La superstizione è il nostro peggior nemico

Versailles, 1763

Il conte di Saint-Germain distribuì sul tavolo da faraone le dieci carte di denari dall’asso al re, poi mescolò con le lunghe e abili dita le restanti quaranta carte. Quindi, con un cenno del capo, invitò la marchesa di Pompadour a tagliare.

Jeanne Antoinette soffiò scaramantica sulla mano e procedette.

Saint-Germain girò la carta superiore del mazzo e la depose scoperta sul tappeto verde, segnalando così l’inizio; quindi, con tono distaccato, chiese:

«Allora, il re come sta?»

«Mangia, beve e riconosce, direi che gode di ottima salute» rispose Madame, cominciando a distribuire il denaro delle puntate sulle carte.

«E voi, mia cara, come state? La vostra lettera mi ha fatto un immenso piacere, ma tra le righe ho percepito una certa qual ansia, che cosa vi turba?»

«Vaghe preoccupazioni di donna» spiegò lei, interrompendo la distribuzione.

«Siate più chiara».

«La verità! Caro conte, mi preoccupa la verità!» precisò Jeanne Antoinette, sollevando lo sguardo dal gioco.

«Vedete, cara marchesa, è molto semplice: la verità inverata non risiede nel vero, bensì nella sua ricerca».

«Cosa intendete dire?» chiese lei.

«Noi Saint-Germain…» il conte scoprì la seconda carta del mazzo, «noi Saint-Germain, dicevo, fidiamo nella creatività della ricerca, in altre parole la nostra fede nei lumi della Ragione ci impedisce di credere nella Profezia, ma…»

«Ma?»

«Ma se il Puledro viene cercato, il Puledro, prima o poi, verrà trovato e la Profezia si realizzerà. Scusate, madame, ma come potete notare la carta dritta è buona per il banco e mi vedo costretto a incassare».

«Intendete forse dire che la ricerca crea il proprio oggetto?» incalzò la marchesa, con le bianche spalle contratte in un impercettibile gesto d’irritazione.

«Voglio dire che il nostro Puledro, inteso come catalizzatore di emancipazione dell’essere umano, esiste poiché, potenzialmente, l’istanza di emancipazione è presente in ogni uomo, ovvero, il puledro esiste in maniera direttamente proporzionale alla voglia di cercarlo o, se volete, all’intenzione di permettergli o di impedirgli di portare a termine il suo compito».

«Con ciò voi intendete dire: quello che si cerca si invera, prima o poi? Perdonate, ma non mi convince. Scusate, amico mio, mi duole dirlo, ma non la penso come voi».

«Ottimo! Quando tutti la pensano nella stessa maniera, allora, nessuno pensa veramente» approvò il conte.

«Insomma! Mi state innervosendo».

«Siete irritata perché perdete» dichiarò lui raccogliendo la sua vincita sul tavolo.

«Non sono irritata, sono…»

«Irritata» stabilì Saint-Germain scoprendo un’altra carta.

«Ebbene sia, ma come vedete la carta storta è buona per me, questa volta».

«E io pagherò volentieri, questa volta» acconsentì lui.

Il gioco proseguì in silenzio, il banco girava alternativamente carta diritta e carta storta fino a quando le puntate al centro del tavolo si esaurirono.

«Smazzata terminata, mia cara. Francamente, e non mi spiace affermarlo – visto che sono quello baciato dalla sorte e, al tempo stesso, l’oggetto delle vostre passioni più vere voi siete certamente molto fortunata in amore».

Madame de Pompadour, graziosamente, non commentò.

«Ebbene?» esortò il conte. «Si continua, o questo vostro silenzio ostile invita a qualche altro tipo di attività, diciamo, più distensiva?»

«Siete impossibile».

Il conte si alzò, fece il giro del tavolo e proseguì, fino a ritrovarsi dietro la sedia della marchesa.

«Che fate, dunque?» chiese lei, indispettita.

Saint-Germain posò cauto le mani sulle belle spalle scoperte. Jeanne Antoinette rabbrividì.

Lui, senza rispondere, si chinò fino a raggiungere con le labbra l’orecchio destro di lei:

«È passato molto tempo» sussurrò, «molto, molto tempo, da quando l’Uomo si è creduto solo, immobile, al centro dell’Universo, poi il maestro Copernico ha cambiato le cose. Mia cara, è passato molto tempo, e doloroso, da quando, pur di non andare contro il Papa, gli uomini andavano contro il Sole».

«Conte, io…»

«La superstizione è il nostro peggior nemico, ne convenite?»

«Ne convengo anche se, come ben sapete, prego e sono devota».

Saint-Germain si raddrizzò senza però abbandonare la presa sulle spalle.

«Se questo può aiutarvi, siatelo, siate pure devota, pregate, perché no? Ma non pensiate che un bambino possa nascere per liberare l’umanità, semmai l’umanità ha bisogno di dare un nome al suo bisogno di libertà e lo chiama: bambino, salvatore… oppure, puledro».

«Sono frastornata». Jeanne Antoinette si portò le mani alle tempie.

«Eppure è così semplice» asserì il conte rovesciando con un gesto improvviso il tavolo da gioco.

«Insomma, e adesso? Perché questo atteggiamento assurdo?» chiese la marchesa allarmata.

«Non temete, ho un piano» rassicurò lui, inginocchiandosi.

«Che cosa volete fare?»

«Ricercare la verità» affermò Saint-Germain, infilando la testa tra le gambe di lei.