…insomma, io so che la mattina al bar prende sempre un caffè macchiato in tazza grande e un cornetto integrale, so che legge “Repubblica” e “Il Sole”, so che il martedì gioca a calcetto e a volte anche il giovedì, so tutto di lui, sono arrivata a pedinarlo, a farmi trovare per caso nei posti dove va, cerco sempre di fare o dire qualcosa per essere notata e niente, per lui rimango sempre e solo un’alunna di Diritto privato come tante altre, come tutte le altre. Non si ricorda nemmeno come mi chiamo, ti rendi conto? Si comporta come se fossi trasparente, Lidia. Sentire che per lui non esisto è terribile. Mette molta più angoscia di venire presa in considerazione e rifiutata. Che posso fare?

 

 

>––––– Original Message –––––

>From: lorenzoferri@yahoo.it

>To: brianahern@hotmail.com

>Sent: Saturday, February 11, 2006 11:26 PM

>Subject: R: LA ZONA CIECA

>Carissimo Brian,

>mi mancano le parole: le hai usate tutte tu. Sei una

>persona straordinaria e non so come ringraziarti

>per quello che hai fatto per me con la tua mente.

>Sono rimasto davvero commosso, e provare una

>sensazione così forte (soprattutto se positiva!) è un

>miracolo per me. Infatti mi sento di confidarti che

>non sto passando un buon periodo: sono molto

>agitato, ho paura di qualcosa e non so nemmeno bene

>di che cosa. Per questo le tue parole mi hanno fatto

>tanto bene. Perché io sono molto confuso e loro mi

>sembrano piene di verità. Ancora non le associo tutte

>a delle figure e a degli eventi della mia vita, per ora

>riesco ad ascoltarle solo con il mio “orecchio

>interno”. Per questo ho bisogno di rileggerle ancora e

>di meditarle molto lentamente.

>Io non sono una persona buona, non potrei mai fare

>per te quello che hai fatto tu per me, ma di sicuro

>le persone buone so riconoscerle, e ti ringrazio di

>cuore.

>Con affetto e meraviglia,

>Lorenzo

Lorenzo ieri ha risposto così a Brian.

Non ho letto questa mail perché sono entrata di nuovo in possesso della sua password.

Me ne guardo bene.

Ho letto questa mail perché Brian non esiste.

Perché Brian sono io.

È successo venerdì sera, quando sono tornata a casa.

In cucina il frigorifero era rimasto aperto, nel lavandino uno scolapasta pieno di spaghetti avanzati, quattro lattine vuote di birra accartocciate e buttate per terra, la chiazza di una pipì di Efexor che evidentemente non era stato portato fuori per tutto il giorno e non aveva più resistito. In salotto Lorenzo dormiva sul divano.

Niente che non avessi già visto.

Mi sono messa al computer per controllare la mia posta, e invece mi sono ritrovata sul sito di Hotmail per registrarmi e creare un nuovo indirizzo. Così, per gioco.

Brian Ahern è il nome del figlio affetto da sindrome di Down della famiglia irlandese dove quando facevo il liceo ero stata ospite un’estate, per imparare l’inglese. Un ragazzone che rideva sempre, si nascondeva nell’armadio della mia stanza per vedermi nuda e collezionava tappi di penne a sfera. Non so come e perché ho pensato proprio a lui.

Il resto è venuto da sé.

L’omosessualità, una vita ambigua alle spalle, la passione per i suoi libri, una certa ironia: tutte caratteristiche per cui Lorenzo ha un debole. E in nome delle quali anche una scelta di spiritualità può assumere ai suoi occhi significati diversi da quelli di un semplice rifugio.

Il monastero tibetano di Pomaia, dalle parti di Pisa, è stata una delle mie tante inutili tappe per dimenticare, quasi due anni fa.

L’invito a non concentrarsi sui fallimenti veri o presunti del passato e a non perdere di vista tutto il resto è quello che faccio a Lorenzo da sempre.

Lo stesso vale per le rassicurazioni riguardo al suo lavoro, al suo talento come uomo e come artista e al suo futuro.

Voleva essere uno scherzo, tutto qui.

La nostra storia è sempre vissuta di personaggi immaginari che ci aiutano a rendere più tollerabile il fatto che noi invece esistiamo davvero.

Pensavo che alla terza riga di quella lettera Lorenzo avrebbe già capito tutto.

Che quando fosse arrivato alla donna molto bella con la stella della comprentione sulla fronte mi avrebbe chiamato per dirmi tu sei scema come lo sa dire lui e che ci saremmo messi a ridere.

Mi sembrava impossibile che qualcuno potesse credere a un vecchio sciamano ex fricchettone che si diverte a vedere che cosa succede nelle vite degli altri.

E invece Lorenzo ci ha creduto. Con quell’ingenuità disarmante propria solo dei bambini e dei narcisisti come lui. Che in un caso si tratti di innocenza nei confronti del mondo e nell’altro di indifferenza poco conta, il risultato è lo stesso.

E allora ecco che Lorenzo non solo accoglie Brian senza esitazioni, ma lo fa con meraviglia.

Ecco che quelle parole misteriose sembrano dargli immediatamente il conforto che io non riesco a dargli. Che quell’italiano stentato riesce a ricevere in cambio la sua impossibile attenzione.

Ecco che dopo anni in cui a parlare con lui mi è sempre sembrato di pescare nel vuoto, improvvisamente sento che l’amo comincia a tirare.

Succede qualcosa.

A questo punto non mi rimangono altre possibilità.

Devo andare avanti.

Insomma, non è che mi obblighi qualcuno a farlo.

Diciamo che voglio, andare avanti.

>––––– Original Message –––––

>From: brianahern@hotmail.com

>To: lorenzoferri@yahoo.it

>Sent: Monday, February 13, 2006 9:13 AM

>Subject: IL PENSIERO IMOBILE

>Caro caro Lorenzo,

>sono stato molto felice di ricevere te come risposta,

>poiché pensavo che cestinavi me come la lettera

>invasiva di un disturbatore.

>Dispiace però per quello che scrivi a me, che non è

>un buono periodo per te. Questo lo so, lo ho visto

>dala zona cieca del abandono sciamano, come

>scrivevo. E LA PAURA che esprimi la esprimevi senza

>dirla pure con il resto delle tue righe nella lettera:

>anche io infatti usavo il mio ESSERE CATIVO e sapere di

>avere fatto nel passato azioni davero gravi, COME

>DIFESA per la posibilità di tutte le altre esperienze. No

>so se spiego me. Proprio dire a se io sono questa cosa

>rende ciechi noi rispecto a quello di complexo che

>veramente siamo e che è il mondo, nel BENE e nel

>MALE, che poi secondo me e i testi che studio sono

>solo CONSEQUENZE DEL PENSIERO.

>Non fà niente se le mie parole della prima lettera ti

>hanno riso o non ti sono tanto importate, quello che

>preoccupa me è se fai così – cioè dici “SONO CATIVO”,

>e dunque in realtà HO PAURA – di fronte alle cose che

>capitano e così non interessi di ELIMINARE quelle che

>a te fanno male e di PROTEGGERE quelle che a te

>fanno melio, è tutto uguale perché sei sempre uguale te.

>Io, come dicevo, ho qui la mappa tua, se ti vorrà un

>giorno di mandare a me il tuo indirizzo te la spedisco.

>Il fatto è che ho preso te a cuore e tu mi dici

>straordinario ma devi sapere che oramai sono poche

>le cose e le persone che mi concentro e interesso

>davero. In te, dai tuoi libri, da questo che ho visto e

>che ho letto nella tua lettera, vedo tante cose che

>somiliano a me, a quando giocavo a perdere tutto per

>non rispondere alle cose che sentivo in una maniera

>unica e dunque comunque sbaliata.

>Purtroppo siamo uno e une sono le cose che

>possiamo fare, dire, amare, scelgiere: la paura io

>credo nasce da quante sono tutte le scelte. Ma io a un

>certo punto ho detto a me: ma se non vivi niente

>TUTTE LE SCELTE che fanno spavento SONO UNA DI

>PIU’! E quell’una la ho tolta (e dunque fatta) con li

>studi, con la divisione con Enrico il mio compagno e

>con il venire in Italia con lui anche adesso che più

>non ci è.

>La mattina non sono un buono scrittore, scusa me.

>Un forte abbraccio Lorenzo, ti penso e ti sostegno da

>lontano, NON SEI SOLO, saperlo.

>Non avere paura. Niente può fare a te male e ciecare

>come la potenza del PENSIERO TUO IMOBILE su di te.

>Tuo,

>Brian

Ovviamente non ho nessuna mappa astrale a disposizione e anche se fosse non vedo proprio come potrei spedirla a Lorenzo con il timbro postale di Pomaia.

Ma Brian è più bravo di me nel vivere alla giornata. In qualche modo se la caverà, mi fido di lui.

E così per il momento mi è utile insistere sulla mappa per fare in modo che Lorenzo con la storia del suo indirizzo abbia un motivo in più per rispondere un’altra volta. Perché altrimenti non è detto lo faccia.

Lo conosco bene e ormai so quanto viva di sentimenti che gli esplodono dentro all’improvviso e non fa in tempo a riconoscere che già si sono spenti, mentre lui non ha avuto il modo nemmeno di dargli un nome, di associarli a una persona, a una situazione. Tutto a quel punto gli si confonde dentro e l’espressione di quei sentimenti rimane per sempre negata a se stesso e agli altri.

Con Lorenzo, quando s’entusiasma rapidamente di qualcosa, non bisogna mai perdere di vista la possibilità di un disinteresse altrettanto rapido per quella stessa cosa.

E invece Brian deve farcela. Deve entrargli dentro senza avere fretta, come un veleno dolce, per poi rimanere, come io non sono ancora riuscita a fare.

Anche per questo non ho nessun bisogno di scoprire attraverso di lui se Lorenzo ha ricominciato a tradirmi, se non ha mai smesso di farlo o se ci sono ancora particolari della sua vita che io non potrei neanche immaginare.

Penso di sapere quanto basta, ormai.

Se anche non bastasse, la mia unica reale conquista è aver capito che comunque non basterebbe mai.

E allora lo scopo di Brian non è quello di indagare, ma di rivelare.

Non di ricevere informazioni, ma darne.

Non di ascoltare problemi, ma proporre soluzioni.

Perché Lorenzo possa liberarsi dal peso che lo opprime, guardarsi con gli occhi ammirati con cui lo guardano tutti, perché non viva solo di atti mancati e occasioni perdute, perché torni a scrivere, perché non si abbandoni.

E, se è possibile, perché non abbandoni me.

Da qualche settimana ho cominciato seriamente a cercare una casa da poter comprare.

Alla fine di quest’anno il mio contratto di affitto scadrà e non ho intenzione di rinnovarlo.

Mi sento pronta per la responsabilità di un posto che sia mio una volta per tutte.

Nel frattempo Lorenzo avrà recuperato parte dei soldi del suo appartamento e deciderà cosa farne. Se comprare un nuovo appartamento dove andare a stare oppure se affittarlo ad altri.

E in quel caso venire a vivere con me.

Per il momento preferiamo rimandare l’argomento, perché ogni volta che lo affrontiamo finiamo per litigare.

– Dopo la botta sulle palle della casa che ho perso, ecco che me ne dai un’altra tu chiedendomi di vivere con te.

– Non mi sembra sia esattamente la stessa cosa. Ma hai talmente tanta merda in testa che la vedi da tutte le parti, senza distinzioni.

Le nostre paure ci spingono a livelli di volgarità inaccettabili.

E inaccettabile è principalmente il fatto che la nostra convivenza sia tanto discussa, lo so, e non avvenga assecondando un processo spontaneo, come per tutte le altre coppie.

Ma so anche che se fossi andata in cerca di processi spontanei non avrei scelto di stare con Lorenzo ogni giorno di questi ultimi anni.

Tutti e due abbiamo capito che la questione della casa sarà fra noi decisiva per avere un futuro che non abbia la casualità di un beauty-case lasciato in cucina.

E così finché ci è possibile prendiamo tempo. Stiamo a vedere. Navighiamo a vista nell’ambiguità.

Per quanto mi riguarda, studio annunci e vado a visitare appartamenti.

– Ne ho trovato uno che sembra fare al caso mio, o nostro che sia. È in via Buonarroti, dalle parti di piazza Vittorio. Che fai, vieni anche tu a vederlo?

– Oggi non posso, vado in campagna.

Per quanto lo riguarda, ogni volta che non sa esattamente cosa vuole fare si rifugia da solo a San Liberato.

>––––– Original Message –––––

From: lorenzoferri@yahoo.it

To: brianahern@hotmail.com

Sent: Friday, February 17, 2006 7:26 PM

Subject: R: IL PENSIERO IMOBILE

>Carissimo Brian,

>la tua nuova lettera mi ha fatto tanto, tanto piacere, e

>come ti avevo promesso ho riletto la prima con più

>attenzione. In questi giorni infatti sono da solo nella

>mia casa di campagna, un posto ideale per il

>raccoglimento. Proprio qui mi sono accorto che da

>quella zona dove io sono cieco e tu ci vedi così bene,

>hai fotografato la mia vita in maniera perfetta, e che

>quando ti ho scritto la prima volta per ringraziarti

>ancora non me ne ero reso conto. Di solito il fatto che

>gli altri, guardandoci dall’esterno, possano capire

>cose di noi che nemmeno noi stessi sappiamo è

>inquietante. Ma invece la precisione delle tue visioni

>su di me e le tue parole mi danno coraggio.

>Aspetto con ansia e gratitudine la mappa che hai fatto

>per me. Il mio indirizzo è via Natale del Grande 185,

>a Roma. Ho abitato lì qualche anno, adesso non più,

>ma ci passo ogni settimana a prendere la posta: ti

>sembrerà strano ma da un po’ di tempo sto vivendo

>come un vagabondo, senza fissa dimora, in attesa di

>recuperare i soldi per una casa o di recuperare forse

>la capacità di stare fermo in un posto senza pensare

>con nostalgia a tutti gli altri in cui in quel momento

>non sto.

>Ma passiamo ad altro. Caro Brian, tu sei così gentile,

>e scusa se ne approfitto, ma pensi che mi farebbe

>bene leggere qualche cosa? Che ne pensi de “Il libro

>tibetano dei morti”?

>Io a un certo punto della vita non sono più riuscito a

>studiare nulla, quando ero più giovane era diverso,

>ora non ho più concentrazione, chissà dove è finita!

>Qui è una bella giornata, spero anche a Pomaia,

>Baci,

>Lorenzo

>––––– Original Message –––––

>From: brianahern@hotmail.com

>To: lorenzoferri@yahoo.it

>Sent: Sunday, February 19, 2006 9:51 AM

>Subject: Testi sciamani

>Lorenzo caro,

>che tu passi una buona giornata!

>Chiedi a me alcuni testi da leggere e io qui rispondo a

>te che certo, il libro tibetano è stato per me molto

>importante, anziché, fondamentalo.

>Però ci sono pure letture più facili per chi è al

>principio, come per exempio i testi di Sandra

>Ingerman, di Michael Harner e sopratuto di Joan

>Halifax che concentrato sulla figura del WOUNDED

>HEALER, che in Italiano non so benissimo come

>tradurre ma vuol dire una PERSONA FERITA che

>proprio per quello sa curare, spiega molto questo che

>io credo. Fidati infacti SEMPRE di persone che sono

>state tanto male di testa e di corpo e che poi sono

>guarite: i VERI SCIAMANI posibili SONO LORO

>solamente, pure se da fuori sembrano persone al

>rischio e persone che non controllano la loro tropo

>forte sensitività o sensibilità come si dice.

>Una grande maestra poi è Nadia Stepanova, leggi la

>sua autobiografia scritta attraverso Sicilia di Arista: a

>volte Nadia torna in Pomaia per lezioni, la proxima

>volta magari vieni a sentire lei che pure è giunta a

>guarire prima malando sé stessa.

>Questo è tutto per adesso. Buona letture e buon

>viaggio allora! Presto spedisco la mappa tua a quello

>indirizzo (anche se non ricevo da esso buone

>sensactioni, non so come spiegare).

>Ricorda a te di non avere paura se non del PENSIERO

>TUO IMOBILE e di fidare di quanto di buono per te ci è

>nela zona a te per ora cieca.

>Tuo,

>Brian

«Il wounded healer è il medico ferito. E solo il medico ferito può guarire. Questa è la tesi con cui si conclude ogni arrampicata celestiale, sciamanica, dell’albero del mondo. Solo il medico ferito può guarire. Lo sciamanismo è infatti una forma del processo di cura personale e altrui attraverso un processo di individuazione: lo spirito dello sciamano (vero wounded healer) lascia il corpo e va nei “mondi altri” per adempiere la funzione trascendente nel recupero e nella comprensione dei segreti di guarigione per la comunità. In questo caso il mondo sta per la comunità».

C’è scritto sul sito www.fuocosacro.com. Alla richiesta che Lorenzo ha fatto a Brian di testi su cui poter studiare la cultura sciamanica, presa alla sprovvista ho fatto una ricerca in Internet e ho trovato tutto quello di cui avevo bisogno per ostentare una conoscenza che non ho.

Google è un amico che non ti abbandona mai.

>––––– Original Message –––––

>From: lorenzoferri@yahoo.it

>To: brianahern@hotmail.com

>Sent: Sunday, February 19, 2006 7:23 PM

>Subject: Grazie Brian!

>Leggerò tutto con grande attenzione.

>Quando si fa sera la campagna diventa molto grande

>e io mi sento troppo solo, ma la velocità e la cura con

>cui hai risposto alle mie curiosità adesso mi fanno

>compagnia.

>Grazie, Brian!

>È un regalo che esisti.

>Lorenzo

– Hai presente Brian, lo sciamano? – È notte fonda quando mi telefona dalla campagna.

– Certo che sì. Perché, continuate a scrivervi?

– Eccome. E oggi mi è venuta la curiosità di andare su Google a cercare notizie su di lui. Ricordi che nella mail che ti ho letto scriveva di esser stato molto famoso, in passato?

– Mi pare di ricordare qualcosa, sì.

Benissimo, penso. È finita. Il gioco è stato bello ma è durato poco.

– Non hai idea di che cosa ha fatto nella vita quell’uomo! Ha prodotto artisti pazzeschi tipo Anne Murray, si è inventato dal nulla Emmylou Harris, la più grande cantautrice folk che sia mai esistita, è stato amico di Truman Capote, ha suonato sul palco di Woodstock!

Non è possibile.

– Davvero?

Credevo che il figlio della mia famiglia irlandese almeno sul suo nome potesse vantare una certa esclusiva.

– Sì. Se vai sulla sezione di Google dedicata alle immagini puoi vedere anche una sua foto, di qualche anno fa credo. Aveva proprio la faccia perversa e il fisico sfatto che piacciono a me. E poi un tipo così all’improvviso si è messo a meditare in un monastero. Pensa te. Certo che la vita ha molta più immaginazione di noi.

– Mi manchi.

– Anche tu. Domani torno a Roma.

Finisco la telefonata e vado anch’io a vedere la foto che ha tanto colpito Lorenzo. Digito “Brian Ahern” e mi compare un tizio robusto, con un barbone rosso e l’aria incazzata e ubriaca. La didascalia della foto parla di un importante produttore musicale irlandese.

La vita ha molta più immaginazione di noi, è proprio così.

Google è un amico che non ti abbandona mai.

E che se può fa miracoli.

 

 

Brian Ahern 287x350 - 43k - jpg

Brian Ahern
287x350 - 43k - jpg
www.uaudio.com