Georgiana Babbage era morta a soli diciassette anni, era stata timida quanto suo padre era sicuro di sé, bionda, con gli occhi azzurri, dolce e sorridente. Anche se eravamo quasi coetanee, non la conoscevo bene. Non viveva con Mr Babbage, ma con la nonna e due fratelli minori in Devonshire Street, distante dieci minuti a piedi dalla casa paterna, e siccome non era ancora stata introdotta in società partecipava solo di rado alle serate del padre. Però mi era sempre piaciuta, e avevo sperato che, con il passare del tempo, saremmo diventate ottime amiche. Troppo tardi rimpiansi di non averla conosciuta meglio quando ne avevo avuto la possibilità invece di dare per scontato che avremmo avuto tanti anni davanti. Ma soprattutto provai un dolore immenso per Mr Babbage, e il dispiacere profondo di non poter far nulla per alleviare la sua pena.
Io e mia madre avevamo ricevuto la notizia della morte di Georgiana troppo tardi per partecipare al funerale, ma non appena mia madre poté organizzarsi, andammo a Londra per porgere le condoglianze alla famiglia.
La casa di Dorset Street, luogo di tante riunioni allegre, portava ora i colori del lutto: crespo nero sulla porta d’ingresso, sugli specchi e sul ritratto di Georgiana in salotto. La madre di Mr Babbage venne ad accoglierci al nostro arrivo, ci servì il tè e accettò le nostre condoglianze affranta. Ci disse che lei e i tre figli di Mr Babbage – tutti quelli che gli erano rimasti degli otto che aveva avuto con la moglie – attualmente stavano da lui, ma Herschel, il maggiore, sarebbe presto tornato al suo apprendistato da ingegnere, e lei avrebbe probabilmente portato con sé i due più giovani quando sarebbe tornata a casa sua.
«Resteremo finché avrà bisogno di noi, naturalmente» disse, ma si interruppe di scatto non appena Mr Babbage apparve sulla soglia.
Portava un completo nero e una fascia al braccio, e nel salutarci usò la solita cortesia, ma aveva gli occhi rossi e i lineamenti tirati, e pareva disorientato. Ci ringraziò impacciato quando gli facemmo le condoglianze, ma cambiò discorso ogni volta che cercammo di rievocare Georgiana. Parlammo invece del libro di Mrs Somerville, che avevo letto due volte da quando Mr Murray mi aveva procurato una copia in marzo e che mia madre aveva finito quando eravamo a Buxton. Una traccia della sua solita animazione tornò allorché parlammo di scienza, ma neppure quello riuscì a distoglierlo a lungo dal dolore. Durante il tragitto, avevamo convenuto di stare attente a non stancarlo, e mentre pensavo che stessimo per giungere a quel punto mia madre mi fece discretamente un segno per indicarmi che era ora di andarcene.
Mr Babbage ci accompagnò alla porta, e subito prima che ce ne andassimo disse: «Ho deciso di interrompere le mie serate settimanali, per il momento».
«Ma certo!» esclamò mia madre, sorpresa. «Me lo aspettavo».
«Però mi piacerebbe che tornaste presto a trovarmi» aggiunse in fretta, spostando lo sguardo su di me. «Ho avuto delle idee sulla Macchina differenziale che vorrei condividere con voi, Miss Byron».
«Anch’io» confessai. «La nostra gita nella regione industriale è stata molto istruttiva. Tornerò quando sarete pronto a ricevermi».
«Presto, allora» mi incalzò con voce roca. «Il lavoro è l’unico rimedio per il dolore: il lavoro, la fatica e il tempo. Devo pensare a qualcosa d’altro, altrimenti…» Si interruppe e scosse il capo, e mi avvidi costernata che aveva gli occhi umidi di lacrime. «Venite presto a trovarmi. Abbiamo molto da discutere e ancora di più da fare».
Assentii, e quando io e mia madre ce ne andammo mi dispiacque lasciarlo solo con la sua sofferenza. Se era convinto che il lavoro l’avrebbe distratto dal dolore, ero decisa ad aiutarlo.
Sarei tornata da lui il giorno dopo, se mia madre me l’avesse permesso, ma mi fece notare che sarebbe stato poco rispettoso e insensibile, e insistette perché aspettassi una settimana. Quando infine ritenne che potessi tornare, fu lei a non sentirsi bene e non poté accompagnarmi, ma siccome la madre di Mr Babbage sarebbe stata presente, accettò che ci andassi da sola.
Mrs Babbage restò il tempo necessario per servire il tè e per informarsi sulle condizioni di mia madre, poi ci lasciò da soli a parlare della Macchina differenziale. «Ho deciso, in onore della mia amata figlia, di cercare di risolvere un problema difficile della macchina» mi disse Mr Babbage con un’espressione determinata. «Gli sforzi necessari occuperanno i miei pensieri e mi sfiniranno al punto da consentirmi di dormire di notte. Il successo inevitabile – perché non mi darò pace finché non avrò risolto il problema – sarà un omaggio alla mia Georgiana, che mi credeva capace di superare qualunque ostacolo».
Avvertii una stretta di preoccupazione. «Non dormite, Mr Babbage?»
«Non bene» tagliò corto, non volendosi dilungare su un argomento da lui giudicato poco interessante. «Il problema di cui parlo non si trova nella macchina, ma nelle formule. Per certi calcoli, i risultati diventano sempre meno accurati a mano a mano che la creazione della tabella avanza, perché alcuni valori devono essere approssimati».
«Non solo alcuni numeri, ma molti» dissi annuendo. «Ogni decimale periodico».
«Esattamente. Certi numeri consistono di un numero infinito di decimali – uno diviso tre, per esempio – ma è impossibile creare un motore con un numero infinito di ruote dentate». Si sporse, tutto preso dal ragionamento. «Ciò che dobbiamo fare è trovare un modo – uno strumento o accorgimento nuovo – che elimini questo problema costante di riduzione di accuratezza. Credo, anzi sono convinto, che una macchina del genere saprebbe fare ben altro che delle tavole matematiche».
«È un concetto interessante» dissi, contagiata dal suo entusiasmo. «Forse ho un’idea che potrebbe aiutarvi a trovare la soluzione».
Gli raccontai del telaio Jacquard, della velocità, accuratezza e complessità della produzione e delle schede perforate che la controllavano. Mr Babbage mi ascoltò attentamente, annuendo, e quando ebbi finito mi disse di avere visto un telaio Jacquard in azione, molti anni prima, ma non aveva pensato che il suo sistema di impartire istruzioni avrebbe potuto essere applicato a una macchina calcolatrice. «Capisco che potrebbe funzionare» disse, «ma non riesco a concepire come adattarlo ai meccanismi della Macchina differenziale. Però potrebbe essere possibile».
«Sono sollevata che lo pensiate anche voi» confessai. «Temevo di avere ignorato qualche punto essenziale che vi avrebbe costretto a escludere del tutto questa possibilità come qualcosa di assurdo».
«Non liquiderei mai come assurda una vostra idea» protestò. «Al contrario, Miss Byron, mi stupisco della vostra intuizione. Neanche una persona su centomila osserverebbe un telaio in azione e penserebbe che il suo meccanismo potrebbe migliorare il funzionamento di una macchina calcolatrice. Sono stupito dal potere della vostra immaginazione».
«Grazie, Mr Babbage» dissi, felice di quegli elogi. Com’era insolita e strana l’accezione che Mr Babbage dava a quella parola, “immaginazione”, che nella bocca di mia madre veniva sempre associata ad allarme e apprensione. Com’era insolito, curioso ma tutto sommato rassicurante, scoprire che l’immaginazione veniva apprezzata quanto l’intelletto.
Parlammo ancora della Macchina differenziale, esaminando da diversi punti di vista il problema dei decimali periodici e della propagazione degli errori. Riflettei ad alta voce, dicendo che avrei potuto capire meglio il funzionamento della macchina se avessi avuto delle tavole o degli schemi da studiare per conto mio, e Mr Babbage promise di farmi avere copie di entrambi a Fordhook. Nel frattempo mi lasciò prendere in prestito diversi documenti sui motori a vapore che pensava potessero interessarmi, e quando gli promisi di riportarglieli non appena li avessi copiati, disse: «Teneteli tutto il tempo che vi serve. Mi fido completamente di voi, e so che le mie carte sono al sicuro con voi quanto lo sarebbero sui miei scaffali».
I complimenti di Mr Babbage mi rimasero in mente per diversi giorni, e trovavo curioso che dessi loro tanta importanza. Lui non era un uomo che avrebbe soffocato le aspirazioni intellettuali o l’immaginazione del prossimo, capii, neppure se si fosse trattato di una donna. Ne avrebbe invece esaltato il genio, incoraggiandolo a manifestarsi.
Una sera, mentre mia madre mi aiutava a vestirmi per un ballo, non potei evitare di riflettere su quale fosse il mio scopo principale quella sera: attirare l’interesse di uno scapolo. I miei pensieri tornarono alla mia conversazione recente con Mr Babbage, e dissi che possedeva molte delle qualità che ritenevo opportuno cercare in un marito.
«Oh, Ada, no!» esclamò mia madre inorridita. «Non puoi pensare di sposare Mr Babbage».
«Non ho detto che voglio sposare lui, solo qualcuno come lui». Ma la mia risposta istintiva, l’atteggiamento difensivo, mi fecero capire che, mio malgrado, avevo invece preso in considerazione quella possibilità.
«Ha quasi quarantaquattro anni!» protestò mia madre. «Più del doppio della tua età».
«Perché dovrebbe importarmi? Molte ragazze della mia età sposano vedovi più anziani».
«Ada» disse mia madre con fermezza, prendendomi per le spalle e guardandomi fissamente, «Mr Babbage ti ha forse parlato di matrimonio? Avete preso accordi?»
«Certo che no» risposi indignata. Ma non avevo il diritto di offendermi; mi ero già fidanzata in segreto una volta, e per quanto ne sapeva lei avrei potuto farlo di nuovo. «Siamo amici, tutto qui, ma sono convinta di quello che ho detto, prima che tu fraintendessi la mia ammirazione innocente. Mr Babbage ha molte qualità ammirevoli, che vorrei trovare nel mio futuro marito. La cortesia, tanto per cominciare. La gentilezza. La curiosità intellettuale. Una passione per la matematica e la scienza. Un’autentica fiducia nelle capacità e nel genio femminili. Intendevo dire solo questo».
«Ada» ripeté mia madre, ma il tono si era addolcito. «Sono d’accordo sul fatto che Mr Babbage abbia molte virtù, ma sono sollevata che non ti abbia chiesto in matrimonio, perché avresti dovuto dire di no».
«Perché? Per via della differenza d’età?»
«Devi sposare qualcuno del tuo ceto» rispose, sbalordita che non lo sapessi. «La ricchezza non basta. Tuo marito dev’essere nobile, meglio se con un titolo vecchio più di un secolo. Queste cose contano. Hanno sempre avuto importanza e ce l’avranno sempre». Mi lasciò andare le spalle e mi studiò come se pensasse che fossi stata scambiata alla nascita con la sua vera figlia, e che questa, la ragazza obbediente, pia e serena destinata al ballo di quella sera, fosse rimasta prigioniera nel mondo delle fate.
«Sei molto fortunata a essere ancora considerata un buon partito. Se emergessero certe storie del passato…»
Avvertii un brivido di paura. «Non sono la stessa persona dell’anno scorso. Ho lavorato sodo per redimermi ai tuoi occhi, e vorrei che mi credessi quando ti dico che sono cambiata, sono molto cambiata».
Il suo sguardo eloquente mi fece capire, meglio di tante parole, che non ne avrebbe mai avuto la certezza. Avrebbe temuto la mia rovina fino al giorno del mio matrimonio.
Come ero grata per gli amici e gli insegnanti che non sapevano nulla dello scandalo del mio passato, che non mi guardavano mai con apprensione, come se fossi un animale selvatico che non si era ancora accorto che il lucchetto della gabbia era rotto. Non potevo sopportare di deluderli, in particolare Mr Babbage e Mrs Somerville, che rispettavano il mio genio, nutrivano grandi speranze per me e sembravano provare una simpatia autentica nei miei confronti. Così, quando Mrs Somerville sembrò preoccupata del fatto che trascurassi le attività più tipicamente femminili per dedicarmi a Euclide, le proposi di confezionarle un copricapo nuovo non appena avessi finito la cuffia che stavo facendo per me. E quando Mr Babbage, come promesso, mi mandò le tavole illustrate e diverse pagine di appunti sulla Macchina differenziale, non solo gli scrissi per ringraziarlo a profusione prima di concedermi il piacere di studiare le pagine, ma scrissi anche a Mrs Somerville e le chiesi di ringraziarlo da parte mia la prossima volta che l’avesse visto, nel caso in cui la mia lettera avesse subito ritardi.
Quando le giornate d’autunno divennero più fredde, andai a cavalcare ogni giorno, godendomi l’aria frizzante, i colori vivaci delle foglie sopra di me, e la dolce malinconia della stagione piena di luce che si stava spegnendo all’avvicinarsi dell’inverno. Ogni pomeriggio mi esercitavo con la musica, non solo con il canto e la chitarra ma anche con l’arpa, che in quel periodo mi appassionava particolarmente. Trascorsi ore a esaminare le illustrazioni e gli appunti di Mr Babbage, e studiai matematica con entusiasmo crescente, facendo grandi progressi grazie ai dolci consigli di Mrs Somerville, sebbene il mio tutore ufficiale fosse ancora il dottor King.
A metà novembre Mr Babbage invitò me e mia madre a una serata a casa sua, la prima dopo la morte della figlia. Non sarebbe stata una delle sue famose soirée, si affrettò a precisare, anche se si sarebbe svolta di sabato, ma una riunione discreta, con pochi invitati. Mia madre aveva già un impegno legato alla sua scuola di Ealing Grove e non sarebbe potuta venire, ma approvava la mia cerchia di amici intellettuali e, siccome avrebbe partecipato anche Mrs Somerville, mi accordò il permesso di andare se una delle Furie mi avesse accompagnata. Delle tre, solo Miss Montgomery ammise, con riluttanza, di essere libera, e poiché l’alternativa sarebbe stata rimanere a casa, mi rassegnai alla sua compagnia.
Per fortuna, poco dopo il nostro arrivo Miss Montgomery iniziò a chiacchierare animatamente con Mrs Babbage e dimenticò la mia presenza, così potei sgattaiolare via e raggiungere Mr Babbage, che si era ritirato in biblioteca con Mrs Somerville, Mr Dickens, Mr Lyell e pochi altri. Che amici interessanti mi ero fatta, pensai stupita, riflettendo sulla mia infanzia solitaria, in cui i pochi compagni di giochi erano stati scelti oculatamente da mia madre, che solo di rado mi permetteva di vederli. Non potevo evitare di chiedermi, con una punta di rimpianto, quanto sarei stata felice se li avessi conosciuti prima.
Stavano parlando di politica, non di scienze e matematica, ma un brivido di tensione nell’aria mi suggerì che la conversazione sarebbe potuta diventare parecchio animata; salutai tutti con calore, trovai una sedia accanto a Mr Dickens, mi congratulai con lui per i bellissimi schizzi e saggi che aveva pubblicato di recente, e mi preparai a godermi lo spettacolo.
Mr Babbage non riusciva a restare seduto, balzò in piedi e si mise a camminare avanti e indietro, agitato. «Queste voci non fanno che seminare l’incertezza!» esclamò furioso. «Voglio solo sapere se è ancora lui o no, e se non è lui, chi c’è al suo posto».
«State parlando di sport?» chiesi con aria innocente.
Una risata accolse le mie parole. «In un certo senso» rispose Mr Lyell ridacchiando. Feci un cenno col capo ma non sorrisi di rimando. Ammiravo la sua intelligenza scientifica, però non amavo lo sguardo lascivo che riservava a ogni donna anche minimamente attraente che incrociava il suo cammino. Si era sposato due anni prima, ma il matrimonio non lo aveva curato da quel vizio fastidioso.
«Politica, Miss Byron» spiegò gentilmente Mrs Somerville.
«Ah, capisco. Preferisco le corse di cavalli» dissi in tono leggero, soprattutto per divertire Mr Babbage.
Funzionò, perché smise di camminare e mi sorrise. «Politica e corse di cavalli. Certe volte non so quale delle due comporti le scommesse più azzardate». Vi fu qualche risatina, ma quando mi guardai attorno notai solo volti scuri e preoccupati. «Circola voce che oggi Lord Melbourne abbia dato le dimissioni da primo ministro su richiesta del re».
«Non lo sapevo» replicai, sorpresa, ma del resto non c’era motivo che lo sapessi. Anche se mia madre e Lord Melbourne corrispondevano, di certo lui non l’avrebbe informata di voler dare le dimissioni prima di comunicarlo ai suoi compagni di partito.
«Se Lord Wellington diventa primo ministro, potrebbe essere un’ottima cosa per voi» ricordò Mr Dickens a Mr Babbage.
«Sì, e non solo per me». Mr Babbage riprese a camminare, ma si fermò davanti alla finestra e guardò fuori, anche se era caduta la sera e dubitavo che potesse vedere qualcosa oltre al suo riflesso. «Lord Wellington è rimasto colpito dalla Macchina differenziale, e mi ha detto lui stesso che sarebbe utile all’esercito. Se diventa primo ministro, potrebbe riattivare i finanziamenti con una sola parola. Quando la Macchina differenziale dimostrerà il suo valore, e sono sicuro che lo farà, il governo sarà incline a finanziare altre ricerche scientifiche, altri apparecchi straordinari». Si voltò a guardare i suoi ospiti con gli occhi luccicanti. «Potremmo essere sul punto di iniziare una nuova Rivoluzione industriale».
«Quante cose dipendono da un solo incarico politico» commentò Mrs Somerville.
«Il duca è un eroe di guerra e uno statista» dissi, guardando lei e Mr Babbage per avere conferma. «È già stato primo ministro. Non sarebbe la scelta più ovvia?»
«Lo sarebbe, se non fosse per Peel» disse Mr Babbage acido.
Riconobbi il nome, ma mi ci volle un attimo per capire il motivo del tono contrariato di Mr Babbage. Poi mi tornò in mente: Sir Robert Peel era stato il segretario di Stato per gli Affari interni quando Mr Babbage aveva annunciato per la prima volta l’invenzione della Macchina differenziale, e Lord Peel l’aveva definita un aggeggio sciocco e potenzialmente pericoloso, nonostante l’appoggio che Mr Babbage aveva ricevuto dalla Royal Society.
«Molti credono che Peel si stia affermando come nuovo leader dei Tory» disse Mr Lyell rivolgendosi a me. Non mi offesi. Non solo ero la persona più giovane tra i presenti; ero anche l’unica a fare domande, e senza dubbio ero quella che appariva più frastornata.
«Sì, ma Peel è all’estero» fece notare Dickens, «e forse ci resterà».
«Se Peel diventa primo ministro, ucciderà la mia macchina» dichiarò Mr Babbage. «I finanziamenti spariranno. Probabilmente mi manderà anche il conto per tutti i fondi che sono già stati versati».
«Può farlo?» chiesi.
«No, Miss Byron». Mrs Somerville esitò. «O almeno non credo. È altamente improbabile».
«No, non lo farebbe» dichiarò con decisione Lyell, e un coro di assensi si levò nella biblioteca, anche se Dickens non disse nulla, ma scosse il capo, accigliato e scettico. Feci lo sforzo di aggiungere la mia alle voci che incoraggiavano Babbage, ma ero preoccupatissima. La Macchina differenziale significava tutto per me, ed era doloroso e inconcepibile che un particolare irrilevante come il nome della persona che avrebbe occupato una carica politica, sebbene si trattasse dell’uomo più importante del regno dopo il sovrano, potesse determinarne il destino.
Il mattino seguente a colazione chiesi a mia madre se era al corrente delle voci che circolavano a proposito di Lord Melbourne, ma non ne sapeva più di Mr Babbage. Poi, due giorni dopo, la notizia apparve sulla stampa: Lord Melbourne aveva effettivamente dato le dimissioni, e Lord Wellington era stato nominato primo ministro. La mia gioia fu di breve durata, però, perché si seppe quasi subito che Lord Wellington aveva declinato l’offerta e aveva acconsentito solo a ricoprire un incarico temporaneo finché non fosse stato designato un nuovo primo ministro. I sostenitori di Sir Robert Peel avevano già mandato dei messaggeri in Italia per esortarlo a tornare quanto prima in patria.
La situazione era ancora incerta quando andai a trovare Mr Babbage con Mrs Somerville meno di due settimane dopo. «I miei fondi devono arrivare finché c’è Lord Wellington, altrimenti non mi verranno mai versati» disse, con la tensione evidente nelle rughe della fronte e nella voce. Sospettavo che non riuscisse a dormire, ed ero preoccupata per lui.
Ascoltai, sempre più inquieta, mentre Mr Babbage e Mrs Somerville parlavano delle ragioni dell’insopportabile irregolarità del finanziamento del suo lavoro. «Forse il mondo non è pronto per una macchina rivoluzionaria come la vostra» suggerì lei.
«Il mondo non è mai pronto per le innovazioni» ribatté lui. «La grande maggioranza della gente resta ostinatamente aggrappata al passato finché le persone dotate di lungimiranza e di senso dell’avventura non tracciano un cammino per portare anche gli altri nel futuro».
«Forse i vostri avventurieri avrebbero più successo se cercassero di accompagnare gli altri a passo lento invece di trascinarli contro la loro volontà».
Mr Babbage rise. «Avete ragione, Mrs Somerville, ma conoscete anche voi i motivi della mia fretta. Se non sviluppo io la Macchina differenziale lo farà qualcun altro, se non in Inghilterra, da qualche altra parte in Europa. Non penso che qualcuno di noi preferisca che questa nuova Rivoluzione industriale appartenga ai francesi o ai tedeschi, e che sia un paese straniero a godere dei primi benefici di un aumento della produzione e dell’efficienza, obbligando i poveri inglesi a cercare di scoprirne il funzionamento con dei viaggi all’estero».
Io e Mrs Somerville concordavamo sull’importanza del fattore tempo, ma non c’era nulla che potessimo fare per costringere Lord Wellington ad attribuire al finanziamento dell’opera di Mr Babbage un carattere prioritario durante il suo governo temporaneo. Con il passare delle settimane, sembrava sempre più probabile che Sir Robert Peel assumesse il ruolo di primo ministro appena fosse tornato in Inghilterra.
In dicembre compii diciannove anni in un giorno di violenta tempesta di neve, che mi tenne bloccata in casa con l’arpa, i libri, gli appunti e le illustrazioni di Mr Babbage. Anche se non ricevemmo la notizia fino al giorno dopo, il mio compleanno segnò anche la fine del breve incarico di primo ministro di Lord Wellington e il primo giorno di governo del nuovo primo ministro, Sir Robert Peel. Lord Wellington era diventato il capo della Camera dei Lord, e Lord Melbourne gli era succeduto come capo dell’opposizione. Il cugino di mia madre possedeva ancora parecchia influenza e autorità, ma meno di prima, e non potei evitare di rimproverare silenziosamente mia madre per aver sprecato la breve finestra di tempo durante la quale avrebbe potuto chiedergli di aiutare Mr Babbage.
Anche se la tempesta politica infuriava ancora, la neve smise di cadere e le strade vennero sgomberate, cosicché io e mia madre potemmo partecipare a una cena a casa di Mr Babbage cinque giorni dopo. Ci sarebbero stati anche Mrs Somerville e altri amici che avevamo incontrato alle soirée del padrone di casa, e pur di non perdermela sarei stata disposta ad andarci a cavallo o con gli sci.
Mr Babbage era animato e allegro quando venne ad accoglierci alla porta, più di quanto fosse stato nelle ultime settimane. Mi ero aspettata di trovarlo amareggiato, furioso o depresso per la nomina di Sir Robert Peel, e dedussi che doveva avere altre notizie da darmi. Quando ci riunimmo attorno al tavolo scoppiava dalla voglia di dircelo, e non perse tempo in convenevoli. «Ho fatto una scoperta importante» dichiarò. «Ho compiuto il primo passo in quella che sarà una rivoluzione di pensiero e tecnologica».
Sentii un brivido di eccitazione, e ci scambiammo tutti un’occhiata attorno al tavolo. «Di che cosa si tratta?» chiesi. «Avete risolto il problema dei decimali periodici?»
«Non del tutto, ma adesso so come risolverlo. Mentre riflettevo su quel problema mi si sono aperti nuovi orizzonti».
«Quali?» domandò Mr Dickens.
«Ho concepito una nuova macchina» disse Mr Babbage trionfale. «È di gran lunga superiore a ciò che avevo immaginato possibile per la Macchina differenziale, ed eseguirà equazioni che finora sono state considerate impossibili da risolvere. Intendo chiamarla Macchina analitica».
Provai una strana miscela di emozioni, esaltazione mista a stupore. La Macchina differenziale era così straordinaria, com’era possibile che un altro congegno la superasse?
Mia madre bevve un sorso d’acqua e posò il bicchiere con gesti misurati. «Mr Babbage, intendete dire che dopo tutto il tempo, gli sforzi e le spese investiti nella Macchina differenziale intendete abbandonarla e dedicarvi a una nuova invenzione?»
«Certo che no». Esitai, e rivolsi uno sguardo diffidente a Mr Babbage, il cui entusiasmo, avevo capito, lo portava talvolta a ignorare determinate considerazioni di carattere pratico. «Non intendete dire quello, vero?»
Si strinse nelle spalle e allargò le mani. «Questo è il mio dilemma. Continuo a lavorare sulla Macchina differenziale, che ha catturato la mia immaginazione per tanti anni ed è ormai prossima alla fine? O passo alla Macchina analitica, che è di gran lunga superiore?»
«Dovreste portare a termine il progetto già iniziato» dichiarò mia madre. «Avete già ricevuto dei finanziamenti, e dovete avere qualcosa da mostrare a fronte dell’investimento effettuato se volete sperare di ricevere altro denaro».
Sollevò le sopracciglia. «Un altro finanziamento? Ma se ho perso le speranze di ricevere la fine del primo, che pure mi era stato promesso…»
«Lady Byron ha ragione» rincarò Mrs Somerville. «È inconcepibile che vi accordino nuovi finanziamenti per una nuova macchina quando non avete completato la prima, e non sia stato possibile godere dei benefici promessi».
«Mi pare già di sentirli» disse Lyell. «Chiederanno che finiate la Macchina differenziale per dimostrare che siete in grado di portare a termine qualcosa e che il vostro apparecchio funzionai come promesso. Altrimenti temeranno di buttare i soldi, con voi».
Mr Babbage annuì cupo; capii che avrebbe voluto che lo esortassimo a buttarsi in questo nuovo progetto. «Cosa farà esattamente la Macchina analitica?» chiesi. «In che cosa è diversa dalla Macchina differenziale?»
«Eliminerà il problema della propagazione degli errori, per prima cosa» disse. «Inoltre, per quanto la Macchina differenziale sia efficiente e funzionale, è limitata dalla necessità di azzerarla a ogni nuova serie di calcoli. Tutti i numeri iniziali devono essere disposti sulle ruote dentate a mano».
A un tratto capii, o credetti di capire. «Invece quelle stesse istruzioni potrebbero essere trasmesse alla macchina con un altro mezzo!» esclamai. «Con delle schede perforate, come nel telaio Jacquard!»
Mr Babbage tacque con una smorfia impercettibile. «Forse si potrebbero usare le schede perforate, ma la mia intenzione sarebbe usare un cilindro girevole dotato di sporgenze».
«Come un carillon?» chiese Mrs Somerville intrigata.
«Esatto» disse Mr Babbage, evitando il mio sguardo, o così mi parve. Mi sentii stranamente delusa, perché avevo sperato che modificasse la Macchina differenziale in modo che accettasse istruzioni dalle schede perforate, aumentando enormemente le sue capacità. Non solo aveva deciso di non farlo, ma intendeva ricominciare tutto da capo con una macchina nuova. Ero certa che sbagliasse a non tenere conto del mio suggerimento. Le schede perforate potevano essere unite tra loro in serie praticamente infinite, invece un cilindro che girava era destinato a ripetersi. Anche un cilindro con una circonferenza maggiore di quella che avrebbe potuto ospitare il laboratorio di Mr Babbage alla fine sarebbe rimasto a corto di spazio, e le istruzioni che riportava si sarebbero bruscamente interrotte, o meglio, sarebbero ricominciate da capo.
Ma l’entusiasmo di Mr Babbage era contagioso, e quando si mise a descrivere la sua Macchina analitica nei dettagli, neppure la delusione per il fatto che non avesse tenuto conto del mio suggerimento e lo scetticismo sui limiti dei cilindri poteva minare la mia eccitazione per il potenziale della nuova macchina. Avrei voluto conoscere sir Robert Peel abbastanza bene da difendere io stessa il progetto. Avrei voluto prendere denaro in prestito dalla mia eredità e finanziare l’opera, ma mia madre non avrebbe mai acconsentito, e Babbage sarebbe forse stato troppo orgoglioso per accettare denaro da un’amica.
Mr Babbage non era abbastanza avanti col progetto per poter descrivere le funzioni della Macchina analitica nei dettagli, ma il suo viso sembrò illuminarsi quando ci raccontò come si era sentito nelle varie fasi della scoperta. «È la stessa sensazione di stupore e speranza che si proverebbe dinanzi alla possibilità di costruire un ponte che porta all’ignoto» disse. «Mi sembrava di trovarmi su una montagna, circondato dalle altre cime. Guardai nella valle sottostante e la vidi coperta di nebbia, ma mentre la scrutavo la foschia iniziò a diradare e scorsi un fiume serpeggiante. Non riuscivo a seguirne il corso, ma sapevo che alla fine sarebbe uscito dalla valle. Anche se si celava alla mia vista, sapevo che doveva essere lì, e come trovarlo».
Mi esaltai, fiera, sentendogli descrivere la propria ispirazione in termini tanto poetici, ma ebbi anche un ricordo triste, perché le sue parole mi fecero tornare in mente come mi ero sentita da bambina quando la mia immaginazione era stata catturata per la prima volta dalla Volologia. Volevo, adesso come allora, scoprire anch’io la mia Grande Opera, il mio ponte verso l’ignoto.
Quando ci fu servito il dolce gli ospiti erano ormai d’accordo sul fatto che Mr Babbage dovesse trovare assolutamente il modo di costruire la meravigliosa Macchina analitica, ma doveva procedere con cautela e tatto nel cercare i finanziamenti. Lo conoscevo abbastanza bene già allora per sapere che non sarebbe stato facile per lui. Era un amico fantastico, un ospite generoso e un gentiluomo cortese, ma quando si riteneva boicottato da burocrati ostinati e ottusi che non riuscivano a comprendere la portata enorme delle sue invenzioni, poteva rivelarsi insofferente, e perfino caustico. Evidentemente le sue probabilità di ottenere denaro dalle casse dello Stato si riducevano se offendeva gli uomini che ne detenevano le chiavi, ma nella foga del momento tendeva a dimenticarlo.
Natale si avvicinava, e sembrava improbabile che ci fossero degli sviluppi politici a favore o a svantaggio della causa di Mr Babbage prima del nuovo anno. Io e mia madre ci stabilimmo a Fordhook per celebrare la stagione natalizia con le Tre Furie e alcuni altri amici, una coppia sposata con una figlia, Agnes, quasi mia coetanea. Agnes adorava la poesia e si premeva una mano sul petto con aria teatrale ogni volta che varcava la soglia di Fordhook ed entrava in quella che chiamava «la sacra dimora di Lord Byron», anche se misi in chiaro che era una casa in affitto e che mio padre non ci aveva mai vissuto. Aveva inoltre la brutta abitudine di recitare certi versi del terzo canto del Pellegrinaggio di Childe-Harold quando mi sorprendeva da sola.
«Agnes ti ha detto che è fidanzata?» mi aveva chiesto mia madre il giorno del loro arrivo, fermandosi a sovrintendere ai preparativi mentre mi vestivo per la cena.
«No» risposi, guardandomi allo specchio per sistemarmi i ricci attorno al viso. «Non ha praticamente smesso di recitarmi dei versi dal suo arrivo, quindi a meno che l’annuncio non si possa fare in rima baciata…»
«Sposa un baronetto» mi interruppe mia madre. «Ha una bella proprietà nello Shropshire e duemila sterline».
«Bene. Spero che saranno felici insieme».
«Ha solo due anni più di te».
«È vecchia, allora».
«Ada…» Mia madre sospirò e scosse il capo. «Scendi a cena. I nostri ospiti stanno aspettando».
Quella sera non tornò sull’argomento, se non per brindare in onore della futura sposa a cena. Natale passò in modo abbastanza sereno, e accogliemmo il nuovo anno in allegria; poi i nostri ospiti se ne andarono. Ripresi la mia vita ordinaria, fatta di musica e studio, e aspettai con ansia il prossimo viaggio a Londra per vedere che progressi aveva fatto Mr Babbage con la Macchina analitica. Avevo quasi paura di trovare la Macchina differenziale abbandonata e coperta di polvere.
Un pomeriggio, pochi giorni dopo l’Epifania, stavo scrivendo alle mie amiche Annabella e Olivia Gosford mentre mia madre mi sedeva accanto, assorbita dalla sua corrispondenza. «La tua Miss Bettencourt è fidanzata» disse, con lo sguardo fisso su una lettera arrivata quel mattino.
«Non è la mia Miss Bettencourt» dissi, ma il cuore mi batté forte. «Con chi?»
Sospirando, mia madre piegò la pagina e la mise da parte. «Con il figlio maggiore del duca di Rylance».
«Oh, sì, l’ho conosciuto». Era un ballerino eccellente, ricordavo, e molto bello. Amava i cavalli, cosa che me l’aveva reso simpatico, ma aveva confessato che negli studi era stato «un disastro», e questo mi aveva deluso. Il suo titolo e l’enorme fortuna che avrebbe ereditato avevano fatto di lui il più appetibile dei giovani scapoli dell’alta società. «Mi piaceva».
«Se ti fosse piaciuto di più, avresti potuto diventare duchessa».
Con un brivido di gelosia che mi stupì, mi resi conto che un giorno Miss Bettencourt mi sarebbe stata superiore in grado. «Mamma, non gli interessavo, né lui interessava a me».
«Avresti potuto compiere uno sforzo per catturare il suo interesse».
«Mamma, sai che vi sono certe qualità che cerco in un marito…»
«Sì, me l’hai detto». Mi guardò con un misto di tristezza e apprensione. «Hai fatto due Stagioni. È ora che ti impegni a cercare un marito con la stessa determinazione con cui studi la matematica».
«Ma…» Mi venne la bocca secca, e pensai a Mrs Somerville, quando era stata Mrs Greig e il marito le aveva ordinato di rinunciare alla matematica e alla scienza per fare il suo dovere di moglie e madre. «Non ho ancora incontrato nessuno che mi possa rendere felice. Non ho conosciuto nessuno che possa amare».
Nessuno a parte Wills, che avevo perso per sempre, e non potevo ignorare l’amara verità: mi aveva perduta senza battersi per me.
«Ada, è tuo dovere sposarti e avere degli eredi» dichiarò, con più dolcezza di prima. «Sarà anche dovere di tuo marito».
«Lo so, ma il matrimonio non si riduce solo a un dovere».
«Certo. Dovresti sposare qualcuno che rispetti, e che sai che porterà a termine quel dovere fedelmente con te. La passione arde per breve tempo e poi sfuma, mentre l’amore, il vero amore, cresce solo dove prima c’era l’amicizia». Aveva uno sguardo molto triste. «Io mi sono sposata per amore. Ho sposato l’uomo che credevo mi avrebbe resa felice. E guarda cosa ci ho guadagnato».
Ci hai guadagnato me! avrei voluto gridare, ma non osai. Non avrei sopportato che dicesse ad alta voce che la mia esistenza era una ricompensa insufficiente per il suo matrimonio infelice.