V.

Chi è alla ricerca di un luogo pittoresco e coperto di rampicanti ove trascorrere anni tranquilli in cui dirigere i propri passi lungo il cammino della pace non potrebbe immaginare posto migliore di Symford.

È uno dei più bei villaggi inglesi. Ha ed è tutto ciò che dovrebbe avere ed essere il villaggio ideale. Per esempio, è nascosto tra le pieghe delle colline; è minuscolo e lontano da altri luoghi; ha cottage antichi e col tetto di paglia; la piccola locanda sembra uscita da un libro di fiabe, con un’insegna pittoresca e un gestore dall’aspetto affabile; l’antica chiesetta si erge mirabile in posizione sopraelevata tra alberi secolari, e l’annessa abitazione del parroco è assolutamente incantevole; anche il parroco è venerando, e ha uno sguardo così mite che incrociarlo equivale a ricevere una benedizione; graziosi bambini dall’espressione gaia raccolgono ranuncoli, e noci quand’è stagione, e si inchinano ai passanti; donne anziane con candide cuffiette e visi sereni leggono la Bibbia dietro a finestre dai vetri legati a piombo; i focolari sono sempre immacolati; i bollitori borbottano sulla piastra della stufa; rose rampicanti e giardini ben curati abbondano; e abita qui una nobildonna traboccante di instancabile gentilezza, che ogni Natale dona a tutte le donne del villaggio una nuova sottoveste di flanella senza chiedere loro nulla in cambio se non mantenersi calde, felici e buone nell’anno a venire. Immagino che la stessa cosa la si chieda agli uomini del villaggio, destinati a ricevere una sciarpa, con in più la raccomandazione di bere acqua di seltz ogniqualvolta la loro natura meno elevata li incitasse a bere rum; una sciarpa, però, è decisamente più piccola di una sottoveste e così il senso di giustizia degli uomini di Symford si ribellava: e poiché l’unico momento in cui si sentivano caldi, felici e buoni era quando bevevano rum, tutto sommato pensavano che sarebbe stato più conforme ai desideri della loro benefattrice continuare a farlo.

Lady Shuttleworth, la nobildonna da cui provenivano sciarpe e sottovesti, era una donna giusta che non chiedeva agli altri più di quanto chiedesse a sé stessa; era inoltre sempre occupata, gentile e, ne sono certa, felice e buona pur bevendo solo acqua fresca. Del resto, a lei il rum non piaceva; e suppongo vi siano poche cose facili da fare quanto astenersi dal bere rum quando il rum non piace. Viveva a Symford Hall, a due miglia di distanza, in un’altra piega tra le colline, e amministrava la tenuta del figlio ancora minorenne – all’epoca gli mancava poco a non esserlo più – con notevole precisione e abilità. Tutti i vecchi cottage di Symford erano di sua proprietà, così come le fattorie che punteggiavano le colline. Ecco perché chiunque cercasse un cottage doveva rivolgersi all’intermediario degli Shuttleworth, Mr Dawson; ed egli stava in una casa così pittoresca che il solo vederla ti faceva venir voglia di avvelenarlo, oppure di sposarlo... preferibilmente di avvelenarlo, credo.

Questi fatti, spogliati della ridondanza con cui li ho abbelliti, furono esposti a Fritzing il giorno dopo l’arrivo a Baker’s Farm dalla giovane Mrs Pearce, nuora della vecchia Mrs Pearce, una donna cupa dal grembiule lacero che serviva a Fritzing il bacon delle sue colazioni solitarie e le braciole dei suoi pranzi solitari. Gli servì anche una giuncata così liquida che l’innocente Fritzing le spiegò con garbo che lui beveva latte solo dal bicchiere, e comunque di non disturbarsi a portargliene.

«Signore» replicò Mrs Pearce con la sua parlata lenta e triste, dopo averlo scrutato in viso in cerca di sarcasmo, «non è latte. È giuncata che non ha cagliato».

«Ah sì?» disse Fritzing blando poiché ignorante.

Mrs Pearce si agitò un attimo inquieta, forse in lotta con la propria coscienza, prima di aggiungere in tono ribelle: «Non voleva saperne».

«Ah sì?» ripeté Fritzing; e guardò la giuncata attraverso le lenti con quell’aria di estremo, acuto interesse con cui coloro che vogliono compiacere guardano i bambini degli altri.

Desiderava stabilire buone relazioni con Symford, e per tutto il mattino si era mostrato oltremodo gentile con Mrs Pearce. Lo stato d’animo che l’aveva portato, scosso fin nel profondo dall’ansia, ad agitare il pugno alla volta di Annalise si era completamente dissipato come l’umida bruma del giorno prima. La luce dorata di ottobre che inondava meravigliosamente le colline sembrava inondare anche il cuore di Fritzing. Aveva passato troppe traversie per troppe settimane di seguito, e adesso che si era affrancato dalle preoccupazioni, si sentiva pieno di gratitudine. Così si sente chi è stato costretto a subire giorni e giorni di agonia fisica, una volta che il dolore è scomparso: dopo essere stato battuto, sopraffatto e spaventato dalla sofferenza, si strugge di gratitudine per il semplice fatto di essere lasciato in pace, lo pervade un sollievo smisurato, tanto da essere quasi un abbietto elogio alla crudeltà che per un attimo ha allentato la presa. Quando Fritzing scoprì che il peggio era passato, questo umore di abietta riconoscenza si impossessò di lui. Non gli interessava ciò che sarebbe accaduto dopo.

Gli bastava esistere senza tormenti e crogiolarsi nell’intimità e nella pace di Baker’s Farm. Lui e la sua principessa avevano compiuto uno sforzo nobile e immane verso la realizzazione di sogni elevati, e finora gli dèi erano stati dalla loro parte. Per tutto il primo mattino, a Symford, aveva avuto la sensazione bizzarra, rilassante e liberatoria di essere rinato, e di essere rinato venticinquenne; e chi un tempo ha avuto venticinque anni converrà senz’altro che è una sensazione alquanto piacevole. Non si allontanò dal salotto per paura che la principessa scendesse e avesse bisogno di lui; e impiegò quelle ore di attesa chiedendo informazioni a Mrs Pearce e dandone a sua volta, ma solo quelle strettamente necessarie a rendere edotta Symford del poco che voleva far sapere di sé e della nipote. Con impressionante coscienziosità le disse di chiamarsi Neumann, ripetendolo tre volte, come a voler sfidare eventuali smentite; che la nipote era la figlia del suo defunto fratello; che il nome di battesimo di lei – e qui si lasciò prendere la mano dall’ispirazione – era Maria-Theresa; che aveva messo da parte abbastanza denaro lavorando come insegnante di tedesco a Londra per ritirarsi a vivere in campagna; e che stava cercando un cottage ove trascorrere gli ultimi anni che gli restavano.

Un racconto assolutamente innocente. Mrs Pearce lo ascoltò con la testa inclinata di lato con un’aria da passero malaticcio. Con il suo tono triste si complimentò per la scioltezza del suo inglese, e gli disse con un sospiro che in nessun cottage avrebbe mai trovato le stesse comodità che a Baker’s Farm.

Fritzing, che aveva avuto tutt’altra impressione, si stupì di quelle parole. Per quanto lui, uomo inesperto, potesse constatare, Baker’s Farm era un posto molto sporco e pieno di spifferi. Capiva dall’odore che i camini non tiravano, sentiva che i vetri delle finestre vibravano negli infissi; sapeva per averci dormito che i materassi erano pieni di bitorzoli, e constatava che le pietanze contenevano invariabilmente corpi estranei di natura nera e grumosa. Ma il viso calmo di lei e quella sua dolente assertività lo distolsero dalle sue constatazioni, e osservandola in silenzio da sopra gli occhiali sentì insinuarglisi nella mente la vaga sensazione che se il futuro avesse avuto in serbo molti contatti con donne come Mrs Pearce, beh, per lui sarebbe stato un bel cimento.

Mentre la osservava apparve Priscilla. Era vestita per uscire, ed entrò abbottonandosi i guanti; immagino fosse passato molto tempo da quando Baker’s Farm avesse visto qualcosa di altrettanto fulgido, in fatto di nipoti, all’interno delle sue polverose mura. Indossava ancora gli abiti del viaggio, poiché la ricerca tra gli abiti comprati da Fritzing aveva avuto l’unico risultato di farla sedere sul bordo del letto e ridere sino alla lacrime, per cui non era certo il suo abbigliamento a renderla radiosa di scintillante gioventù e gaiezza. Mai Kunitz avrebbe riconosciuto la sua principessa d’avorio in quella creatura effervescente.

Era la statua risvegliatasi alla vita, fredda perfezione baciata dall’aspettativa e trasformata in donna vivente, ammaliante. Dubito che Fritzing ne avesse mai notato la bellezza, quando erano a Kunitz. L’aveva avuta sotto gli occhi ogni giorno fin da quando era bambina, ed essendo tutta la sua attenzione concentrata sull’anima di Priscilla, non si era mai accorto che il suo corpo aveva smesso di essere allampanato e lentigginoso. Comunque se ne accorse ora; bisognava essere ciechi per non vederlo; e la cosa gli fece avvertire il palpito di una nuova responsabilità. Anche Mrs Pearce lo vide, e fissò strabiliata quella nipote così curiosamente fuori dal comune. E sgranò tanto d’occhi quando Fritzing, alzandosi con un balzo dalla sedia, si chinò sopra la mano che Priscilla gli tese e la baciò con una devozione e un rispetto del tutto assenti dal comportamento di qualunque zio Mrs Pearce avesse mai conosciuto. Si ritirò dunque in cucina, ed essendo una persona poco colta espresse grossolanamente la propria meraviglia esclamando tra sé un: “Diamine”. A cui, dopo un intervallo di incerto cincischiare tra le padelle, aggiunse la spiegazione: “Stranieri”.

Mezz’ora più tardi, il tè di Mr Dawson, l’intermediario di lady Shuttleworth, fu interrotto dall’annuncio che un signore desiderava parlargli. Mr Dawson era un tipo burbero e anche un po’ tiranno: secondo solo a lady Shuttleworth, regnava incontrastato su Symford, e il regnare incontrastato sugli altri, persino su una manciata di abitanti di cottage, tira fuori il tiranno che c’è in ogni uomo.

Un’altra circostanza che lo tira fuori è una moglie docile; e la moglie di Mr Dawson era talmente docile da farmi temere che nel Giorno del Giudizio gran parte della tirannia di lui verrà perdonata, e messa in conto a lei. In realtà Mr Dawson rappresentava una serie infinita di insidiose buche poste dal destino sul cammino della moglie, entro ognuna delle quali era caduta; e poiché non dobbiamo far altro che stare saldi sulle gambe mentre arranchiamo lungo la strada polverosa della vita, senza dubbio alla fine tutti questi amabili inciamponi le verranno imputati come peccati. «Quest’uomo ti fu dato amorevole e gentile» ci si può immaginare la Giustizia dire con voce terrificante, «all’inizio le sue intenzioni erano inappuntabili. Non ricordi, alla vigilia del vostro matrimonio, come giurò tra le lacrime di essere sempre buono con te? Guarda ora come l’hai ridotto.

Con la tua eccessiva bontà nei suoi confronti gli hai impedito di essere buono nei tuoi. Hai trascorso la vita alimentando i suoi lati peggiori. Lui giura ancora, ma non più piangendo. Possibile tu non sappia quale enorme, quasi insormontabile fatica occorra per non tiranneggiare la mansuetudine, per non colpire con un calcio chi è servile? Via, donna debole e ottusa».

È di certo una grande responsabilità legarsi a un uomo per la vita. Ed è di certo stupefacente da parte mia perdermi in dettagli su Mrs Dawson, che nulla ha a che fare con la nostra storia.

«Chi è?» chiese Mr Dawson; subito aggiungendo: «Di’ che sono impegnato».

«Non mi ha detto il nome, signore. Dice che vuole vedervi per discutere di affari» rispose la cameriera.

«Affari! Io non discuto di affari all’ora del tè. Mandalo via».

Ma Fritzing, perché di lui si trattava, di andarsene non ne volle sapere. Arrivando al villaggio, Priscilla aveva visto quasi subito il cottage dei suoi sogni, se ne era follemente innamorata, e, senza curarsi di visitarne gli interni, aveva spedito Fritzing ad acquistarlo.

Nel frattempo, lei lo aspettava nel camposanto lì vicino, seduta su una tomba, e lui non poteva né lasciarla lì all’infinito né tanto meno osare, data l’incontenibile bramosia di Priscilla, tornare da lei senza nulla in mano. Ragion per cui rifiutò di andarsene. «Il vostro padrone è in casa» controbatté alla cameriera quando gli suggerì di andarsene, «devo vederlo. Ditegli che devo discutere di un affare con la massima urgenza».

«Posso avere il vostro biglietto da visita, signore?» rispose la cameriera, esitando di fronte a tanta determinazione.

Naturalmente Fritzing non aveva biglietti da visita, per cui scrisse il proprio nome a matita su una pagina del suo taccuino, aggiungendovi l’indirizzo del suo domicilio temporaneo.

«Dite a Mr Dawson» ordinò, strappando il foglio e porgendoglielo, «che se è così impegnato da non riuscire a ricevermi, andrò direttamente da lady Shuttleworth. L’affare non può attendere».

«E allora fallo entrare» grugnì Mr Dawson nel ricevere tale messaggio; temeva infatti lady Shuttleworth nella stessa misura in cui Mrs Dawson temeva lui.

Fu così che Fritzing fu ammesso nella stanza adibita a ufficio, dove ebbe modo di calmare i suoi bollenti spiriti mentre Mr Dawson finiva il tè. Il pensiero della principessa in attesa su una pietra tombale, sempre più fredda di minuto in minuto vista l’ora del tramonto, lo spazientì al punto che si mise a suonare il campanello.

«Dite al vostro padrone» ordinò quando apparve la domestica, «che andrò da lady Shuttleworth». E, preso il cappello, stava per dirigersi con espressione indignata verso la porta quando Mr Dawson fece la sua comparsa.

L’uomo si stava pulendo la bocca. «Sembrate avere una gran fretta» esordì; e gettando un’occhiata al pezzo di carta che aveva in mano aggiunse: «Mr Newman».

«Proprio così, signore» rispose Fritzing inchinandosi con glaciale dignità.

«Ebbene, lo stesso vale per me. Sedetevi. Come posso esservi utile? Il tempo è denaro, sapete, e io sono parecchio occupato. Siete tedesco, dico bene?»

«Sì, signore. Mi chiamo Neumann. Sono qui per...»

«Ah, Noyman? Credevo fosse Newman». E gettò un’altra occhiata al foglietto.

«Signore» disse Fritzing gesticolando con la mano, «sono qui per comprare un cottage, e tanto prima ci metteremo d’accordo tanto meglio sarà per noi. Non è mia intenzione sprecare minuti preziosi in sottigliezze fonetiche».

Mr Dawson lo guardò a occhi sgranati. Poi ripeté: «Comprare un cottage?»

«Comprare un cottage, signore. Mi risulta che, in pratica, tutta Symford sia di proprietà della famiglia Shuttleworth, e che voi siate l’agente di quella famiglia. Ecco perché mi rivolgo a voi in prima istanza. Ora, signore, se per renitenza o incapacità vi trovate impossibilitato a concludere affari con me, abbiate la cortesia di dirlo senza indugio, così che io possa recarmi immediatamente da lady Shuttleworth. Non ho tempo da perdere».

«Figuratevi se ne ho io, Mr... Newman» rispose dando un’altra occhiata al foglietto.

«Neumann, signore» lo corresse Fritzing in tono irritato.

«D’accordo... Noyman. Ma allora perché non lo scrivete? Qui c’è scritto Newman chiaro come il sole».

«Signore, non sono qui per istradarvi alla corretta pronuncia delle lingue straniere. Sono aspetti di tale scontata elementarità, devo aggiungere, che ci si aspetterebbe che persone minimamente istruite dovrebbero averli già acquisiti quando da piccole frequentavano la scuola».

Mr Dawson lo fissò meravigliato. «Siete un tipo prolisso» disse, «ma proprio non capisco dove vogliate arrivare. Perché invece non mi dite ciò per cui siete venuto, Mr...» e ancora una volta sbirciò il pezzo di carta, «Newman».

«Neumann, signore» replicò Fritzing con voce stentorea, ora parecchio irritato dal tono e dal comportamento di Mr Dawson.

«E va bene, Noymann» disse Mr Dawson con voce non meno stentorea; anzi quasi urlando. In quel momento gli venne ciò che Fritzing definiva “la testa rossa”, un modo tutto tedesco di descrivere il colorito acceso che accompagna la collera. «Sentite» disse, «se non avete intenzione di dirmi cosa siete venuto a dirmi e farla finita, potete anche andarvene. Io non sono tipo da giochi di parole, e che mi venga un colpo se permetterò a qualcuno di farmi la predica in casa mia. Che mi venga un colpo, mi avete sentito?» E batté il pugno sul tavolo con un gesto molto familiare a Mrs Dawson e agli affittuari dei cottage di Symford.

«Signore, i vostri modi...» disse Fritzing alzandosi e prendendo il cappello.

«Lasciate perdere i miei modi, Mr Newman».

«Neumann, signore!» tuonò Fritzing.

«Dannazione a voi, signore» fu la poco pertinente risposta di Mr Dawson.

«Signore, dannazione a voi» replicò Fritzing calcandosi in testa il cappello. «Vi informo che mi recherò immediatamente da lady Shuttleworth e la inviterò a riflettere seriamente sull’estrema auspicabilità di rimuovervi».

«Rimuovermi! E per mettermi dove?»

«Signore, non mi interessa, purché lontano da qui» urlò Fritzing nel procedere a lunghi passi verso la porta.

Mr Dawson si adagiò contro lo schienale e rimase a bocca aperta. Chiaramente quell’uomo era pazzo; tuttavia forse lady Shuttleworth... con le donne non si poteva mai sapere... «Sentite... ehi, tornate qui! Mr Newman!» lo chiamò, dato che Fritzing aveva spalancato la porta e la stava varcando.

«Neumann» precisò Fritzing con rabbia voltandosi appena.

«Lady Shuttleworth non vi riceverà, Mr Noyman. Non vi riceverà per una questione di principio».

Fritzing indugiò.

«Tutto passa per le mie mani. Farete la strada per niente. Tornate qui e spiegatemi cosa volete».

«Signore, tratterò con voi» rispose Fritzing dal corridoio – e Mrs Dawson, nell’udirlo dal salotto dove si trovava, giunse le mani per la paura e lo stupore – «solo se vi sforzerete di imitare i modi di un gentiluomo».

«Via, non dovete fraintendermi» disse Mr Dawson alzandosi e dirigendosi verso la porta. «Sono un uomo alla buona...»

«In tal caso, signore, tutto ciò che posso dire è che disapprovo gli uomini alla buona».

«Dico, ma chi siete? Si direbbe foste un duca o qualcosa del genere, tanto siete irascibile. Un duca vestito da...» e Mr Dawson gettò un’occhiata al vestito color nero pedagogico a cui Fritzing era nuovamente passato, «da predicatore di strada».

«Non sono vestito da un bel niente, signore» precisò Fritzing rientrando a passo svelto nella stanza. «Sono un’insegnante di lingua tedesca in pensione, e sono venuto da Londra alla ricerca di un cottage in cui trascorrere i miei ultimi anni. E si dà il caso che l’abbia trovato qui nel vostro villaggio, per cui sono venuto a chiederne il prezzo. È mio desiderio acquistarlo il prima possibile».

«Sì, capisco perfettamente, Mr... oh, d’accordo, eviterò di pronunciarlo. Però vorrei sapere perché non lo scrivete come si deve. È questo foglietto a farmi andare in confusione. Stavo giusto per dirvi che qui non ci sono cottage in vendita. E sentite, se siete solo un’insegnante in pensione, vi chiedo la cortesia di risparmiarmi ulteriori ammaestramenti».

«Resto convinto, signore» riprese Fritzing allungando la mano in direzione del proprio cappello, «che sia meglio tentare di farmi ricevere da lady Shuttleworth. Temo che siate per costituzione incapace di portare avanti una trattativa d’affari con il dovuto e decente autocontrollo».

«Poh, tanto da lei non otterrete un bel niente. Vi rispedirà qui da me. Anzi, le farete perdere le staffe nel giro di cinque minuti, con quella vostra lingua. Se avete bisogno di qualcosa sono io il vostro uomo. Solo vediamo di arrivare dritti al punto. Tralasciamo tutti i dannati termini da dizionario. Di quale cottage si tratta?»

«Di quello piccolo vicino al camposanto» rispose Fritzing sforzandosi di tenere a freno la rabbia. «È un edificio indipendente, e ha un minuscolo giardino che lo separa dalla strada. Ed è completamente coperto di rampicanti, rose, credo».

«Quello è bifamiliare».

«Tanto meglio».

«Sono già affittati. Uno al calzolaio, l’altro a nonna Shaw».

«Sono certo che sarà possibile trovare una sistemazione per gli attuali inquilini da un’altra parte, e sono disposto a risarcirli più che adeguatamente. Posso chiedere di quanti vani è composto ciascun cottage?»

«Due ognuno, oltre a cucina e soffitta. Carbonaia e porcilaia sul retro. E una pompa dell’acqua. Ma il cottage non è in vendita, per cui non vedo a cosa serva...»

«Signore, sono dotati di stanze da bagno?»

«Stanze da bagno?» Mr Dawson puntò sull’altro uno sguardo così stolido che questi, incapace di tollerare la stolidità, si arrabbiò di nuovo.

«Ho detto stanze da bagno, signore» ribadì alzando la voce, «e credo in modo perfettamente intelligibile».

«Oh, vi ho sentito fin troppo bene. Cercavo solo di capire se fosse un tentativo di fare dell’umorismo».

«È questa una trattativa d’affari o cosa?» esclamò Fritzing battendo a sua volta il pugno sul tavolo.

«Sentite, quali necessità pensate abbiano le persone che abitano lì dentro?»

«Pulizia e decoro, come tutti quanti».

«Ebbene, in tutta la mia vita nessuno mi ha mai chiesto un cottage col bagno».

«Vi viene chiesto in questo preciso istante» puntualizzò Fritzing guardandolo in cagnesco, «ma vi rifiutate ostinatamente di rispondere. Dai vostri modi, comunque, deduco che non ne hanno. Se così fosse, potrei farne costruire alcuni alla svelta».

«Alcuni? Dico, ma quanti ne volete?»

«Ho una nipote, signore, e lei deve avere la sua stanza da bagno personale».

Mr Dawson guardò l’altro con quello che a Fritzing parve uno sguardo deplorabilmente ottuso. «Non ho mai sentito niente del genere» disse.

«Che cosa non avete mai sentito, signore?»

«Non ho mai sentito di una nipote e di uno zio in un cottage da braccianti che abbiano bisogno di un bagno a testa».

«A quanto pare sono molte le cose che non avete mai sentito» ribatté Fritzing con voce alterata dalla collera. «Mia nipote desidera un bagno tutto per sé, e questo è esclusivamente affar suo».

«Dev’essere un tipo ben strano di ragazza».

«Signore» esclamò Fritzing, «lasciate mia nipote fuori dalla conversazione».

«Oh, va bene, va bene. Cosa volete che mi interessi di vostra nipote? Quanto ai cottage, è inutile volere quelli o qualunque altro, perché tanto non li avrete».

«E perché no, di grazia, se la cifra che offro è interessante?»

«Lady Shuttleworth non ha intenzione di vendere. Perché mai dovrebbe? Le toccherebbe costruirne altri per sostituirli. I suoi affittuari devono pur vivere da qualche parte. E non butterà mai in mezzo alla strada la vecchia Shaw e il calzolaio per fare posto a una coppia di stranieri».

Fritzing non ribatté, ma sentì il cuore sprofondargli in petto. «Supponiamo, signore» disse dopo un breve intervallo in cui il suo sguardo pensoso era rimasto fisso sul tappeto, mentre quello di Mr Dawson era rimasto fisso su di lui, accompagnato da un fischio sommesso ma alquanto offensivo, «che io informi lady Shuttleworth della mia intenzione di costruire due nuovi villini – villini di ottimo livello – per gli affittuari di quelli vecchi, e nello stesso tempo le corrispondessi un ottimo prezzo per i due vecchi cottage. Credete che mi ascolterebbe?»

«Perbacco, la carriera di maestro dev’essere molto remunerativa. Non riesco proprio a capire perché volete andare ad abitare lì se del denaro vi importa così poco. Sono malridotti e disagevoli, e un vecchio come voi... cioè, un uomo della vostra età, che ha messo da parte il suo bel gruzzolo, e ha voglia di lussi, come per esempio un’infinità di stanze da bagno, dovrebbe comprare qualcosa di comodo, e senza spifferi. Con un bel tetto robusto e la luce elettrica. E spazio per ricoverare cavallo e calesse. Una casa dove sistemarsi per bene e condurre la vita del gentiluomo».

«Mia nipote» rispose Fritzing liquidando i suggerimenti dell’altro con un gesto della mano collerico e sprezzante, «si è innamorata – devo dire di un amore quanto mai tenace – di questi due cottage. Si può sapere cos’è tutto questo blaterare di cavallo e calesse? Mia nipote desidera quei cottage, e io farò tutto il possibile per esaudire i suoi desideri».

«Beh, posso solo dire che dev’essere una...»

«Tacete, signore!» esclamò Fritzing.

Mr Dawson si alzò e spalancò la porta.

«Sentite» disse, «è inutile continuare a parlare. Ho già sopportato più di quanto abbia sopportato negli anni da parte di chiunque. Ascoltate il mio consiglio: tornate a casa e mettetevi tranquillo per un po’. Io non ho cottage, e lady Shuttleworth vi sbatterebbe la porta in faccia, se mai sentisse questa storia dei bagni. Dove alloggiate? Al Cock and Hens? Oh... ah già, a Baker’s Farm. Bene, dite a Mrs Pearce di trattarvi con ogni riguardo. Ditele che l’ordine arriva da me. Buon pomeriggio a voi Mr... Noyman. Ecco, ho finalmente imparato a pronunciare il vostro nome, anche se proprio quando dobbiamo salutarci».

«Prima che me ne vada» disse Fritzing abbassando lo sguardo che mandava lampi su Mr Dawson, «lasciatemi dire che raramente ho incontrato un individuo nei cui modi vi sia una combinazione così offensiva di insulsaggine e arroganza come in voi. Mi premurerò senz’altro di riferire il vostro comportamento a lady Shuttleworth, spero con un linguaggio molto convincente. Signore, vi auguro buon pomeriggio».

«Arrivederci» rispose Mr Dawson sorridendo e salutandolo amabilmente con la mano. Alcuni bagni; questa sì che era bella! Non doveva temere nulla da parte di lady Shuttleworth. «Buona fortuna con lady S.!» gli gridò dietro facendosi beffe di lui. Poi andò dalla moglie e le ordinò di sincerarsi che la servitù non lasciasse mai più entrare Fritzing in casa, adducendo la spiegazione che era uno straniero e per di più folle, una miscela assolutamente esplosiva.