Ringraziamenti

Alla fine di dicembre del 1999 un’amica mi trovò di buonumore e mi chiese che cosa stessi facendo. Io le risposi, pieno d’entusiasmo, che ero appena riuscito a ottenere un appuntamento presso un ospedale psichiatrico in una zona rurale della Polonia, per l’ultimo dell’anno e che inoltre avevo ritrovato alcuni appunti sul suicidio che credevo di aver perso. Lei scosse solennemente la testa e mi disse che dovevo smetterla con quella pazzia. Mi dà un notevole sollievo ritrovarmi ora con il libro terminato. La pazzia è finita.

Il mio agente, Andrew Wylie, mi sta vicino da dodici anni. Mi ha preso per mano prima che iniziassi a pubblicare e mi ha seguito per tutta la mia carriera. Ha sostenuto instancabilmente sia me sia questo libro; apprezzo molto la sua amicizia e la sua intelligenza. Sono grato anche a Liza Walworth, dell’agenzia Wylie, che ha favorito il buon inizio dell’impresa, e a Jeff Posternak, che si è gentilmente occupato di tutto il resto. Nan Graham, la mia brillante, generosa e saggia curatrice per gli Stati Uniti, ha lavorato in perfetta sintonia con me e mi ha trasmesso quell’entusiasmo che ho sempre sperato di trovare. Brant Rumble, il suo abile assistente, ha mantenuto l’ordine davanti a tanta confusione. Alison Samuel, la mia curatrice per il Regno Unito, è stata un’ottima lettrice e una leale sostenitrice. Sono riconoscente a Pat Eisemann per la sua eccellente ed energica guida del team pubblicitario americano e a Giulia Melucci, Beth Wareham e a tutti gli altri che si sono occupati della promozione del libro, così come a Patrick Hargadon, per il suo lavoro di promozione nel Regno Unito. Ringrazio anche Christopher Hayes per il coordinamento Internet delle relazioni pubbliche de Il demone di mezzogiorno. Vorrei anche ringraziare il mio avvocato, Chuck Googe, per l’attenzione con cui ha valutato i miei contratti.

Parti di questo libro sono apparse in precedenza in «The New Yorker», «The New York Times Magazine» e «Food and Wine». Devo i miei ringraziamenti a Tina Brown per la pubblicazione di An Anatomy of Depression in «The New Yorker» nel 1998. Il mio debito più grande nei confronti di questa rivista è con il mio curatore, Henry Finder: nessun altro possiede tanto tatto, accompagnato da erudizione, avvedutezza e lealtà. Non avrei mai affrontato un argomento tanto difficile se non fossi stato certo della sua generosa tolleranza. Una parte più breve del testo è stata pubblicata in «The New York Times Magazine». Jack Rosenthal mi ha procurato una preziosa base di partenza al «Times», e Adam Moss ha sostenuto il mio lungo lavoro sulla depressione, la povertà e la politica, aiutandomi a individuare la verità nascosta dietro un’aneddotica dispersiva. Grazie anche a Diane Cardwell, che ha curato l’intero materiale. Dana Cowin, a nome del «Food and Wine», mi ha consentito di sperimentare nei momenti cruciali le terapie più piacevoli che abbia provato: la ringrazio per avermi lasciato sempre campo libero. Stephen Rossoff mi ha concesso gentilmente di proseguire le ricerche presso l’Università del Michigan per «The University of Michigan Alumni Magazine». Ho scritto la parte iniziale di questo libro durante un mio soggiorno a Villa dei Pini della fondazione Bogliasco, in Liguria, nel febbraio del 1998. Ho profondamente apprezzato il loro generoso aiuto.

Per la collaborazione offertami sulla realtà cambogiana, ringrazio Laurie Beckelman, Fred Frumberg, Bernard Krishna e John Stubbs; per quella sulla Groenlandia ringrazio in modo particolare René Birger Christiansen e Lisbet Lyager, nonché Flemming Nicolaisen, Johanne Olson e gli abitanti di Illiminaq. Sono inoltre grato a Erik Sprunk-Janssen e Hanne Skoldager-Ravn, senza i quali non sarei riuscito ad avviare il mio progetto groenlandese. In Senegal mi sono stati molto vicini David Hecht e Hélène Saivet, il cui interessamento è andato ben oltre il dovere o l’amicizia. Sono grato ad Anna Applebaum e a Radek Sikorski per essersi occupati a nome mio dei preparativi in Polonia. Grazie a Enrico Marone-Cinzano per avermi aiutato in maniera considerevole nelle ricerche per il sesto capitolo. Ringrazio anche Mary Bisbee-Beek e Chris Hayes per aver contribuito in modo straordinario a far conoscere il progetto.

Amici e professionisti del settore si sono dedicati alla lettura critica della prima stesura del testo. Per la loro accurata revisione desidero ringraziare le mie due più attente lettrici: la dottoressa Katherine Keenum e la dottoressa Claudia Swan, le cui preziose intuizioni mi hanno consentito di far chiarezza nei miei pensieri e di esprimerli con maggior forza di persuasione. Sono riconoscente anche a coloro che hanno letto e criticato le ultime versioni del manoscritto: la dottoressa Dorothy Arnsten, Sarah Billinghurst, Mary Bisbee-Beek, Christian Caryl, Dana Cowin, Jennie Dunham, il dottor Richard A. Friedman, il dottor Richard C. Friedman, la dottoressa Rhonda K. Garelick, il dottor David Grand, John G. Hart, il dottor Steven Hyman, Eve Kahn, Fran Kiernan, Betsy Joly de Lotbinière, Sue Macartney-Snape, il dottor David McDowell, Alexandra Munroe, il dottor Randolph M. Nesse, la dottoressa Julie S. Peters, Margaret Robbins, il dottor Peter Sillem, Amanda Smithson, David Solomon, Howard Solomon, Bob Weil, Edward Winstead e Helen Whitney.

Vorrei ringraziare Philippe de Montebello, Emily Rafferty e Harold Holzer per l’importante sostegno dato al progetto e la grande generosità nell’avermi offerto libero accesso al Metropolitan Museum of Art.

Sono grato a Eugene Cory, Carol Czarnecki e al Brave New Words per la trascrizione di più di diecimila pagine di interviste registrate su nastro, a Fred Courtwright per essersi occupato dei diritti di riproduzione delle opere citate, a Emma Lukic per aver ricercato instancabilmente le citazioni e per le ricerche svolte.

Ringrazio i numerosi professionisti che, all’inizio del progetto, hanno acconsentito a uno scambio di idee. Il dottor Frederick Eberstadt mi ha dedicato molto del suo tempo e agevolato tutta una serie di contatti, il dottor Steven Hyman dell’NIMH si è reso, con tutto il suo staff, estremamente disponibile. La dottoressa Kay Redfield Jamison mi ha fornito informazioni sulle ricerche in corso e mi ha invitato alla sua conferenza sul suicidio, nel 1996. Altrettanto generoso è stato il dottor David McDowell che mi ha guidato tra i misteri dell’American Psychiatric Association, rendendomi un inestimabile servizio. Sally Mink della Depression & Related Affective Disorders Association presso il Johns Hopkins Hospital mi ha creato molti contatti e fornito preziosi consigli. Il dottor Randolph Nesse è stato il primo a introdurmi nel campo della psicologia evoluzionistica influenzando quindi, in maniera profonda, il mio lavoro. La dottoressa Anne Stanwix mi ha fornito non solo idee chiarificatrici ma anche molti spunti, il dottor Peter Whybrow è stato di grande aiuto nel suggerirmi numerosi problemi generali che ho affrontato in questo libro.

I lettori possono immaginare quante altre persone mi abbiano dedicato il loro tempo e, se non è possibile elencare tutti coloro dai quali ho tratto suggerimenti e ispirazioni, vorrei tuttavia ringraziare in modo particolare chi ho incontrato di persona durante le lunghe interviste: la dottoressa Dorothy Arnstern, il dottor James Ballenger, il dottor Richard Baron, Agata Bielik-Robson, il dottor Poul Bisgaard, il dottor George Brown, Deborah Bullwinkle, la dottoressa René Birger Christiansen, la dottoressa Deborah Christie, il dottor Joyce Chung, il dottor Miroslaw Dabkowski, Hailey Dart, il dottor Richard Davidson, il dottor J. Raymond DePaulo, il senatore Pete Domenici, Vicki Edgson, Laurie Flynn, la dottoressa Ellen Frank, il dottor Richard A. Friedman, il dottor Edward Gardener, il dottor David Grand, il dottor John Greden, la dottoressa Anna Halberstadt, la dottoressa Emily Hauenstein, il dottor M. Jabkowski, il dottor Mieczylsaw Janiszewski, Karen Johnson, il dottor Paramjit T. Joshi, la deputata Marcy Kaptur, il dottor Herb Kleber, il dottor Don Klein, Gladys Kreutzman, Marian Kyner, il dottor Bob Levin, il dottor Reinhard Lier, il dottor Juan López, Sara Lynge, il dottor John Mann, il dottor Melvin McGuiness, il dottor Henry McCurtiss, la dottoressa Jeanne Miranda, il dottor William Normand, Phaly Nuon, Kristen Peilman, il deputato John Porter, il dottor Robert Post, il dottor William Potter, il senatore Harry Reid, il dottor Norman Rosenthal, la deputata Marge Roukema, il dottor Arnold Sameroff, il senatore Chuck Schumer, la dottoressa Sylvia Simpson, il dottor Colin Stine, il dottor Glenn Treismann, il dottor Elliot Valenstein, il dottor James D. Watson, il dottor Thomas Wehr, il senatore Paul Wellstone, la dottoressa Myrna Weissman, il deputato Bob Wise e la dottoressa Elizabeth Young.

Durante la realizzazione del libro moltissime persone si sono confidate con me raccontandomi la loro difficile esistenza: parecchie mi hanno accordato la loro fiducia e la loro amicizia. Nessun’altra impresa della mia vita è stata altrettanto triste, ma nessun’altra mi ha convinto con altrettanta determinazione che comunicare è possibile e che il mondo è un luogo di intimità. Devo ringraziare in modo particolare quanti mi hanno permesso di raccontare le loro vicende in questo libro: Laura Anderson, Janet Benshoof, Robert Boorstin, Brian D’Amato, Walt Devine, Sarah Gold, Ruth Ann Janesson, Amalia Joelson, Karen Johansen, Eve Kahn, Amelia Lange, Carlita Lewis, Betsy de Lotbinière, Martha Manning, Pearl Bailey Mason, Theresa Morgan, Dièry Prudent, Lynn Rivers, Maggie Robbins, Joe Rogers, Joel P. Smith, Tina Sonego, Angel Starkey, Mark Weiss e le persone per le quali ho usato uno pseudonimo, Sheila Hernandez, Frank Rusakoff, Bill Stein, Danquille Stetson, Lolly Washington, Claudia Weaver e Fred Wilson. Questi uomini e queste donne mi hanno altruisticamente raccontato le loro difficili storie: spero solo di esserne stato un degno interprete.

Dato che questo è un testo sulla depressione, ringrazio anche le persone senza il cui aiuto non mi sarei mai ripreso a sufficienza per scrivere la mia storia. Sono grato ai molti medici che mi hanno seguito durante le mie crisi: mi sento molto fortunato per essere capitato nelle mani di professionisti tanto capaci. Il loro operato è stato coadiuvato dalla generosità di amici che non nominerò, ma che sanno di avermi indicato la via per la sopravvivenza. La mia formula antidepressione si basa, prima di ogni altra cosa, sull’amore che tutti costoro mi hanno dimostrato: si tratta di persone vere e di animo buono che, con i loro affettuosi consigli, il loro straordinario buon senso e controllo, hanno delimitato lo spazio all’interno del quale potevo essere pazzo senza correre pericolo. Ringrazio Juan e Amalia Fernandez, le cui cure e attenzioni amorevoli durante la stesura del libro mi hanno consentito di scrivere liberamente.

Prima di iniziare questo lavoro non avevo mai utilizzato un assistente alla ricerca. Sono stato molto fortunato nel trovare Stephen Bitterolf, un artista di grande talento, che ha trascorso molte ore lontano dalle sue tele per lavorare non meno intensamente di me su Il demone di mezzogiorno. Il rigore che ho raggiunto è stato possibile grazie al suo, e molte mie idee sono state forgiate sulle sue. Questo libro non sarebbe esistito nella sua forma attuale senza il suo contributo. Inoltre, si è dimostrato un uomo di carattere: la sua intelligenza, il suo affetto e la sua sensibilità sono stati per me motivo costante di gioia.

Mio padre aveva sessantasette anni quando ebbi il primo episodio depressivo. Lo ammiro non solo per il suo amore e la sua generosità, ma anche per la duttilità mentale e spirituale che gli hanno sempre permesso di capire e arginare la mia malattia in questi ultimi sei anni. Non ho mai conosciuto nessuno che integrasse in maniera tanto armonica la fantasiosa vitalità della gioventù con la ponderata saggezza dell’età. È sempre stato il mio infallibile pilastro di sostegno e la mia grande fonte d’ispirazione. Gli dedico questo libro con tutto il cuore.