Capitolo 55

L’eclisse a Kurukshetra

Mentre Krishna e Balarama vivevano a Dvaraka si verificò una rara eclisse di sole. Molti pellegrini si recarono a Samanta panchaka, il luogo sacro stabilito da Parasurama, per compiere austerità in quel momento propizio e anche gli Yadu decisero di andarvi.

Lasciando a difesa della città Aniruddha con Suchandra, Suka, Sarana e Kritavarma, il generale supremo dell’esercito degli Yadu, tutti gli altri viaggiarono verso Kurukshetra per osservare i rituali prescritti.

Giunti a Samanta Panchaka fecero il bagno e iniziarono il digiuno, poi offrirono molti doni ai brahmana. Infine, dopo che l’eclissi fu terminata fecero di nuovo il bagno e distribuirono cibo a tutti.

Molti altri pellegrini erano giunti dai regni confinanti Matsya, Usinara, Kaushalya, Vidarbha, Kuru, Srinjaya, Kamboja, Kaikaya, Madra, Kunti ed erano presenti anche i re di Anarta e Kerala.

La regina Kunti fu molto felice di rivedere i fratelli e le sorelle con i loro figli, i genitori e tutti gli altri parenti, specialmente Vasudeva, che era stato a lungo sotto l’oppressione di Kamsa.

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A Samanta panchaka erano arrivati anche gli abitanti di Vrindavana, guidati da Nanda Maharaja, e il loro incontro con la famiglia di Krishna fu molto emozionante. Cercarono immediatamente Krishna e lo abbracciarono con grande affetto, la gola stretta dalle lacrime. Rohini e Devaki abbracciarono madre Yasoda, la regina di Vraja, ringraziandola per la sua generosità e per l’amore che aveva sempre mostrato a Krishna e Balarama.

Le gopi divoravano Krishna con gli occhi, maledicendo il creatore che aveva inventato le palpebre perché impedivano loro di guardarlo senza interruzione. Il Signore si allontanò dai suoi parenti e sedette con le gopi in un luogo isolato, abbracciandole e sorridendo loro.

‘Mie care amiche,’ disse loro, ‘spero che non siate arrabbiate con me. Purtroppo ho dovuto rimanere lontano da voi a lungo perché avevo dei gravi doveri da compiere per il bene della mia famiglia e ho dovuto combattere contro i miei nemici. Forse pensate che io sia un ingrato che vi ha abbandonato, ma ogni nostra fortuna e sfortuna è decretata dal Karma e noi non possiamo opporci a quello che deve essere. Tutti gli esseri s’incontrano e si separano nuovamente come foglie nel vento, e raramente possono andare dove vorrebbero. Voi però, con il vostro amore e il vostro servizio, avete conquistato il mio cuore eternamente e io sono presente per sempre nel vostro cuore.’

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Nel frattempo Draupadi, la regina dei Pandava, incontrava le spose di Krishna e le pregava di raccontare la loro storia. Una dopo l’altra, le regine di Krishna raccontarono in che modo avevano sposato il Signore. Rukmini si era fatta rapire nel giorno del suo matrimonio con Sishupala, Satyabhama era stata offerta dal padre insieme al gioiello Syamantaka, come anche Jambavati figlia di Jambavan, e Kalindi aveva incontrato Krishna mentre questi viaggiava in compagnia di Arjuna. Krishna aveva conquistato la mano di Mitravinda durante la cerimonia dello Svayamvara e così era avvenuto anche per Satya, mentre Bhadra e Lakshmana avevano

chiesto specificamente di sposarlo. Lo Svayamvara di Lakshmana era stato molto simile a quello di Draupadi, ma il pesce dorato che fungeva da bersaglio era celato e se ne poteva vedere soltanto il riflesso in un vaso d’acqua. I molti contendenti, compresi Arjuna, Bhima, Jarasandha, Sishupala, Duryodhana, Karna e il re di Ambastha avevano fallito, alcuni di poco, altri di molto, e soltanto Krishna era stato capace di completare la prova.

Anche Rohini, la sposa di Krishna che parlava in rappresentanza delle 16.000 principesse liberate dalla prigione di Bhaumasura, narrò la loro storia e tutte le spose di Krishna furono d’accordo nel dire che il Signore le aveva sposate soltanto per mostrare loro gentilezza, e che da parte loro si consideravano soltanto le sue umili servitrici.

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Mentre le signore discorrevano così tra loro, a Samanta Panchaka arrivarono molti Rishi e santi, tutti ansiosi di vedere Krishna e Balarama. Tra questi grandi personaggi c’erano Vyasa, Narada, Cyavana, Devala e Asita, Visvamitra, Satananda, Bharadvaja e Gautama, Parasurama con i suoi discepoli, Vasistha, Galava, Bhrigu, Pulastya e Kasyapa, Atri, Markandeya e Brihaspati, Dvita, Trita, Ekata e i quattro Kumara, Angira, Agastya, Yajnavalkya e Vamadeva.

Tutti i re e gli altri presenti si alzarono per accoglierli rispettosamente, e quando furono onorati secondo la tradizione, si sedettero ad ascoltare il Signore.

‘Ora possiamo dire che la nostra vita è stata coronata dal successo,’ esclamò Krishna, ‘perché abbiamo ottenuto la benedizione di incontrare tanti grandi maestri nello Yoga. Molti riconoscono la Divinità soltanto nei templi ma restano incapaci di vedere voi, che siete i veri luoghi di pellegrinaggio più di qualsiasi corso d’acqua o di qualsiasi immagine fatta di pietra o metallo, che possono purificare soltanto dopo parecchio tempo. La vostra presenza invece dona una purezza immediata.

Chi si identifica con il corpo, che è composto di elementi materiali, chi crede che la moglie e la famiglia siano suoi in modo permanente, chi pensa che la terra dov’è nato sia degna di adorazione, e chi pensa che un luogo di pellegrinaggio consista semplicemente in un corso d’acqua, ma non cerca coloro che sono saggi e conoscono la verità spirituale, non è meglio di un animale.’

I grandi saggi rifletterono sulle parole del Signore e compresero che stava istruendo la società umana. Risposero quindi, ‘Il tuo potere illusorio, la tuaYogamaya, ci ha completamente confuso, anche se siamo i più grandi esperti nella conoscenza e capi dei creatori di questo mondo. Le attività della Divinità sono misteriose, soprattutto quando prende forma umana e discende tra noi fingendo di essere sotto un controllo superiore. In questo modo tu proteggi e preservi l’ordine sociale, dimostrando con l’esempio come si deve comportare un essere umano. Siamo noi ad essere onorati dalla tua presenza e ti offriamo il nostro omaggio. Né questi re né i tuoi parenti gli Yadu possono percepire la tua grandezza, perché questa viene celata dal velo della tua Maya.’

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Dopo aver offerto le loro preghiere al Signore, i Rishi si prepararono a tornare ai loro Ashram. Vasudeva però desiderava parlare ancora con loro e li supplicò di dargli delle istruzioni a proposito del Karma.

Narada Muni, sorpreso, commentò: ‘Vasudeva chiede a noi come si deve comportare, perché considera Krishna semplicemente come il suo ragazzo. La gente che vive sulla riva del Gange va spesso in pellegrinaggio in altri luoghi, sobbarcandosi viaggi faticosi, perché la familiarità e l’abitudine generano mancanza di apprezzamento per ciò che si ha già a portata di mano.’

I Rishi acconsentirono a rispondere alle domande di Vasudeva e in presenza di Krishna e Balarama.

‘L’azione, o Karma,’ dissero, ‘viene neutralizzata da ulteriori azioni, quando si eseguono i sacrifici vedici allo scopo di adorare Vishnu, il Signore del sacrificio, investendo nel suo servizio le ricchezze guadagnate onestamente. Questo è il metodo più semplice per controllare la mente e raggiungere la liberazione. È un dovere sacro che rallegra il cuore e la via propizia per gli uomini di famiglia.

Una persona intelligente può rinunciare al desiderio di ricchezze distribuendo la carità e compiendo i sacrifici. Deve imparare a rinunciare al desiderio sessuale sperimentando la vita di famiglia e deve imparare a rinunciare al desiderio di raggiungere i pianeti celesti studiando gli effetti del tempo. I saggi che hanno così rinunciato all’attaccamento per la vita di famiglia vanno nella foresta per dedicarsi all’austerità.

I nati due volte, brahmana, kshatriya e vaisya, devono ripagare il debito che hanno verso i Deva, i Rishi e i Pitri, cioè gli antenati. Per ripagare tali debiti devono celebrare sacrifici e rituali, studiare le scritture e generare dei figli; se muoiono prima di aver adempiuto a questi tre doveri, cadranno in una condizione infernale.

Tu, Vasudeva, sei una grande anima e sei già libero da due di questi debiti, verso i Rishi e verso i Pitri. Ora devi pagare il tuo debito verso i Deva celebrando i rituali vedici, e così sarai perfettamente libero da ogni impegno.’

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Vasudeva offrì il suo omaggio ai Rishi e sotto la loro direzione celebrò i rituali richiesti nel luogo sacro di Kurukshetra, alla presenza di tutti i grandi re e delle loro spose. Con gli occhi decorati dal collirio nero e con il corpo spalmato di burro fresco, Vasudeva ricevette l’iniziazione al sacrificio secondo le regole delle scritture, e circondato dalle sue 18 mogli appariva come la luna in mezzo alle stelle. Le spose di Vasudeva indossavano sari di seta ed erano decorate di bracciali, collane, cavigliere e orecchini, e anche i sacerdoti officianti erano abbigliati di seta e portavano vari ornamenti preziosi.

Al termine delle cerimonie rituali di adorazione Vasudeva e le sue spose fecero il bagno nel lago e distribuirono in carità gli abiti e gli ornamenti che avevano indossato. Poi si rivestirono di abiti nuovi e dopo aver onorato con bellisimi doni tutti i parenti e gli altri partecipanti alle cerimonie, Vasudeva si sentì perfettamente soddisfatto.

Legati da un profondo affetto reciproco, gli Yadu e gli abitanti di Vrindavana rimasero a Kurukshetra per ben tre mesi, poiché erano incapaci di separarsi. Infine, dopo un ulteriore scambio di regali e di dimostrazioni di affetto, Nanda ripartì per Vrindavana e gli Yadu tornarono a Dvaraka.