Finale Alternativo a 'Il Satiro'

 

Nota di Steve Behrends.

Clark Ashton Smith completò "Il Satiro", la sua secondo storia ambientata in Averoigne, all'inizio della primavera del 1930. Il manoscritto originale, conservato nella Smith Papers Collection della Brown University, dimostra che Smith aveva immaginato una conclusione di questo racconto che differisce dalla versione finale pubblicata. Il finale di questa prima variante è ristampato qui sotto, e sostituisce gli ultimi tre paragrafi del racconto pubblicato (su Genius Loci della Arkham House). Non è noto se Smith ha ripensato la sua conclusione originale con un occhio verso la vendibilità della storia, in considerazione della natura sessuale della scena finale.

 

Si erano sdraiati su un tappeto di muschio dorato, dove i raggi del Sole piovevano attraverso un unico interstizio del denso fogliame, quando Raoul li trovò. Essi non lo videro né lo sentirono sino all'ultimo, quando la sua spada colpì il corpo di Oliver per raggiungere il seno di Adele.

Adele urlò e si attorcigliò al corpo di Oliver che si mosse debolmente all'unisono con i suoi movimenti. Raoul ritrasse la spada e si accertò che la donna fosse stata colpita una seconda volta. Poi, con la vaga sensazione di aver vendicato il suo onore, un senso di depressione, di infelice confusione, di meraviglia stolida e insensata, rimase ad osservare le sue vittime dall'alto in basso e tutto ciò che gli era intorno.

Erano entrambi molto quieti, una coppia sorpresa in aperto adulterio ed uccisa. Nessun movimento, nessun segno di vita nella solitaria foresta dove così poche persone vi avevano messo piede. Quindi M. Le Comte fu terrorizzato oltre misura quando ascoltò un selvaggio, maligno, inumano e diabolico cachinno proveniente da rami d'ontano.

Alzò la sua spada insanguinata, e scrutò attentamente i rami, ma senza vedere niente. La risata si fermò senza essere seguita da alcun suono.

Si fece il segno della croce e si affrettò a ripercorrere il sentiero con il quale era entrato nel bosco.

 

FINE

(Trad. Francesco Bruni e Bruno Aliotta)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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