Capitolo 19

Il sistema del Varnashrama Dharma

Sukadeva continuò a narrare a Parikshit la conversazione tra Narada Rishi e Yudhisthira (il nonno di Parikshit) in occasione del sacrificio Rajasuya celebrato dal re.

Maharaja Yudhisthira aveva approfittato della visita di Narada per chiedergli come deve essere organizzata la società, e Narada gli spiegò nei dettagli il sistema del Varnashrama Dharma e i doveri specifici di ogni categoria di persone.

I principi generali che tutti gli esseri umani dovrebbero seguire sono, in ordine di importanza: veridicità, compassione, austerità, pulizia, tolleranza, capacità di distinguere il bene dal male, controllo della propria mente e dei propri sensi, benevolenza verso tutti gli esseri, carità, studio delle scritture, semplicità e distacco graduale da ciò che non è necessario, sia a livello fisico che verbale. Bisogna inoltre vedere tutti gli esseri come parti del Divino e sforzarsi di superare l’identificazione con il corpo materiale, ricordare le istruzioni di Dio e sviluppare una relazione spirituale con la Divinità tramite l’adorazione e il servizio d’amore.

Coloro che sono nati due volte, cioè coloro che hanno ricevuto l’iniziazione alle tre categorie sociali più alte come brahmana, kshatriya e vaisya, hanno il preciso dovere di compiere i Samskara prescritti e di praticare attivamente le attività religiose, passando attraverso i quattro stadi della vita personale chiamati Ashrama.

Il brahmana ha sei doveri specifici: accettare la carità e ridistribuirla ai bisognosi, studiare e insegnare la conoscenza contenuta nelle scritture, e celebrare cerimonie rituali sia per sé che per altri.

Uno kshatriya non chiede la carità ma può compiere le altre cinque attività sopra menzionate; inoltre può raccogliere le tasse (tranne che dai brahmana). I vaisya si occupano di commercio, agricoltura, protezione delle mucche e imprenditoria in generale, mentre i sudra accettano un padrone che sia un brahmana, uno kshatriya o un vaisya.

In caso di necessità, un brahmana può guadagnarsi da vivere con le attività proprie dei vaisya, oppure chiedere l’elemosina o raccogliere i prodotti agricoli lasciati indietro nei campi o nei mercati al termine della giornata di lavoro. Questa attività è molto più rispettabile che entrare al servizio di sudra o di persone materialiste e degradate.

Le caratteristiche che permettono di riconoscere un brahmana sono la veridicità, la conoscenza, la pulizia, l’autocontrollo, l’austerità e la semplicità di vita, la compassione e la gentilezza, e la completa sottomissione alla Personalità Suprema della Divinità.

Le caratteristiche che permettono di riconoscere uno kshatriya sono il valore in battaglia, la determinazione e il coraggio, la pazienza, la carità e la capacità di perdonare, il potere di controllare le necessità del corpo, la veridicità e il senso dell’umorismo.

Le caratteristiche che permettono di riconoscere un vaisya sono l’impegno e il senso di responsabilità nel lavoro, la capacità di apprendere e sviluppare le risorse naturali rendendole fruttifere. Il vaisya è rispettoso verso i Deva, il Guru e il Signore Supremo, e si sforza sempre di sostenere i principi religiosi.

Un buon sudra è rispettoso, pulito, sincero e onesto. Non ruba e cerca sempre di difendere le mucche e i brahmana da qualsiasi aggressione.

Una moglie fedele assiste il marito nei suoi doveri materiali e spirituali ed è gentile con la famiglia e gli amici del marito. Si occupa di tenere la casa pulita e in ordine, e di creare un ambiente piacevole per la famiglia.

I quattro stadi della vita personale, chiamati Ashrama, cominciano con la vita da studente celibe nella famiglia del Guru. Lo studente, detto Brahmachari (“che agisce come Brahman”), deve esercitarsi a controllare i sensi, seguire attentamente le istruzioni e servire umilmente il maestro. Ai due passaggi della giornata, alba e tramonto, deve meditare sul Guru, sul fuoco, sul Sole e su Vishnu, recitando il Mantra Gayatri. Sotto la guida del Guru deve studiare attentamente le scritture vediche, uscire a raccogliere offerte, e mangiare soltanto quando il Guru gliene dà il permesso. Deve anche osservare il voto di continenza sessuale, per cui si limitano le occasioni di compagnia delle donne o delle persone interessate alle donne, si evita di curare o adornare il proprio corpo in modo attraente, e si segue una dieta precisa che aiuti a controllare i sensi. Queste regole sono valide anche per gli Ashrama successivi, ad eccezione del Grihastha (“che sta a casa”) Ashram o vita di famiglia, in cui un uomo sposato ha licenza di allentare il controllo allo scopo di generare figli degni.

L’Ashrama in cui si lascia la vita di famiglia per dedicarsi all’austerità viene chiamato Vanaprastha (“abitante della foresta”). Il Vanaprastha deve seguire le regole del celibato, e una dieta ancora più stretta rispetto al Brahmachari. Può costruirsi una capanna di fango e paglia o utilizzare una grotta naturale ma soltanto per mantenere il fuoco del sacrificio, esponendosi invece personalmente alle intemperie come forma di austerità. Non deve curare affatto il corpo, anzi, si lascerà crescere capelli, barba e unghie. Può indossare abiti fatti di corteccia d’albero oppure abiti semplici del colore del fuoco. Deve ritirarsi nella foresta in un luogo isolato per un periodo da 12 anni, o di 8, 4, 2 anni o almeno un anno, e dedicarsi il più possibile all’austerità. Quando a causa della vecchiaia o della malattia diventa incapace di svolgere le pratiche spirituali prescritte, deve digiunare. In questo modo il Vanaprastha si distacca gradualmente dal corpo materiale.

Una persona che è esperta nella conoscenza spirituale può entrare nell’Ashram conosciuto come Sannyasa, che consiste nell’abbandonare ogni relazione materiale e smettere completamente di curarsi del proprio corpo e del proprio abbigliamento. Un Sannyasi (“rinunciato”) può possedere unicamente un bastone e un contenitore per l’acqua, anche se non è obbligatorio averli. Deve rinunciare a ogni dimora, viaggiando costantemente per il mondo intero e fermandosi soltanto una notte in ogni villaggio, vivendo di elemosine senza dipendere da nessuna persona o luogo ma comportandosi benevolmente verso tutti gli esseri. Non deve cercare di procurarsi discepoli o tenere conferenze o corsi a pagamento, o accumulare denaro in qualsiasi modo. Un Sannyasi che torna alle attività materialistiche e alla gratificazione dei sensi, che dà importanza al corpo e si identifica con esso è considerato un mascalzone e una persona estremamente degradata.

Similmente, è considerato abominevole il comportamento di un Brahmachari che non segue le regole stabilite dal Guru, di un Grihastha che non compie sinceramente i propri doveri, e di un Vanaprastha che vive in una città o un villaggio impegnandosi nella vita sociale.

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Nel corso dei suoi viaggi, Prahlada Maharaja incontrò un grande santo che aveva rinunciato a ogni cosa. Sulla riva del fiume Kaveri, nei pressi del monte Sahya, viveva questo saggio-pitone, che restava sempre disteso a terra, coperto di polvere e sporcizia. Nessuno dei suoi precedenti amici o parenti avrebbe potuto riconoscerlo. Dopo avergli offerto il suo omaggio, Prahlada espresse la sua meraviglia nel vedere che il corpo del saggio era decisamente grasso, come quello di un materialista dedito alla gratificazione dei sensi, che mangia, beve, dorme e non svolge alcun lavoro.

Il saggio-pitone rispose volentieri a quella domanda. ‘Nel corso dell’evoluzione l’anima ottiene un corpo umano, che può farci raggiungere i pianeti celesti o la liberazione, ma anche farci rinascere come essere umano o addirittura cadere nelle specie inferiori. Nella forma umana, uomini e donne si uniscono cercando il piacere dei sensi, ma la mia esperienza è che nessuno trova la felicità in questo modo, perciò ho smesso di partecipare alle attività materialiste.

Gli esseri viventi cercano costantemente di ottenere la felicità e liberarsi dalle cause della sofferenza, ma poiché ignorano che la vera felicità e soddisfazione si possono trovare soltanto a livello spirituale, prima o poi tutti i loro piani falliscono. Anche se per un certo periodo raggiungono il successo, rimangono comunque soggetti alla malattia, alla vecchiaia, alla morte, alla rinascita, e alle conseguenze delle loro azioni. Pensa a un uomo ricco, che ha accumulato molto denaro per gratificarsi i sensi: fatica a dormire la notte perché è tormentato dalla paura che ciò che possiede gli venga portato via da qualcuno, da ladri, nemici, animali, o dai suoi stessi familiari. E alla fine perderà comunque i suoi beni a causa del fattore tempo. Perché dunque affannarsi tanto per acquisire prestigio e denaro di cui non abbiamo veramente bisogno? È il modo migliore per procurarsi paura, collera, attaccamento, fatica e tristezza.

Io ho imparato dai calabroni e dai pitoni ad accontentarmi di ciò che trovo senza troppa fatica. A volte mangio pochissimo, a volte mangio molto, a seconda di quello che mi procura il destino. A volte il cibo è delizioso, a volte è vecchio e stantio, a volte è offerto con rispetto, a volte raccolgo ciò che è stato gettato via. A volte mangio di giorno, altre volte di notte, senza preoccuparmi troppo.

Per coprirmi uso ciò che trovo, che sia seta, cotone o corteccia d’albero, e ne sono sempre contento. A volte mi stendo per terra, a volte sulle foglie o sull’erba, sulla pietra o sulla cenere, o quando mi capita anche in letti lussuosi con soffici cuscini. A volte viaggio come un re, a volte cammino da solo e nudo come una persona posseduta da un fantasma.

Persone diverse hanno mentalità diverse: non sta a me lodarle o criticarle. Io desidero soltanto il loro bene.’

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La conversazione tra Maharaja Yudhisthira e Narada Rishi si spostò poi su come una persona di famiglia può raggiungere la liberazione e la perfezione della vita pur vivendo nella propria casa.

‘Un uomo di famiglia deve lavorare onestamente per guadagnarsi da vivere,’ spiegò Narada, ‘e offrire i risultati del proprio lavoro alla Personalità Suprema della Divinità. Per imparare a mettere in pratica questo principio è necessario frequentare la compagnia delle persone sante e ascoltare regolarmente le attività del Signore e delle sue incarnazioni descritte nel Bhagavata e negli altri Purana. In questo modo si diventa gradualmente liberi dall’attaccamento per la moglie e i figli, anche se esteriormente si continua a compiere scrupolosamente tutti i propri doveri.

L’uomo di famiglia è gentile con gli animali, che sono innocenti come bambini, ed evita di commettere qualsiasi cattiva azione. Si preoccupa anche del benessere delle persone degradate e intoccabili e persino dei cani randagi, e a maggior ragione degli ospiti e dei viaggiatori. Deve celebrare ogni giorno i cinque sacrifici, offrendo rispetto e adorazione al Signore Supremo nella forma dei Deva, dei santi, degli esseri umani e di tutti gli altri esseri viventi in generale, perché l’Anima Suprema risiede nel cuore di tutti. Questo si compie soprattutto attraverso la distribuzione di prasada, cibo strettamente vegetariano santificato dall’offerta alla Divinità.

A seconda delle sue possibilità economiche, l’uomo di famiglia deve offrire oblazioni agli antenati nella quindicina di luna calante del mese di Bhadra, e ai parenti degli antenati nei rituali del Mahalaya nel mese di Asvina. Deve celebrare lo Sraddha a Makara Sankranti o a Karkata Sankranti, Mesha o Tula Sankranti, durante un’eclisse solare o lunare, nel giorno di dvadasi, nel giorno di Akshaya Tritiya, in Sukla Navami nel mese di Kartika, nel giorno della luna piena e negli altri giorni propizi.

Le cerimonie rituali possono venire compiute in qualsiasi luogo dove viva un devoto di Vishnu, e soprattutto in un tempio dove è installata la Divinità del Signore. Sono propizi tutti i luoghi dove i brahmana esperti osservano i principi vedici di austerità, studio e compassione, e presso i fiumi sacri descritti nei Purana e anche a Pushkara, Kurukshetra, Gaya, Prayaga, PulahAshrama, Naimisharanya, Setubandha, Prabhasa, Dvaraka, Varanasi, Mathura, Bindu- sarovara, BadarikAshrama, e nei luoghi in cui vissero Ramachandra e madre Sita durante il loro esilio.

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Chi desidera imparare a controllare la mente e i sensi deve lasciare la comodità della vita familiare e stabilirsi in un luogo sacro per praticare lo Yoga. Seduto in una posizione comoda, con la schiena diritta, lo Yogi deve esercitarsi a controllare gradualmente il respiro, finché riesce ad arrestarlo. Questo gli permetterà di distaccarsi dai desideri materiali e controllare la mente, rendendola stabile e serena come un fuoco senza fiamma e senza fumo.

Secondo i Veda esistono due tipi di attività, definite come Pravritti e Nivritti. Pravritti è l’azione che eleva l’essere umano a una condizione migliore, mentre Nivritti porta all’estinzione dei desideri materiali.

Pravritti comprende la celebrazione delle cerimonie rituali e dei sacrifici conosciuti come agni hotra, darsha, purnamasa, chaturmasya, pashu, soma, baliharana, e anche la costruzione di templi, di case di riposo e giardini, pozzi pubblici per attingere acqua, centri di distribuzione di cibo, e così via. Quando queste azioni virtuose vengono purificate dall’offerta dei risultati alla Personalità Suprema della Divinità, diventano strumenti per raggiungere la liberazione e la perfezione della vita.

Dopo aver spiegato tutto ciò a Yudhisthira Maharaja, Narada Rishi si congedò e riprese a viaggiare per l’universo.