vide accanto a lui mi sorrise, curvando la bocca all’insù in uno di quei sorrisi così dolci che sapevano fermarmi il respiro, un sorriso così meraviglioso che sciolse il mio cuore come fosse di burro.
«Buongiorno principessa» mi disse con la voce ancora impastata dal sonno.
Santo cielo quanto è sexy!
«Attento che potrei abituarmi a un buongiorno così dolce e a tutti i tuoi complimenti» dissi mentre gli davo un buffetto sulla guancia.
Lui si girò da un lato, puntando il gomito sul materasso e mi guardò maliziosamente. «Ma io voglio farti abituare infatti. Io voglio diventare da oggi in poi la tua sola e unica abitudine quotidiana di ogni giorno per il resto della nostra vita» disse con voce calda e profonda.
«Ma ti viene naturale dire sempre cose così perfette o hai fatto una scuola di specializzazione per diventare così dolce?» gli chiesi ridendo.
«Diciamo che tu sei la mia musa ispiratrice. Mi basta guardare i tuoi occhi profondi, le tue ciglia da cerbiatta, le tue labbra rosse come due fragole e mi viene l’ispirazione» affermò mentre si avvicinava pericolosamente a me fino a far sfiorare i nostri corpi.
Il lenzuolo si spostò al suo movimento e mi resi conto che era completamente nudo. Non potei fare a meno di guardarlo salvo poi arrossire terribilmente un istante dopo. Abbassai lo sguardo impacciata ma ad Andrea non sfuggì il mio imbarazzo. Mi prese il mento tra le sue dita e mi sollevò il viso per guardarmi negli occhi.
«Sei assolutamente sensuale quando arrossisci così» mi sussurrò in un soffio leggero.
«Smettila di fare lo spudorato. Sei tu che vieni nel mio letto completamente nudo! Ma non ce l’hai un pigiama?»
«Si dà il caso che ieri notte sono arrivato qui piuttosto di fretta con un accappatoio addosso. Avresti potuto prestarmi uno dei tuoi deliziosi pigiami rosa» mi prese in giro.
«Sei detestabile certe volte» borbottai.
«E comunque anche se sono nudo non c’è niente che tu ormai non abbia già visto» seguitò Andrea divertendosi a stuzzicarmi.
Non risposi e misi il broncio.
«Ti ho già detto che quel tuo broncio da bambina mi fa tremendamente eccitare?» mi chiese ammiccando.
«Non ci pensare nemmeno» protestai.
Ma Andrea mi tappò la bocca con un bacio e subito sentii la sua lingua intrecciarsi alla mia. Le sue mani salirono sotto la maglietta del mio pigiama e raggiunsero subito il seno nudo, senza reggiseno, ancora caldo dalla notte. Iniziò a tormentarmi un capezzolo, ormai già turgido, stringendolo tra le sue dita esperte. Emisi un gemito subito attutito dalle sue labbra perfette che continuavano a baciarmi. Aveva un profumo così buono e intenso che mi diede alla testa, un misto di legno, agrumi, bergamotto e lavanda. Non so cosa fosse, forse semplicemente l’odore della sua pelle, ma era così intenso, così buono, che riusciva ad inebriarmi e rapire i miei sensi. Ma anche Andrea probabilmente trovava gradevole il profumo della mia pelle perché non smetteva di annusarmi, respirarmi e mordermi.
«Ahi, mi hai fatto male» borbottai per un suo morso un po’ troppo forte sul mio collo.
«Scusami ma hai un profumo così buono che perdo la testa. Sai di more selvatiche e di vaniglia, di mimosa e gelsomino, non riesco a starti lontano» ansimò mentre mi baciava il lobo dell’orecchio e sprofondava il viso tra i miei capelli sciolti.
Poi la sua mano si infilò tra le mie gambe, sotto il pigiama, sfiorando il bordo degli slip e immediatamente sentii una fitta di piacere. Avevo sempre creduto che Ethan fosse un campione sotto le lenzuola ma mi sbagliavo di grosso. Non esiste sesso senza amore e io non avevo mai amato Ethan, soltanto adesso me ne rendevo conto. E non avevo mai amato nessun altro uomo con il quale ero stata dopo la delusione ed il dolore provato per Luca. Mi ero condannata da sola ad una vita senza amore, collezionavo storie passeggere senza mettere in gioco il mio cuore per paura di soffrire nuovamente. Solo Andrea era riuscito in qualche modo e per qualche inspiegabile motivo ad aprirsi una strada dentro di me, a farmi innamorare di nuovo, quasi senza che io lo volessi, senza che me ne accorgessi se non quando era ormai troppo tardi per tornare indietro.
Lo amavo.
Lo amavo oltre ogni limite, misura ed immaginazione. Un amore non quantificabile, non circoscrivibile, impossibile per me da esprimere a parole. E il mio corpo reagiva di conseguenza, bastava un suo bacio per mandarmi in estasi, bastava una sua carezza per eccitarmi, bastava l’odore della sua pelle per sentirmi in paradiso. Fare l’amore con lui la notte precedente fu come farlo per la prima volta in assoluto in tutta la mia vita. Aveva saputo spogliarmi delle mie paure e delle mie insicurezze ancor prima di spogliarmi dei miei vestiti e per questo aveva conquistato la parte più intima di me, la mia anima, il mio cuore.
«Mi piacerebbe avere il tuo buongiorno in questo modo ogni mattina» gli sussurrai ansimando, con la voce rotta dall’eccitazione mentre le sue mani sotto al mio pigiama continuavano a torturarmi.
Lui mi morse delicatamente il labbro inferiore sorridendomi. Mi spinse delicatamente sul letto e io già pregustavo l’attimo in cui mi avrebbe spogliata e avremmo fatto l’amore ma invece sussultai sentendo la porta della mia camera spalancarsi di colpo e vedendo Viola apparire sulla soglia. Spinsi via con foga Andrea allontanandolo da me e mi misi subito a sedere sul letto cercando di ricompormi. Mi sistemai per bene il pigiama e buttai il lenzuolo addosso ad Andrea affinché si coprisse visto che era nudo. Viola rimaneva là ferma sulla soglia della porta guardandoci con i suoi occhi verdi spalancati di curiosità mentre teneva stretto tra le braccia il suo inseparabile coniglietto.
«Ciao tesoro, ti sei appena svegliata?» le chiesi sorridendo, piuttosto imbarazzata.
Era ovvio che essendo una bambina di soli cinque anni non poteva certo ancora capire cosa stavamo facendo io e Andrea, eppure io mi sentivo ugualmente in colpa e tremendamente in imbarazzo. Ringraziai il cielo di avere ancora addosso il pigiama. Andrea invece non sembrava affatto a disagio ma anzi riacquistò subito la sua consueta calma e serenità.
«Buongiorno signorina» disse allegramente a Viola.
Poi le fece segno con la mano di avvicinarsi a lui e aggiunse «Vieni a darmi un bacio?».
Ma lei, nonostante il grande affetto che provava per Andrea, non si mosse e continuava a guardarci sospettosa. Evidentemente qualcosa non le quadrava vedendoci là insieme nel mio letto dove solitamente sapeva che io dormivo da sola. Ma cosa avrei mai potuto dirle? Come potevo spiegare a una bimbetta di cinque anni che l’amore fa fare cose imprevedibili e inimmaginabili solo fino a qualche giorno prima? Mi alzai dal letto e raggiunsi Viola. Le feci una carezza sulla testa, poi le presi la mano e rivolgendomi ad Andrea dissi: «Noi andiamo a fare colazione, tu raggiungici appena sarai più presentabile».
Poi gli feci l’occhiolino e gli lanciai un bacio con le labbra mentre uscivo con Viola dalla stanza richiudendomi la porta dietro le spalle.