Giulia
Ho iniziato a riordinare. Voglio lasciare tutto a posto: il cibo dovrà essere consumato o buttato via; i colori, chiusi affinché non si secchino; le piante, affidate a Teresa; le spine degli elettrodomestici staccate dalla presa. Dedicarmi a ciò che resta mi dà forza, è come lucidare un’armatura prima di una battaglia. A mano a mano che sistemo, pulisco e preparo, mi convinco di aver preso la decisione giusta. Devo abbandonare le certezze, fare il salto e ritrovarmi a tu per tu con le mie paure e i miei fantasmi. Lasciarmi dietro tutto, affrontarmi. È il solo modo possibile, mi dico. Finora non ho vissuto, mi sono limitata a sopravvivere, confinando i sentimenti in un posto protetto. Abitando il grigio, le giornate sempre uguali, con la porta chiusa, la polvere, i ricordi sepolti. Sarà violento, ma sarà definitivo. Una cesura, un taglio netto con tutto.
Apro la finestra e annuso l’aria, chiudendo gli occhi. Oggi c’è odore di autunno, di foglie e di legna. L’autunno per me è arancione, è il calore dei primi fuochi nel caminetto, della polpa morbida delle zucche, è il profumo delle castagne, è la danza delle foglie, è il colore dei tramonti che fiammeggiano all’orizzonte, come eserciti in guerra. Quando arriverà l’autunno, non sarò qui a vederlo.
Chiudo le imposte e riprendo i lavori. Pulisco con l’acquaragia i vecchi pennelli fino a togliere qualsiasi residuo. Sarò anch’io così, dopo?, mi domando mentre fisso le setole di un pennello, ormai prive di pittura. Pulita dal passato, libera?
Mi dedico alla libreria e metto in ordine i volumi per casa editrice: Diego apprezzerebbe. Mentre ripongo sullo scaffale un albo di fiabe irlandesi, qualcosa scivola dalle pagine e cade a terra. Mi chino a prenderlo: è una piccola piuma bianca. Ci passo sopra il polpastrello, sovrappensiero.
«E se fosse di un angelo?»
Luca e io stiamo studiando una piccola piuma bianca che lui ha trovato ai Giardini. Non è una piuma di colomba, o almeno non lo sembra, e non riesco ad abbinarla a nessun uccello di mia conoscenza.
«Potrebbe essere, in effetti.»
«Ma perché non si vedono, gli angeli?»
«Perché altrimenti continueremmo a disturbarli chiedendo loro dei favori. Invece il loro compito è un altro.»
«Quale?»
«Quello di starci accanto, di proteggerci.»
«Ma tu sei sicura che ci siano davvero?»
Lo guardo. I capelli biondi hanno cominciato ad arricciarsi sulle punte, come i miei. Gli occhi, tra il verde e il grigio, sono sempre spalancati, curiosi. Ha perso tre denti da latte da poco, quelli nuovi non gli sono ancora scesi, e le S gli escono un po’ sibilanti. Gli passo veloce una mano sulla guancia tonda di bambino, e lui me la scosta, infastidito. Non è il momento delle coccole.
«Non si può mai esserne del tutto sicuri, in effetti. E non ne ho mai visto uno dal vivo. Però io penso che ci siano, che ognuno di noi abbia un angelo custode al suo fianco» gli rispondo.
«Anche io?» e si guarda intorno, come a cercare conferma.
«Anche tu.»
«Posso tenere la piuma? Magari è del mio angelo.»
«Certo, però conservala in un posto sicuro, non perderla.»
«E tu non dire a nessuno che ne ho una. Sarà il nostro segreto.»
Ha allungato il mignolo e io ho fatto la promessa. Poi si è messo la piuma in tasca, spingendola bene in fondo, ed è tornato a giocare sulle altalene con gli altri bambini.
Poco dopo è passato un gruppo di oche, il becco alzato e lo sguardo battagliero. Mentre camminavano sculettando, una piccola piuma bianca si è staccata da una di loro ed è caduta a terra.
Se l’angelo custode di Luca è esistito davvero, non ha svolto bene il suo lavoro.
Riprendo il libro e rimetto la piuma tra le pagine, lisciandola un po’.
Più tardi, i lavori di pulizia e riordino mi conducono in cantina, di fronte al mio cimitero di quadri dimenticati. Sotto ai lenzuoli che li celano, sento che mi fissano con un cipiglio severo. Mi sembra quasi di vedere la stoffa di cotone fremere, le tele sbattere come vele, il colore raggrumarsi, diventando più intenso.
«Non è ancora il vostro momento» sussurro, cercando di ammansirli. Richiudo la porta con difficoltà, resistendo alla forza del loro richiamo.