Capitolo 25

I discendenti di Sraddhadeva Manu

Su richiesta di Parikshit, Sukadeva continuò a parlare dei discendenti del re Satyavrata, che era apparso nel Manvantara successivo come Sraddhadeva Manu, figlio di Vivasvan.

Quando venne celebrato il sacrificio per propiziare la nascita del suo primo figlio, Sraddhadeva desiderava avere un figlio maschio, ma sua moglie Sraddha desiderava una bambina. Quando nacque effettivamente una femmina, che venne chiamata Ila, Manu si rivolse a Vasistha, che dirigeva i rituali, chiedendogli spiegazioni sull’accaduto, e Vasistha decise di accontentare il re trasformando la bambina in un maschio, che venne chiamato Sudyumna.

Un giorno, mentre viaggiava per il regno, il principe Sudyumna entrò in una foresta per uccidere gli animali feroci che vi abitavano, senza sapere che si trattava della foresta SuKumara, un luogo sacro a Shiva dove a nessun maschio oltre a Shiva viene consentito l’ingresso, pena la trasformazione in donna. Questa legge era stata stabilita quando Parvati si era irritata per l’intrusione di alcuni Rishi che erano arrivati nella foresta mentre Shiva e Parvati erano immersi nei loro giochi d’amore.

Improvvisamente il principe si ritrovò femmina e vide che anche il suo cavallo e tutti i membri del suo seguito avevano cambiato sesso. Sorpresi e un po’ depressi per quell’inatteso sviluppo, Sudyumna e il suo seguito di ancelle continuarono a viaggiare di foresta in foresta. Budha, il figlio di Chandra, si innamorò immediatamente di quella bellissima principessa e volle sposarla, generando con lei un figlio di nome Pururava.

Sudyumna giunse infine all’Ashram di Vasistha e gli chiese aiuto per tornare ad essere uomo. Sotto la guida di Vasistha, Sudyumna offrì adorazione al Signore Shiva e ottenne le sue benedizioni. Shiva non voleva però contrariare Parvati, perciò stabilì che il cambiamento di sesso sarebbe avvenuto ogni mese: Sudyumna e i membri del suo seguito sarebbero stati maschi per un mese e femmine per il mese successivo, e così via.

Oltre a Pururava, di cui era madre, Sudyumna ebbe tre figli chiamati Utkala, Gaya e Vimala, che divennero re del Dakshina patha, l’India del sud. Quando giunse il momento adatto, Sudyumna si ritirò nella foresta per dedicarsi all’austerità, lasciando il regno a Pururava.

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In seguito Sraddhadeva Manu generò altri 10 figli: Ikshvaku, Nriga, Saryati, Dishta, Dhrista, Karusha, Narishyanta, Prishadhra, Nabhaga e Kavi.

Prishadhra era incaricato di proteggere le mucche. Durante una notte di pioggia, una tigre entrò nella zona in cui pascolavano le mucche, e ne aggredì una. Sentendo le grida della mucca sofferente, Prishadhra accorse con la spada in pugno, ma poiché la notte era molto buia fallì il colpo e per sbaglio invece di uccidere la tigre decapitò la mucca. La tigre fuggì spaventata, ma la mattina seguente al sorgere del sole Prishadhra si accorse di quello che era accaduto. Per espiare la colpa di aver ucciso una mucca, il principe si dedicò a una vita di severe austerità, abbandonando ogni altra occupazione. Ben presto divenne un grande santo e lasciò il corpo in un incendio nella foresta.

Anche il più giovane tra i figli di Manu, Kavi, decise di rinunciare al regno mentre era ancora nel fiore degli anni e si ritirò nella foresta per compiere austerità e offrire adorazione alla Divinità.

Karusha divenne il capostipite di una dinastia di kshatriya che governarono il settentrione, e furono leali protettori della cultura vedica. Dhrishta divenne il capostipite della dinastia di brahmana conosciuta come Dharsta.

Nriga divenne il padre di Sumati, che generò Bhutajyoti, che generò Vasu, che generò Pratika, che generò Oghavan. Il figlio di Oghavan ebbe lo stesso nome del padre e generò una figlia di nome Oghavati, che andò sposa a Sudarshana.

Narishyanta divenne il padre di Citrasena, che generò Riksha, che generò Midhavan, che generò Purna, che generò Indrasena, che generò Vitihotra, che generò Satyasrava, che generò Urusrava, che generò Devadatta, che generò Agnivesya un’incarnazione diretta del Deva Agni, che divenne famoso anche come Kanina e Jatukarnya. Agnivesya fu il capostipite di una dinastia di brahmana conosciuti come Agnivesyana.

Dishta ebbe un figlio, Nabhaga, che divenne un vaisya. Il figlio di Nabhaga fu Bhalandana, che generò Vatsapriti, che generò Pramsu, che generò Pramati, che generò Khanitra, che generò Chakshusa, che generò Vivimsati, che generò Rambha, che fu padre del grande re Khaninetra. Khaninetra divenne padre del re Karandhama, che generò Avikshit, che fu padre dell’imperatore Marutta.

Marutta celebrò un rituale di sacrificio con l’aiuto del grande mistico Samvarta, figlio di Angira: tutti gli utensili del sacrificio erano d’oro puro e Indra, il re dei pianeti celesti, bevve tanto Soma Rasa da perdere il controllo di sé.

Marutta divenne il padre di Dama, che generò Rajyavardhana, che generò Sudhriti, che generò Nara, che generò Kevala, che generò Dhundhuman, che generò Vegavan, che generò Budha, che generò Trinabindhu, che divenne il re della Terra e sposò l’Apsara Alambusha. Da lei, Trinabindhu ebbe 3 figli (Visala, Sunyabandhu e Dhumraketu) e una figlia di nome Ilavila. Ilavila sposò il grande mistico Visrava e generò il Deva Kuvera.

Dei tre figli di Trinabindhu, Visala divenne il capostipite di una dinastia e costruì il palazzo conosciuto come Vaisali. Visala divenne padre di Hemachandra, che generò Dhumraksha, che fu padre di Samyama, che generò Devaja e Krishasva. Krishasva generò Somadatta, che grazie alla sua adorazione a Vishnu ottenne la residenza su un pianeta molto alto. Somadatta generò Sumati, che generò Janamejaya.

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Un altro figlio di Manu, Saryati, ebbe una figlia bellissima di nome Sukanya, che viaggiò con lui per andare a visitare l’Ashrama di Cyavana Muni. Durante una pausa nel viaggio, Sukanya e le sue amiche si inoltrarono nella foresta a raccogliere della frutta, e trovarono un termitaio con due buchi, dai quali si intravedevano due piccole luci.

Incuriosita, Sukanya usò un bastoncino appuntito per cercare di estrarre quelle lucine dal termitaio, ma con suo grande orrore vide che dai buchi colava del sangue.

Immediatamente tutto il seguito di Saryati si trovò afflitto da un blocco fisico che impediva loro di eliminare urina e feci. Il re sospettava che il problema fosse dovuto alla reazione di qualche offesa commessa contro Cyavana Muni, e la principessa Sukanya confessò ciò che aveva fatto nella sua ignoranza. Il re Saryati andò a supplicare il Muni di perdonare quell’azione sciocca e Cyavana rispose che essendo ora cieco, aveva bisogno di essere accudito da qualcuno. Sukanya accettò di restare con Cyavana diventando sua moglie, e il Muni guarì immediatamente il re e tutti i membri del suo seguito.

Cyavana era un vecchio molto irritabile, ma Sukanya lo servì sinceramente e gli si affezionò molto. Passò qualche tempo e un giorno gli Asvini Kumara, i medici dei Deva, si recarono a far visita a Cyavana Muni. Cyavana li accolse rispettosamente e chiese loro il favore di dargli giovinezza e un bell’aspetto, perché voleva diventare gradevole agli occhi di Sukanya. In cambio, promise agli Asvini Kumara un vaso pieno di Soma Rasa, che generalmente non viene loro offerto durante i sacrifici.

Su istruzione degli Asvini Kumara, Cyavana si immerse nel lago insieme a loro e ne emerse completamente rinnovato, con un corpo divino, tanto che Sukanya fu incapace di distinguerlo dai due Asvini Kumara. Vedendo il suo imbarazzo, gli Asvini Kumara si rivelarono e le indicarono Cyavana, e infine tornarono sui pianeti celesti.

Qualche tempo dopo il re Saryati andò a far visita a Cyavana, e fu sorpreso e adirato nel vedere che sua figlia Sukanya era in compagnia di un uomo giovane e bello come il sole. Pensando che Sukanya avesse abbandonato il marito rispettabile ma ormai vecchio, rugoso, malato e cieco per cercarsi un amante più attraente, il re la rimproverò aspramente, ma Sukanya sorridendo gli raccontò l’accaduto.

Cyavana Muni aiutò il re a celebrare una cerimonia di sacrificio e come aveva promesso offrì un vaso di Soma Rasa agli Asvini Kumara in ringraziamento per il loro favore. Indra si sentì oltraggiato poiché generalmente è a lui che si offre il Soma Rasa, mentre gli Asvini Kumara non hanno il diritto di riceverlo. Ma Cyavana Muni, con il suo potere, paralizzò il braccio di Indra che cercava di aggredirlo con il fulmine.

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Il re Saryati ebbe tre figli, di nome Uttanabarhi, Anarta e Bhurisena. Anarta divenne il padre di Revata, che costruì nelle profondità dell’oceano un regno chiamato Kusasthali, ed ebbe 100 figli, di cui il maggiore si chiamava Kakudmi. Kakudmi avvicinò Brahma per chiedergli consiglio per maritare sua figlia Revati, ma dovette attendere per avere udienza in quanto Brahma era impegnato ad ascoltare un concerto dei Gandharva. Quando Kakudmi gli presentò la sua richiesta, Brahma gli disse che tutti i possibili mariti che aveva considerato per Revati erano ormai morti e con loro anche i loro discendenti, perché nel frattempo sulla Terra erano trascorsi 27 cicli di 4 ere. Gli raccomandò quindi di dare sua figlia in sposa a Baladeva, la Personalità Suprema della Divinità, che era apparso nella dinastia degli Yadu.

Tornato al suo regno, che era ormai stato abbandonato da tutti gli abitanti, Kakudmi diede sua figlia in sposa a Baladeva come suggerito da Brahma, e poi si ritirò a BadarikAshrama per meditare sulla Divinità.