Albrecht Dürer, Ritratto dell’imperatore Massimiliano I, 1519, Kunsthistorisches Museum, Vienna

1. Albrecht Dürer, Ritratto dell’imperatore Massimiliano I, 1519, Kunsthistorisches Museum, Vienna.

Nell’Imperatore del Sacro Romano Impero «Machiavelli riconosceva un modello di saggezza, di prudenza, di giustizia»: raffinato uomo di cultura, Massimiliano si circondò di umanisti e pittori del calibro di Dürer. Seppe inoltre condurre una lungimirante politica matrimoniale, che pose le basi della potenza austriaca in Europa e soprattutto lasciò al nipote Carlo un’eredità che comprendeva metà Europa e determinò le complesse vicende politiche che segnarono il sedicesimo secolo.

Giuseppe Bezzuoli (1784-1855), Entrata di Carlo VIII a Firenze, Galleria d’Arte Moderna, Firenze

2. Giuseppe Bezzuoli (1784-1855), Entrata di Carlo VIII a Firenze, Galleria d’Arte Moderna, Firenze.

Carlo VIII salito al trono poté disporre di «una stupenda macchina amministrativa e militare» ereditata dal padre, da cui però non aveva ricevuto «il buon senso e la sagacia». Con la sua spedizione militare rapida e facile, per la totale mancanza di resistenza da parte dei potentati italiani, assestò un colpo mortale al sistema d’equilibrio che aveva retto la Penisola sin dal 1454. La sua venuta fu il risultato dell’intrinseca debolezza e fragilità della realtà politica nella Penisola: un Principe, Ludovico il Moro, lo chiamò in causa per far fronte alla condizione precaria del suo governo, privo della dovuta legittimità, senza considerare gli effetti catastrofici che tale decisione avrebbe scatenato.

Bernardo Celentano (1835-1863), Sacco di Roma, Castel Sant’Angelo, Roma

3. Bernardo Celentano (1835-1863), Sacco di Roma, Castel Sant’Angelo, Roma.

Lo scontro tra Carlo V e Clemente VII, a causa della politica filofrancese del Pontefice, fu la causa principale della spedizione vendicativa sull’Urbe autorizzata dall’Imperatore. Dopo aver devastato quanto incrociato lungo la Via Emilia, assediata Firenze e Viterbo, i lanzichenecchi giunsero infine davanti alle mura di Roma, dove al primo assalto il loro comandante, il conestabile di Borbone, fu ucciso, episodio di cui si attribuì il merito Benvenuto Cellini, impegnato nella difesa dei bastioni di Castel Sant’Angelo. Questo non bastò a fermare gli assalitori, che «si avventarono sulla città, ne travolsero le deboli resistenze, e si abbandonarono a un saccheggio da far impallidire quelli di Attila».

August Noack, Disputa di Marburgo tra Lutero e Zuinglio, 1867, Landsmuseum, Darmstadt

4. August Noack, Disputa di Marburgo tra Lutero e Zuinglio, 1867, Landsmuseum, Darmstadt.

La città di Marburgo, sede di un’importante università protestante, fu nel 1529 luogo di un incontro tra i capi delle diverse anime della Riforma. Organizzata da Filippo d’Assia per risolvere le divergenze di natura dottrinale in seno al movimento riformato, vide Lutero, Melantone e Zwingli confrontarsi un una lunga discussione teologica sulla transustanziazione e su altri articoli di fede che dividevano i tre teologi. Il raggiungimento di un accordo era necessario per Zuinglio, desideroso di appoggiarsi ai luterani per far fronte alla minaccia dei cantoni cattolici, di Ferdinando d’Austria e di Carlo V: «Su tredici [punti] l’accordo fu raggiunto, grazie soprattutto all’arrendevolezza di Zuinglio cui la ragion di Stato stava più a cuore della teologia. Ma naufragò sul quattordicesimo, quello dell’Eucarestia, cui Zuinglio attribuiva il significato di un simbolo e non di un miracolo». Il fallimento dei colloqui di Marburgo radicalizzò le differenze tra zwingliani e luterani senza possibilità di soluzione.

Carlo V incoronato Imperatore da Clemente VII, stampa da affresco di Giorgio Vasari, XVI secolo

5. Carlo V incoronato Imperatore da Clemente VII, stampa da affresco di Giorgio Vasari, XVI secolo.

A conclusione del Congresso di Bologna, in cui Carlo V e Clemente VII discussero degli interessi imperiali e pontifici, Carlo fu incoronato nella basilica di San Petronio Re d’Italia e Imperatore del Sacro Romano Impero. La scelta di Bologna al posto di Roma derivava dall’urgenza della presenza di Carlo nei territori imperiali, dalla pressione ottomana alle porte di Vienna e dalla situazione drammatica lasciata nell’Urbe dal sacco del 1527. L’incoronazione avvenuta il 24 febbraio 1530 sembrò realizzare l’idea di unificare la Cristianità sotto un novello Carlo Magno.

Scuola francese, Il trattato di Cateau-Cambrésis e l’abbraccio tra Enrico II di Francia e Filippo II di Spagna, 1559, Palazzo pubblico, Siena

6. Scuola francese, Il trattato di Cateau-Cambrésis e l’abbraccio tra Enrico II di Francia e Filippo II di Spagna, 1559, Palazzo pubblico, Siena.

Stipulato tra Filippo II ed Enrico II, pose fine alle guerre franco-spagnole in Italia: da questo momento «la Penisola non ha più neanche una Storia, che non sia il riflesso di quella del padrone di turno». L’Italia, fino ai primi decenni del diciottesimo secolo, entrò nel sistema imperiale spagnolo: i Ducati di Milano, Napoli, Sicilia e Sardegna furono annessi alla corona spagnola; gli altri Principati (Granducato di Toscana, Repubblica di Genova, Ducato di Parma, Savoia) si allearono direttamente con Madrid. Le sole potenze italiane a salvaguardare la propria autonomia furono la Serenissima e la Savoia.

Federico Zuccari (1540-1609), Ritratto di Elisabetta d’Inghilterra, Pinacoteca nazionale, Siena

7. Federico Zuccari (1540-1609), Ritratto di Elisabetta d’Inghilterra, Pinacoteca nazionale, Siena.

Elisabetta regnò per oltre quarant’anni e il suo Regno coincise con il periodo d’oro dell’Inghilterra tanto nel campo letterario e artistico quanto in quello politico ed economico. Fu in questi anni che iniziò il potenziamento del commercio e l’incremento delle manifatture, nonché l’espansione inglese oltremare (creazione della Compagnia delle Indie Orientali): la Regina «distolse i suoi sudditi dalla guerra di religione trasformandoli in pirati e lanciandoli nella grande avventura della conquista del mare». In ambito religioso, pose la figura del sovrano a capo della Chiesa, ma attuò un compromesso in forza del quale si definì una Chiesa anglicana vicina al Protestantesimo da un punto di vista teologico, ma liturgicamente simile al Cattolicesimo.

Juan Leal de Valdés, Sant’Ignazio di Loyola riceve il nome di Gesù, 1676, Museo de Bellas Artes, Siviglia

8. Juan Leal de Valdés, Sant’Ignazio di Loyola riceve il nome di Gesù, 1676, Museo de Bellas Artes, Siviglia.

Abbracciata la carriera delle armi, Ignazio di Loyola combatté contro i Francesi a Pamplona dove riportò una grave ferita alla gamba, circostanza che fu all’origine della sua conversione in seguito alle letture della vita di Cristo e dei Santi: Loyola tramite la loro lettura «trasferiva sul piano religioso il suo ideale epico e guerriero e in quei “cavalieri di Cristo” finì per vedere un tipo di eroe ancora più esaltante del caballero castigliano». Divenne un soldato di Cristo, «l’unico esercito in cui poteva arruolarsi anche da zoppo». Diede vita alla Compagnia di Gesù nel 1537, che, approvata dal pontefice Paolo III nel 1540, si distinse nel campo dell’educazione con i suoi collegi presenti in tutta l’Europa cattolica e anche in quella riformata. L’Ordine divenne con il Concilio di Trento uno dei pilastri della Controriforma per l’attività missionaria dispiegata nel contrastare la diffusione della Riforma.

Concilio di Trento del 1545, XVII secolo, Santa Maria Maggiore, Trento

9. Concilio di Trento del 1545, XVII secolo, Santa Maria Maggiore, Trento.

Apertisi a Trento nel 1545 con Paolo III Farnese, i lavori del Concilio puntavano a tre obiettivi: recuperare i territori protestanti; arginare l’avanzata dell’eresia luterana; riaffermare il primato papale in una Chiesa rinnovata. Non fu un vero Concilio ecumenico, dato l’esiguo numero dei Padri conciliari presenti ai lavori; inoltre risentì delle diverse esigenze tra quelle del Papa, bloccare l’eresia, e quelle imperiali, tentare un’ultima pacificazione religiosa. Tra le decisioni importanti adottate durante le assise: l’obbligo di residenza per i Vescovi nelle diocesi loro assegnate, che dovevano anche assicurare la disciplina ecclesiastica; l’attuazione della giurisdizione ecclesiastica; la disciplina della religiosità popolare.

Francisco Goya (1746-1828), Scena di Inquisizione, Accademia di San Fernando, Madrid

10. Francisco Goya (1746-1828), Scena di Inquisizione, Accademia di San Fernando, Madrid.

Riorganizzata per prevenire e reprimere ogni eresia nel 1542 con la bolla Licet ab initio promulgata da Paolo III Farnese, nella rete dei tribunali dell’Inquisizione incapparono tanto i membri dei cenacoli per il rinnovamento spirituale quanto quei religiosi che all’interno della Chiesa erano contrari a una rigida ortodossia applicata con metodi inquisitori, oltre ai gruppi eretici e a chiunque si prodigasse per un dialogo con i riformati. Il severo controllo sociale e culturale che la Chiesa intendeva esercitare sulla società trovò poi la sua compiuta espressione nell’istituzione nel 1559 dell’Indice dei libri proibiti che vagliava quanto veniva via via pubblicato al fine di esercitare una sorveglianza sulle coscienze.

Antoine Caron (1521-1599), Arresto ed esecuzione di Tommaso Moro Cancelliere di Enrico VIII d’Inghilterra, Musée du Chateau, Blois (Francia)

11. Antoine Caron (1521-1599), Arresto ed esecuzione di Tommaso Moro Cancelliere di Enrico VIII d’Inghilterra, Musée du Chateau, Blois (Francia).

Una decisione di natura politico-dinastica portò l’Inghilterra nel campo riformato con Enrico VIII: la volontà di far annullare il suo matrimonio con Caterina d’Aragona offrì al sovrano l’occasione, peraltro già delineatasi nel corso del 1400, di far valere il titolo di unico capo della Chiesa inglese, escludendo ogni intromissione estera, pontificia innanzitutto. Il Re divenne quindi da questo momento unica fonte della giurisdizione temporale e spirituale (Atto di Supremazia). Chiunque si oppose alla volontà regia e al giuramento di fedeltà verso il nuovo assetto costituzionale, come fecero il vescovo di Rochester John Fisher, e l’ex cancelliere Tommaso Moro, che rimasero inoltre fedeli alla loro religione, pagò con la vita.

Veronese (1528-1588), Battaglia di Lepanto, Galleria dell’Accademia, Venezia

12. Veronese (1528-1588), Battaglia di Lepanto, Galleria dell’Accademia, Venezia.

Fu la massima battaglia navale del sedicesimo secolo tra la Lega santa cristiana al comando di don Giovanni d’Austria, forte di 245 tra galee e altre navi, e i Turchi, che disponevano di 280 tra galee e unità minori, guidate da Mehmet Ali pascià. Il trionfo cristiano segnò il blocco dell’espansione marittima turca nel Mediterraneo ma «una vittoria schiacciante, […] avrebbe potuto esser definitiva, se i vincitori l’avessero completata con un’azione di polizia contro i pirati e i loro nidi africani. Invece si divisero, lasciarono ricadere Tunisi, Tripoli, La Goletta in mano ai Musulmani».

François Dubois, Notte di San Bartolomeo, 1576 a.c., Musée cantonal des Beaux-Arts, Losanna

13. François Dubois, Notte di San Bartolomeo, 1576 a.c., Musée cantonal des Beaux-Arts, Losanna.

La più feroce delle stragi compiute dai cattolici contro gli ugonotti, nella certezza «di aver per sempre estirpato il seme dell’eresia». Nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1572, fallita la politica di riconciliazione promossa dalla casa regnante, Carlo IX, per non venir anticipato dai Guisa che avrebbero potuto in tal modo porsi a capo del movimento cattolico antimonarchico, autorizzò l’eccidio. Oltre tremila persone, tra cui spiccava l’ammiraglio de Coligny (che con il Condé era il principale capo militare degli ugonotti) furono inseguite anche sin all’interno del Louvre e uccise. Carlo salvò dal massacro Enrico di Navarra (il futuro Enrico IV); il partito riformato si arroccò a La Rochelle e nel Sud della Francia, e «rinacque dalle ceneri e riprese la lotta fino a guadagnarsi, sulla fine del secolo, il diritto di cittadinanza» con l’editto di Nantes.

Lavinia Fontana (1552-1614), Ritratto di papa Gregorio XIII, collezione privata

14. Lavinia Fontana (1552-1614), Ritratto di papa Gregorio XIII, collezione privata.

Particolarmente attento allo stato delle finanze, il nome di Gregorio XIII è legato al calendario che riformò, il calendario gregoriano appunto, che tuttavia «incontrò vivaci resistenze. Molti erano convinti che il Papa avesse voluto “rubare undici giorni alla povera gente”, e specialmente i Paesi protestanti l’osteggiarono a lungo. Ma, alla fine, anche questi dovettero arrendersi e accettare il nuovo metro di misura»: un piccolo successo riportato dai cattolici sui temuti eretici tedeschi.

Invincibile Armata nel porto di Calais, XVII secolo, collezione privata

15. Invincibile Armata nel porto di Calais, XVII secolo, collezione privata.

Deciso a contrastare la potenza marittima e commerciale inglese oltre a risolvere un conflitto che da diversi anni veniva combattuto a colpi di mano lungo le rotte oceaniche con incursioni di vascelli pirata, Filippo II progettò l’invasione dell’Inghilterra, rea tra l’altro di aiutare le Province Unite riformate del Nord contro la Spagna. Riunita a Lisbona una flotta di 130 vascelli, questa si sarebbe dovuta inoltrare nel Canale della Manica e sbarcare sulle spiagge del Kent le truppe d’invasione. A far fallire il piano congiurarono le tempeste, che investirono i galeoni e li dispersero e le veloci incursioni dei vascelli inglesi comandati da sir Francis Drake, più agili da manovrare in confronto ai lenti e pesanti galeoni. Con la vittoria l’Inghilterra elisabettiana affermò il predominio incontrastato sui mari.

Passignano (1558-1638), Michelangelo presenta a papa Paolo IV il modello di San Pietro, Casa Buonarroti, Firenze

16. Passignano (1558-1638), Michelangelo presenta a papa Paolo IV il modello di San Pietro, Casa Buonarroti, Firenze.

Tra gli artisti del Rinascimento che contribuirono a dare lustro a Roma con il proprio talento ci fu senza dubbio Michelangelo Buonarroti, che decorò la volta della Cappella Sistina e affrescò il Giudizio Universale. Paolo IV gli affidò la direzione della fabbrica e della cupola di San Pietro, un incarico che «gli arrovellò la mente e gli tolse il sonno. Fece un modello in creta e uno in legno e immaginò un tempio alto 132 metri». Per quanto criticato dai suoi avversari, «la sua fama di architetto eguagliò ben presto quella di pittore e scultore». Un Michelangelo settantenne ripropose il ritorno al progetto originario: una croce greca semplice con pianta centrale, come aveva a sua tempo proposto Brabante. Alla sua morte la cupola era costruita fino alla sommità del tamburo e fu completata da Giacomo della Porta e Domenico Fontana.