Il progetto ambizioso dell’imperatore Adriano ha creato uno splendore architettonico che resiste ai secoli.
L’ispirazione degli artisti
Una villa romana, in particolare, riscuote l’interesse dei potenti e degli artisti della nostra penisola sin dalla fine del 1400. Proprio in questi anni, infatti, il grande mecenate papa Pio II Piccolomini si reca a Tivoli per visitare le rovine di Villa Adriana. Da questo momento papi, nobili e artisti si interessano alla villa, spesso purtroppo con intenti predatori: papa Alessandro VI Borgia, i potenti cardinali Alessandro Farnese e Ippolito d’Este, per esempio, finanziano gli scavi soprattutto al fine di prelevarne preziosi marmi e statue per le loro collezioni.
Nel corso dei secoli si recano in visita a Tivoli anche architetti di grande fama come Antonio da Sangallo e Francesco Borromini o artisti come il Piranesi. La villa diventa un prezioso laboratorio di studio della classicità e sarà di ispirazione per le nuove e grandiose opere di intere generazioni di artisti, in particolare per quel che riguarda l’arte barocca.
Questa caratteristica di Villa Adriana è stata sottolineata dall’Unesco tra le motivazioni del riconoscimento come Patrimonio dell’Umanità: “Lo studio dei monumenti che compongono la Villa Adriana ha svolto un ruolo decisivo nella scoperta degli elementi dell’architettura classica da parte degli architetti del Rinascimento e del Barocco”.
Il cosmo in una villa
Il progetto che Adriano avvia, a partire dal 117 d.C. circa, appare sin da subito molto ambizioso. Per questo l’imperatore sceglie una zona sui Monti Tiburtini, a circa ventotto chilometri da Roma, ricchissima di acque in quanto snodo di passaggio di quattro antichi acquedotti romani (Anio Verus, Anio Novus, Aqua Marcia e Aqua Claudia). La disponibilità di acqua permette ad Adriano di creare luoghi idilliaci come il Canopo, un lungo bacino d’acqua ornato da colonne e statue che culmina con un tempio, e due complessi termali per il benessere suo e dei suoi ospiti. Ma questi sono agi a cui gli imperatori romani sono abituati, ciò che invece rende unica Villa Adriana è il suo fantasioso progetto. L’imperatore vuole, infatti, che nella sua residenza di Tivoli siano riprodotti alcuni tra gli edifici più celebri delle provincie dell’Impero e così fa edificare il Liceo, l’Accademia e il Pritaneo (Grecia); la città di Canopo (Egitto); il Pecile (Atene); la valle di Tempe (Tessaglia).
Nella costruzione del Canopo, che richiama l’antica città posta sul delta del Nilo, Adriano colloca quindi, per esempio, le statue e il materiale reperiti durante il suo viaggio in Egitto, mentre il quadriportico del Pecile richiama la celebre Stoà Poikile di Atene.
Il primo nucleo dell’imponente struttura è stato il Teatro Marittimo, edificio costituito da un corpo circolare preceduto da un pronao, luogo appartato e solitario, perfetto per consentire al colto imperatore momenti di riflessione. Poco lontano dal Teatro Marittimo sorgeva la cosiddetta sala dei Filosofi: anche se alcuni studiosi ritengono che questo spazio ospitasse, nelle sette nicchie che ancora possiamo vedere, una biblioteca, alcuni elementi farebbero invece pensare che si trattasse di una sala di rappresentanza dove Adriano riceveva gli ospiti eminenti. Le pareti, infatti, erano ricoperte di porfido rosso, simbolo della gloria imperiale. Le nicchie allora, forse, ospitavano statue che sono andate perdute, rappresentanti filosofi o antenati dello stesso Adriano.