MATERA, UNA STORIA DI RISCATTO

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Le pietre parlano di una cultura antica in una città riscoperta grazie alla perseveranza e alla creatività.

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Tra i luoghi perduti e ritrovati della nostra splendida penisola, ce n’è uno, sede di una storia plurimillenaria, che sintetizza con forza la capacità di riscatto che percorre la nostra storia.

Parliamo di Matera, la città formata da Sasso Caveoso e Sasso Barisano, i due quartieri scavati nella roccia della Murgia materana. Questa città è una delle più antiche del mondo ed è stata abitata ininterrottamente dall’età paleolitica con documentazioni storiche risalenti all’età del Bronzo.

Negli anni Quaranta, Carlo Levi denuncia nel suo romanzo Cristo si è fermato ad Eboli il degrado in cui vivono i contadini di Matera nelle loro case scavate nel tufo.

In quegli anni, la mortalità generale e in particolare infantile raggiunge, a causa delle scarse condizioni igieniche, livelli elevatissimi. Così, qualche anno dopo, alcuni leader politici, dopo aver visitato la città, portano Matera all’attenzione dei media e della comunità definendola “la vergogna d’Italia”.

Immagine di una veduta di Matera

Dopo questi fatti, nel 1952, il Parlamento italiano vara una legge speciale per lo sfollamento dei Sassi e quindicimila abitanti vengono trasferiti negli edifici della città nuova e nei quartieri popolari, mentre una commissione stabilisce casa per casa quali abitazioni sono inagibili e molte grotte di tufo vengono persino murate. Per lo storico centro scavato nella roccia cominciano anni di abbandono e di degrado, tanto che in breve tempo assume l’aspetto di un set cinematografico abbandonato.

Ma la storia di Matera non è destinata a finire e, dal 1986, si decide di finanziare il suo recupero. Nei primi anni Novanta si lavora alacremente alla sua sistemazione e, nel 1993, Matera riceve il riconoscimento da parte dell’Unesco: la città dei Sassi è ufficialmente Patrimonio dell’Umanità, destinata non solo a diventare meta di milioni di turisti ma anche città viva, scelta nel 2019 come Capitale europea della Cultura.

Una magnifica storia di riscatto che ha radici lontanissime e profonde.

Curiosità. Titolo: Hollywood a Matera. In virtù del suo fascino senza tempo, Matera è stata scelta da diversi registi per grandi opere della storia del cinema: nel 1964 è stata la scenografia del Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini e, quarant’anni dopo, Mel Gibson vi ha girato il suo film The Passion. Entrambi questi film raccontano episodi della vita di Cristo, ambientati nella Palestina di epoca romana, come se Matera fosse una città del passato, esiliata in un’altra epoca, lontana dal nostro presente. Ma non è così, o meglio non lo è più.
Il racconto di Alberto. Titolo: Un esempio per tutti. Ogni volta che vado a Matera e passeggio per le sue strade rimango sorpreso dalla sua vitalità e dal paesaggio unico al mondo: i Sassi, le chiese rupestri, le gravine. E tutto fa ancora più effetto se pensiamo – e dobbiamo farlo, perché in questo Matera è un grande esempio per tutte le città – che nel 1952 il Parlamento aveva varato una legge speciale per lo sfollamento dei Sassi. Matera era stata definita “la vergogna d’Italia” eppure oggi, a quasi settant’anni da quella legge, tutti noi andiamo a visitare proprio quei luoghi per scoprire e rivivere dei contadini, la loro sapienza, le loro case, le loro tradizioni.

Matera nei secoli

Matera si trova su un altopiano di rocce calcaree, formatesi tra il Giurassico e il Cetaceo, che vengono facilmente erose dall’acqua. In origine era un fondale marino, che poi è emerso. Nel momento in cui questa terra è emersa si sono create profonde fratture nel terreno.

Il calcare friabile che compone queste rocce crea grotte naturali che l’uomo ha ampliato e alle quali ne ha aggiunte altre artificiali, scavando. Molte delle grotte che vediamo sul pendio opposto a Matera sono state utilizzate nell’VIII e IX secolo come luoghi di culto da comunità cristiano-latine e ortodosse.

Matera assume le caratteristiche di una città nell’Alto Medioevo, intorno al VI secolo d.C. e, nel 664, viene annessa dai longobardi al Ducato di Benevento.

Per secoli viene contesa da longobardi, bizantini e saraceni, finché trova un relativo periodo di pace sotto il dominio dei normanni. Sono loro, nel 1270, a edificare la cattedrale che si trova nella Civita, il punto più alto e antico. La chiesa, simbolo di Matera, è in stile romanico pugliese e reca sulla porta principale la statua della Madonna della Bruna, protettrice della città.

Immagine di Alberto Angela a Matera
Citazione di Carlo Levi. Ho visto un precipizio, lì dentro c’era Matera. Chiunque la veda non può non restarne colpito, tanto è espressiva e toccante la sua dolente bellezza.

Di un secolo dopo, databile tra il 1300 e il 1400, è un’altra splendida chiesa, scavata nel masso dove sorge e costruita con il materiale calcareo ricavato. Si tratta di Santa Maria di Idris, un nome che, secondo l’ipotesi più accreditata, deriverebbe dal greco “Odigitria”, che letteralmente significa “Colei che mostra la via”, uno degli attributi conferiti dai bizantini alla Vergine. È quindi probabile che siano stati i monaci provenienti da Bisanzio a introdurne il culto quando si sono trasferiti in questa zona.

Fino alla seconda metà del Cinquecento, Matera era molto più piccola di adesso, ubicata quasi esclusivamente nell’area dei due Sassi Caveoso e Baresano. La zona moderna comincia a svilupparsi tra la fine del 1500 e l’inizio del 1600: il Piano, la parte barocca della città, vanta monumenti magnifici risalenti a quell’epoca come Palazzo Lanfranchi, il Palazzo del Sedile nell’omonima piazza, le chiese di Santa Chiara e del Purgatorio in piazza Ridola.

Nel 1700, viene realizzato il convento dell’Annunziata che oggi ospita la biblioteca provinciale e, un secolo più tardi, la centralissima piazza Vittorio Veneto, costruita ricoprendo la parte terminale dei Sassi.

Il racconto di Alberto. Titolo: Una cripta veramente speciale. C’è un posto speciale che chi visita Matera non deve assolutamente perdere. Bisogna percorrere un po’ di strada in macchina allontanandosi dal centro storico, ma quello che vi aspetta è unico. Si tratta di una chiesa rupestre del IX secolo, subito chiamata cripta del peccato originale.  Gli affreschi presenti sulle pareti rappresentano storie della Genesi, dalla creazione al peccato originale. La cosa curiosa è che, esattamente come nella volta della Sistina, il frutto proibito non è una mela ma un fico. Ma qui c’è qualcosa che a Roma manca.  Sugli affreschi troviamo infatti la preziosa polvere di lapislazzuli, che era molto costosa al punto che Michelangelo non l’ha usata quando affrescò la volta nella volta della Sistina.

Una meraviglia della tecnica

All’Ottocento risale anche una delle molte meraviglie nascoste di Matera, una meraviglia sotterranea. Quando la città si allarga, infatti, si pone il problema di approvvigionare d’acqua anche i nuovi edifici del Piano. La soluzione è costruire una capiente cisterna che è anche un gioiello di ingegneria e architettura. Questo piccolo prodigio è chiamato il Palombaro, ma non ha alcuna attinenza con i sommozzatori: plumbus è infatti il nome di un sistema di intonaco con cui si impermeabilizzavano le cisterne.

Citazione di Giovanni Pascoli. Delle città in cui sono stato, Matera è quella che mi orride di più, quella che vedo meglio ancora, attraverso un velo di poesia e di malinconia.

L’operazione, risalente al 1870, aggrega alcune strutture preesistenti come cantine e abitazioni sino a ottenere una cisterna enorme: trecentocinquanta metri quadrati per una capienza di tre milioni e mezzo di acqua.

Il Palombaro viene chiuso nel 1927, quando ormai, dopo la costruzione dell’acquedotto, non serve più. Nella cisterna abbandonata l’acqua lentamente si infiltra e, chi sistema la piazza soprastante, nel 1991, si accorge che il Palombaro è pieno fino all’orlo. Visitando questo piccolo gioiello possiamo, infatti, ancora vedere cerchi color ruggine sul soffitto: sono le tracce dei secchi sfuggiti a chi attingeva alla cisterna che, con l’innalzarsi delle acque, sono arrivati a raschiare il soffitto.

Matera, come abbiamo visto, vanta una lunga storia di adattamento umano al paesaggio e di meraviglie che, nei secoli, hanno incantato poeti, registi e semplici passanti.

Il suo riscatto, da luogo abbandonato ad attrazione che richiama milioni di turisti, guadagnando prestigiosi riconoscimenti internazionali, testimonia come la bellezza, quando accudita e tutelata, ripaghi sempre generosamente dell’impegno.

Come i luoghi devastati del terremoto, i Sassi ci guardano, chiedendo di essere difesi e mantenuti nella loro identità. È la richiesta che viene da tutto il nostro patrimonio culturale, interpellando le istituzioni e ciascuno di noi.

Immagine del primo stabilimento Olivetti a Ivrea, negli anni Sessanta
Curiosità. Titolo: Ivrea, città industriale del XX secolo. Tra i tesori riconosciuti dall’Unesco non ci sono solo meraviglie artistiche ma anche veri e propri modelli di città che riescono, meglio di altre, a simboleggiare lo spirito di un’epoca o, come nel caso di cui parleremo, un insieme di valori preziosi e virtuosi. Nel 2018, l’Unesco ha indicato Ivrea come città industriale del XX secolo, riconoscendo Patrimonio dell’Umanità ventisette edifici costruiti tra il 1930 e il 1960 per le attività produttive e per i dipendenti dell’industria Olivetti. Tra questi edifici vi sono officine, centrali termiche, mense, circoli ricreativi e diversi alloggi. Al centro di questo immenso apparato, frutto dell’ingegno dei più grandi architetti dell’epoca, c’è la figura carismatica di Adriano Olivetti che, nel 1947, fonda il Movimento Comunità, proponendo un nuovo modello di industrializzazione con, alla base, ideali comunitari. Già dal 1908, quando nasce la Olivetti, l’idea del suo fondatore non è solo creare un’azienda ma un modello utopico di industria che ridisegni la relazione tra imprenditore e operai, tra fabbrica e città. Grazie all’iniziativa di Olivetti, per molti decenni, Ivrea diventa sede di un vivace dibattito sociale e urbanistico. Oggi, nonostante siano cambiati il contesto storico e le funzioni produttive degli edifici, visitando Ivrea si può cogliere ancora una forte traccia dell’idea originaria di Olivetti e apprezzare il suo tentativo che ricorda a tutti l’importanza di orientare ogni iniziativa produttiva e urbanistica ai valori che ci rendono una comunità, in primis la bellezza e la giustizia.

CONCLUSIONE

Il dovere di noi tutti

Siamo arrivati alla fine del nostro viaggio tra le meraviglie d’Italia, fra i tanti tesori della nostra penisola riconosciuti dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Naturalmente non potevamo dedicare a tutti i siti le necessarie attenzioni, i dovuti approfondimenti. Sono tanti, da poco sono diventati cinquantacinque. Non di tutti abbiamo potuto occuparci nelle due stagioni del programma televisivo; cercheremo di colmare le lacune nelle prossime edizioni.

Questo patrimonio italiano costituisce una grande ricchezza ma comporta anche una grande responsabilità. Come genitori, che devono cercare di mantenere in buono stato la casa in cui vivono, affinché anche i figli ne possano usufruire, anche noi dobbiamo conservare integro il nostro patrimonio di bellezza perché ne possano godere le generazioni future.

C’è una frase di Fëdor Dostoevskij che viene citata spesso: “La bellezza salverà il mondo”. Ma prima che la bellezza salvi il mondo, occorre salvare la bellezza. è un compito importante, impegnativo che spetta a tutti. C’è un organismo dello Stato che il compito di salvare la bellezza – la ricchezza appunto dell’Italia – ce l’ha a cuore per motivi istituzionali: è il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, guidato in questi anni dal generale di brigata Fabrizio Parrulli, che è stato sempre vicino al nostro lavoro.

Mentre stiamo per congedare questo libro, il generale si prepara a lasciare la guida del TPC per passare ad altro prestigioso incarico. Cogliamo l’occasione per tracciare con lui un piccolo bilancio di questi anni.

“La maggiore soddisfazione durante il mio mandato è stata vedere la preparazione straordinaria di tutto il personale. Si tratta di meno di trecento uomini e donne, ma la loro passione autentica li fa sembrare più numerosi. Agiscono su tutto il territorio, organizzati in quindici nuclei”.

Li abbiamo visti all’opera soprattutto in circostanze tragiche, nei due terremoti che hanno colpito l’Italia centrale nel corso del 2016.

Immagine della Madonna con Bambino (Madonna dell’uccellino), opera di Luca Della Robbia, fine del XV secolo, già Scansano, chiesa di San Giovanni Battista. L’opera è stata recentemente recuperata dopo il furto del 1971.

“Quello è stato uno sforzo collettivo fuori dal comune. Forze armate, polizia, vigili del fuoco, carabinieri di tutti i reparti, la Protezione Civile sono subito intervenuti e hanno concorso tutti insieme ad alleviare i disagi della popolazione colpita, a mettere in sicurezza edifici e strutture pericolanti o già crollate, e a ricoverare in tre depositi appositamente preparati circa trentamila opere. Si tratta di quadri, statue, ma anche di oggetti che in qualche modo erano al centro della vita di una comunità. Perché non si tratta tanto di salvare dei capolavori, quanto l’identità di un territorio, di un modo di ragionare, di vivere, di salvaguardare l’anima e la voce di una comunità. Basta pensare alle tante campane che abbiamo portato in salvo: cosa c’è di più simbolico del loro rintocco che scandisce i ritmi della giornata in un piccolo paese? La certezza è che queste opere torneranno al loro luogo di origine man mano che la ricostruzione avanzerà. La speranza è che avvenga al più presto”.

Abbiamo visto i carabinieri del TPC impegnati anche all’estero: i cosiddetti “Caschi Blu della Cultura”.

Immagine dell'intervento dei Caschi Blu della Cultura dopo un terremoto.

“È una task force di sessanta unità composta da carabinieri, storici dell’arte, studiosi e restauratori, pronti a intervenire per salvaguardare il patrimonio culturale che si trovi in pericolo in zone di crisi. In questo periodo è impegnata stabilmente in Iraq, dove svolge soprattutto un’attività di formazione degli operatori locali. Il fatto che i Caschi Blu della Cultura siano italiani e non di un’altra nazionalità la dice lunga sulla nostra preparazione e sensibilità. Non è un caso infatti che il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale italiano abbia preceduto l’Unesco, sia nato ancora prima che l’Unesco raccomandasse a tutti i Paesi di dotarsi di una struttura per la protezione dei beni artistici e culturali. E nella protezione rientra la lotta al traffico internazionale di opere di provenienza illecita”.

A questo proposito è recente la restituzione a Palazzo Pitti del Vaso di fiori, il capolavoro del pittore olandese Jan van Huysum che era stato trafugato settantacinque anni fa, nel luglio del 1944, dai tedeschi in fuga.

“Ci sono voluti ventotto anni di indagini ma ce l’abbiamo fatta. In questo caso si era trattato di un reato compiuto in circostanze belliche. Ma in altri casi si tratta di furti organizzati da trafficanti che danno vita a un traffico internazionale. Spesso queste opere rubate finiscono nelle mani di acquirenti incauti che si dichiarano in buona fede e allora ci vuole un accorto lavoro di investigazione e di diplomazia per risolvere la faccenda. Ecco, tra le tante questioni risolte ce n’è una che mi riempie di soddisfazione, anche perché riguarda un’opera che mi è rimasta nel cuore. Si tratta di un bassorilievo di Andrea della Robbia, una Madonna col Bambino che era stata rubata dalla chiesa di Scansano nel 1971. Le indagini sembravano ferme, un vero cold case. L’opera era nelle mani di una ricca famiglia americano-canadese che l’avrebbe acquistata in buona fede. Durante un ciclo di conferenze in Canada ho avuto modo di parlare con questa famiglia. Si è nuovamente messa in moto così una lunga trattativa per far comprendere l’importanza della restituzione: una comunità era stata derubata della sua anima. Scansano sarebbe stata eternamente grata a chi gliel’avrebbe restituita. L’opera è tornata finalmente in Italia accompagnata dalla famiglia che è andata anche a visitare Scansano e a vedere la chiesa dove era avvenuto il furto. Un esempio soltanto delle tante soddisfazioni che mi ha regalato il lavoro al Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e che non mancheranno certamente al mio successore, il generale Roberto Riccardi, al quale faccio di cuore i miei più sinceri auguri”.

Auguri ai quali si associa volentieri e con calore tutto lo staff di “Meraviglie”.

RINGRAZIAMENTI

“Meraviglie” è un programma realizzato dal Centro di Produzione Rai di Napoli diretto da Francesco Pinto e sotto la guida del capostruttura Rosanna Pastore

Regia di Gabriele Cipollitti

Autori Aldo Piro, Filippo Arriva, Fabio Buttarelli (seconda edizione), Ilaria Degano (seconda edizione), Carlotta Ercolino (prima edizione), Vito Lamberti, Paolo Logli, Paola Miletich (prima edizione), Emilio Quinto

Musiche originali Giuseppe Zambon

Costumi Silvia Bazzocchi

Direttore della fotografia Enzo Calò

Responsabile della produzione Annamaria Mauro

Direttore di produzione Michele Borzacchiello

A cura di Nicoletta Zavattini

Produttore esecutivo Monica Giorgi Rossi

Montaggio Roberto Emilio, Pierpaolo Centomani, Massimiliano Maiello, Ivo Semeraro, Antonella Tina, Giacomo Di Staso

Coordinamento grafica Francesco Inglese

Effetti visivi Giorgio Capaci

Casting Graziamaria Dragani

Ufficio stampa Lorenza Basile

In redazione Daniela Franco, Giulia De Francovich, Gian Piero Orsingher, Federica Calvia, Maria Francesca Marcelli, Cristina Scardovi, Elisabetta Passiatore, Laura Pellegrini, Valerio Puppo

Organizzatore di produzione Maria Carneglia

Aiuti regista Alessandro Morbioli, Manuela Tortora

Assistenti alla regia Laura De Stefano, Mario Cesaro, Michela
Maiello, Elena Proto

Media manager Francesco Sepe

Arredatore Pierpaolo Panarese

Tecnico audio Luigi Pollice

Data manager Paco Centomani

Operatori di ripresa Fabio Testa, Riccardo Caiano, Antonio Lieto, Marcello Malaguti, Gennaro Borrelli

Surround sound editor Giuseppe Ierardi, Massimiliano Tomacelli, Michele Pignatiello

Realizzazione grafica Antongiulio Palladino, Andrea Pisano

Microfonista Pasquale Capano

Capo squadra specializzati della produzione Claudio Cantalupo, Alessandro Piccolo, Luigi Sarnataro

Macchinisti di scena Raffaele Tessitore, Alessandro Magri

Truccatore Rino Raciti

Parrucchiere Raimondo Librano

Addette ai costumi Lucia Bolognino, Patrizia Bosso

Specializzati della produzione Michele Della Volpe, Raffaele
Martino, Marco Occhiello, Piero Giansante

Per i siti “minori” e le interviste

Organizzatore/ispettore di produzione Alessandro Pisa

Operatori di ripresa Massimo Zanirato, Marco Schiappa, Luigi Cascella, Pasquale Trotta

Focus puller Andrea Orlandi

Data manager Massimo Maffei, Mariano Sgambati

Tecnico audio Michelangelo Lepore

Microfonista Antonio Iannone

Specialisti della produzione Marco Celiani, Fulvio Cellucci, Flavio Colamartini, Tommaso Garofalo, Gaetano Esposito

Supervisione tecnica al 4k Luca Del Gaudio, Ciro Punzo,

Domenico Villani

Hanno collaborato Francesco Ambrosino, Alessandro Barbero, Sergio Beneduce, Diego Bertolani, Mauro Felicori, Cinzia Leone, Roberto Rinaldi, Mario Tartaglione, Monica Tavella, Agostino Tenga,
Vincenzo Zuccaro

Ci hanno raccontato le loro emozioni Philippe Leroy, Gianna Nannini, Andrea Camilleri, Toni Servillo, Paolo Conte, Monica Bellucci, Sergio Fusetti, Andrea Bocelli, Sergio Castellitto, Uto Ughi, Riccardo Muti, Veronica Pivetti, Massimiliano Quagliarella, Gigliola Cinquetti, Gigi Proietti, Renzo Arbore, Dori Ghezzi, Paolo Fresu, Massimo Ranieri, Massimo Giovannelli, Cesare Bocci, Maria Sardaryan, Pippo Baudo, Ilvo Diamanti, Giuliano Sangiorgi

Hanno rivestito i panni di personaggi famosi gli attori Gianfranco Iannuzzo, Cesare Bocci, Giorgio Colangeli, Sergio Assisi, Christiane Filangieri, Violante Placido, Alessandro Tersigni, Andrea Giordana, Mary Petruolo, Roberto Farnesi, Ivano Marescotti, Massimo Wertmuller, Massimo Bonetti, Vittoria Belvedere, Sebastian Gimelli Morosini, Giusi Buscemi, Ludovico Girardello, Flavio Parenti

Ci ha accompagnato con la sua voce Francesco Pannofino

Un grazie particolare a Vincenza Lomonaco, già ambasciatrice d’Italia presso l’Unesco, ora presso le Nazioni Unite a Roma

Questo libro è dedicato alla memoria di Mauro Signore, uno dei “nostri”, prematuramente scomparso

APPARATO ICONOGRAFICO

Alberto Angela affacciato sul mare di Amalfi

Tharros, area archeologica, VIII secolo a.C.

Barumini, area archeologica Su Nuraxi, veduta della torre principale del nuraghe, XVI-XIV secolo a.C.

Barumini, area archeologica Su Nuraxi, XVI-XIV secolo a.C.

Dea Madre, IV millennio a.C., Cagliari, Museo Archeologico Nazionale 

Alberto Angela davanti a un nuraghe, a Barumini

Guerriero, dal sito di monte Prama, prima metà del VIII secolo a.C, Cagliari, Museo Archeologico Nazionale

Barumini, veduta aerea del villaggio nuragico, XVI-XIV secolo a.C.

Bonorva, necropoli di Sant’Andrea Priu

Bonorva, necropoli di Sant’Andrea Priu, particolare di una domus de janas con il ritratto di una defunta, IV-V secolo a.C.

Valcamonica, incisione rupestre raffigurante una scena di vita quotidiana, I millennio a.C.

Grotte di Frasassi, stalattiti e stalagmiti dell’abisso Ancona

Grotte di Frasassi, l’abisso Ancona

Siracusa, isola di Ortigia, veduta aerea del castello Maniace, 1232-1239

Siracusa, grotta calcarea nota come Orecchio di Dionisio per l’insolita acustica

Siracusa, isola di Ortigia, la Fonte Aretusa. 

Stromboli, il vulcano in eruzione

Etna ricoperto di neve

Tempio dei Dioscuri, V secolo a.C., Agrigento, Valle dei Templi

Cerveteri, necropoli etrusca, IX sec. a.C.

Cerveteri, veduta aerea della necropoli etrusca, IX sec. a.C.

Sarcofago degli sposi, VI secolo a.C., terracotta, Roma, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia

tomba dei Rilievi, IV secolo a.C., Cerveteri, necropoli della Banditaccia

Tarquinia, tomba dei Leopardi, 473 a.C.

Bronzo di Riace, Guerriero A (il Giovane), V a.C., Reggio Calabria, Museo Archeologico Nazionale 

Ritrovamento dei Bronzi di Riace, 16 agosto 1972

Bronzo di Riace, Guerriero B (il Vecchio), V a.C., Reggio Calabria, Museo Archeologico Nazionale 

Bronzi di Riace, Guerriero A (il Giovane), V secolo a.C. e Guerriero B (il Vecchio), V secolo a.C, Reggio Calabria, Museo Archeologico Nazionale 

Tempio della Concordia, V secolo a.C., Agrigento, Valle dei Templi

Tempio dei Dioscuri (o di Castore e Polluce), V secolo a.C., Agrigento, Valle dei Templi

Efebo di Agrigento, 480 a.C circa, Agrigento, Museo Archeologico Regionale

Tempio di Giunone, V secolo a.C., Agrigento, Valle dei Templi

Un telamone del Tempio di Zeus, V secolo a.C. a.C., Agrigento, Valle dei Templi, copia dell’originale conservato al Museo Archeologico Nazionale

Lo scrittore Andrea Camilleri e il fotografo Robert Capa

Isole Eolie, l’isola di Vulcano vista da Lipari

Isole Eolie, veduta aerea del vulcano Stromboli

Isole Eolie, Lipari, sullo sfondo, il cratere dell’isola di Vulcano

Maschera della tragedia greca, da un corredo tombale, IV-III secolo a.C, Lipari, Museo Archeologico Regionale

Roma, veduta aerea dell’Anfiteatro Flavio o Colosseo, 72-80 d.C.

Rovine di Pompei

Statua femminile ritrovata da Alberto Angela durante un’immersione, Napoli, Parco Archeologico Sommerso di Baia 

Flagellazione e danza di una Baccante, I secolo a.C. Pompei, Villa dei Misteri

La battaglia di Isso, dalla Casa del Fauno a Pompei, I secolo a.C. circa, particolre, Napoli, Museo Archeologico Nazionale

Uccello che mangia i fichi, I secolo a.C., Torre Annunziata, Villa Oplontis, o di Poppea

Tivoli, Villa Adriana, 117-138 d.C. circa le cariatidi del canopo egizio

Roma, Anfiteatro Flavio o Colosseo, 72-80 d.C.

L’imperatore Tito Flavio Vespasiano (39-81 d.C.), Città del Vaticano, Musei Vaticani

Roma, il Pantheon, II secolo d.C.

Giovani in bikini, IV secolo d.C., Piazza Armerina, Villa del Casale

Scena di caccia, IV secolo d.C., Piazza Armerina, Villa del Casale

Donna allo specchio, IV secolo d.C., Piazza Armerina, Villa del Casale 

Paestum, veduta aerea del Tempio di Nettuno e del Tempio di Hera, detto anche Basilica

Tomba del tuffatore, 480-470 a.C., particolare, Paestum, Museo Archeologico Nazionale

Volta con il cielo stellato, prima metà del V secolo, Ravenna, Mausoleo di Galla Placidia

Aquileia, basilica patriarcale di Santa Maria Assunta

Borgo a Mozzano, ponte della Maddalena, detto ponte del Diavolo, XI secolo

Aquileia, basilica patriarcale di Santa Maria Assunta

L’imperatrice Teodora con le sue ancelle, 525-530 circa, Ravenna, basilica di San Vitale

Ravenna, Mausoleo di Galla Placidia, V secolo, particolare della volta

Ravenna, Mausoleo di Galla Placidia, prima metà del V secolo

Lunetta con Il Buon Pastore, V secolo, Ravenna, Mausoleo di Galla Placidia

Ravenna, Mausoleo di Teodorico, fine del V secolo

Cristo pantocratore, VI secolo, Ravenna, basilica di San Vitale, catino absidale 

L’imperatore Giustiniano e il suo seguito, VI secolo, Ravenna, basilica di San Vitale

Pala di Pellegrino, 1195, argento dorato, Cividale del Friuli, cattedrale di Santa Maria Assunta

Tre sante, VIII secolo d.C., Cividale del Friuli, oratorio di Santa Maria in Valle

Cristo Pantocratore, XII secolo, Cefalù, duomo

Castel San Vincenzo, abbazia benedettina di San Vincenzo, VIII secolo

Cristo risorto tra San Lorenzo e Santo Stefano, IX secolo, particolare Castel San Vincenzo, abbazia benedettina di San Vincenzo, cripta di Epifanio

L’arcangelo Raffaele, Castel San Vincenzo, IX secolo, abbazia di San Vincenzo, cripta di Epifanio

Veduta aerea della certosa di Pavia, 1396-1507

Cerro al Volturno, veduta del borgo con il castello Pandone

Monreale, duomo, particolare delle colonne mosaicate del chiostro, fine XII secolo

Palermo, Palazzo dei Normanni, sala di re Ruggero, particolare della decorazione, XII-XIII secolo

Cristo pantocratore, XII secolo, Palermo, Palazzo dei Normanni, abside della cappella Palatina

Cefalù, duomo, XII secolo

Palermo, Palazzo dei Normanni, cappella Palatina, XII secolo

Assisi, veduta del centro storico

Cimabue, San Francesco, 1280-1290, particolare, Assisi, Museo della Porziuncola

Assisi, basilica di San Francesco, 1228

Giotto di Bondone, La rinuncia agli averi, fine del XIII secolo, Assisi, basilica superiore

Alberto Angela nella basilica superiore di San Francesco, ad Assisi

Assisi, basilica Superiore, veduta frontale della facciata, 1228-1253

Giotto di Bondone, Il presepe di greccio, fine del XIII secolo, particolare, Assisi, basilica superiore

Andria, veduta aerea di Castel del Monte, XIII secolo

Amalfi, cattedrale di Sant’Andrea, veduta dal loggiato superiore

Amalfi vista dal mare

Amalfi, la spiaggia al tramonto

Amalfi, veduta del centro storico

Amalfi, vedura aerea della cattedrale di Sant’Andrea

Siena, veduta aerea di piazza del Campo

Alle pagine 214-215: Siena, veduta aerea del centro storico

Guidoriccio da Fogliano all’assedio di Montemassi, 1330 circa, particolare, Siena, palazzo Pubblico

Val d’Orcia, veduta aerea

Pisa, veduta aerea di piazza dei Miracoli

Alberto Angela davanti alla torre di Pisa

Giovanni Pisano, pulpito, 1302-1310, Pisa, duomo di Santa Maria Assunta

Buonamico di Martino detto Buffalmacco (attribuito), Giudizio Universale, 1336-1341 circa, particolare dei dannati, Pisa, camposanto monumentale 

Buonamico di Martino detto Buffalmacco (attribuito), Giudizio Universale, 1336-1341 circa, particolare dell’arcangelo Michele, Pisa, camposanto monumentale 

San Gimignano, veduta della città medievale con le sue torri

Wiligelmo, Storie della Genesi, particolare con la Tentazione, Modena, cattedrale di Santa Maria Assunta in Cielo e San Geminiano

Modena, cattedrale di Santa Maria Assunta in Cielo e San Geminiano, veduta della Porta Regia dalla Piazza Grande, XI-XIV secolo

Andria, uno scorcio di cielo dal cortile di Castel del Monte

Andria, Castel del Monte, XIII secolo

Federico II di Svevia, De arte venandi cum avibus, 1260, ritratto di Federico II

Lecce, basilica di Santa Croce, 1549-1695, veduta della facciata barocca

Trionfo della Chiesa, 1391, Galatina, chiesa di santa Caterina d’Alessandria

Alberobello, una veduta dei Trulli

Michelangelo Buonarroti, David, 1501-1504, particolare del volto, Firenze, Galleria dell’Accademia

Leonardo da Vinci, Ritratto di dama o Belle ferronnière, 1495-1499 circa, Parigi, Musée du Louvre

Milano, Santa Maria delle Grazie, particolare del tamburo, 1463

Leonardo Da Vinci, Codice Atlantico, f. 70 recto, disegno di un’ala meccanica, 1478-1518, Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosiana

Leonardo da Vinci, Ultima Cena, 1495-1497, Milano, refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie

Leonardo da Vinci, Ultima Cena, 1495-1497, particolare con Matteo, Giuda Taddeo e Simone Zelota, Milano, refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie

Giulio Romano, Zeus fulmina i giganti, 1532-1535, particolare, Mantova, Palazzo Te

Mantova, Palazzo Te, la loggia d’onore vista dal ponte sulla peschiera

Mantova, castello di San Giorgio, 1395-1406

Andrea Mantegna, Camera picta (o Camera degli Sposi), particolare della volta, 1465-1474, Mantova, castello di Sangiorgio

Veduta notturna del duomo di Urbino, 1789-1801 (su edifici precedenti)

Alberto Angela a Urbino, sullo sfondo Palazzo Ducale 

Urbino, Palazzo Ducale

Alberto Angela nello studiolo di Federico da Montefeltro, Urbino, Palazzo Ducale

Raffaello Sanzio, Ritratto di Maddalena Strozzi Doni o La muta, 1507, Urbino, Galleria Nazionale delle Marche, 

Raffaello Sanzio, Madonna con bambino, 1498 circa, Urbino, casa di Raffaello

Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 1493-1503, veduta dell’arco di entrata

Ferrara, il castello Estense (o castello di San Michele) visto dal fossato

Ferrara. Francesco del Cossa, Trionfo di Venere, 1468-1470, particolare con il mese di aprile, Ferrara, Palazzo Schifanoia

Tivoli, Villa d’Este, fontana di Nettuno

Firenze, veduta di Ponte Vecchio

Firenze, cattedrale di Santa Maria del Fiore, la cupola del Brunelleschi

Michelangelo Buonarroti, David, 1501-1504, Firenze, Galleria dell’Accademia

Donatello, David, 1440 circa, Firenze, Museo Nazionale del Bargello1501-1504, Firenze, Galleria dell’Accademia

Pienza, cattedrale di Santa Maria Assunta, 1459-1462.

Cinque terre, veduta di Monterosso

Genova, uno scorcio dei caruggi

Genova, la Lanterna, 1538

Genova, Palazzo Rosso, detto anche Palazzo Brignole, 1671-1677

Genova, Palazzo Doria Tursi, particolare del loggiato superiore, 1565

Cinque terre, scorcio di Vernazza con i caratteristici terrazzamenti sullo sfondo

Vicenza, Teatro Olimpico

Vicenza, veduta notturna della basilica palladiana

Andrea Palladio, Villa Almerico Capra, detta “La Rotonda”, 1567-1605, Vicenza

Alberto Angela a Villa Almerico Capra

Padova, Orto botanico

Giovanni Antonio Fasolo e collaboratori, Scene di vita in villa, 1570, Vicenza, Villa Caldogno 

Verona, la casa di Giulietta con il celebre balcone

Verona, veduta aerea dell’Arena

Verona, veduta aerea

Lago Maggiore, isola Bella

Orta San Giulio, Sacro Monte, cappella della canonizzazione di San Francesco

Michelangelo Buonarroti, tomba di Giulio II, particolare del Mosè, 1505-1532, Roma, basilica di San Pietro in Vincoli

Michelangelo Buonarroti, Giudizio Universale, 1536-1541, particolare, Città del Vaticano, Cappella Sistina

Roma, Palazzo Farnese, 1516-1546

Gian Lorenzo Bernini, baldacchino, 1624-1633, Città del Vaticano, basilica di San Pietro

Roma, piazza Navona. Alle spalle di Alberto Angela, la chiesa di Sant’Agnese, la fontana del Moro e l’obelisco

Roma, particolare del colonnato di Gian Lorenzo Bernini

Parma, cattedrale dell’Assunta e il battistero

Antonio Allegri detto il Correggio, Assunzione della Vergine, 1526-1530, Parma, duomo

Parma, Teatro Farnese, 1617-1618, la cavea in legno di abete rosso del Friuli

Noto, cattedrale di San Nicolò, inizio del XVIII secolo

Noto, Palazzo Nicolaci, soffitto del salone, 1720-1765

Noto, Palazzo Nicolaci, 1720-1765, sala del Tè

Paolo Persico, Angelo Brunelli, Tommaso e Pietro Solari, fontana di Diana e Atteone, 1773, reggia di Caserta

Veduta aerea di Palmanova, con la sua particolare struttura urbanistica

Bergamo, Porta di San Giacomo, 1592

Bottega di Canaletto, Il Canal Grande con il ponte di Rialto e il Fondaco dei Tedeschi, 1707-1750, Amsterdam, Rijksmuseum

Venezia, veduta aerea di piazza San Marco

Napoli, piazza del Plebiscito con la basilica di san Francesco di Paola

Napoli, Teatro San Carlo, 1737, veduta del palcoscenico dal palco reale

Giuseppe Sanmartino, Cristo velato, 1753, Napoli, cappella Sansevero

Caserta, veduta aerea della reggia, 1752-1845

Alberto Angela davanti alla fontana di Diana e Atteone, alla reggia di Caserta

Reggia di Caserta, 1752-1845, veduta dai giardini

La camera da letto di re Francesco II, 1815-1840, reggia di Caserta 

Bacoli, lago di Fusaro, Casina del Vanvitelli, 1782

Le vette innevate del Monte Bianco

Parma, Teatro Regio, 1829, veduta della platea

Parma, piazza Duomo e cattedrale di Santa Maria Assunta, 1074-1178

Parma, Teatro Regio, 1829, il palco regio

Le colline delle Langhe

Veduta aerea del castello di Grinzane

Uno scorcio delle Langhe

Le cime del Monte Bianco tra le nuvole

Ernesto Mancastropa, La regina Margherita di Savoia inaugura il rifugio a lei intitolato sul Monte Rosa, “L’Illustrazione Italiana”, anno XX, n. 37, settembre 1893

Una cresta nevosa sul Monte Bianco

Le cime delle Dolomiti

Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise

L’Aquila, basilica di Santa Maria di Collemaggio, veduta della facciata, 1287

L’Aquila, basilica di San Bernardino, veduta della facciata, 1454-1472

Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise

Norcia, la basilica di San Benedetto prima del terremoto del 2016

Vedute di Matera

Alberto Angela a Matera

Ivrea, il primo stabilimento Olivetti negli anni Sessanta

Luca Della Robbia, Madonna con Bambino (Madonna dell’uccellino), fine del XV secolo, già Scansano, chiesa di San Giovanni Battista. L’opera è stata recentemente recuperata dopo il furto del 1971

Intervento dei Caschi Blu della Cultura dopo un terremoto

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Pubblicato nel mese di settembre 2019