Risvegli notturni

Diego

Forse è l’alcol a renderla così di buonumore, ma a questa Giulia faccio ancora più fatica a resistere. Non ho resistito in pista, quando l’ho vista ballare tutta sola, e non resisto adesso, all’idea di concludere assieme la serata.

«Andiamo da te? Magari possiamo trovare la posizione perfetta… per il quadro» mi sussurra all’orecchio. E poi ridacchia.

Non è ubriaca da star male, solo quanto basta per non ricordarsi domattina cosa ha deciso di fare adesso. Ma io non sono un santo e Giulia mi è piaciuta da subito, da quando ho trovato quella maledetta agendina. Con quella data cerchiata più volte… Stop. Mi blocco prima che la mia mente – abbastanza obnubilata dall’alcol ma non quanto quella di Giulia – elabori del tutto le scoperte che ho fatto in questi ultimi giorni.

Sono su di giri, ho Giulia qui con me, e ho tutta l’intenzione di terminare in bellezza. Fanculo il resto.

Frank ci riporta a Venezia e, pur abitando nei paraggi di piazzale Roma, completa il suo servizio da amico sobrio aspettando con noi sulla banchina del vaporetto. Le corse notturne sono poche e tocca attendere un’eternità. Trattengo due volte Giulia dal finire in acqua. La seconda volta che la afferro per la vita evitando che si sbilanci troppo attacca a cantare a squarciagola la canzone di Titanic. Frank alza il sopracciglio, divertito. Di certo Giulia non assomiglia alla tipica bambola scacciapensieri che mi porto a casa di solito.

Quando varchiamo la soglia di casa mia tutta l’energia di Giulia è annegata nell’alcol che ha ingurgitato. Si regge a malapena in piedi, gli occhi a mezz’asta, e farfuglia anziché parlare. Accantono il desiderio che ancora scalpita dentro di me e la preparo per la notte con un po’ di fatica, dal momento che non collabora granché. Le tolgo le scarpe con il tacco su cui si muoveva in modo seducente in pista, e le sfilo con delicatezza il vestito dalle spalline sottili che si appoggiava così bene alle sue curve. Le lentiggini che ha sul viso e che avevo intravisto anche sulle spalle le punteggiano anche il resto del corpo, come delle deliziose gocce di cioccolato che leccherei volentieri.

Le mie dita tremano e fatico a mantenere la concentrazione, perso in ben altri pensieri, ma alla fine riesco nell’impresa: Giulia ora indossa una mia T-shirt oversize sopra all’intimo e, abbracciata al cuscino, sta già dormendo rumorosamente nel mio letto. Quella ruffiana di Mercedes le si è acciambellata vicino e fa le fusa. Mi guarda sorniona, come a prendermi in giro. Brutta gatta traditrice.

Trascino il mio cuscino in salotto e mi risolvo a dormire sul divano, ma in realtà mi rigiro da una parte e dall’altra per ore senza trovare una posizione: le immagini di questa strana serata mi scorrono davanti agli occhi e il desiderio non mi abbandona. È così che a un certo punto della notte, ormai distrutto, mi alzo, sfratto Mercedes e mi sostituisco a lei. Accanto al corpo caldo e addormentato di Giulia il sonno mi blandisce all’istante.

Giulia

Apro gli occhi e sorrido al buio. Ho fatto un sogno strano che includeva Diego, me, una gatta capricciosa, Leonardo DiCaprio e molte altre assurdità. Era un sogno allegro. Sbatto le palpebre, confusa. Questa stanza non ha il mio odore. Non ha neppure i miei mobili. E questo non è il mio letto. Un braccio mi cinge la vita, pesante. Mi volto lentamente, e mi imbatto nel volto addormentato di Diego. Sobbalzo: come… come ci sono finita a letto?

Scendo con lo sguardo e vedo che non indosso i miei vestiti ma una maglietta lunga. Per fortuna sotto porto ancora l’intimo, ma non è detto che prima non me lo sia tolto… Lui ha solo i pantaloni del pigiama e, nella penombra della stanza, mi soffermo un po’ sugli avvallamenti e le risalite del suo petto, osservando il suo respiro.

Distolgo gli occhi, cercando di riguadagnare lucidità.

Ricapitoliamo. Ieri sera sono uscita con Rita e siamo andate in quel posto nuovo. Abbiamo bevuto, ho bevuto. Molto. E volevo trovare un uomo, qualcuno con cui passare la serata e dimenticarmi di Diego. Mi ricordo che sono andata in pista a ballare e poi… più nulla. Blackout totale.

Non riesco a credere di aver rimorchiato proprio lui. Com’è possibile?

Senza uscire dal suo abbraccio mi sporgo sul comodino, rovisto nella mia borsa, afferro il mio cellulare e digito un sms a Rita.

Ciao, sono a casa di quello di ieri sera, Diego. Ora sta dormendo.

Chissà dopo quali fatiche ;)

Come sono finita nel suo letto?

Avete ballato insieme e vi siete baciati. Sembrava andare alla grande. No?

Credi che ci sia andata a letto?

Se non lo ricordi non deve essere stato memorabile

Smettila. Per me è importante saperlo

Sei nuda?

No

Hai i vestiti di prima?

No

Allora ti ha spogliato lui. Non ti sembra un particolare rivelatore?

Quindi per te l’abbiamo fatto

90%

Il 10%???

Magari è gay

La vuoi piantare? Sto male

Ma non era quello che volevi?

Non lo so

Ok, la situazione è grave. Dove abita? Vengo a prenderti?

Ci penso su, il dito alzato sul display. Guardo il volto addormentato di Diego, il profilo della sua mascella, le labbra mollemente chiuse, le ciglia immobili. All’improvviso lo coglie un fremito e le sue palpebre si sollevano di scatto. È in quel momento, quando i suoi occhi ancora velati dal sonno incrociano i miei, che digito un “no” rapido e rimetto il cellulare nella borsa.

«Sei sveglia» mi dice dopo un po’, la voce rauca.

Annuisco e faccio per sfilarmi dalla sua presa. Per tutta risposta lui la intensifica, tenendomi ferma.

«Non abbiamo fatto nulla, se è quello che ti stavi chiedendo.»

«Indosso la tua maglietta.»

Sbatte le ciglia: «Volevo che dormissi comoda».

«Perché non…» indico me e lui e immediatamente arrossisco.

Sorride, in quel suo modo un po’ arrogante. «Avevi sonno. E a me piace avere partner coscienti.»

«Ero ubriaca. Non ricordo neppure di averti incontrato in discoteca.»

«Diciamo che eri allegra. Sorridevi molto più del solito. E avevi pochi freni inibitori.»

«Insomma una buona preda.»

«Anch’io avevo bevuto un po’. E comunque non ho certo bisogno di circuire le prede con l’alcol.»

Una luce maliziosa nel suo sguardo mi rende improvvisamente consapevole dei nostri corpi che aderiscono uno all’altro. E della portata del suo risveglio. Solo che anziché allontanarmi, come dovrei fare, istintivamente mi spingo ancora di più contro di lui. Sto giocando con il fuoco, superando una barriera che doveva restare lì, bella solida. Ma la sua vicinanza è un incantesimo a cui non so resistere.

«Quindi adesso, che non sono più sotto i fumi dell’alcol, non ti faresti problemi a sedurmi?» chiedo, audace.

Il pomo d’Adamo va su e giù, i suoi occhi si sono fatti più scuri e la sua mano comincia ad accarezzarmi il braccio nudo.

Ho la pelle d’oca ma sorrido, fingo noncuranza: «Dovrai impegnarti di più se vuoi che abbandoni i freni inibitori».

«Ne ho tutta l’intenzione» mormora. «Anche se sai già di essere mia.»

Alzo un sopracciglio, divertita: «Tua? Io non sono di nessuno».

«Il tuo corpo la pensa diversamente» mi dice facendosi più vicino.

I nostri respiri si mescolano, caldi, e il desiderio diventa insopportabile, un elastico sul punto di rompersi.

«Dimostramelo» sussurro.

Le sue labbra si avventano sulle mie con un verso che assomiglia a un ruggito, la lingua mi forza, mi lambisce. E io mi lascio andare. Ci baciamo e intanto i nostri corpi si toccano, si scontrano, rompendo tutti gli indugi, abbattendo ogni ostacolo. La pelle si fa rovente, il ventre pulsa e si scioglie attorno a lui.

Per un po’ non penso a nulla, non penso a mio figlio, a ciò che mi ero ripromessa questa sera, non penso alla pittura, non penso a ciò che ho scritto sull’agenda, a ciò che ho deciso di fare. Mi abbandono a questa energia che mi brucia dentro, accogliendo, prendendomi tutto quello che desidero, che bramo di lui. Concedendomi senza ritegno. E quando vengo è come se il nero dietro alle mie palpebre chiuse fosse squarciato da un bagliore rosso.