Quando torna dalla campagna come da qualsiasi altro posto dove è stato per qualche giorno, ci mettiamo sempre un po’ a riconoscerci.

Ogni volta che Lorenzo si allontana infligge delle piccole morti al nostro rapporto, non telefonandomi mai o facendolo solo di sfuggita.

È il suo gioco nevrotico. È il nostro. Perché io a quel punto mi rintano nei sospetti e nelle paure di sempre e lui al suo ritorno invece di liberarmi alimenta quei sospetti e quelle paure, buttando lì un’affermazione e negandola poco dopo, per poi a un certo punto esplodere di rabbia accusandomi di essere invasiva.

– Se tu non mi facessi domande non sarei costretto a dirti bugie.

– Ma ti ho chiesto solo com’era il film che sei andato a vedere ieri sera.

– Mi hai chiesto anche con chi sono andato.

– Non mi sembra una domanda tanto assurda.

– Se me la fa una donna con cui scopo lo diventa. Ma il punto è questo. Che non dovevamo mai scopare, noi due. Il nostro rapporto oggi sarebbe perfetto.

Ultimamente ha varcato anche l’ultima frontiera rimasta alle sue provocazioni, quella del sesso. Quando lo assale la smania di distruggere tutto, a volte la trascina anche a letto.

Si stende vicino a me e rimane fermo. Si fa toccare e mi fa salire su di lui. È come se lo facessi da sola. Per il mistero che ci lega, tutti e due riusciamo comunque a venire sempre. Ma subito dopo, è il momento dell’attacco decisivo.

– L’ho fatto solo perché mi sento in dovere nei tuoi confronti.

– Ah. Allora grazie.

– Non fare la spiritosa. È che se fosse per me io non avrei mai voglia.

– Ma come? E tutte le donne con cui mi tradisci? – Gli chiedo, perché lui possa contraddirmi.

– Che c’entra. Quelle sono fiche inesplorate, il loro fascino sta nell’esotismo della novità, – mi risponde lui.

– Allora è vero che mi tradisci.

– No che non è vero. Andiamo avanti così per ore.

– Vorrà dire che se a te costa tanta fatica fare l’amore con me, vedrò di consolarmi da qualche altra parte, – faccio io, a un certo punto.

– Sì, così finisci di nuovo dritta in una clinica psichiatrica. Non le sapresti mai fare tu certe cose, senza rimetterci la ragione.

Apparentemente sfodera sempre una totale assenza di gelosia nei miei confronti e una grande apertura verso le possibilità che avrei di avere altre storie.

– Mica sono scemo, – dice, – lo vedo come ti guardano per strada gli uomini, lo sento quanto squilla il tuo cellulare, l’ho notato quel mazzo di rose esagerato che ti è arrivato l’altro giorno. Figurati. Ma so che se anche tu fossi la donna di ognuno dei tuoi corteggiatori io sarei riuscito a scoparti. E invece stai con me e loro non ci riescono.

– Basta con questi discorsi, dai.

– Per me nessun discorso è diverso da un altro.

– Lo sai che giorno è domani?

– Devi proprio ricordarmelo?

– In che senso?

– Domani ci sarà la sentenza definitiva sulla casa.

– Non lo sapevo, ma allora avremo un motivo in più per festeggiare, no?

– Perché, quale altro motivo abbiamo?

– Domani è il ventotto febbraio. In mancanza del ventinove, può considerarsi il nostro terzo anniversario.

– E secondo te con l’amarezza della fine del processo in bocca avrò voglia di una cenetta romantica?

– Amarezza? Ma sarà una liberazione!

– Il fatto che quest’incubo finisca non cancellerà mai il fatto che quest’incubo ci sia stato e che uno come me sia finito a discutere di soldi in tribunale.

– Non è possibile, ci rinuncio. Sei destinato a vivere in un film in cui non c’è rapporto fra immagine e suono. Sei sempre asincrono rispetto a quello che ti succede, sempre da un’altra parte. Possibilmente dove ci si possa lamentare.

– Asincrono? Che fai, ti metti a usare paroloni difficili? Attenta, che poi ti fa male la testa.

Mi chiudo in bagno a fumare. Ha esagerato e come al solito se ne accorge troppo tardi. Bussa alla porta del bagno.

– Guarda che scherzavo.

– Sto ancora ridendo.

– Posso entrare?

– No.

Entra lo stesso.

– Domani se vuoi prenoto al giapponese. Quello a Monti, che ti piace tanto.

– Vacci da solo al giapponese.

– Lilo, non ti capisco. Perché devi umiliarmi così?

– Ah, perché sono io che umilio te?

– Lo sapevo, io.

– Cosa?

– Che non dovevamo mai scopare, noi due. Il nostro rapporto oggi sarebbe perfetto.

È più forte di lui.