Colti, ambiziosi, amanti della bellezza: è il ritratto dei pontefici che tra Cinquecento e Seicento restituirono a Roma la sua grandezza. L’antica capitale di un impero aveva conosciuto nei secoli la distruzione e l’oblio, prima di tornare a essere una destinazione ambita per intellettuali di tutta Europa e poi una tappa obbligata del Grand Tour. Sotto il dominio pontificio, i più grandi artisti vengono chiamati a riempirla di opere immortali, dalla Cappella Sistina al Colonnato del Bernini.
Ma non c’è solo Roma, in questo secolo formidabile. C’è Parma, che i Farnese abbelliscono con la Cattedrale affrescata da Correggio e il Palazzo della Pilotta. C’è Noto, che risorge dopo un devastante terremoto per diventare la perla del barocco siciliano. Ci sono le mille chiese, i palazzi, i quadri e le decorazioni che mecenati e artisti ci hanno lasciato trionfando, in un’epoca ricca di meraviglie, in una grande competizione: quella del genio e della generosità verso il proprio Paese.