Una mattina di luglio Edoardo Corsi uscì di casa.
Guardò il cielo azzurro di Roma, respirò e si avviò verso via Eleonora Duse dov’era la sua station wagon blu. Si sentiva agitato, perché aveva trovato il coraggio di prendere un appuntamento con uno psichiatra. Salì in auto. Si lasciò alle spalle piazza Ungheria, s’incanalò nel traffico di viale Rossini, all’incrocio girò a sinistra e poco dopo arrivò a destinazione.
Il dottor Merli lo ricevette in uno studio ben arredato. Corsi si sedette su una sedia imbottita e, dopo alcuni convenevoli, iniziò a esporre i problemi della moglie. Lo psichiatra lo lasciò parlare, di rado troncò il suo racconto e lo fece solo quando reputò necessario chiedere alcune delucidazioni, soprattutto riguardo ai biglietti scritti da Sonia sparsi nell’appartamento.
Dopo quasi un’ora il dottor Merli intervenne in maniera più incisiva.
«Caro signore» disse, «dovrei visitare la signora, ma dai sintomi che mi ha descritto, da questi foglietti, mi sembra di intuire che subisca una disgregazione della personalità unita a un’alterazione del pensiero e della percezione affettiva.»
«Dottore, come è potuto accadere?»
«A volte alcune cause scatenanti possono stravolgere una personalità che fino a quel momento non ha mai dato segni di cedimento. Alcuni fattori ereditari, psicologici e socio-ambientali dell’individuo, possono far saltare gli equilibri mentali. È poco professionale da parte mia dirlo dopo una chiacchierata, però mi sembra che sua moglie possa soffrire di una forma di schizofrenia paranoide.»
«Mia moglie schizofrenica?»
«Non ne sono sicuro, dovrei parlarle.»
«Come si può fare?»
«Troveremo il modo. Però mi dica qualcosa riguardo ai vostri parenti.»
«Sonia ha perso la madre sei anni fa, mentre il padre morì in un incidente stradale quando lei aveva appena dieci anni.»
«Capisco.»
«Per quanto riguarda i miei genitori ho soltanto mia madre, ma abita a Milano con mia sorella, e poi... »
«E poi?»
«Sarebbero inutili. Sonia li odia.»
«Si spieghi meglio.»
«Circa due anni e mezzo fa, per festeggiare il Natale, mia madre e mia sorella Milena con il marito vennero a trovarci. Fu il peggiore anno della mia vita. Tutti pensavamo che un po’ d’intimità familiare potesse farle bene. I miei erano a conoscenza dei suoi sintomi e volevano rendersi utili. Il primo giorno trascorse quasi nella normalità. Il giorno successivo, invece, mentre mia moglie e mia sorella stavano preparando il pranzo, avvenne l’irreparabile. Le sentimmo gridare in cucina e dopo un istante Milena, sconvolta, apparve sulla porta del salotto in lacrime. Sonia le urlava contro che era una puttana venuta a Roma per scoparsi me, che sono suo fratello. Tentai di calmarla, inutilmente. Prese a insultare mia madre, la maledisse per aver messo al mondo due esseri incestuosi» Edoardo respirò prima di continuare. «Dopo circa quindici minuti le valigie di mia madre e di mia sorella volarono attraverso la tromba delle scale. Le risparmio i particolari di quel che accadde in quel lasso di tempo, ma le assicuro che a me l’inferno non fa più paura.»
«Mi spiace aprirle queste ferite, ma lei si renderà conto che ogni informazione è utile per comprendere. Bisogna intervenire subito prima che la situazione degeneri.»
«Che cosa si può fare?»
«C’è la possibilità che sua moglie si presenti nel mio studio?»
«Lo escludo. Oramai rifiuta ogni intervento medico.»
«Allora verrò io.»
«È possibile avere un farmaco che possa calmarla?»
«No, signor Corsi, non senza averla prima visitata.»
Edoardo annuì poco convinto.