Maharaja Parikshit aveva ascoltato con grande interesse la storia di Vamana. ‘È meraviglioso,’ disse, ‘vedere come la Personalità Suprema della Divinità rimane sempre sul piano trascendentale eppure discende nella forma degli Avatara in questo mondo. Ho sentito per esempio che il primo Avatara di Vishnu è stato il pesce, una forma di vita inferiore in cui l’essere condizionato soffre molto. Qual era lo scopo di quella incarnazione?’
Sukadeva rispose volentieri raccontando la storia dell’Avatara Matsya.
‘Il Signore appare,’ disse, ‘per proteggere il Dharma, cioè i principi eterni e universali della religione, le scritture vediche, i devoti, i Deva, i brahmana e le mucche. Non è condizionato dalla forma che assume, perché si trova sempre al di sopra delle qualità della natura materiale.
L’Avatara pesce apparve alla fine dello scorso giorno di Brahma, quando tutti i tre mondi furono ricoperti dalle acque dell’oceano.
A quel tempo il re Satyavrata (che nell’era successiva sarebbe diventato Sraddhadeva Manu, figlio di Vivasvan) era impegnato a compiere austerità sulla riva del fiume Kritamala. Un giorno, mentre raccoglieva l’acqua nelle mani per offrire oblazioni, vi trovò un pesciolino minuscolo e lo rimise nell’acqua del fiume.
‘Caro re Satyavrata,’ lo implorò il pesciolino, ‘tu proteggi tutti coloro che hanno bisogno del tuo aiuto. Non lasciarmi qui in questo grande fiume, dove ci sono tanti pesci più grossi che vogliono mangiarmi.’
Il re raccolse dunque il pesciolino nel suo vaso per l’acqua e lo portò a casa, ma durante la notte il pesce crebbe così tanto che non poteva più muoversi liberamente.
‘Mi trovo molto scomodo qui,’ disse ancora il pesce. ‘Per favore, trovami posto un po’ più grande dove potrò vivere tranquillo.’
Satyavrata mise il pesce in un pozzo, ma immediatamente le dimensioni del pesce crebbero ancora: dovette tirarlo fuori di nuovo e trovargli un lago dove potesse nuotare comodamente. Ma appena entrò nell’acqua del lago, il corpo del pesce diventò ancora più grande, fino ad occuparlo tutto. Perplesso, Satyavrata trasportò il pesce fino all’oceano, ma quando lo ebbe spinto nell’acqua, Matsya (“il pesce”) parlò ancora. ‘Non lasciarmi qui da solo,’ disse, ‘con tutti quegli squali che infestano l’oceano...’
A quel punto Satyavrata comprese che non si trattava certamente di un pesce ordinario, ma della Personalità Suprema della Divinità che stava manifestando una meravigliosa avventura per qualche scopo misterioso. Offrì dunque il suo omaggio alla Divinità.
Matsya gli rivelò che entro sette giorni i tre mondi sarebbero stati sommersi dalle acque della devastazione e gli raccomandò di preparare una grande barca, sulla quale doveva caricare un campionario di tutte le erbe e piante e di tutti gli esseri viventi. Poi doveva salire sulla barca insieme ai sette Rishi. La nave sarebbe stata legata al corno del pesce con l’aiuto del serpente Vasuki, e avrebbe viaggiato protetta da Matsya durante l’intero periodo della notte di Brahma.
Satyavrata seguì le istruzioni del Signore e durante il viaggio ascoltò il Signore che gli illustrava la conoscenza vedica, dal Sankhya alla Bhakti, alle storie dei Purana e il contenuto delle Samhita.