Il tema della scolarizzazione, della definizione dei soggetti educativi, l’attenzione ai bisogni della prima infanzia, l’educabilità dei disabili e la riflessione sul legame tra formazione e lavoro sono i temi ricorrenti del pensiero pedagogico ottocentesco. Queste tematiche vengono affrontate da studiosi che presentano soluzioni differenti a seconda dell’area geografica e del contesto scientifico e culturale nel quale si trovano a operare.
L’etnologia e l’antropologia culturale, dopo un lungo processo di gestazione, si impongono nel corso dell’Ottocento come saperi indipendenti. L’evento determinante è costituito dalla diffusione delle teorie evoluzioniste, che offrono un quadro teorico e ideologico “forte” dei processi di trasformazione del mondo naturale, entro il quale pensare la storia. Le due nuove discipline tendono poi a una progressiva integrazione, ma anche a mutazioni significative in campo metodologico le quali, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, saranno alla base della nascita di nuove prospettive teoriche.
Il mutamento delle lingue nel corso della storia e l’origine comune di forme linguistiche distanti nel tempo e nello spazio sono l’oggetto della linguistica del XIX secolo. Il punto di partenza è la ricerca di radici comuni delle lingue per tentare un loro raggruppamento sistematico. Le indagini di Jones, alla fine del Settecento, aprono la via allo studio comparativo del sanscrito, del greco e del latino, giungendo a individuare una lingua madre originaria che sarà detta “indoeuropea”.
Nel corso dell’Ottocento la psicologia si distacca dalla speculazione filosofica e diviene una disciplina indipendente che teorizza e pratica il metodo sperimentale. Alla nuova psicologia scientifica, praticata nei laboratori, si affianca la psicopatologia, che affronta il problema dei disturbi mentali con procedure diverse da quelle adottate nella psichiatria tradizionale (di rilievo in questo quadro le prime ricerche sull’isteria di Charcot e di Sigmund Freud).
Negli ultimi due decenni dell’Ottocento si va consolidando lo statuto scientifico della sociologia. Essa si allontana da valutazioni ideologiche e politiche e, soprattutto, si definiscono, con autori come Weber, Durkheim e Pareto, teorie con un alto livello di generalità e con una serie di strumenti concettuali applicabili a tutti i rapporti sociali.
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