Diego
La copertina dovrebbe essere scelta dalla casa editrice. Perché è frutto di un progetto editoriale, perché il libro si inserisce in un format di collana, perché l’aspetto grafico di ciascun volume è collegato a una scelta di target – up market, commerciale, per appassionati del genere… – e infine perché l’investimento più significativo sul libro lo fa la casa editrice, quindi il rischio principale è suo. In realtà si cerca di venire incontro alle preferenze degli autori, a meno che questi non la sparino troppo grossa, come Eugenio Maria Rastelli. Sono riuscito a bloccare il suo invio pazzo e sconsiderato di immagini prese a caso su Google, rispiegandogli per l’ennesima volta che non possiamo usarle, primo, perché sono in bassa risoluzione, e quindi non reggerebbero la stampa in tipografia, secondo, perché non c’è il credito, quindi non si può risalire alla paternità della foto o dell’illustrazione e saremmo a rischio di denuncia. Ora però Rastelli si è fissato sull’unica delle tre copertine proposte che non convinceva nessuno in redazione e che abbiamo infilato nella terna solo per dimostrargli che avevamo lavorato un po’. Claudio, il grafico, ha preso la cosa sul personale.
«A quello non piace mai niente. Mi ha telefonato l’altro giorno e mi ha raccontato che una sua amica che si diletta di grafica ha visto le altre due copertine e ha detto che cromaticamente non sono efficaci. Cioè, capisci, “un’amica che si diletta di grafica”! Io non vado a dire al muratore che la malta ha un impasto poco efficace. Io mi fido del muratore, come mi fido del panettiere, dell’idraulico… Invece siamo tutti grafici, no? Basta saper usare un po’ di Photoshop o di InDesign…»
«Hai ragione Claudio, Rastelli non ne capisce un’acca, e neppure la sua amica. Ma…»
«Scusa, ma secondo te la prima copertina non è più originale? Ha un equilibrio migliore, i colori sono complementari, gli ingombri allineati…»
Sospiro. «Sì, è più originale, ma è anche la più rischiosa. E poi il titolo si legge male con quella font. Sono d’accordo che la seconda, quella che vorrebbe Rastelli, non va bene, ma per me è la terza quella che funziona meglio, è più commerciale, ti dà subito un’immagine chiara del soggetto.»
Facciamo questo tipo di discussioni ogni mese ma le posizioni dei grafici sono sempre le stesse. E non importa se parlo con Claudio o Ludovica – l’altra grafica della redazione –, su certe cose hanno le stesse resistenze, come se fossero fatti con il medesimo stampino. L’estetica, l’armonia, l’originalità, l’eleganza vengono prima di tutto. Anche a scapito di una corrispondenza tra copertina e contenuto o tra copertina e target.
«Ma non possiamo osare qualche volta?» riparte Claudio.
«Sai meglio di me che gli acquisti di impulso contano moltissimo.»
«Appunto per questo dovremmo distinguerci di più, ogni tanto.»
«E uscire dalla comfort zone?» lo prendo un po’ in giro, ma per fortuna non se ne accorge, preso com’è.
«Già, è così difficile?»
Sospiro e lui scambia la mia frustrazione per solidarietà.
«La terrò buona per un’altra volta, non la butto però» mi dice rassegnato, archiviando l’immagine.
Approfitto del suo temporaneo cedimento per fargli una piccola raccomandazione. «Ricordati di ingrandire il marchio, Alessandro si lamenta sempre che è troppo piccolo.»
Claudio si infervora di nuovo. «Per te è troppo piccolo? È di un corpo più piccolo del nome.»
Mi chino sul video, per fare un po’ di scena. «Sì, è troppo piccolo.»
Sbuffa. «Però se lo metto più grande non è allineato con la gabbia, vedi?»
In quella, per fortuna, sopraggiunge Alessandro. Si piazza alle nostre spalle, dà un’occhiata veloce allo schermo, e spara la sua sentenza: «Si fa la terza con il soggetto della seconda, così accontentiamo anche Rastelli. E, Claudio, aumenta il corpo del marchio».
Al mio collega non resta che obbedire inghiottendo l’orgoglio.
«Non sarà facile farlo digerire a Rastelli» commento appena il direttore editoriale ha lasciato il cubicolo.
«Compito tuo» ribatte Claudio, e avverto nella sua voce una leggera nota di compiacimento.
Ritorno nel mio ufficio trascinando i piedi. Ho già esaurito tutte le mie energie in questa breve discussione, come farò a far capitolare il simpaticissimo autore? Non ho proprio voglia di chiamarlo. In questi giorni sono più irritabile, mi infastidisce tutto. Figurarsi Rastelli.
Sblocco il cellulare e fisso la foto che ho scelto come sfondo: è uno scatto di Mercedes che sbuca da dietro il quadro di Giulia. Lo volto contro la superficie della scrivania e riprendo a lavorare al computer. Rastelli aspetterà.