Silvia stentava ad aprire gli occhi.
La testa pulsava e più cercava di riprendere il controllo, più lancinanti erano le fitte che le arrivavano al cervello.
A fatica tentò di riemergere da quello stato catatonico.
Cos’era successo, si domandò.
Provò a riordinare le idee.
Le immagini, dapprima sfocate, lentamente stavano riprendendo forma, ma la mente era ancora annebbiata.
Percepì uno strano formicolio sul corpo. Raccogliendo le forze portò le mani al viso e comprese.
Decine di scarafaggi le stavano addosso.
Con uno scatto isterico si ritrasse in un angolo, la schiena aderente al muro. Prese a schiaffeggiarsi per allontanarli, mentre una melma viscida le cospargeva la pelle e impediva agli insetti di staccarsi.
Si guardò intorno. Cercò di alzarsi, ma un freddo improvviso la fece barcollare. Era nuda. Silvia era in pericolo, ma non volle perdersi d’animo. In alto, da un’apertura entrava la luce. Si guardò intorno e si rese conto di trovarsi all’interno di una cisterna umida e melmosa. Non comprendeva però come ci fosse finita.
Qualche istante dopo le fu tutto chiaro.
Con un ghigno satanico, dall’alto, una donna la salutò e chiuse il boccaporto lasciandola in un buio denso e nero che si impossessò dell’invaso e della ragione.
Iniziò a gridare, urla strazianti. Inutili.