Charles sta scrivendo. Non sta troppo male oggi, perciò i pensieri e le parole arrivano. Prova un vago senso di concomitanza, di simultaneità, mentre il suo sguardo vaga tra i libri sugli scaffali e si sofferma sui nomi: Carlyle, Freud, Browne, Shelley, Stendhal, Malinowski... tutte quelle figure disparate e morte, ma in contatto tra loro e tuttora presenti perché lui le osserva. Ogni cosa, ogni persona, procede in modo concomitante. È un concetto che l’ha sempre interessato. Tempo fa pensava che avrebbe potuto essere il soggetto del suo magnum opus, ma non è mai giunto ad averne una padronanza sufficiente, a raccogliere abbastanza materiale, e così il magnum opus non si è mai concretizzato, in quella o in un’altra forma.
Dubita che lo farà mai. Di fatto sa che non lo farà. Ma non c’è motivo per non buttare giù qualche idea, in una delle giornate buone che ancora gli capitano.
Di conseguenza scrive.
«Thomas Carlyle morì nel (verifica data); (verifica ort. nome) Malinowski morì nel (verifica data). Tali uomini vissero in luoghi distanti e in epoche diverse, i loro interessi intellettuali non ebbero la minima correlazione, ma la loro esistenza postuma è concomitante: fanno parte del corredo della mia mente. Se guardo dalla finestra vedo un albero che so essere un leccio (verifica nome botanico), una pianta di origini mediterranee citata da Virgilio (verifica riferimento), anch’egli entrato ora a far parte di questa moltitudine incorporea nella stanza di una casa inglese del 2008. Ma la casa non è del 2008: i suoi mattoni e la malta, le sue vetrate colorate, il pavimento di marmo del suo atrio risalgono agli anni Novanta del diciannovesimo secolo, introducendo così un ulteriore elemento di dislocazione, di concomitanza.»
Charles smette di scrivere, turbato; ha una preoccupazione più immediata.
E-mail di Gina a Roger
Attacco cardiaco. A quanto pare aveva problemi di cuore da un po’, ma non si è mai fatto vedere da nessuno. Be’, di punto in bianco è il miglior modo di morire, immagino. Sono andata stamattina. Mamma un po’ sbalestrata, Ingrid e Paul gestiscono la cosa. Funerali martedì. Ascolta, so che non è facile per te venire via... capiremmo benissimo.
E-mail di Sandra a Gina
Naturalmente verrò.
E-mail di Clare a Gina
Avrei lo spettacolo quella sera ma ci sarà una sostituta – il che è solo per i casi di vita o di morte, ma gli ho detto che è proprio così, no? Baci.
E-mail di Katie a Gina
Arrivo a Heathrow lunedì sera. Ti raggiungo martedì mattina. Penso che ognuno di noi dovrebbe portare un mazzo di fiori. Mi potresti ordinare dei gigli bianchi? Baci.
E-mail di Roger a Gina
Sistemato tutto. Ci vediamo.
E-mail di Sandra a Gina
Grazie per l’offerta, ma non mi piace l’idea degli anemoni. Mi organizzerò a Londra e li porterò io stessa.
E-mail di Clare a Gina
Rose bianche va bene. In quantità, per favore.
E-mail di Roger a Gina
Scusa, non so cosa siano i ranuncoli, ma mi sta bene. Grazie.
E-mail di Corinna a Gina
Sfortunatamente Martin ha una riunione del senato accademico e quindi è impossibilitato, manda le sue scuse. Io annullerò dei seminari e una lezione e verrò. Sarò in macchina e ho bisogno di indicazioni per raggiungere il crematorio, grazie. Si è optato per fiori o opere di bene? In quest’ultimo caso, quali?
E-mail di Gina a Sandra, Katie, Roger, Clare
Dunque, ecco il programma.
I fedeli/i convenuti (??) prendono posto. Un mio amico violoncellista si occuperà della musica.
Paul legge La spiaggia di Dover di Matthew Arnold. (Questo perché non vuole fare ciò che toccherà fare a me.)
Gina tiene un breve discorso su papà e la sua vita (e no, non so che cosa dirò).
Il violoncellista suona.
Sandra legge un brano dalle Urne sepolcrali di sir Thomas Browne (sì, capisco che tu non ne abbia una copia a portata di mano, ti mando un’e-mail con il testo in questione).
Violoncello.
Katie legge una poesia a sua scelta (so che il preavviso è breve ma sei l’unica di noi ad aver dato letteratura inglese all’università, quindi forza).
Violoncello.
Roger legge un brano da Parla, ricordo di Nabokov (era sulla scrivania di papà quel giorno, quindi deve averci dato uno sguardo/riflettuto. Niente panico, Rog, segue e-mail con il testo).
Forse altro violoncello, forse no. A un certo punto c’è una pausa mentre la bara scompare... non so ancora esattamente quando; avremo tutti un foglio con la scaletta, quel giorno.
Clare legge un brano da Infanzia, adolescenza, giovinezza di Tolstoj, sempre dalla pila di libri sulla scrivania di papà (sì, sì, segue testo. Spero vi renderete conto tutti che stanotte farò le ore piccole a battere testi).
Chiunque abbia obiezioni sia così gentile da proporre suggerimenti alternativi fattibili.
Paul dice: lei insiste. Un pranzo a tavola con tre portate, menu completo, tutto l’impegno possibile, la porcellana di Limoges... Cristo, la porcellana di Limoges! È quel che avrebbe voluto lui, dice. Figuriamoci. Sì, sì... lo so che ha detto che andava bene il buffet, solo qualche panino, adesso dice di non averlo mai sostenuto o se l’ha fatto è stato perché non sapeva quel che diceva. Cosa? Lo so, lo so, sono tutte cose che le ho detto. Gina, parlale tu.
Corinna pensa: doveva capitare proprio uno dei giorni in cui ho lezione su Swinburne. Vatti a fidare di Charles. Oh, non essere così cinica, il poveretto non l’ha programmato. Comunque sia, è piuttosto tipico. Dio, mio fratello... morto. È sempre stato presente. Intendo dire, non che fossimo particolarmente vicini, ma... Ci si veste di nero? No, non al giorno d’oggi. Fiori, non una corona, è grossolano. Peonie forse... no, troppo rosa. I crisantemi stancano. Ai francesi piacciono le viole del pensiero color porpora. Immagino che i ragazzi verranno tutti. Sarà meglio che passi da casa dopo, Alison non me lo perdonerebbe mai altrimenti. Rimarrà in quel palazzo? E Ingrid? Quella stramba sistemazione. Che cosa mi posso mettere? L’abito verde scuro, forse, con una camicetta chiara. Gladioli, magari, se non fossero così freddi. Non riesco davvero ancora a crederci. Charles non c’è più, e fine.
Gina dice: è tutto a posto, le ho fatto cambiare idea. Credo. Incrociamo le dita. Un compromesso. Ci saranno panini e altra roba e un dessert, ma non a tavola. Un buffet, la gente si siederà ovunque, cucina, salotto. Così eviteremo a tutti grandi discorsi che sennò... È parecchio su di giri, vero? Lo so, e tu stai andando alla grande. I punti di merito ti basteranno per anni. Cerca solo di continuare così ancora per un pochino, okay? Ti raggiungerò lunedì sera. Ah, e chiedi a Ingrid se, per favore, mi può preparare un letto.
E-mail di Katie a Roger
Spero che tu abbia preso l’aereo senza problemi. Io ce l’ho fatta, ma per un pelo. Fiuuu! Che giornata. Ma non è andata troppo male, vero? Avevo una gran voglia di piangere al crematorio, e mamma era tutta rossa, come quando stava per scoppiare... ti ricordi? Oh, non ti sembra un po’ irreale che non c’è più papà? Maledizione, mi viene ancora da piangere. E mentre guardavo tutti noi, finita la cerimonia, in piedi lì attorno, pensavo: da dove sono sbucati questi adulti? Gina la riconoscevo a stento, e Clare così magra e bionda e con quell’aria da ballerina, e credo fosse la prima volta che mi accorgevo di quanto è bella Sandra. E tu e Paul... due uomini, due omoni enormi. Un gruppo di adulti... Non è andata male a casa, vero? Tu sei stato fantastico con Corinna... caspita, è invecchiata. Non riuscivo a capacitarmi nemmeno di quello, capelli grigi, incurvata. E mi è sembrata quasi innocua, non mi faceva molta paura. Il momento della torta è stato un pochino atroce, mamma che d’un tratto la tira fuori con quel suo modo plateale, e quell’unica candela. Che cosa le è saltato in mente? Ogni occasione, ha detto, ha la sua torta. Per un attimo ho temuto che ci avrebbe fatti cantare. In ricordo di tutti quei compleanni, decine e decine, ma questo non lo era. E Ingrid che dice: forse è l’ultima volta che venite tutti qui così... è sempre riuscita a fare le sue belle gaffe, Ingrid. Caspita, Gina che si sposa, chi l’avrebbe detto. E, oh, Rog, da un momento all’altro mi aspettavo che entrasse papà, con la sua espressione natalizia, quella faccia da «cerchiamo di superare anche questa». Accidenti, di nuovo le lacrime... non mi sono ancora abituata all’idea. Dov’è? Dov’è andato? Certo, tu hai dimestichezza con la gente che muore, ce l’hai sempre davanti al naso. Io non ne ho vista molta, e mi ha scombussolato parecchio. Sento di doverci andare di più, stare di più con mamma. Era terribilmente carica, vero? Effervescente. E poi in altri momenti così persa, spaesata, come quando Gina ha provato a parlarle dei soldi, se era tutto a posto, se ce n’erano abbastanza. Non ne voleva sapere, ha cambiato discorso. Ingrid non è stata niente male, vero?, a parte la sua tipica malagrazia... è chiaro che è lei a mandare avanti le cose ora che mamma è un po’ alla deriva. Ma loro due da sole insieme... Scusa, sto chiacchierando troppo, volevo soltanto farmi sentire, ora chiudo. Baci a Susan.
Paul dice: sì, è molto più tranquilla, decisamente tornata alla realtà. Ma senti: ho avuto il lavoro. Sì, Wisley. La Royal Horticultural Society, nientemeno. Compiti generici nei giardini. Che colpo di scena! Devono essere proprio messi male con la manodopera. No, non essere sciocca, certo che gli ho mandato un curriculum come si deve, sobrio come piace a te. Dove abiterò? Oh, troverò un posto dove sistemarmi, l’ho sempre fatto, no? E così me ne vado la settimana prossima. Forse questa è la svolta. Paul Harper, orticultore.
E-mail di Ingrid a Sandra, Katie, Roger, Clare
Paul è andato via per questo nuovo lavoro che è un bene che ha trovato, ma ad Allersmead ci dispiace che non sia più qui. Alison ha ricominciato i corsi di cucina. Anche questa è una buona cosa perché la banca sta mandando delle lettere, lettere non belle.
E-mail di Roger a Gina
Potresti indagare sulla faccenda delle lettere dalla banca?
E-mail di Gina a Sandra, Katie, Roger, Clare
Per farla breve, c’è un serio problema di liquidità. I dividendi di papà si sono via via ridotti, per ragioni complesse, soprattutto per mancanza di gestione. Il problema c’è chiaramente da qualche tempo, ma è stato ignorato. A pensarci bene, sono secoli che la casa ha un’aria piuttosto trasandata, ma veniva da pensare che fosse solo un fatto di stile. Servono riparazioni, ma non finisce qui. Servono anche introiti. I corsi di cucina fruttano una miseria. Ingrid propone di affittare delle stanze... a dire il vero è tutta presa dall’idea. Mamma è disposta a fare un tentativo.
E-mail di Sandra a Gina, Katie, Roger, Clare
Gli affittuari sono potenziali stupratori e omicidi. Propongo di far edificare il terreno: costruzioni nuove ed eleganti all’estremità sud del giardino, progettate da architetti di grido.
Paul dice: sentite, ho avuto un’idea. Che ne dite se ci organizzassi un piantonaio? Con tutto quello spazio, ci starebbero le serre e i tunnel, intere distese per mettere le piante a dimora. Un piantonaio è mille volte meglio di un vivaio: si possono fare coltivazioni a radice nuda, che vanno a ruba tra i veri intenditori. Ci potremmo specializzare, solo una gamma ristretta di prima scelta. Il capitale iniziale? Be’, si chiede un prestito, no? Gina, tu che sei una così pratica, cazzo. Esperienza negli affari? Si impara strada facendo, no?
E-mail di Katie a Gina, Sandra, Roger, Clare
Odio suggerirlo, ma i libri di papà devono valere un bel po’.
E-mail di Clare a Gina, Sandra, Katie, Roger
Il salotto è abbastanza grande per tenerci delle lezioni di danza per bambini. Si potrebbero prendere accordi con un insegnante del posto.
E-mail di Roger a Gina, Sandra, Katie, Clare
L’idea delle stanze in affitto regge, secondo me, ma occorre fare attenzione (capisco cosa intendi, Sandra). Essenziale che abbiano referenze. Magari studenti? Si potrebbe parlare con qualche scuola di lingue della zona (ce ne sono?), altri enti, ecc. Mamma e Ingrid sono entrambe abituate ai giovani... potrebbe anche piacergli l’idea di averne attorno. Gina, per favore, lo faresti sapere a Paul (non può collegarsi in rete anche lui?), e okay, d’accordo per il no al progetto del piantonaio, per quanto l’intenzione fosse buona.
E-mail di Gina a Sandra, Katie, Roger, Clare
Progressi. Ingrid sta trattando con la facoltà di veterinaria della zona, che è interessata. Il pensionato degli studenti è oberato di richieste... la proposta è che tre o quattro di quelli in sovrappiù vengano ad Allersmead. Si potrebbe offrire un bed & breakfast, con possibilità anche di cenare. Mamma è piuttosto entusiasta all’idea della cena. È necessaria un’ispezione sanitaria e di sicurezza, la faranno la settimana prossima.
Paul dice: come volete. Vi lasciate sfuggire un’occasione d’oro, è così che la vedo io... avrei potuto fare la fortuna della famiglia. Assortimento di rose e gigli selvatici, questa era l’idea. Una bancarella a Chelsea, articoli sui giornali della domenica. Gli studenti di veterinaria devasteranno tutto, vedrete. Un portatile per il mio compleanno? Ascolta, ti ringrazio tanto ma no, grazie, detesto quella roba. Potrei avere un fine settimana a Parigi, invece? Ah.
E-mail di Gina a Sandra, Katie, Roger, Clare
Merda. Allersmead non ha passato l’ispezione sanitaria e di sicurezza. Di fatto non solo non l’ha passata, ma è stata bocciata miseramente su tutti i fronti. I bagni sono inadeguati e hanno bisogno di ristrutturazione, non c’è l’uscita antincendio all’ultimo piano, è necessario rifare del tutto l’impianto elettrico, non ci sono estintori. Eccetera eccetera. Santo Dio... ci siamo cresciuti lì dentro e siamo ancora a questo mondo. Il tesoriere della facoltà è spiacente ma a meno che non siano apportate considerevoli migliorie... Temo quindi che ci possiamo scordare le camere agli studenti.
E-mail di Sandra a Gina, Katie, Roger, Clare
I commessi viaggiatori vanno probabilmente meno per il sottile, ma sono più inclini allo stupro e all’omicidio. Se scartiamo nuove costruzioni, che ne dite di un appartamento indipendente all’ultimo piano? A scopo affitto.
E-mail di Gina a Sandra, Katie, Roger, Clare
Mamma prenderebbe in esame l’idea dell’appartamento, ma Ingrid fa notare che bisognerebbe riparare il tetto, prima della ristrutturazione. Lassù si tira avanti con i secchi, non me n’ero resa conto. Preventivo per il rifacimento del tetto... tenetevi forte: 18.000 sterline. E poi ci sarebbero i costi di ristrutturazione. In ogni caso l’idea era buona, Sandra.
E-mail di Roger a Gina, Sandra, Katie, Clare
La situazione del tetto dà parecchio da riflettere. Non servono solo entrate, ma anche capitali. Capitali che non abbiamo. Allersmead è un palazzone costoso, divora manutenzione. Pensate anche voi quel che sto cominciando a pensare io?
Paul dice: vendere Allersmead? Mamma non sarà mai d’accordo, no? Credo che nemmeno io lo sarei. Vendere Allersmead?
E-mail di Sandra a Gina, Katie, Roger, Clare
È ovvio. Si parlerebbe di un paio di milioni, direi. Così si risolverebbe il problema. Un peccato, ma occorre guardare in faccia la realtà.
E-mail di Katie a Gina, Sandra, Roger, Clare
Non potete. Non possiamo. No, no. Ci dev’essere un qualche altro modo.
E-mail di Clare a Gina, Sandra, Katie, Roger
Cosa?! Allersmead? Niente più Allersmead? Oh, vi prego, no.
Gina entra dal cancello e parcheggia la macchina davanti all’ingresso. La ghiaia del vialetto è ormai una rara sostanza superstite, che spunta qui e là tra erbacce e muschio; gli pneumatici non scricchiolano più. Gina ricorda un giorno in cui avevano consegnato la ghiaia, secoli fa, e tutti loro che vi si aggiravano a fatica aiutando a spargerla. Nota la crepa accanto alla porta d’ingresso e socchiude gli occhi in direzione del tetto, che dà chiari segni di sofferenza: tegole spostate o mancanti sull’intera superficie.
Philip si era offerto di accompagnarla. No, aveva detto lei, grazie, ma probabilmente è meglio che per questa cosa ci vada da sola.
Vede Allersmead con un curioso miscuglio di distacco e intimità. Vede questa grande casa, concepita in un’altra epoca, in un periodo di presupposti sociali enormemente diversi, in cui il servizio domestico era una delle attività economiche principali ed esisteva un esercito di governanti per famiglie sullo stile di Allersmead. In cucina sopravvive ancora il pannello dei campanelli: soggiorno, salottino, stanza da letto I... Gina vede la casa come un’espressione di quella realtà, quando una persona veniva identificata dal modo in cui parlava o da come si vestiva, quando gran parte della gente dava per scontate tali distinzioni e quando il divario tra ricchi e poveri sembrava rientrare nell’ordine naturale delle cose. Allersmead testimonia più l’opulenza che la ricchezza, forse. Gina pensa a questa opulenza: davanti agli occhi le appaiono ombre della Allersmead dei tempi passati... signore con ampie gonne e camicette abbottonate fino al collo, giovanotti in abiti di tweed, bambini in grembiuli, intenti a far rotolare il cerchio. Una sguattera trascina secchi di carbone su per le scale... i vecchi caminetti sono ancora lì, nelle camere da letto. Vede la casa come un consumatore che, nel corso del secolo, divora grafite, lucido, Brasso e Silvo (incrementando i fondi da cui provenivano i dividendi di papà, ora così tristemente ridotti); la vede anche come un produttore, un ristorante che non chiudeva mai, da cui fuoriusciva una serie infinita di colazioni e pranzi e cene, un profumo lungo un secolo di pane tostato e di arrosto. Sono forse gli odori a imporsi di più; Gina può ancora distinguere i loro... il pranzo della domenica, il coq au vin, lo spezzatino di agnello con patate, la pasta al forno, il crumble di mele.
E gli odori la riportano a una Allersmead più intima, alla Allersmead della mente, a una moltitudine di attimi privati che risalgono la lunga e buia corrente degli anni, lo strano assortimento di immagini fugaci che è noto come memoria. Sono tutte incollate su Allersmead; in tutte Allersmead fa da sfondo: le sue stanze, le scale, i mobili, gli angoli del giardino conosciuti fin nei dettagli, i segreti della cantina, dove probabilmente vagano ancora i Dalek.
So cosa intendete, dice a Katie, e Clare, e Paul. So esattamente cosa intendete.
Ha con sé qualche catalogo di agenzie immobiliari: incantevoli cottage con giardini di facile manutenzione, villette cittadine di dimensioni contenute con agevole accesso ai negozi, loft con soffuse illuminazioni a fibre ottiche e cucine su misura. Si ferma sull’ultimo gradino, spinge la porta d’ingresso.
«Ho sentito la macchina!» esclama Alison. «Stavo proprio per venire.»
E-mail di Gina a Sandra, Katie, Roger, Clare
Ci sono andata. L’ho buttata lì mentre prendevamo il tè in cucina... ho sondato il terreno prima, una piccola indagine. Allersmead così grande, e così costosa da gestire. I vantaggi delle case piccole. Graziosi cottage. Sguardo vitreo di mamma: «Non ti seguo, tesoro». Ingrid seguiva benissimo, dall’altra parte del tavolo; altrettanto vitrea, ma è Ingrid. Alla fine l’ho dovuto dire chiaro e tondo, e ho sventolato un fascio di graziosi cottage ecc. Mamma è passata dall’incredulità all’indignazione: «Non riesco a credere a quel che sembri suggerire... Come puoi solo pensarla, una cosa simile? Vendere Allersmead! Abitare da un’altra parte!» Ha liquidato con molta leggerezza la questione economica: «I soldi non contano, è la vostra casa che conta, e Allersmead è sempre stata...» Lo so, lo so, dico io, altroché se lo so, ma... Ma, ma. Purtroppo i soldi contano, eccome. Cerco di spiegarglielo, le mostro qualche cifra, e vengo palesemente equiparata a quei direttori di banca con gli occhi a fessura, pidocchiosi e avidi di denaro: «Non avevo idea che tu potessi essere così calcolatrice, Gina». Nel frattempo, dall’altra parte del tavolo, Ingrid esaminava svogliatamente i cataloghi con i graziosi cottage, o forse non così svogliatamente. Perciò ho deciso di lasciar stare per il momento: ho cambiato discorso, bevuto il caffè con la torta alle noci, ho cercato di riabilitare la mia immagine personale, ricevuto una borsa con le verdure di Ingrid e tolto il disturbo, dimenticandomi strategicamente di portare via i cataloghi.
E-mail di Ingrid a Gina
Questa settimana daremo un’occhiata ai posti. Alison dice che non significa che abbia la minima intenzione, solo che non c’è niente di male a guardare. Alcune delle fotografie le sono proprio piaciute.
E-mail di Alison a Gina, Sandra, Katie, Roger, Clare
Quello che chiamano loft era pessimo. Voglio dire, il piano di lavoro della cucina era in granito! Il granito va bene per le montagne, no? Non per i piani di lavoro. E ogni stanza illuminata come un set fotografico. Ingrid dice che impazziremmo. La casa in centro era piuttosto scialba, la cucina non andava bene per i corsi. Secondo Ingrid è probabile che in ogni caso dovremo pensare a un ampliamento della cucina. Il cottage a Hopton ne ha una grande, però, e a Ingrid piace il giardino. Il fornello è un Aga. Mi sono sempre chiesta come sarà con gli Aga. Sembra che tutti ne parlino un gran bene.
E-mail di Roger a Gina
Se il prezzo richiesto per il cottage a Hopton è sensato, fare immediatamente un’offerta.
E-mail di Ingrid a Gina, Sandra, Katie, Roger, Clare
È un bene che accettano. Alison dice che il tavolo della cucina ci starà giusto e forse anche la credenza. Le tende del salotto sono così vecchie, non vale la pena portarle via. Le farò nuove. Alison pensa che magari sarebbero belle rosa a fiori. Ci servirà qualcuno con una motozappa per sgombrare il terreno dove mettere l’aiuola per gli asparagi. Alison dice una serra per le piante da frutta se voglio.
E-mail di Clare a Gina, Sandra, Roger, Katie
Ascoltate, tutti quanti: non è una situazione bizzarra? Vostra madre e la mia che si ritrovano insieme da sole. Okay, lo so che non lo diciamo mai, vostra madre e la mia, che non ne parliamo mai. Quindi lo dico io, perché sarebbe ora. Vostra madre e la mia. Che a quanto pare vanno a vivere in un cottage con un fornello Aga e una nuova aiuola di asparagi. Senza nostro padre, che naturalmente è stato l’artefice di tutto, e non discutiamo nemmeno di quello, né l’abbiamo mai fatto. Ecco allora come la penso io, con qualche anno di ritardo.
Direi che sono contenta di esistere, quindi mi viene difficile farne una colpa a lui. O a mia madre. Credo che la vostra abbia buoni motivi per lamentarsi. In effetti anche la mia, se è per questo. Penso che lui non avrebbe dovuto, ma se non l’avesse fatto io non sarei qui, ed è un pensiero così inquietante che devo scacciarlo. In astratto, penso che non avrebbe dovuto... ma, be’, chi lo sa com’è stato per lui... Noi non ne abbiamo idea, vero? Non capisco mia madre. Perché lei l’ha fatto? E poi perché è rimasta, e come si sentiva, e immagino di avere un sacco di parenti in Scandinavia, ma chissà perché non mi interessa molto. Non ne abbiamo mai parlato, io e lei. Mai e poi mai. Lei sa che io so, che tutti sappiamo, e ha costruito un muro. A me non importa, preferisco così. Vostra madre sa che sappiamo? Se lo sa, secondo me non lo ammette, men che meno con se stessa.
Ecco, questo è quel che penso. Clare si mette a nudo.
Paul dice: però! E brava Clare, ha spalancato l’armadio con dentro lo scheletro. Cosa penso io? Niente. Ho sempre preferito così. Altrimenti l’avrei raccontato agli strizzacervelli. Cavolo! Ci sarebbero andati a nozze, altroché. Non penso niente, solo che, a guardare bene, tutte le famiglie hanno problemi, o no?
E-mail di Katie a Gina, Sandra, Roger, Clare
Oh, Clare, l’avresti dovuto dire anni fa. Be’, anche noi. Tutti quanti, ognuno di noi. A dire il vero, penso... poveretti. Tutti e tre. Non dev’essere stato molto divertente, sapendo quel che sapevano, ma non se noi lo sapevamo oppure no, o sapendo ma non volendolo. E papà si deve essere sentito in colpa, forse terribilmente in colpa. E mamma... be’, dice giusto Clare, ha motivo di lamentarsi. E Ingrid... che gran pasticcio, mi vien da pensare. Poveretti, di sicuro.
E-mail di Sandra a Gina, Katie, Roger, Clare
Ben fatto, Clare! Mi dispiace, Katie, no. Nemmeno per idea si sentiva in colpa, era uno svanito, e lo è stato per tutta la sua vita. Di fatto, erano tutti e tre fuori di zucca. Io la vedo così.
E-mail di Roger a Gina, Sandra, Katie, Clare
Faccio l’avvocato del diavolo e spezzo una lancia in favore di papà. Due donne e sei figli: ne aveva bisogno? Okay, avete ragione tutti. Ma pensateci un po’ su. E sentite! Ho una notizia: Susan è incinta. Che ve ne pare? Ma non sarà un varo in stile Allersmead... pensiamo di averne due, plausibilmente tre, e non ci sarà nessuna assistente domestica. Nel frattempo, consiglio a Gina di trovare subito qualcuno con una motozappa, di contattare fornitori di serre e spuntare il massimo per Allersmead.
E-mail di Gina a Sandra, Katie, Roger, Clare
Paul suggerisce che tutte le famiglie hanno i loro casini, più o meno. Be’, è un’idea. Colpito in pieno, Clare: grazie per aver sollevato il velo, infranto il tabù ecc. Siamo dei bei soggetti, vero? La patata è bollente, come si suol dire, e tutti quanti zitti. Mah, Sandra, non ne sarei così sicura. Non è tanto una questione di essere svaniti quanto di voler negare... è la mia interpretazione. Stessa cosa, forse. Sì, Katie... sì, lo credo anch’io. Poveretti. E il parere dell’avvocato del diavolo va tenuto in considerazione. Quanto a fondo ciascuno di noi può dire di aver conosciuto papà? Io passo. Sì, Rog, un punto per te, e che notizia fantastica! Fin dove posso ampliare le mie vedute? Oh, ancora un bel po’; ho un certo allenamento. Dirò solo che secondo me Clare ha fatto un favore a tutti, e ora forse possiamo chiudere il caso. O lasciarlo riposare: ce lo porteremo sempre appresso, immagino. E d’accordo, Rog: la faccenda della motozappa e della serra verrà sistemata al più presto. E anche Allersmead, ahimè.