Parikshit era rimasto colpito da ciò che Sukadeva aveva detto riguardo a Bali Maharaja e all’Avatara nano, Vamana. ‘Perché mai il Signore, che possiede l’intero universo, si trovò a chiedere in elemosina tre passi di terra a Bali, e perché costrinse Bali a rimanere a Patala loka anche dopo aver ottenuto da lui ciò che gli aveva chiesto? Mi sembra strano.’
Sukadeva cominciò allora a narrare nei dettagli la storia dell’apparizione dell’Avatara Vamana.
Quando Bali Maharaja era precipitato con il suo aereo durante il combattimento contro i Deva, il sacerdote degli Asura, Sukracharya, discendente di Brighu, lo aveva riportato in vita e compiaciuto dalla sua riconoscenza lo aveva aiutato a celebrare il sacrificio rituale conosciuto come Visvajit. Dal fuoco sacrificale apparvero un carro meraviglioso, cavalli simili a quelli di Indra, uno stendardo con l’effigie del leone, un’armatura celestiale, un arco e una faretra di frecce infallibili. Il nonno di Bali, Prahlada, gli diede una ghirlanda di fiori che non sarebbero mai appassiti, e Sukracharya gli diede una conchiglia da guerra. Così equipaggiato con armi invincibili, Bali Maharaja riunì il suo esercito e marciò sulla splendida capitale di Indra, piena di giardini meravigliosi, edifici costruiti con pietre preziose e fortificazioni molto potenti, protetta da 100 milioni di astronavi. Gli abitanti dei pianeti celesti, tutti persone molto virtuose e beneducate, erano immersi nei piaceri celestiali del canto e della danza, allietati dal profumo dell’incenso e dalle dolci brezze.
Al suo arrivo, Bali Maharaja suonò la conchiglia da guerra, lanciando così la sua sfida. Indra contemplò il re degli Asura e i suoi eserciti e si rese conto che era impossibile sconfiggerlo. Brihaspati confermò che i Deva avrebbero senz’altro perduto la battaglia e gli consigliò di evacuare immediatamente la città. Così Bali entrò trionfalmente nel palazzo di Indra e celebrò ulteriori rituali di sacrificio, diventando così il sovrano più potente dell’universo.
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La madre dei Deva, Aditi, era molto rattristata nel sapere che i suoi figli erano stati costretti all’esilio e chiese a suo marito Kashyapa consiglio su come aiutarli a ritornare in possesso delle loro dimore e dei loro beni. Così come aveva raccomandato a Diti il voto detto pumsavana, Kashyapa raccomandò ad Aditi di seguire il voto detto payovrata o sarva yajna, anch’esso mirato a soddisfare la Personalità Suprema della Divinità. Il rituale dura 12 giorni, a cominciare dal primo giorno della luna crescente del mese di Phalguna (febbraio-marzo) e consiste nel consumare soltanto latte e impegnarsi nell’adorazione di Vishnu.
Il giorno precedente all’inizio del voto, cioè nel giorno di luna nuova, bisogna rendere omaggio a Madre Terra spalmandosi il corpo con terriccio scavato da un cinghiale e poi fare il bagno in un fiume.
Dopo aver completato i doveri mattutini, bisogna rendere omaggio alla Divinità del Signore, all’altare, al sole, all’acqua, al fuoco e al maestro spirituale. Bisogna meditare sulla Personalità Suprema della Divinità, che ha due teste, tre gambe, quattro corna e sette mani, che rappresentano rispettivamente prayaniya e udaniya (il desiderio iniziale e la fine del desiderio), il savana traya (i tre movimenti cioè creazione, mantenimento e distruzione), i quattro Veda e le sette metriche degli inni vedici. Il suo cuore è costituito dai tre kanda, cioè arma (azione), jnana (conoscenza) e upasana (adorazione), che si manifestano nella forma delle cerimonie rituali di sacrificio.
Il Mantra che Aditi ricevette da Kashyapa per questa adorazione offre poi omaggio a Shiva, Rudra, la fonte di ogni potenza e conoscenza, il maestro di tutti, che si manifesta come Hiranyagarbha, la fonte della vita e l’Anima Suprema di tutti gli esseri viventi. Il suo corpo è la sorgente di tutti i poteri mistici e si è incarnato come Nara Narayana. Aditi avrebbe dovuto quindi offrire omaggio a Vishnu, detto anche Keshava, il consorte della Dea della fortuna, che può dare ogni benedizione e soddisfa i desideri di tutti.
Poi, recitando il Mantra di 12 sillabe, cioè Om Namo Bhagavata Vasudevaya (“offro il mio omaggio al Signore Supremo, che è onnipresente”), si offrono ghirlande, incenso e altri articoli di culto, si fa il bagno alla Divinità nel latte e la si veste di abiti adeguati, usando anche il filo sacro e ornamenti. Dopo aver offerto nuovamente acqua ai piedi della Divinità, bisognaì ripetere l’offerta di fiori, incensi e così via. Se possibile, bisogna offrire alla Divinità del riso di buona qualità bollito nel latte, con burro e melassa, e poi presentare con questi articoli le oblazioni nel fuoco insieme con lo stesso Mantra.
Infine bisogna offrire il Prasada a un Vaishnava, consumarne un po’, e presentare di nuovo acqua per le mani della Divinità e un’adorazione completa. Infine, dopo aver recitato silenziosamente il Mantra per 108 volte e offerto preghiere in lode al Signore, bisogna girare attorno alla Divinità in segno di rispetto e prostrarsi in segno di omaggio.
I fiori e l’acqua offerta devono essere portati alla propria testa con rispetto e poi gettati in un luogo sacro, dopodiché bisogna offrire molto rispettosamente il riso dolce ad almeno due brahmana.
Questi rituali vanno ripetuti ogni giorno; nel frattempo bisogna osservare il voto di castità ed evitare i discorsi inutili, dormire per terra, fare il bagno tre volte al giorno e nutrirsi soltanto di latte, offrire regolarmente oblazioni al fuoco e cibo ai brahmana, cantare canzoni devozionali al Signore e recitare le sue glorie.
Il tredicesimo giorno della luna bisogna fare il bagno alla Divinità con cinque sostanze dolci dette panchamrita (latte, yogurt, burro chiarificato, zucchero e miele), offrire oblazioni di riso bollito in latte e burro chiarificato, e recitare il Mantra Purusha Sukta. L’adorazione alla Divinità nell’ultimo giorno del voto deve essere particolarmente ricca, con l’offerta di molti tipi diversi di cibi, seguita da una distribuzione di stoffe, ornamenti e mucche al maestro spirituale e ai sacerdoti officianti, e da un grande banchetto per tutti.
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Aditi seguì scrupolosamente le istruzioni di Kashyapa e la sua devozione sincera attirò l’attenzione del Signore Vishnu, che apparve davanti a lei e acconsentì a nascere come suo figlio per aiutare i Deva a riconquistare la loro giusta posizione. Aditi però avrebbe dovuto mantenere il segreto sulla vera identità del suo ultimo figlio.
Nel giorno propizio di Vijaya Dvadasi, secondo la benedizione ricevuta da Vishnu, Aditi generò Vamana, che si manifestò immediatamente nella forma a quattro braccia di Vishnu, e poi apparve come un giovane Brahmachari molto basso di statura. Tutti i Deva festeggiarono l’apparizione dell’Avatara nano e celebrarono la cerimonia di iniziazione offrendogli vari doni.
Surya stesso gli trasmise il Mantra Gayatri, Brihaspati gli diede il filo sacro e Kashyapa la cintura di erba kusha. Madre Terra gli offrì una pelle di cervo, Chandra gli diede il brahma nda (il bastone del brahmana) e Indra un ombrello. Brahma gli diede un kamandalu (vaso per l’acqua), i sette Rishi gli diedero erba kusha e Sarasvati una collana di semi di rudraksha. Kuvera gli diede una ciotola per le elemosine e Durga gli offrì la prima elemosina. Dopo aver celebrato il rituale del fuoco, Vamana andò a trovare Bali Maharaja, che era impegnato a celebrare il sacrificio asvamedha nel luogo sacro di Brighukaccha, sulla riva nord del fiume Narmada.
Quando Vamana arrivò nell’arena del sacrificio, tutti i presenti rimasero colpiti dal suo splendore e Bali Maharaja stesso si alzò con gioia per offrirgli un seggio d’onore e un lavacro per i piedi. Dopo averlo accolto adeguatamente, Bali chiese a Vamana che cosa potesse fare per lui e gli offrì qualsiasi cosa desiderasse.
Vamana fu molto contento dell’accoglienza offerta da Bali, il degno nipote del glorioso Prahlada Maharaja, e rispose che non voleva nulla che non fosse strettamente necessario: si sarebbe accontentato di tre passi di terra. Il re dei Daitya, sorpreso da quella richiesta così modesta, affermò che essendo il sovrano di tutti e tre i mondi era in grado di donare a Vamana anche un’intera isola per il suo mantenimento, in modo che non avesse più bisogno di chiedere l’elemosina a nessuno.
Vamana sorrise, insistendo che tre passi gli sarebbero stati più che sufficienti, e Bali Maharaja acconsentì a consegnare il dono consacrando ufficialmente la promessa con la rituale offerta di acqua. In quel momento Sukracharya si rese conto del pericolo e avvertì Bali che quel giovane Brahmachari non era altri che Vishnu, la Personalità Suprema della Divinità, apparso per portare via ogni cosa ai Daitya.
Bali Maharaja ascoltò attentamente le parole del suo sacerdote, che gli raccomandava di rompere la promessa fatta a Vamana, ma decise di non seguire il suo consiglio.
‘Nessun peccato è peggiore della violazione della veridicità,’ disse Bali Maharaja. ‘Per questo Madre Terra ha detto, posso reggere qualsiasi peso, fuorché quello di un mentitore. Io non ho paura della povertà, delle disgrazie e nemmeno dell’inferno, ma non posso tradire la promessa fatta a un brahmana. E a che servono le ricchezze comunque? Al momento della morte bisogna abbandonare ogni cosa. Grandi personaggi come Dadhici e Sibi sono stati pronti a sacrificare persino la propria vita per il bene della gente, e quanti lasciano la vita sul campo di battaglia? Mi viene offerta ora l’occasione di sacrificare i miei beni per servire una persona santa, e per di più se questo giovane brahmana è veramente Vishnu come tu dici, a maggior ragione è degno di essere servito senza riserve se viene a chiedermi l’elemosina.’
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Sfidando la maledizione del suo maestro, Bali procedette quindi con il rituale del dono e non appena la cerimonia fu compiuta, Vamana cominciò a espandere il proprio corpo, manifestando la visione della forma universale al re dei Daitya. Poi con un solo passo coprì tutti i sistemi planetari inferiori fino alla Terra, e con un secondo passo coprì tutti i sistemi planetari celesti, tanto che il suo alluce perforò la copertura esterna dell’universo.
Gli Asura, furibondi, cercarono allora di aggredire Vamana, ma da Vaikuntha arrivarono immediatamente i compagni del Signore Vishnu: Nanda, Sunanda, Jaya, Vijaya, Prabala, Bala, Kumuda, Kumudaksha, Visvakshena, Garuda, Jayanta, Srutadeva, Pushpadanta e Satvata che respinsero gli Asura. Bali Maharaja intervenne, ordinando ai suoi sudditi di smettere di combattere e di ritirarsi.‘Con due soli passi ho coperto l’universo intero,’ disse Vamana, ‘e quindi non sei in condizione di mantenere la tua promessa donandomi un terzo passo di terra. Come punizione per aver rotto il tuo giuramento, dovrai ora rimanere imprigionato nei pianeti inferiori.’
Bali Maharaja rispose, ‘Non m’importa di perdere tutto ciò che possiedo o di essere imprigionato nei pianeti inferiori, ma voglio mantenere la mia promessa. Quindi ti prego di posare il piede sulla mia testa per compiere il tuo terzo passo: ti offro me stesso in dono.’
In quel momento apparve il nonno di Bali, Prahlada, splendente come la luna nella notte, per offrire il suo omaggio al Signore. Anche Vindhyavali la moglie di Bali e Brahma stesso si fecero avanti per offrire le loro preghiere a Vishnu.
Il Signore rispose, ‘Le persone sciocche diventano orgogliose e arroganti quando possiedono grandi ricchezze, sono nate in una famiglia aristocratica, ottengono una posizione elevata, compiono attività straordinarie o anche soltanto quando sono giovani e attraenti, mentre una persona che si mantiene umile nonostante tutte queste benedizioni è veramente degna del favore della Divinità. Bali Maharaja ha dimostrato di essere estremamente distaccato e tollerante, e di amare i principi della religione, a cominciare dalla lealtà.
Per queste sue grandi qualità Bali diventerà il re dei pianeti celesti sotto il regno di Savarni Manu. Nel frattempo Bali abiterà con tutti i suoi parenti e amici sul pianeta Sutala, che è stato preparato da VisvaKarma secondo le mie istruzioni dirette affinché tutti i suoi abitanti siano liberi da ogni sofferenza fisica e mentale. Nessuno sarà in grado di sconfiggerlo o di sfidare la sua autorità, perché Bali sarà direttamente sotto la mia protezione e io risiederò permanentemente là insieme a lui, così che mi possa vedere ogni giorno.’
Felici di aver ricevuto tali benedizioni, Bali e Prahlada offrirono il loro omaggio a Vamana e scesero volentieri a Sutala.