“Chi sono tutti questi volti e questi corpi che si sono raccolti attorno a me in questa notte buia, anche loro come tutti quelli che si sono seduti attorno ad altri fuochi sognando di portare il fuoco della rivoluzione nel mondo, di essere loro stessi il fuoco? E io chi sono, che sto ardendo al centro di questo anello e di questo sogno? Tutti questi corpi e tutti questi volti e tutti questi sogni sono venuti intorno a me perché io sto ardendo, perché arderò? O sono io che ardo perché loro stanno ardendo? Ma poi: stanno ardendo oppure stanno sognando di ardere? E anch’io: sto ardendo o lo sto sognando? Che cosa sono io? Che cos’è il fuoco? Esiste il fuoco, questa emissione di radiazioni sotto forma di fotoni di luce? Può esistere il fuoco? O può esistere solo il sogno del fuoco? Ma, se esiste il fuoco, come può esistere il sogno del fuoco? Come può esistere senza venire bruciato dal suo stesso fuoco? E, se non esiste il fuoco, come può esistere il sogno del fuoco? Come posso sognare di essere fuoco se non esiste il fuoco, non esisterà? E, se il sogno del fuoco è la stessa cosa del fuoco, allora io cosa sono, dove sono, dove sto ardendo, dove arderò? In quale vita, in quale morte? Sto ardendo prima o sto ardendo dopo? Perché, se sto ardendo prima, come farò ad ardere dopo? E, se sto ardendo dopo, come farò ad ardere prima, come farò a sognare di ardere dopo e di ardere prima, come farò a sognare di ardere adesso? E, se sto ardendo, da quanto tempo sto ardendo? Ma può esistere il tempo mentre io sto ardendo? Posso essere fuoco e insieme essere tempo? E, se non posso essere tempo perché io brucio il tempo, se non posso essere fuoco perché il fuoco è bruciato dal tempo, allora che cosa sono, che cosa sarò? Dove finisce il fuoco e comincia il tempo? Dove comincia il fuoco e finisce il tempo? Dove finisce il fuoco e dove comincia il sogno del fuoco? E dov’era il fuoco quando non era ancora fuoco, non sarà? E cos’era? Era la luce? Ma, se la luce non c’era, non ci sarà, se nessuno aveva ancora detto: ‘Sia la luce’, se nessuno lo dirà, allora dov’era il fuoco, se non era dentro la luce? E dov’era la luce, se non era dentro il fuoco? E poi come fa il fuoco a essere dentro la luce, se il fuoco brucia anche la luce? Come fa la luce a essere dentro il fuoco se la luce brucia anche il fuoco? Come fa il sogno del fuoco a essere dentro quello della luce, come fa il sogno della luce a essere dentro quello del fuoco, se il sogno del fuoco brucia quello della luce e il sogno della luce brucia quello del fuoco? Che cos’è il sogno del fuoco, se non viene prima e non viene dopo? Che cos’è il sogno del fuoco in questo flagello di molecole che tormentano i contorni delle cose e del mondo fingendo di evidenziarli e crearli e che hanno chiamato luce? Cosa può sognare il fuoco? Ci può essere un sogno anche per il fuoco? Un sogno che non sia solo la combustione e la fine della sua luce, del suo sogno e di ogni altro sogno? Può sognare di essere fuoco e luce senza divorare il fuoco e la luce? Di non essere fuoco per non divorare la luce? Di non essere luce per non divorare il fuoco che si fa luce? Cosa può sognare? Può sognare che per un solo istante tutto il tormento delle molecole che si separano da se stesse e si duplicano e soffrono si riposerà, provenienti dalle esplosioni e dalle resurrezioni cosmiche che ci sono state perché ci saranno? Allora non si vedrà più niente, perché il fuoco e la luce saranno così grandi che non ci saranno, non ci sarà più distinzione tra la luce e il fuoco e tra la luce e il resto del mondo, allora tutto questo tremito e tutto questo tormento si arresterà, tutto il mondo e tutto l’universo proveranno a nascere nella luce che nascerà, e allora tutto si vedrà perché niente più si vedrà. E allora io brucerò senza bruciare il mondo che nascerà... Ecco, certe volte faccio questo sogno. Certe volte, mentre brucio facendo un tutt’uno con il mio sogno, sogno di essere posto al centro di un anello di insorti tracimati venuti da ogni punto del mondo e delle parvenze dello spazio e del tempo, che mi guardano da tutte le parti con gli occhi accesi, abbagliati, oppure sogno di essere al centro di un anello di figure con gli abiti attraversati e squarciati dalle mie scintille che volano dalla cuspide della mia fiamma, all’inizio di tutto questo, in un parco, di fronte a una villa abbagliata dalla mia luce che morde e tormenta una grande massa di immondizie incendiate, piena di mobili sfasciati, pelli di coniglio rovesciate, favi anneriti, cumuli di foglie secche e di rami tagliati, visceri di pollo aggrediti dai musi digrignanti dei gatti che piovono da una muraglia e che frugano in quelle matasse di sterco arroventate con le loro teste in fiamme. E sogno che ci sono tutt’intorno dei corpi e dei volti che fissano abbacinati la mia grande fiamma come in cerca dell’origine della luce e del fuoco e della vita e della morte del mondo, e che qualcuno sta lanciando getti di benzina da una muraglia dissestata dalle continue scosse di questo sisma, e che ci sono tutt’intorno a me delle figure mute, abbagliate, tutte dentro il mio stesso fuoco e il mio stesso sogno, e che in questa successione di figure e di corpi c’è anche qualcuno con una lunga veste nera che guarda fisso dentro il mio fuoco come senza vederlo, e che anch’io non riesco a vedere il suo volto dai lineamenti cancellati dalla mia luce e dal sogno della mia luce, come se tutti e due fossimo in sogno e in fiamme dentro lo stesso sogno e la stessa fiamma...”
“Oh, sì...” mi passa all’improvviso per la mente, mentre chiudo gli occhi per la stanchezza, per il sonno, se non sto già dormendo, se non sto sognando. “Ero io quello con la veste nera! C’ero anch’io quella volta, all’inizio, se era l’inizio, c’ero oppure ci sarò, perché io non capisco neppure se c’ero allora, se ci sono adesso, se ci sarò. Sono stato anch’io in quell’anello di corpi e di volti abbagliati da quella grande fiamma che si levava sulla linea dell’orizzonte, a Ducale, di fronte alla villa su cui balenavano le ombre di quel grande fuoco nel buio. Venivo a fermarmi davanti al fuoco e poi mi allontanavo, ci giravo attorno in cerchi sempre più larghi, su quella bicicletta con un freno solo e senza gommini, perché sentivo dei passi leggeri venire dalla lontana ghiaia del parco, di quella ragazza strabica che c’era in quel posto nel mondo, che qualcuno chiamava la Pesca. Dove sarà adesso la Pesca? E poi di nuovo tornavo verso la grande fiamma in giri sempre più stretti, sempre più stretti, tornerò, vedevo nel bagliore del fuoco gli ospiti della villa dagli abiti leggeri crivellati dalle scintille, i loro arti che spuntavano da quei varchi dai bordi bruciacchiati che si allargavano sempre più, lo Ziò seduto sulla sua sedia di vimini, che avevo portato fin lì tenendolo sollevato mentre lui sussurrava qualcosa contro il mio orecchio, rovesciato nell’aria, nello spazio, sussurrerà, lungo la scala e poi attraverso la serra vuota e poi sulla ghiaia del cortile che scricchiolava sotto il nostro peso, verso la massa in fiamme, anche la levatrice, Turchina col suo grande ventre gravido, guardavo la sua grande sfera di carne che si espandeva a vista d’occhio distendendo le ultime pieghe della sua veste arricciata, vedevo anche il feto raggomitolato che c’era dentro, con gli occhi chiusi, i pugni stretti nella vasodilatazione provocata dal calore del fuoco, la facciata della villa, i vetri della serra abbagliati, i tetti e le bifore della piccionaia, la ghiacciaia merlata, tutto il mondo che avevo sotto gli occhi e che non avevo mai visto prima, che si evidenziava per la prima volta di fronte a me nella filigrana del mondo e del fuoco...”
“Sì, io ardevo, mi strappavo via continuamente da me stesso, perché si può bruciare solo bruciando” continua a sognare il fuoco ”nella filigrana della vita e della morte del mondo, non sapevo dove, non lo so neanche adesso, non lo saprò, e intanto, da qualche parte, da una delle finestre della villa attraversate dalle mie ombre di fuoco, cominciavano a venire degli urli sempre più laceranti, come provenienti da un corpo squarciato dal proiettile di una testa che io con il mio calore avevo portato a maturazione, e tutti gli ospiti della villa raccolti ad anello attorno a me guardavano da quella parte senza fiatare, abbagliati. Di chi era quella testa? Chi stava nascendo? Chi nascerà? Chi abbiamo visto balenare radiografato nella sua filigrana di fuoco e di luce, quando era ancora prima, quando era ancora dopo, sarà? Da dove è balenata questa visione? Da me, dal mio fuoco? Ma come fa il fuoco a vedere, se brucia la visione e se brucia il mondo? E come fa a essere visto, se chi lo vede è dentro lo stesso fuoco e la stessa luce? Che cosa c’è tra il fuoco e la visione del fuoco, tra la luce e la visione della luce? Che spazio è questo, se non è più fuoco e non è più luce, non è ancora fuoco, non è ancora luce, non sarà? Perché nascono le teste e perché nascono i mondi? Dove nascono? Dove nasceranno? Dentro quale fuoco, dentro quale visione, dentro quale luce? Come nasceranno? Come faranno a nascere? Come potranno nascere, se il fuoco brucia anche il fuoco e anche la visione e anche il sogno del fuoco? Come faranno a nascere i corpi e le visioni e i sogni dei corpi? In quale fuoco, in quale luce, in quale visione, in quale sogno? Che cos’hanno fatto gli esseri di questa specie, da quando si sono levati su due sole zampe e hanno acceso il fuoco sulla linea dell’orizzonte della vita e della morte del mondo? Cos’hanno visto, cos’hanno concepito, cos’hanno sognato con i proiettili delle loro teste balenati per un istante nella filigrana del fuoco e della luce del mondo? Ecco, io adesso sono qui, al centro di questo anello di insorti che guardano da tutte le parti dentro di me come dentro un unico grande cervello seminale in fiamme, e intanto sognano con i loro piccoli cervelli seminali vasodilatati dal mio calore e dalla mia luce. In che cosa stiamo ardendo tutti quanti, fin dall’inizio? Qual è la fiamma, qual è la luce? Sono io stesso la fiamma e la luce? Ma io chi sono, chi sarò? E quelli che si sono messi tutt’intorno ad anello chi sono? Sono insorti o sono sogni di insorti, saranno? Se io sono un cervello seminale in sogno e in fiamme, loro chi sono, chi sono stati, chi saranno? Sono dentro di me o sono fuori di me, lo saranno? E come fanno a essere fuori di me, se sono dentro di me? Come fanno a essere dentro di me, se sono fuori di me? E poi dove andranno, con le loro armi conquistate e i loro cervelli seminali tracimati dentro il mio stesso fuoco e il mio stesso sogno? Perché sono stato posto qui? Chi mi ha posto qui, al centro di questo anello di cervelli seminali insorti e di sogni, in questo avamposto conquistato dentro questa tracimazione universale e questa guerra mondiale tra vita e morte, in questa città espugnata, indovinata, inventata e sognata, con il mio cervello seminale che arde nella notte lanciando nuvole di scintille e di sogni? Che cervello sono? Che fuoco sono? Che sogno sono? Che visione sono? Di chi sono il cervello, il fuoco, il sogno, sarò? Questa interminabile notte non è ancora finita. Qualcuno si è allontanato in silenzio dal grande cerchio, per raggiungere il suo posto di combattimento in attesa di nuovi assalti, qualcun altro si è addormentato, sta già dormendo con il fucile ancora stretto nel pugno, tutto avvolto in una coperta per difendersi dal freddo, dopo un giorno di combattimenti, di fughe e di sortite improvvise, la sua testa e il suo volto dagli occhi chiusi stanno balenando nella filigrana del mio fuoco e della mia luce. Che cosa starà sognando, se è un sogno? E io che cosa sto sognando? Che cosa sognerò? Che sogno sono, sarò?”