Maxim’s 1936.
Albert
All’inizio, non volevo riprendere il servizio alle dipendenze di uno che non conoscevo. Tuttavia, su insistenza del mio collega Antonin, accettai di restare.
Albert, aiutato dal suo fedele amico Gaillard, entrò dunque nelle sue funzioni. La clientela che lo conosceva venne; era anche la vecchia clientela di Maxim’s... In breve la Maison ripartì.
Albert, in azione, è stato sempre per me uno spettacolo divertente, perché Albert è un gran commediante...
Alle otto di sera bisogna vederlo, quando consulta il registro delle prenotazioni: solo quindici tavoli prenotati. Cominciano le sue preoccupazioni.
– Com’è che madame W. non ha telefonato? E la contessa K.? E il signore e la signora Rousseau? Fattorino, chiamatemi il signor Rousseau.
In quel momento mademoiselle Nadine Pigard telefona per disdire il tavolo, non può più venire con i suoi invitati. Albert non ha il tempo d’infuriarsi che già il telefono squilla di nuovo. Chiedono di Albert da parte del signor N.
– Che cosa vuole ancora da me quello? Non ci sono.
Manda al telefono un maître d’hôtel ad assegnargli, «per insegnargli a vivere», un tavolo dalla parte del bar, il che non impedirà ad Albert di offrirgliene uno migliore, quando costui si presenterà.
Arrivano clienti: il visconte Lesueur con madame; non ha ordinato il tavolo per telefono. Albert leva le braccia al cielo:
– Come faccio? Non avete prenotato! Infine, vedo di sistemare la cosa.
A tutti dice che il locale è affollatissimo. Tranne a qualcuno, che fa accomodare senza commenti, sapendo che queste fumisterie con loro non attaccano.
Ecco il re dei detersivi, il signor Vogt, che possiede cento milioni. Albert non lo conosce ed esclama:
– Chi è quel tipo là? Via da me, non fatelo passare, mi manda all’aria tutta la mia sala.
Ecco il signor X, personalità notevole del Tout-Paris, che compare accompagnato da un celebre avvocato. Albert ricomincia:
– E quelli là! Piazzateli nell’omnibus, non lasciateli entrare nel salone.
Albert preferisce uno in smoking che beve acqua minerale a un milionario in abito da passeggio che ordina champagne.
Con evidenza, Albert ha delle qualità che mi piace riconoscergli. Il suo primo atto, nel prendere la direzione di Maxim’s, fu di far comprendere al proprietario che non doveva mostrarsi spesso in sala, ciò avrebbe scandalizzato i clienti.
Albert preferisce riceverli di persona, è sempre al suo posto quando arrivano, li accompagna quando vanno via.
Ma Albert non ha capito il genere della Maison.
Da Maxim’s, oggi, si vede tutta la clientela più selezionata di Parigi; ma viene solo per pranzare; dopo di che si annoia e fila verso Montmartre e i locali russi.
È un peccato, perché Chez Maxim’s dovrebbe essere il locale spensierato per eccellenza, il locale notturno.
Si può dire che Maxim’s del 1936 non è più Maxim’s, ma semplicemente un ristorante molto chic.
La clientela dei pranzi di Maxim’s nel 1936 (non parlo delle cene,7 inesistenti o quasi) non c’è dubbio che fu molto elegante, ma la migliore cliente di Maxim’s, secondo il parere dello stesso Albert, fu la contessa di M. che avevo conosciuto, tempo addietro, alla tavola dei fratelli Kousnetzoff.
– Per questa dama, – mi diceva Albert, – ho una riconoscenza senza limiti. Quando attendevo inutilmente l’arrivo di clienti da Ciro’s, le telefonavo e, per farmi piacere, lei veniva con una comitiva di quindici persone, tra cui giovani, che portavano l’allegria in sala.
Anche la principessa di M. è una cliente di Albert, non compare mai senza il seguito di giovani uomini aitanti, i capelli arricciati col ferro.
I signori Sibilat sono anch’essi buoni clienti.
Attorno alla principessa e al principe Faucigny-Lucinge, si vede una società non comune, composta da madame Rally, moglie d’un banchiere greco e amica della principessa Marina, duchessa di Kent, che venne due volte da Maxim’s, in sua compagnia.
Gli opulenti Wendel non hanno mai cessato di frequentare Maxim’s.
Non sono affatto dei vitaioli; sono al contrario seri, gravi, quasi austeri. La loro semplicità li mette al livello dei più umili. Si rivolgono al personale senza alcuna arroganza, con benevolenza e urbanità e rispondono al saluto rivolto loro dal più modesto dei dipendenti.
Il barone di Neuflize, benché sia uno dei potentati della finanza, si fa portare da una vecchia vettura d’aspetto miserevole; forse per economia, pensando agli eredi.
Neanche i re hanno smesso di frequentare la Maison. Sua Maestà Gustavo di Svezia pranza come un borghese. Sua Maestà fa attenzione a non macchiare lo sparato della sua camicia inamidata, che gli si gonfia sul petto ogni volta che lui si piega sul piatto.
Un’altra signora furoreggia a Parigi in questi tempi di crisi, è Lady Mendl, la moglie dell’addetto stampa dell’Ambasciata inglese, che in precedenza era un’antiquaria. La sua Rolls è munita d’un piccolo bar; quando riceve nella sua villa di Versailles, il cielo ne è illuminato. Mentre il vecchio castello dorme nell’oblio...
Il signor Patenôtre è uno dei nostri attuali clienti. Quando esce mi diverto a osservarlo, perché gira con discrezione la testa dalla parte opposta a quella in cui sono seduti il signor Berard e il signor de Cartuccia.
Gabriel Maura, elevato alla dignità di duca da Alfonso XIII prima della sua caduta, dimentica le prerogative del potere ai pranzi danzanti di Chez Maxim’s, incorniciato, come un vecchio pascià, tra la contessa di Portago e la splendida signora Farini.
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Così, dopo quarant’anni, monarchi e maragià, principi e milionari, magnati della finanza e dell’industria, diplomatici e uomini politici, tutta la nobiltà dell’universo, tutti i notabili mondiali sono venuti da Chez Maxim’s a «DIVERTIRSI» in una atmosfera di lusso e di ebbrezza, nella società delle mondane raffinate, con l’élite delle cortigiane. Se anche in quell’ambiente s’insinuavano parassiti di gran classe, spie, avventurieri, la volgarità però non era mai ammessa. I privilegiati della terra si ritrovavano tra loro, in questo «tempio del piacere e della felicità», dal quale il comune mortale era accuratamente escluso.
I tempi sono cambiati. Senza dubbio: e ahimè Maxim’s non è più quel luogo dove i potenti del mondo intero venivano a dimenticare, in una notte di follia, d’amore e di champagne, le noie costanti che la vita riserva agli uomini d’ogni condizione: tuttavia Maxim’s è rimasto il luogo chic per eccellenza, il legame lussuoso che collega Montmartre e Champs-Elysées ai boulevard.
7 S’intende parlare di cene dopo teatro.